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Donne tenaci

Questa è una lettera aperta di Isabella, una nostra lettrice affezionata, che ha voluto condividere con noi alcune sue riflessioni. In particolare sul fatto che il “latte artificiale uguale al materno”.

latte artificiale uguale al materno; allattamento difficile

Innanzi tutto, mi presento: sono mamma da due anni e finora ho sempre allattato al seno e intendo continuare. Per me è importantissimo questo rapporto che ho con mio figlio perché mi insegna continuamente la pazienza e la tenacia, oltre ad essere un atto tenero in maniera smisurata. Non considero in alcun modo una mamma di serie B chiunque non abbia allattato al seno, perché ho intorno a me degli esempi di mamme fantastiche da cui ho molto da imparare. Mia madre ha allattato me al seno per più di due anni, mia nonna ha allattato mia madre, l’altra nonna ha allattato mio padre. Sono cresciuta in campagna e sono abituata a vedere dal vivo l’allattamento al seno degli animali. Sono stata seguita da ostetriche fantastiche che mi hanno dato ottimi consigli. Insomma ho avuto così tanti maestri che per me è stato naturale (non dico facile perché è tutta un’altra storia) allattare al seno il mio bimbo.
Quando però tutti questi maestri non ci sono? Quando sei sola allora come fai?

– Cosa essenziale numero uno: chi ti sta accanto ti deve sostenere (parlo ai padri).
Cosa essenziale numero due: la volontà. Se nella tua mente che si prepara all’allattamento desideri soltanto di allattare e non lo vuoi con tutto il cuore non funzionerà. Perché? Perché al primo dubbio che certamente ti metterà qualcuno, che sia il pediatra o la nonna (vedi sopra la mancanza di sostegno), vacillerai. “Chi vuole troverà il modo, chi non vuole troverà una scusa” (cit. non ricordo di chi, ma calza a pennello).

Partendo da questo, il mio consiglio (me lo chiedono vedendo la mia esperienza) alle mamme che vedo sconfortate dalla prescrizione dell’aggiunta (molto spesso prescritta con molta leggerezza a mio avviso) è: se chiedi aiuto e ti informi puoi eliminare o almeno diminuire l’aggiunta o evitare che questa pian piano faccia calare sempre più il tuo latte.

La risposta finora è stata sempre: sì, sì, ci proverò, se riesce bene, sennò tanto c’è il latte artificiale.

Il primo significato che avevo attribuito alla frase è stato: tenterò, ma se proprio non riesco ci sarà il latte artificiale. Che fortuna che esiste, in questo modo potrò nutrire il bimbo e lui crescerà. Fortuna il latte artificiale! Spiegazione non soddisfacente per le mie meningi, infatti la frase incriminata è entrata nella mia mente come un tarlo provocandomi un continuo fastidio finché non sono riuscita a capire il perché di questo fastidio. Sapete quando mangiate qualcosa che vi sembra buono e poi vi rimane sullo stomaco: stesso effetto.

Latte artificiale uguale al materno

Dopo tanto rimuginare e vedendo come sono evolute le cose (mi riferisco ovviamente alle autrici dell’affermazione) ho finalmente capito che:

il significato numero uno della frase era: ci proverò ma tanto so che non ce la farò, è troppo difficile quel che mi proponi e tanto c’è la via d’uscita, quindi in fin dei conti nemmeno ci provo. Traduzione: tentare è faticoso e non ne vale la pena; il latte artificiale è uguale a quello materno.

Il significato numero due della stessa frase era: dove non arrivo io ci penseranno i miei soldi. Oggi come oggi tutto (anche il nostro affetto) è sostituibile da qualcosa che si può comprare, no? (a tal proposito invito a leggere il libro Bebè a costo zero (link Amazon)).

Facciamo quel tentativo in più, mettiamoci tutte noi stesse, cerchiamo di non le accampare le scuse di cui sopra! Avremo imparato una grande lezione di vita e l’avremo insegnata ai nostri figli. Tutto è possibile. Siate tenaci, donne! Insistete e vedrete che non ve ne pentirete.

L’argomento è sicuramente molto emotivo e complesso, ma i dati sull’allattamento parlano chiaro ed è ugualmente chiaro che un gran numero di donne che non ha allattato lo ha fatto perché riteneva che non ne valesse la pena (vedi la lettera di Isabella).
Se però sapete di aver fatto tutto quello che era umanamente possibile, ma non siete riuscite, allora vi invito a leggere Tutte le mamme hanno il latte. Ma anche no e anche Non dobbiamo far sentire in colpa le madri che non allattano.

