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autosvezzamento per tutti


Lady Oscar: un desiderio inconfessabile?

(29-10-2014, 11:19 11)Nuova Ha scritto:  Non voglio fare l'ignorante di turno, ma sinceramente non credo che il messaggio più comune della gonna sia quello di paventare sottomissione/disponibilità. Sono più argomentazioni che userebbero astuti legali per difendere brutti ceffi. Io non penso sia possibile, e sinceramente neanche me lo auguro, che tra maschi e femmine non ci siano differenze tangibili e volutamente ostentate. Io trovo opportuno educare al rispetto della diversità piuttosto che al mito dell'uguaglianza. E questo non solo tra maschi e femmine.

Sono fortemente d'accordo di "dare libertà al bambino maschio nei comportamenti, non delegittimando ma salutando come virili, forti e degni gli atti di gentilezza, tenerezza, educazione, rispetto, pulizia, estetica ecc. ecc".

...che poi sono i punti base del classico cavaliere gentiluomo

... sulle gonne, purtroppo, è una impressione che ho derivata dal sentire parlare qualche maschio adulto, neanche particolarmente brutto ceffo. Battute, ovviamente, ma in fin dei conti, il meccanismo è quello. (tipicamente legato a culture in cui il desiderio sessuale viene colpevolizzato, e quindi il maschio imputa la colpa alla donna e/o si giustifica pretendendo che ella sia oggetto/inferiore/sprezzabile.) la cosa (tragi)comica è che una volta, la gonna (lunga) era obbligatoria perché nascondeva le forme, e il pantalone scandaloso (brutti ceffi la fecero pure franca argomentando sui jeans attillati), mentre oramai il pantalone è d'ordinanza, neutro, e anche in molti casi, oserei dire, abbastanza antiestetico per fugare ogni sospetto di richiamo seduttivo.
Anche l'eleganza nell'assumere il desiderio fa parte dei punti base del cavaliere gentiluomo.

Ale e Cucciola (1/1/11)
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Sono d'accordo sull'esistenza, purtroppo ineliminabile, di persone che (s)ragionano e si comportano in questo modo. Ma io parto da una prospettiva secondo la quale, nella "normalità" di una certa civiltà, sia bello apprezzare le differenze e, almeno finché il canone estetico non cambierà(perché di estetica mi fa piacere parlare) trovo che la gonna sia più bella se indossata da una donna, ma che un uomo curato sia più virile di uno trasandato. E che se una donna assume gli atteggiamenti di un maschio ( e viceversa) sono allo stesso modo interessanti.
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Il fatto è che le gonne, così come sono tagliate da un sacco di tempo dalle nostre parti del globo, lo sono in modo apposito per esaltare la forma femminile (tipicamente, vita stretta, fianchi curvi, gambe sottili o formose, e comunque depilate ...), e le movenze femminili (ondeggianti). Ma nulla esclude che si possano adeguare anche al comfort maschile, come il kilt o le tuniche orientali. Forse ci aveva provato Jean Paul Gautier un pò di tempo fa, ma non aveva avuto molto successo. Nella moda, tutto è possibile: basta vedere come vestivano alcuni re di Francia noti come grandissimi macho e irriducibili donnaioli ...    

Ale e Cucciola (1/1/11)
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Forse ci stiamo addentrando in un discorso un po' complicato. Ad oggi nella moda le donne possono fare come gli pare. Gli uomini no. In tanti altri campi è l'inverso. Ma per ora preferisco insegnare ad un bimbo/a che le differenze esistono, ma spesso sono formalità sociali. Come alcune usanze orientali che poco hanno a che vedere con il nostro concetto di buona educazione. Che faccio? Insegno a mio figlio a comportarsi così perché siamo tutti uguali?
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Allora... lettura dei libri stasera con BM.
Uno faceva vedere la famiglia degli orsi e dei pinguini.

Mamma pinguino aveva il grembiule da cucina mentre mamma orsa la sciarpa rosa.
Allora ho chiesto a BM quali secondo lei erano le mamme e i papà e in entrambi i casi ha indovinato senza neanche pensarci. Allora le ho chiesto perché secondo lei era così e lei dopo una lunga pensata mi ha detto che il papà era più grosso e alto, mentre la mamma è più piccola e esile (in verità era solo la prospettiva, in quanto in entrambi i casi il papà è avanti e la madre dietro e così sembrano di dimensioni diverse, mentre sono identici.)
Successivamente mentre leggevo ho imbrogliato e le ho detto che a fare una determinata cosa era papà pinguino (mentre era la mamma, con tanto di sinalino, come si dice dalle parti mie...), e BM mi ha corretto con forza. Io ho continuato a dire che il testo diceva in un certo modo, ma lei mi ha detto che il testo doveva essere sbagliato, ma non mi sapeva dire esattamente perché. Però siccome nella pagina precedente non era scritto esplicitamente che uno era effettivamente la mamma e l'altro il papà alla fine ha dovuto accettare che forse quello con il grembiulino era il papà.

