COS'È L'AUTOSVEZZAMENTO E PERCHÉ È DAVVERO PER TUTTI.
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autosvezzamento per tutti


mamme e lavoro: una riflessione
#11

(17-12-2012, 07:32 19)Christiana Ha scritto:  Forse vado un po' fuori tema con questa mia riflessione ma Maryluisette mi ha fatto pensare molto. M sta per compiere il suo primo anno ed io sto facendo una fatica immensa ha ricominciare a lavorare. Non so come fare. In casa faccio tutto io e in piu' la maggior parte del tempo ovviamente la passo con mio figlio. Mio marito si lamenta perche' e' passato in secondo piano. I nonni vivono lontani e non conosco nessuno di fidato a cui lasciare il mio piccoletto. Vedo che il mio bimbo ha sempre piu' bisogno di me, ma sento che anch'io ho bisogno di fare qualcosa per me stessa. Come fate????

È piuttosto ovvio che un compagno -adulto- passi in 2', 3', 4' piano rispetto ai figli, bambini! Sta a lui scegliere, può accettare e collaborare e far si che abbiate piu tempo da trascorrere assieme o fare la palla al piede lamentosa... Inizia a dividere i compiti famigliari e vedi come si sentirà piu stanco anche lui... La mentalità che chi sta a casa si debba occupare di tutto è a dir poco odiosa e discriminante... Vedrai che il tuo rientro al lavoro, seppur difficile inizialmente, aiuterà a chiarire il concetto! Certo che il tuo piccolo ha bisogno di te, ma non farti prendere dai sensi di colpa, una mamma che lavora ed è felice di farlo è un gran esempio ora e per la vita e siccome, come dici, siete lontani dalla famiglia, frequentare un nido o una struttura, darà modo a te e al tuo piccolo di intrecciare una serie di relazioni di cui sarete molto soddisfatti :-)

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#12

(17-12-2012, 04:46 16)Maryluisette Ha scritto:  Per molti aspetti non vorrei mai essere una mamma che non lavora: assieme alla frustrazione personale e all'isolamento sociale e culturale(che io personalmente proverei) poi i figli ed il marito con gli anni finiscono per dare per scontato te e il tuo lavoro... Ci si ammazza di faccende, spesa, cucina, lavatrici, stira etc... Ma se sempre quella che non lavora! Al servizio di tutti ma non puoi chiedere niente a nessuno perché loro lavorano...

È anche educativo nei confronti dei figli prima bambini e poi adolescenti vedere che ognuno contribuisce al lavoro fuori casa e che ognuno svolge una parte di lavori in casa... E comunque, per aggiungere una nota scherzosa, gli uomini se ne approfittano già abbastanza della nostra capacità di gestire la casa...


Ma che stai dicendo, scusa?
Davvero non hai mai conosciuto una casalinga felice di svolgere il suo lavoro? Davvero le hai conosciute tutte isolate, frustrate, sfruttate e inconsiderate?
Questa è la visione standard imposta da una società consumistica, che ci porta a considerare il lavoro solo in termine di guadagnare quattrini: il lavoro non è più LAVORO, ma occupazione.
Ci viene detto che c'è la crisi, che servono i soldi: per forza servono i soldi, non siamo più capaci neanche a cambiare una lampadina da soli!
Ci viene detto che il lavoro (quello salariato) ci rende più indipendenti: sì, indipendenti di divorziare, o di comprarci una borsa nuova. Per me la libertà e l'indipendenza è altra cosa.
Se poi ci sono delle famiglie maschiliste o patriarcali, dove la donna che lavora in casa è considerata poco o nulla, allora sì che si dovrebbero educare i figli... a rispettare il lavoro di tutti in primis, e a collaborare, perchè essere casalinghe (o casalinghi) non significa essere delle colf 24 ore su 24.
Ti - e vi - invito a leggere "La decrescita felice", a cui segue "meno e meglio", entrambi di Maurizio Pallante.

Ma, per tornare al tema principale, vorrei esprimermi come segue.
Non sò se la mamma può essere indispensabile, sicuramente c'è differenza tra una maternità di 3 mesi e una di un anno. Comunque è provato (Vedi "Sempre con lui" di Isabelle Fox) che fino ad almeno due anni i bambini stanno meglio a casa, o, al limite, con una sola figura di riferimento, non con 5 o 6 come accade al nido. E' bene sottolineare che la figura di riferimento non deve essere necessariamente la mamma, ma anche il babbo (anche se il congedo di paternità, nel nostro paese, è peggio di una bestemmia) o, se anche il babbo si sente frustrato, isolato, ecc, almeno una buona tata, competente, appassionata e... ben pagata.
Ben venga dispiegare le aluccie dei nostri pargoli, ma attenzione, che se è troppo presto cadono dal nido. Ogni cosa a suo tempo; ognuno decida qual'è il momento giusto.