Ogni volta che si parla di allattamento è sempre difficile mantenere la conversazione entro limiti civili. Nei commenti siete liberi di esprimere tutto quello che vi sembra giusto – e che sia inerente al tema – MA RISPETTANDO SEMPRE GLI ALTRI INTERLOCUTORI.

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19 risposte

  1. Ho una figlia che allatto da 5 mesi al seno in modo esclusivo, quando è nata io non avevo mai visto un allattamento, né mai ne ho sentito parlare. Mia nonna non ha allattato mia madre , e mia madre non ha allattato me. Mi sono rifiutata di far corsi pre parto , ho vissuto la gravidanza e la nascita in modo naturale rifiutando qualsisi medicalizzazione del mio parto. Mia figlia e’ nata in 4 ore con un parto splendido. Appena nata io non sapevo letteralmente cosa fare per nutrirla. Ho passato giorni infernali colpevolizzando i per non essere in grado di sfamarla… Il mio seno non si era gonfiato , perciò credevo di non aver latte, al tiralatte neanche una goccia. sono stati giorni durissimi. Piangevo in continuazione e mia figlia prendeva il biberon.
    Dopo 8 giorni ho deciso che in qualche modo IO AVREI ALLATTATO LA MIa bambina. Ho chiamato una consulente ” dott . Ssa Chiara Rigoni – ” e mi sono lasciata guidare . Mi disse delle parole che mi spaventarono : il latte non è il problema, manca la fiducia.
    Con tenacia sono passata dal biberon al seno esclusivo in 5 giorni … E da allora la mia bimba cresce 1,200 kg al mese , e’ serena ed io anche!

  2. Nostro figlio ha 11 mesi e per noi l’allattamento é diventata poi un po come una matrice che accomuna il nostro modo di crescere come famiglia e che ci ha condotti all’autosvezAmento.
    Parlo al plurale perché ho la fortuna di avere un marito che condivide e supporta l’allattamento ( che é ovviamente a richiesta dico ovviamente perché ad orari non ha senso) ne comprende il valore e lo h sempre incoraggiai e tutelato con me nel suo valore si nutritivo ma soprattutto relazionale.

    Abbiamo un bambino meraviglioso curioso intraprendente e sorridente, inizialmente non capivo ne sapevo cosa significasse davvero ma come mi hanno insegnato le ostetriche che mi sono state vicine una mamma lo sa non ha bisogno che qualcuno le dica cosa fare deve solo avere fiducia nelle proprie capacità e nell’istinto lasciare da parte i consigli dei pediatri su quanto tempo aspettare, il latte sennò non lo digerisce, poi sennò prende il viso poi non avrai più autonomia e lo abituerai male… Mi viene l’orticatia a ripensare a tutte le stupidaggini sentite in questi mesi , per inciso mio figlio inizialmente mangiava ogni due ore stava attaccato anche un’ora alcune volte ma non ha mai avuto nemmeno una colica… Tanto per sfatare un mito che allattandolo spesso poi mangia troppo e gli viene mal di pancia( ho sentito anche questa).

    Inizialmente dopo un cesareo non è stato facile, poi c’è stato il mughetto e vai di dolori e le inevitabili ragadi, verso i quattro mesi altri problemini risolto con osservazione comprensione e amore e non mi stanco di ripeterlo grazie all’ausilio delle ostetriche che ancora oggi ci seguono.

    Allattare non è né semplice ne difficile é amore, é una enorme responsabilità perché sei tu che stai dando a tuo figlio ciò che sarà vitale per crescere per stare bene e non puoi vedere con i tuoi occhi che mangi 100 o 200 ml di latte, ne puoi dirti mamma grazie sono sazio o ne ne dai ancora? Tutto ciò per una neo mamma è difficile in questo sta la difficoltà capire di cosa stiamo parlando, bisogna fare un passo indietro e iniziare ad instaurare una relazione di fiducia e di pazienza con il proprio figlio.
    tutte siamo andate in paranoia quando pesandolo non era cresciuto poi così tanto e quindi ecco che fai mille passi indietro, ma non è così si impara a capire che ha i suoi tempi, per esempio dopo un po ho capito che lui mangiava dormiva faceva come una pausa per poi risvegliarsi e mangiare di nuovo e poi si faceva il
    Suo bel sonno … Ma questo non può saperlo nessuno lo capirai solo vivendo tuo figlio e dandogli la possibilità anche di imparare a conoscersi ci vuole ripeto fiducia pazienza e tempo, ma soprattutto rispetto per lui che è unico non potrà mai essere con un altro essere umano.