Perché racconto questa storia: a casa nostra se c'è qualcuno che si mette il grembiule da cucina, quello sono io (e capita abbastanza spesso). Inoltre io sono sì più alto, ma non sono certo più grosso di... altri membri della famiglia. Questo per dire che:
1) il grembiulino lo mette la mamma
2) il papà è più grosso
non sono cose che può aver apprese dall'ambiente familiare.

BM 06-09
C (ex PA) 20-10-11
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A parte: un uomo, un mito :-).
Le piccole spugnette purtroppo (o per fortuna) non assorbono solo quello che viene proposto in casa. Rielaborano tutto ciò che viene proposto nel mondo. Pero' sapranno che, nonostante tutto, si può avere un papà che indossa un grembiule da cucina, o più piccolo di una mamma. E non si turberanno di ciò.
Secondo me l'importante è quello: trasmettergli che non esiste un unico modello possibile, in tutto. Fargli sapere che la varità esiste.

Alessandra + Daniele Giaime (7/10/2004) + Giorgia Diana (15/06/2010)
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E poi i punti di riferimento per individuare al volo l'essenza delle cose sono necessari. In ogni contesto, pure nei libri dei bambini.

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Certo, ma nonostante l'esempio che vede a casa quotidianamente sia totalmente diverso, l'informazione che è passata attraverso altri canali e che lei ha CHIARAMENTE interiorizzato è ben diversa: la lei cucina e il lui è grosso e forte.

Fai passare 10-15 anni e vedi bene come si sviluppano le cose...

BM 06-09
C (ex PA) 20-10-11
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(18-12-2014, 01:58 01)arkadian Ha scritto:  Certo, ma nonostante l'esempio che vede a casa quotidianamente sia totalmente diverso, l'informazione che è passata attraverso altri canali e che lei ha CHIARAMENTE interiorizzato è ben diversa: la lei cucina e il lui è grosso e forte.

Fai passare 10-15 anni e vedi bene come si sviluppano le cose...

Mi rendo conto. Pero', ark, noi facciamo il possibile, nel nostro piccolo "combattiamo" per una visione diversa del mondo, gettiamo i nostri piccoli semi, poi loro cresceranno, e faranno le scelte. Più di questo non possiamo, sarebbe volersi sovrapporre a loro.
La mia esperienza personale (avevo soprattutto un papa' un po' sui generis come modello di comportamento, lui era quello che cucinava, e negli anni 70) è che il desiderio di maggiore omologazione che sentivo un po' da piccola poi da adulta è stato superato e mi sono ritrovata a ripercorrere modelli fuori dal mainstream. Quindi io sono fiduciosa nel futuro (ma non immediato).
Io nel frattempo mi macero nel dubbio: ordinare o no una dottoressa peluche con stetoscopio fuchsia e glitter? La mia dose di glitter l'ho raggiunta cedendo ad un'elsa di arendelle :-), ma è stata chiesta anche l'altra. Una delusione da babbo natale? Potrebbe essere compensata dal trunky del gruffalo?

Tu approfittane e il giorno di Natale metti il kilt! 001_tt2

Alessandra + Daniele Giaime (7/10/2004) + Giorgia Diana (15/06/2010)
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Secondo me, il bambino non vede un grembiule da cucina. Vede solo un simbolo grafico della somma verità fondamentale, presente dietro ogni possibile diversa apparenza, ossia Papà è grande e forte e Mamma è dolce e bella. Papà sarà SEMPRE il gigante, buono e tenero o spaventoso a seconda del carattere, ma comunque il gigante, e mamma sarà SEMPRE vista più a dimensione bimbo, non so come spiegarlo, e il suo viso sarà sempre LA bellezza per eccellenza. Ai bimbi di chi cucina non frega un emerito nulla, l'immagine della mammina anni 50 tutta sorridente con la sua padella nuova, ce l'abbiamo noi, non loro.
Quanto al desiderio di omologazione,se nessuno ti stressa da piccolo che "devi" stare con gli altri, fare con gli altri, essere come gli altri, al massimo ti sfiora di striscio in adolescenza, e ancora.

Ale e Cucciola (1/1/11)
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