Però vi chiedo un favore: basta con questo mito del tempo di qualità!
Intanto il tempo, per essere di qualità, deve esserci.
A.
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#13

sulla questione tempo di qualità:
Namor c'è davvero poco a casa, e quando c'è si "isola" un po'. LaPiccola mi chiede spesso di lui, e usa termini molto dolci. Così ho suggerito al papà alcuni modi per interagire con lei diversamente. Ci ha provato e lei si è divertita tanto, ora lo cerca anche per le piccole cose come farsi pulire le mani spicciche. Il tempo è sempre poco, ma la qualità è migliorata e gli effetti si vedono.
In fin dei conti è vero anche il contrario: tutta la giornata a rimbrottare o ignorare i bambini pur stando insieme è tanto tempo, di cattiva qualità e che influisce negativamente sul rapporto.
No?

Le variabili sono tante. Ma il tempo DEVE essere di qualità. Non solo giocando con il bambino ma anche facendolo vivere serenamente. E poi ci sono casi in cui necessariamente è poco il tempo da passare insieme: se non si crede di fare bene facendolo divenire tempo di qualità, che fine facciamo?

cercherò di tornare sulla tua riflessione, amelia, ma devo dedicarci maggiore attenzione. E' un tema scottante per me.

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#14

(18-12-2012, 07:32 19)Valina Ha scritto:  tutta la giornata a rimbrottare o ignorare i bambini pur stando insieme è tanto tempo, di cattiva qualità e che influisce negativamente sul rapporto.
No?

Ma perchè avere tanto tempo deve coincidere necessariamente con "tanto tempo scadente"? E perchè dovremmo confortarci con mezz'ora di tempo di qualità, dedicato magari quando, quella mezz'ora, veniva richiesta in un momento in cui noi non eravamo disponibili? Mi chiedo se in questo tempo di qualità sia permesso anche arrabbiarsi, o annoiarsi... esprimere cioè sentimenti non piacevoli.
A.
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#15

da mamma lavoratrice: la mamma lavoratrice fa la mamma, la lavoratrice e la colf. Ovvio che essendoci poco tempo deve delegare tanto, quindi pagare altre persone che fanno le cose al posto suo. E lo stesso accade al papà che lavora, specie a papà come nel mio caso e cioè che lavorano in proprio. Credimi però che qui da me con uno stipendio come il mio (1400 euro al mese) in 4 non metti da parte proprio nulla di nulla. E mio marito prende meno di me (da dichiarazione dei redditi, non invento nulla). E credimi anche che ne ho sentite tante anche io di donne che hanno lasciato il lavoro per stare con i figli che ai tre anni dei figli non sapevano più come tirare sera. Mio figlio duenne dall'anno ha tante figure di riferimento: noi genitori e tre nonni che si alternano nell'accudimento. Non ci ha mai sofferto, anzi, adora ciascuno di noi. Le maestre del nido sono due non cinque e di solito fanno compresenza. Anche la psicologa del corso preparto ci disse meglio nonni che nido, ma spesso i nonni non ci sono. I libri che citi li prenderò a prestito (se ci sono), giusto per capire che dicono. Lavorare è giusto e sano, almeno fuori casa ti pagano! Certo, dovrebbero fare delle leggi maggiormente tutelanti e non delle donne, dei bambini! Finchè non sarà così ci adatteremo. Pensa che alla mia materna stanno pensando di prorogare il posticipo alle 19 per aiutare tante mamme che lavorano su turni, mettere scuola anche nel fine settimana (per ora solo sabato), non chiudere per le vacanze (e infatti per le vacanze di Natale alcuni bimbi resteranno in classe perchè i genitori lavorano e non possono prendere ferie). Per ora non ne ho bisogno, ma se come dicono da gennaio apriranno le banche fino alle 20 e di sabato probabilmente ne usufruirò. In Italia comunque siamo troppo apprensivi e mammoni davvero, perchè nel resto dell'Europa non funziona così e basta una vacanza in famiglia di una settimana per capirlo.