    In una società che vuole Che tu monitori anche queste volte vai in bagno e per quanto tempo dove tutti corrono e non c’è tempo non c’è mai tempo, tutto ciò è impensabile come puoi pensare di non sapere quanto sta mangiando tuo figlio è come puoi pensare di stare sul divano anche un’ora se lui lo desidera ..??

    E soprattutto condivido con chi ha detto che spesso è come se si vedesse questo attaccanento( scientificamente definito tale e di cui basta una anche superficiale lettura per comprender il riconosciuto calore di questo concetto) come un ostacolo al rientro della donna nel proprio ruolo indipendente e socialmente e la praticamente affermata … Personalmente la maternità mi ha cambiata e migliorata ma soprattutto ad oggi io trovo piacere nel fare le cose con nostro figlio, ci piace che lui sia presente se andiamo a mangiare fuori ovviamente non andremo nei locali i a fare l’aperitivo o nel ristorante con le posate s’argento ma non lo viviamo come un sacrificio la nostra vita è cambiata e noi con essa è ne siamo felici e l’allattamento fa parte dell’equaIone.

    Poi è anche questione di punti di vista io personalmente ho voluto concederci tutto il tempo che lui ha ritenuto di volersi prendere e nel tempo le poppate sono diventate più rade e più veloci quindi posso assicurare che non resterà attaccato al seno per ore e ore a vita, però nei momenti in cui lo allatto è come un dialogo silenzioso e capisco il valore di quel momento che non si riduce ad un vantaggio nutrizionale.

    Tutto questo non è sempre coito e compreso ma spesso ti senti dire ah ma ancora lo attaccarsi? Eh l’hai abituato così… Ma ha mangiato da poco ( e infatti non parliamo solo di un atto che ha un valore solo nutritivo qualche volta può essere consolatorio come lo può essere un abbraccio, un bacio una carezza di certo non si va in giro ad allattare un bambino non appena mostra disappunto e tristezza perché magari è caduto e si è fatto male o non ha potuto avere ciò che desidera) e ogni volta cosa bisognerebbe fare?? Dovrei spiegare guarda che ormai fortunatamente per i bambini perché prima diritto parliamo del loro benessere dal loro punto di vista si consiglia di allattare almeno fino ai due anni, per cui finché lui lo vorrà e lo vorremo entrambi continuerò ad allattarlo può durare un mese o un anno chi lo sa… Ma non puoi ogni volta e allora glissi ma i pregiudizi che vedono tutto ciò anche con un certo occhio quasi diffidente come se ci fosse una volontà di tenere legato tuo figlio in una relazione esclusiva che taglia fuori gli altri…

    io penso in sostanza che l’allattamento sia naturale ma richieda volontà e perseveranza perché non sempre c’è sostegno informazione supporto e condivisione, ma é dedizione e per alcuni versi e sicuramente più semplice che non date i biberon( scalda sterilizza prepara ) però richiede presenza e costanza e comunque un po’ di stanchezza fisica c’è.. tuo figlio vuole il latte ma vuole te e solo te il tuo odore il tuo calore vuole poterti guardare e sentire vicina il battito del cuore non mi piace dire che sia impegnativo ma sicuramente e intenso e un atto di amore dal valore inestimabile.

    1. Chiedi scusa per gli errori ma purtroppo scrivendo dallo smartphone succede ed il correttore automatico beh anche lui h fatto il suo, scusatemi ancora.

