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Abuso

amore bambino
Non voglio inoltrarmi nel tema dei gravi e gravissimi abusi perpetrati in danno dei minori – ossia le violenze fisiche di qualsiasi genere – senza dubbio da ripudiare e condannare; ma semplicemente riportare un elenco di tutti i comportamenti che, quotidianamente, gli adulti tengono verso i bimbi percependoli come atteggiamenti normali o, addirittura, “educativi” e che suscitano in loro opportune, ma inascoltate, proteste.

Oggi darò voce ai piccoli abusati, premettendo che la parola “abuso” deriva da latino “ab uti” (usare male) e nella nostra lingua si adopera in due accezioni:

  1. Fare un uso illegale, improprio o eccessivo di qualcosa;
  2. Approfittare di qualcosa o di qualcuno.

Quando si parla di persone, il termine abuso viene dunque adoperato nel secondo significato.

Stai abusando di me quando:

  • mi fai mangiare senza che io ne abbia desiderio/necessità e mentre piango dici pure “ne vuole di più”;
  • mi riempi di baci senza chiedermi se ne ho voglia o mi costringi a baciarti, arrogandoti, in virtù di parentela, il diritto di essere amato da me: ma te lo meriti?
  • mi limiti nel mio processo fondamentale di sviluppo, impedendomi tutte quelle azioni che TU reputi pericolose e che, quasi sempre, rappresentano un grande progresso per la mia intelligenza tipo: mettere in bocca  gli oggetti quando attraverso la fase orale; stare per terra per percepire lo spazio intorno a me; sporcarmi e pasticciare con il cibo per capirne poi l’utilità; imparare ad alzarmi senza aiuti; camminare senza sostegni; correre liberamente; arrampicarmi ovunque (stammi dietro, se hai paura che cada, non impedirmi di farlo); giocare con l’acqua, la sabbia, la farina e scoprire tutti i materiali di cui è composto questo mondo. Ma dico, che sono esistite a fare personalità quali Montessori, Miller, Winnicott, Bettelheim e il contemporaneo Gonzalez? Nessuno ha scalfito un po’ la tua coscienza? O credi davvero che basti fare un figlio per essere genitori?
  • giochi al posto mio (e qui mi fai un po’ pena, perché penso al bambino limitato che è in te) o fai finta di giocare con me mentre la tua mente è lontana mille miglia;
  • non hai mai tempo per me e dici sempre “ora no”. Ma allora quando?
  • non mi spieghi questo mondo e non rispondi alle mie domande: ma da chi posso sapere e imparare se non da te?
  • mi leghi quando non ce n’è bisogno (perché tu ti leghi solo in macchina?) o, peggio, mi chiudi nella gabbia – box (ma lo fai per me o per te?);
  • mi lasci piangere, ignorando le mie esigenze, perché hai letto in un libro o in internet che così cresco forte;
  • mi ripeti in continuazione “attento, ti fai male; attento cadi”, dandomi del mondo un’immagine distorta, come di un posto irto di pericoli ed assolutamente inadatto ai bambini (oddio, forse per te è davvero così!);
  • mi insulti gratuitamente mentre svolgo il mio mestiere di bimbo e mi appelli in mille modi sapendo che neanche posso risponderti “sei cattivo, cattivello, monello, monellaccio, birbante, peste, brutto, scemo, furbetto, diavoletto”;
  • mi carichi di ansia spacciandola per amore: ma l’ansia è SOLO mancanza di fiducia e instilla insicurezza (forse che l’insicuro sei tu?);
  • giochi con i sensi di colpa, anche stavolta travestendoli di amore (“me ne vado perché tu non mi hai dato un bacio”, “la tv non funziona perché tu l’hai rotta a furia di giocarci”);
  • mi ricopri di bugie (“i biscotti sono finiti”; “se vai lì ti mangia il lupo”; “la gelateria è chiusa”);
  • mi costringi a diventare autonomo in quello che per me è essenziale (il contatto, la vicinanza, l’amore) e mi impedisci di diventarlo in quello per cui sono pronto (mangiare da solo, vestirmi da solo, camminare da solo, correre, saltare, esplorare);
  • mi denudi davanti a mille persone che si sentono autorizzate a inutili commenti sul mio pisellino o la mia patatina (porta rispetto per il mio corpo: è sacro e prezioso!);
  • vai raccontando in giro delle mie evacuazioni senza alcun pudore (ma io mica racconto ai miei amichetti quanta c@cca fai tu o se l’hai fatta fuori dal vasino!);
  • parli di me come un approfittatore, raccontando che ti prendo in giro, che abuso (!) della tua bontà, che ti inganno (oddio … ma se davvero lo faccio … chi mi ha insegnato a farlo?)

Fatti un esame di coscienza: faresti tutte le cose che ho elencato ad un amico? Lo imboccheresti forzatamente solo perché il TUO medico ti ha detto di farlo? Lo sbaciucchieresti sino a ricoprirlo di saliva colante senza neanche avergli chiesto il permesso e mentre protesta vivamente? Lo legheresti? Lo insulteresti mentre sta lavorando ad un progetto importantissimo? Lo denuderesti in pubblico? Lo lasceresti piangere per fortificarlo?

Non ti ho chiesto io di venire al mondo. Mi hai generato tu. Non pensi che sia il caso di portarmi un po’ di rispetto?

Un giorno, se sarò fortunato, scoprirò tutti gli abusi che hai perpetrato su di me. E ti allontanerò, senza possibilità di appello. Se invece il tuo piano inconscio avrà funzionato, il mio essere sarà così debole che non potrò più fare a meno di te e sarò inevitabilmente costretto a starti accanto. Ma non per amore o per libera scelta. Solo perché avrai creato una tale dipendenza mentale, facendomi credere che al di fuori di te TUTTO è pericolo, che la mia inettitudine peserà come un macigno sulla tua coscienza.