i sentimenti spiacevoli... di chi sono? Dei genitori o dei bambini? I bambini fanno ciò che vogliono sempre, i genitori pure, non capisco l'intervento scusa. E poi ripeto: dai tre anni, quando i bambini vanno alla materna, non c'è poi tanta differeza in settimana, due ore o giù di lì. Amelia va alla materna per le 8,30, si sveglia alle 7,30 (non la sveglio, è mattiniera di natura) e fino alle 8 ci sono io. Tempo "perso": mezz'ora. La sera lei esce dalla materna alle 16 (con tutti gli altri) e io alle 17,30 sono a casa. Tempo perso: un'ora e mezza. Mah, due ore mi fanno davvero così tanta differenza? Dalle 16,15 alle 17 poi vede i cartoni (anche con me le poche volte che ho ferie e sono gli unici che vede). Le faccende le faccio la notte, quando dormono, anzi, tra poco inizio (mediamente non dormo fino a mezzanotte). Perdo tanto fino ai tre anni, ma poi... infatti io personalmente io il part-time l'avevo chiesto per questi due anni, ma non me lo danno (dall'anno di Daniele all'inizio della materna).
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#16

(18-12-2012, 06:51 18)AntonellaC Ha scritto:  Davvero non hai mai conosciuto una casalinga felice di svolgere il suo lavoro? Davvero le hai conosciute tutte isolate, frustrate, sfruttate e inconsiderate?
Questa è la visione standard imposta da una società consumistica, che ci porta a considerare il lavoro solo in termine di guadagnare quattrini: il lavoro non è più LAVORO, ma occupazione.
Ci viene detto che c'è la crisi, che servono i soldi: per forza servono i soldi, non siamo più capaci neanche a cambiare una lampadina da soli!
Ci viene detto che il lavoro (quello salariato) ci rende più indipendenti: sì, indipendenti di divorziare, o di comprarci una borsa nuova. Per me la libertà e l'indipendenza è altra cosa.
Se poi ci sono delle famiglie maschiliste o patriarcali, dove la donna che lavora in casa è considerata poco o nulla, allora sì che si dovrebbero educare i figli... a rispettare il lavoro di tutti in primis, e a collaborare, perchè essere casalinghe (o casalinghi) non significa essere delle colf 24 ore su 24.
Ti - e vi - invito a leggere "La decrescita felice", a cui segue "meno e meglio", entrambi di Maurizio Pallante.


Letto il primo, non il secondo che cercherò ...

Qui la risposta è che 2 lavori servono per non essere appesi a 1 solo, che di certo non c'è nulla, e non far sentire al papà tutto il peso, e se perde il lavoro o si ammala o soltanto ha bisogno di fermarsi un po'?
Lasciando perdere borsette e divorzi, si può lavorare un po' meno entrambi e dedicarsi insieme alla famiglia...

La donna che lavora in casa ha tutta la mia stima, ma non vorrei mai essere al suo posto, troppo dura fisicamente ed emotivamente... Ad essere sincera conosco tante casalinghe di una mezza età che se potessero scegliere ora lavorerebbero, e dall'altra parte conosco tante lavoratrici della loro età contente di ciò che hanno fatto, magari sono solo le persone che conosco io eh...

I figli : cresciuti sani ed equilibrati quelli di entrambe...
Anzi trovo sia molto inutile convivere con il senso di colpa che lavorare sia peggiorativo, anzi,non penso che essere una buona madre dipenda dallo stare a casa o meno, ma da quanto si riesca a trasmettere...

Il tempo di qualità è per me è assurdo, è così carico di senso di colpa ... Allora chi ha tanto bambini cosa dovrebbe fare? Dedicare un'ora a ognuno di loro? Ma per favore ... Evviva la spontaneità di genitori e bambini !

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#17

Ameliaedaniele ti quoto appieno: non solo per la materna, in questa provincia dove i posti al nido abbondano non è raro vedere casalinghe c'è portano i bimbi al nido per poter svolgere con calma il loro lavoro domestico, senza diversi interrompere di continuo... Solo nella sezione di mio figlio ce ne sono 5 su 18... E allora che cosa cambia? Diventa un lavoro come un altro anche a livello di tempo e di disponibilità nei confronti dei figli...

Aggiungo che secondo me bisogna essere chiari fin da subito coi piccoli: quando vado a prendere M al nido poi svuotiamo insieme la lavastoviglie e la lavatrice, mi aiuta ad apparecchiare, grattugia il formaggio a modo suo... Il tutto xché mamma lavora e si deve collaborare e per lui questi sono i giochi più belli...