  3. Ciao..allatto da 7 mesi il mio piccolo Noah ogni 2 ore circa!!
    tutti mi dicono(e da tanto oramai) che non capiscono come io faccia!! alcuni che son matta! ma chi me lo fa fare? mia madre mi fa i complimenti per la mia pazienza!!! la zia mi dice che oramai son una pezza..grassa e che la mia vita gira troppo intorno a mio figlio..e la donna che ero non c è più..che mi lascio andare, perché son stanca giustamente, e allora chi me lo fa fare?! le amiche non capiscono che non posso uscir più da sola..poiché lui potrebbe voler succhiare…e non posso lasciarlo mai!
    il pediatra più volte m ha detto che per me stessa soprattutto avrei dovuto svezzare il bimbo magari anche a 4 mesi e mezzo cosi che io potessi non esser più schiava di lui…e riavere una vita normale!!! ma la mia vita è bellissima e normalissima proprio da quando c’è anche lui……………….
    e la donna che ero non c’è più poiché ha fatto nascere una nuova donna!!!una mamma con 10 kili in più ma bellissima poiché arricchita dall amore per suo figlio!!!
    A volte son avvilita,nervosa,stanca….soprattutto la notte.. dovermi svegliare ogni ora e mezza circa…non è facile!!! ma il mio bimbo( che mi dorme accanto,ma autonomamente nel suo lettino attaccato al mio) è bravo..e noi due ci intendiamo..lui non piange e io capisco quando ha fame e lo precedo avvicinandolo a me…a volte ci svegliam insieme…. So che do a mio figlio qualcosa-in-più…allattandolo al seno…so che gli sto dando tanto ogni volta..e ciò mi da la forza di continuare cosi!!! poi ci son anche i lati positivi dell allattamento al seno…: è pratico,economico,salutare,veloce,semplice….. lo allatto praticamente ovunque… a mare..in piscina..sul letto..al supermercato…al ristorante..sempre pronto…niente bottiglie da sterilizzare..niente scaldabiberon..niente scatole di latte niente da doverti portar dietro….. e cosi sarà anche per la pappa..con lo svezzamento naturale…… che mi pare proprio una normale e giusta via parallela all allattamento……
    assecondare il mio bimbo..rispondere prontamente ai suoi bisogni..capire ciò che vuole e di cui ha bisogno..sentire quando ne ha bisogno… lasciarlo scegliere autonomamente..e lasciarlo libero di seguire i suoi istinti…mi pare la cosa più giusta da fare..in quanto la più ‘naturale’….
    i bambini son la parte più bella della vita….

  4. Secondo me ciò che può fare la differenza tra un impegno “efficace” e uno “di facciata” (il “ci provo” citato da Isabella) è l’informazione prima del parto. Nel nostro paese (o in occidente, diciamo) spesso mancano gli esempi “vivi” cui rifarsi. L’allattamento al seno, specie protratto fino a dopo l’anno, non è la norma. Ma se anche lo fosse, spesso diventiamo mamme senza aver avuto esperienze di altre mamme vicine. Non viviamo più in gruppi, come doveva essere normale per i nostri antenati nomadi (o come è normale per altre culture, ancora oggi). Quindi tutto quello che ha a che fare “veramente” con la gravidanza, il parto e l’accudimento della prole spesso lo impariamo sulla nostra pelle, quando può essere troppo tardi. Quello che sapevamo (o meglio, credevamo di sapere) era un insieme di immagini, giudizi, stereotipi appiccicati ai cassetti della nostra memoria, entrati chissà come (pubblicità? Film?) e quando. Però la pulizia in quei cassetti bisogna farla prima di entrare nel turbine ormonale del dopo parto. Sennò le energie che servono per tirarsi fuori dagli equivoci sono davvero enormi! Sfido che la maggior parte non ce la fa! Per questo i corsi pre-parto sono così importanti. È l’unico modo per poter pulire i cassetti citati sopra e riempirli di nuove sicurezze (che anche così è difficile, soprattutto se intorno non hai una rete di sostegno solida, che di te si fida!). Al contrario, crescere in un mondo in cui si partecipa, almeno un po’, all’accudimento di altre mamme che hanno partorito da poco rende ovvio, naturale, pensare (ad es.) che nei primi tempi quello mamma-neonato sia un binomio che va protetto, la madre va accudita, la si aiuta con il cibo e la casa, così che possa concentrarsi su un buon avvio di allattamento… Da noi, a me sembra, che una madre più riesce ad essere autonoma più sia accettata socialmente . Ma come si fa a pensare, insieme, all’attamento, al bucato, al cibo vario con verdure di stagione, alla pulizia della casa e magari anche al marito e alla ginnastica “per tornare in forma”?? Quindi se sai cosa ti aspetti PRIMA di partorire hai chances di farcela, perché hai acquisito, fatta tuo, un’idea di normale che include l’allattamento e gli sforzi che servono per riuscire. E le difficoltà cerchi di superarle davvero.