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#18

Beh, non è la stessa cosa lasciare al nido il proprio piccolino per qualche ora la mattina, o anche solo fino alle 16, o tutto il giorno come quando si lavora entrambi a tempo pieno e non ci sono nonni a portata di mano. Da questo punto di vista, un pò di part-time potrebbe non essere male, ma vorrei che fosse condiviso equamente tra mamma e papà, perché credo che il tempo con il papà sia preziosissimo. Qualche volta la faccio apposta di tornare un pò più tardi per lasciare più tempo al papà, perché quando arriva la mamma, è la mamma ...
Sul discorso meglio nonni del nido, non sono troppo d'accordo, giusto l'altro giorno parlavo con una amica che ha 2 figlie, la prima rimasta con i nonni per i primi anni, la seconda portata al nido: mi ha detto che il beneficio tratto, da ogni punto di vista, dalla seconda è tanto lampante da darle quasi sensi di colpa nei confronti della prima. E questo l'ho visto anch'io con la mia Cucciola, il nido l'ha arricchita tanto.
Sull'indipendenza della donna, credo sia molto riduttivo pensare che si tratti solo di poter divorziare (anche se ci sono casi in cui può essere salvifico) o comprare borsette. Oltre ad essere al 100% d'accordo con l'idea che, condividendo il lavorare fuori con il papà, ci si può anche dedicare più equamente al bimbo o ai bimbi, e non fare del padre un "esterno" in opposizione alla mamma "in casa", ho visto con i miei occhi cosa succede quando una donna ha accettato di non prendere mai un lavoro fisso per stare in casa, e poi a 50 anni rimane da sola perché il marito ha scelto una di 20 anni più giovane. Purtroppo siamo ancora in un mondo in cui, se un uomo sta senza lavorare per un pò, magari perde dei colpi, ma non viene bollato come "non idoneo al lavoro", perché si dà per scontato che un uomo sia destinato a lavorare. Una donna che smette di lavorare, per quanto titolata e brillante, è "fuori", rientra sotto l'etichetta "donna di casa", e più anni passano, più sarà difficile ritrovare un lavoro.
A me piace l'idea di dare a mia figlia l'immagine di una mamma che lavora fuori da casa, che fa qualcosa nel vasto mondo, non per i soldi, ma per il valore intellettuale e di competenza, di realizzazione della propria unicità, e anche perché sono intimamente e fortemente convinta che dire alle bambine che il destino femminile sia per forza quello del matrimonio e dei figli sia sbagliato, fonte di tremendi errori e infelicità.
Non misinterpretatemi: sono convinta che il lavoro della mamma che sta a casa sia un lavoro importantissimo, prezioso, educativo, fonte di felicità per tutti. Ma non è un destino per ogni donna, né una condizione necessaria della felicità dei bambini e della famiglia. Vale uguale se lo fa il papà, vale uguale se non si fa e ci si ritrova la sera dopo la giornata fuori.

Ale e Cucciola (1/1/11)
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#19

secondo me é una questione di orari (se fai full time spezzato ti perdi tutto dei figli) e di inclinazioni personali.Io sto bene solo col partime e grazie a dio mio marito lavora 240 ore al mese (in tutto 10 giorni h24) e ha tanto tempo libero per cui si riesce a fare le faccende (50/50) godersi il bimbo,avere tempo libero per se stessi.Ma conosco mamme che non hanno mai lasciato il bimbo sotto l'anno al padre da soli loro due e si sbattono tutti i giorni a stenderestirarepulirelavorare ...e qua mi sembra inconcepibile.O donne ammalate 2 settimane (a letto ) che si vergognano perché hanno dovuto mandare il marito a fare la spesa e il povero disgraziato si è pure dovuto lavare il piatto.
Ma poi chi lavora 10/12 ore fuori casa é davvero produttivo 10/12 ore?

10900 Ale 17/07/2010
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#20

(19-12-2012, 11:26 11)Alexandra Ha scritto:  A me piace l'idea di dare a mia figlia l'immagine di una mamma che lavora fuori da casa, che fa qualcosa nel vasto mondo, non per i soldi, ma per il valore intellettuale e di competenza, di realizzazione della propria unicità, e anche perché sono intimamente e fortemente convinta che dire alle bambine che il destino femminile sia per forza quello del matrimonio e dei figli sia sbagliato, fonte di tremendi errori e infelicità.