  5. La parola chiave é volontá!
    Ho una bimba di 14 mesi che continuo ad allattare. Felicemente.
    Non é stato facile, né “naturale”.
    Ho dovuto combattere parecchio almeno fino al quinto mese con problemi di carattere fisico. Ragadi sin dai primi giorni, poi sono arrivati gi ingorghi, i noduli, dolori vari al seno, e ho versato non so quante lacrime per il dolore. Ma la volontà era grande e forte.
    Mia madre (medico) non ha allattato né me né mio fratello. Mi diceva “e vabbé, se non riesci, voi siete cresciuti bene anche col latte artificiale!” Non avevo esempi da seguire. Ho letto tanto, mi sono informata (nei luoghi giusti), ho studiato e mi sono anche affidata al consultorio.
    Ho vinto tante piccole battaglie, giorno per giorno, e, infine, la guerra. Contro le convenzioni, contro i pregiudizi, contro la superficialità e le semplificazioni, anche, purtroppo, di chi mi sta intorno, amiche comprese. Per fortuna, massimo appoggio del papà.
    Tuttora mi sento dire “ma come, la allatti ancora?” con tono di disapprovazione a cui rispondo con un fiero “ebbene si!”
    Ma c’è una persona che devo ringraziare. Ed é il pediatra dell’ospedale Brotzu di Cagliari dove abbiamo seguito un corso preparto di puericultura. Mi ha motivata e preparata in qualche modo psicologicamente a ciò che mi aspettava, aggiungendo conoscenza alla tenacia e determinazione.
    Si, allattare é molto questione di testa.

      1. purtroppo é andato in pensione. É un uomo. In gambissima! mi ricordo che l’incontro sull’allattamento era il primo di 4 e ci andi sola perché il mio compagno non stava bene. Ero stata prma al corso pre parto al policlinico e poi di crsa al Beotzu alle 20. Ero sfatta. Al policlinico ci avevano detto che era un gesto “carino” tirarsi il latte per far dare un biberon al papá. E anche io, detto così, lo trovavo tenrro. Chiesi al pediatra cosa ne pensasse. Mi fece nera. “Signora, ma la natura ha dato a lei il seno o a suo marito?” Ci rimasi molto male (e al 7 mese poi figursti come sono gli ormoni!) tornai a cas ain lacrime giurando di non seguire più il corso… invece…. bontà sua! con la montata lattea ingorgo da piangere e tremare dal dolore, superato grazie ai suoi preziosi consigli!

  6. Anche io ho avuto un’esperienza molto simile a quella raccontata da una mamma sotto. Mio figlio, nato bello cicciotto, dopo 5 giorni dalle dimissioni (quindin12 gg di vita) perdeva peso oltre il normale, tanto che la levatrice stessa, che veniva quasi tutti i giorni a casa, ha chiamato in clinica. Il pediatra di turno mi ha freddata dicendomi:’ ma non si rende conto che suo figlio sono 5 gg che digiuna?!’ e via a prescrivermi aggiunta di latte artificiale, commentando ‘adesso basta, ci ha provato e non ha funzionato. La priorita’ e’ che questo bambino mangi’. Sono tornata a casa in lacrime, preoccupata e allo stesso tempo dilaniata dal senso di colpa: come avevo potuto non accorgermene e scambiare per tranquillita’ la sua debolezza? Ho comprato il latte artificiale ed ero cosi’ distrutta che non vedevo l’ora di darglielo. Pensavo ‘ci ho provato, ma non ce la faccio’. Volevo abbandonare, smettere di soffrire:il dolore per via delle ragadi e per la mastite era poi cosi’ acuto che mi sembrava di morire. A casa pero’ c’era mia madre che non mi ha permesso di dargli alcuna aggiunta. Mi sembrava spietata, io soffrivo e lei ad attaccarmi il bambino di continuo. Volevo solo dormire e lasciare perdere.
    Insomma, dopo due mesi (sic!) di problemi e’ andato tutto bene. Lo allatto ancora oggi a 14 mesi e quel latte in polvere l’ho donato ad una associazione. Mai dato neppure un goccio di latte vaccino. Incontro giornalmente l’ostilita’ e i commenti di sconosciuti e persino di medici ma questa e’ un’altra storia. Per me e’ la cosa piu’ naturale del mondo e non ne faccio una bandiera. Insomma sono l’esempio che avendo una rete di supporto ce la si possa fare. C’e’ una tendenza generale a snaturalizzare il bambino proponendo modelli alimentari assurdi, polverine magiche e vasetti come fossero pesci tropicali in una boccia di vetro!

    1. Ciao Gabry e grazie della testimonianza. 🙂 Un chiarimento,  sei stata 7 giorni in ospedale?
      Inoltre, ci puoi dure di più su i problemi chi ti hanno afflitta per I due mesi successivi?

      1. Esatto, ma ho partorito in Svizzera e non in Italia.
        Dopo la mastite uno dei seni ha cominciato a fare strani scherzi: il flusso era fortissimo e il bambino continuava a strozzarsi perche’ il latte gli arrivava dritto in gola (ma questo l’ho capito solo dopo). Piangeva disperato e rifiutava di attaccarsi anche giornate intere. Alla fine allattandolo da sdraiata e soprattutto avendo tanta pazienza ha superato il problema. Il flusso non e’ cambiato, lui pero’ e’ cresciuto e si divertiva addirittura:-)

        1. Ti capisco anche noi abbiamo affrontato una situazione simile anche se non è mai facile e immediato capire di cosa si tratta ci è voluto un po ma poi bastano degli accorgimenti è un po di pazienza e c’è la si fa.

  7. il supporto per me è stato fondamentale, mio figlio è nato a termine ma fortemente sottopeso 2100 kg, i primi giorni è stato in sub terapia intensiva quindi solo latte artificiale, è stato merito di mia sorella che ha insistito fortemente affinchè allattassi mio figlio al seno; dopo 6 giorni dalla nascita ho provato e riprovato, mio figlio era piccolo e stanco e non si riusciva ad attaccare, quando sono tornata a casa ho vissuto 24 ore su 24 a seno nudo con mio figlio che si attaccava ogni 15 minuti e che ogni mattina si dimenticava di come si faceva a ciucciare; in tutto questo ho eliminato l’aggiunta che i medici mi avevano detto categoricamente di dare per un peso così esiguo; dopo 10 giorni mio figlio aveva preso 1 kg e dopo 1 mese mio figlio nato al di sotto del 3 percentile rientrava nella media dei bimbi normopeso; ad agosto mio figlio compie 3 anni ed allatto ancora felicemente a richiesta, inutile dire che l’ho autosvezzato e che mangia di tutto; ma ripeto se mia sorella (medico) non mi avesse dato coraggio e non avrebbe insistito mio figlio sarebbe cresciuto con il latte artificiale

  8. L’articolo è molto bello e sono d’accordo sul fatto che allattare al seno sia difficile! Non sono d’accordo però sul fatto che uno dei motivi di fallimento dell’allattamento sia il denaro. Ho avuto un inizio di allattamento difficile: secondo le ostetriche dell’ospedale il latte faceva fatica ad arrivare, la bimba non cresceva e i pediatri mi hanno consigliato la cosiddetta “aggiunta”. Mi hanno addirittura accusata di essere una mamma “snaturata” quando si sono accorti che non gliela davo. Mi sono rivolta a un gruppo di sostegno e ho passato intere giornate con la bimba attaccata al seno. Sono stata accusata di far morire di fame la bimba e tante volte mi sono detta: “Ma perchè non passo all’artificiale?”. L’ho anche comprato (ho poi regalato la confezione mai aperta a un’altra mamma),è costoso, ma non penso che qualcuna possa pensare che il denaro sostituisce l’affetto. So che è dura, che bisogna lottare contro chi ti dice che sarebbe meglio usarlo, ma se si è convinte di volerlo fare ce la facciamo! Con questo non condanno chi non ce la fa, sicuramente non era così motivata o tenace nelle sue idee, ma non siamo tutte uguali!
    Concludo dicendo che sono orgogliosa di quello che ho fatto e che sono felice di allattare al seno!!!!!

    1. A dire il vero non ci avevo mai riflettuto fino a che non ho letto questa lettera, ma effettivamente credo che Isabella abbia toccato un punto importante… Pensa ad esempio ai paesi emergenti, ad esempio l’America latina, ma anche l’Europa qualche decennio fa (per non parlare degli USA) dove il latte artificiale che si COMPRAVA era ritenuto superiore a quello materno e allattare era ritenuto di appannaggio esclusivo delle poveracce che non si potevano permettere il meglio.
      Inoltre, quante volte ci facciamo influenzare dal prezzo e se una cosa costa poco la riteniamo necessariamente scadente mentre una più cara migliore. Se poi una cosa è gratis neanche la prendiamo in considerazione.
      Non dico che lo si faccia apposta, ma da qualche parte nel nostro inconscio c’è qualcosa che ci fa pensare che “comprato è meglio”.

      Quello che manca a mio avviso è qualcuno che riesca a far gestire le aspettative al neo-genitore spiegandogli quali sono i scenari non solo possibili, ma probabili.
      Ad esempio, il neonato piange a tutto spiano? Ma va… Dopo tutto quello è il suo lavoro, no? 😀 Invece si preferisce /comprare/ qualcosa che allievi questo sintomo (di qualcosa che si ritiene non vada).

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