Vorrei rispondere a tutte perchè sto leggendo molte cose interessanti, ma parto da questo concetto di Alexandra.
Cara Ale, la tua idea mi piace e la condivido, ed il rischio che paventi in effetti è molto alto (a proposito, la conoscete la Lipperini? Ha scritto "Ancora dalla parte delle bambine", è molto bello, leggetelo anche se avete dei maschi) ma io ho provato a spingermi oltre: vorrei riuscire a far capire ai miei figli che non esiste un modello standard per realizzarsi e per essere felici. Stò dimostrando ai miei figli che un altro modo di vivere è possibile, desiderabile e realizzabile.

I modi possono essere molti, basta non cadere nell'omologazione di chi ci vuole in un certo modo.
Che si faccia quello che si preferisce, purchè la spinta ci venga dal nostro intimo, non dall'esterno. E, tornando a me, dall'esterno non sono ben considerata per la scelta lavorativa che ho fatto. Me ne rendo conto, ma in 24 anni che lavoro, solo in questi ultimi 3 anni ho fatto la casalinga e la mamma a tempo pieno. Questa è stata la mia scelta, malgrado le pressioni sociali, economiche e culturali. Non sò fino a quanto durerà, ma al momento è una soluzione ideale per me e per la mia famiglia.

In generale però, al di là del lavoro che svolgiamo, il tema principale era un altro: davvero è insostituibile la mamma, posso delegare altre persone ad occuparsi dei miei figli e io me ne torno a lavorare?
Il tema è più complesso di quello che sembra. Di primo acchitto, ritengo che i genitori (plurale) abbiano delle responsabilità precise nel momento in cui decidono di diventare tali, e troppo delegare può favorire una deresponsabilizzazione nei confronti delle persone più svantaggiate, come i bambini o i vecchi.
"Col succedersi delle generazioni questa deresponsabilizzazione contribuisce a consolidare atteggiamenti di indifferenza diffusa nei confronti degli altri, il disinteresse per qualsiasi cosa non coinvolga direttamente la propria persona, la chiusura di un egoismo ottuso, l'appiattimento sulla dimensione materialistica della vita"
(Meno e meglio, M. Pallante).

Quindi questa spinta che diamo ai bambini affinchè si aprano al mondo, potrebbe sortire brutte sorprese, se avviene in modo prematuro o per motivi poco chiari. Anche perchè, tranquille, quando saranno pronti, si apriranno da soli, purchè a quel punto si offra loro l'opportunità (stò pensando a mia figlia di 6 anni che gioca nel cortile da sola con i bambini del palazzo, o che vuole andare a dormire a casa di una sua compagna di scuola).

Allora che fare, tutte casalinghe?
Assolutamente no, soprattutto se questo lavoro non ci confà.
Una possibilità che non tutte prendono in considerazione è quella di richiedere una maternità più lunga, e, soprattutto in seguito, la PATERNITA'. Le leggi ci sono, ma non vengono applicate. Un pò per la nostra cultura (qualcuno citava i paesi del nord, ma lì la paternità viene richiesta molto spesso), un pò per timore, e un pò perchè ci siamo uniformati alle leggi del mercato (la cosa grave che è accaduto senza che ce ne accorgessimo) che ci rivogliono in pista, competitive e scattanti come e più degli uomini, già dopo 3 mesi dal parto.
Insomma, si potrebbe fare tutto, ma senza mettere il carro davanti ai buoi, ponderando insieme, in famiglia, la soluzione che possa accontentare tutti, in particolare i più deboli.
A.

(19-12-2012, 03:40 15)cancy Ha scritto:  donne ammalate 2 settimane (a letto ) che si vergognano perché hanno dovuto mandare il marito a fare la spesa e il povero disgraziato si è pure dovuto lavare il piatto.

Quando F. aveva poche settimane, la V. non aveva compiuto 3 anni.
La sera avevamo da lavare i piatti della sera prima.
F. si attaccava OGNI ORA, compresa la notte, poi soffriva di rigurgiti, bisognava tenerlo alto, stavo sempre a lavare bavaglini e tutine.
Io uscivo con i bambini, li portavo al parco, che non mi ero potuta lavare nemmeno la faccia.
Un giorno parlavo con un'altra mamma, e le dissi che, per fortuna, mio marito aveva lavato i piatti. "Scared Coooooome???? ma... ma... ma... cioè, lui, poverino, dopo che ha lavorato tutto il giorno SI deve pure lavare i piatti????"
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