.

Chi ne ha voglia, può aggiungere, commentando, ulteriori comportamenti lesivi della dignità della persona dei bambini. Grazie!

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Per gli altri articoli di Giulia Tenuta clicca sui seguenti link:
Colichette e spleen neonatale
Giochi… in scatola
Il lato luminoso dei terrible twos

 

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134 risposte

  1. Mio figlio ci ha chiesto il costume dopo i quattro anni. Mia figlia due anni fa (un mese :-)) andava in spiaggia completamente vestita, l’anno scorso, 14 mesi, complice il campeggio ha fatto due settimane di nudismo, andava in giro solo con la collana, la chiamavamo la regina dei fricchettoni. Quest’anno mi sa che si replica :-), appena arriviamo a casa dal nido si spoglia completamente! Comunque a me dispiace per i piccoli in spiaggia col pannolino E il costume sopra. Mi chiedo quanto respirera’ la loro pelle.

  2. io l’ho riletto e sinceramente a me mi ha fatto anche un pò sorridere….non so perchè ma mi sono immaginata lui che mi diceva queste cose, forse perchè mi ci ritrovo in poco non l’ho trovato esagerato..si ci sta come hanno detto in tante/i che anche i genitroi hanno dirtto ai loro spazi, ma ci sono genitori che hanno sconvolto casa/lavoro etc per accogliere i bambini e va bene così.

  3. Grazie Chiara. Effettivamente l’articolo poteva essere anche compilato in positivo, anzichè in negativo. Ossia elencando il comportamento alternativo a quello che ci viene spontaneo e rappresenta una mancanza di rispetto. Tipo: mi rispetti quando mi dici “ho paura che se vai lì puoi cadere e farti male”, invece di “attento, cadi!”, perchè metti a nudo una tua fragilità, una tua paura e mi dici la verità. Mentre con “attento, cadi, ti fai male” mi inibisci solamente l’azione e carichi me di paure.

    Ma come dicevo sopra è stato un po’ uno sfogo. E mi dispiace se qualcuno ha visto dietro quello che ho scritto un dito puntato verso le mamme. In realtà io credo che le mamme sono proprio gli adulti più rispettosi e sensibili nei confronti dei bimbi, perchè hanno il grande dono dell’empatia. E un bacio di una mamma è sempre ben accetto, almeno da queste parti :).

    Quanto agli “insulti” bonari e scherzosi, io credo che il limite lo avvertiamo nel momento in cui i nostri bimbi ce li rinfacciano senza peli sulla lingua. Io chiamo spesso Mario “birba” e lui mi dice sempre che sono “birbosa” e, naturalmente, questo è un gioco. Ma l’altra volta mi ha detto “sei brutta e cattiva” (ogni tanto qualche parente lo chiama cattivo o brutto :() e devo dire che mi ha dato fastidio. Voleva “ferirmi” un po’ e c’è riuscito. Allora immagino che chi lo ha appellato in questo modo lo ha ferito, visto che ha saputo riproporre l’insulto con cognizione di causa.
    Ecco il “cattivo” mi infastidisce proprio, perchè secondo me nessun bambino fa le cose con cattiveria. Credo sia un sentimento tipico dell’età adulta. Infatti, se glielo dicono davanti a me, io rispondo sempre “cattivo è chi chiama cattivi i bambini”. Si offendono? Pazienza.

    Quanto alla mancanza di rispetto che può avere un bimbo di due anni che risponde ad un adulto (rispondo a Cosmic), sinceramente è un problema che ancora non mi pongo. Il mo bimbo ha un’ottima proprietà di linguaggio per essere così piccolo, ma certo non mi aspetto da lui che dica “scusa ma mi stai mancando di rispetto e preferirei che ti allontanssi”. Ora impara a respingere le “pallonate”, più in là gli spiegherò che deve respingerle verso la porta avversaria mirando correttamente e senza colpire nessuno.

    E quanto al termine abuso che è sembrato, come immaginavo, troppo forte, voglio precisare che sostituirlo con “mancanza di rispetto” sembrava a me troppo blando. La mancanza di rispetto si ha fra due esseri che sono sullo stesso piano: due adulti o due bambini. Quando uno dei due è in posizione debole, per forza di cose, si tratta di abuso. Leggero, ma abuso.
    Se dico una bugia ad un bimbo di due anni (la gelateria è chiusa, ad esempio) sto abusando della sua ingenuità e della immensa fiducia che ha in me. Senza contare che quella fiducia la sto piano piano scalfendo e che ogni bugia detta, mi ritornerà con gli interessi. Sto APPROFITTANDO della mia posizione di forza (dovuta solo all’esperienza).

    Diciamo sempre la verità ai nostri piccoli e così a testa alta potremo un giorno dir loro “io non ti ho mai mentito”. Io già lo faccio con Mario e quando lo dico mi sento così fiera e lui mi guarda con quegli occhioni seri e poi si abbandona sulla mia spalla come se non ci fosse al mondo posto più sicuro… Ma di chi possono fidarsi se non di noi?

  4. Ho anche un secondo commento da aggiungere (anzi due..). La questione del “birbantello, monello, cattivello”.. io le dico che è una “cretinetta” per esempio.. anche stasera, in tono assolutamente scherzoso, perchè mi dava indietro il ripieno delle uova ripiene (mangiandosi solo il bianco..), per poi mangiarsi a cucchiaiate il ripieno avanzato.. dicendo “mmhh”.. tanto per fare un esempio.. mi piacerebbe capire qual’è il limite tra il “tono scherzoso” (che penso io) e l'”abuso” (nel senso dell’articolo).

    Per la nudità, in spiaggia, invece, io non ho nessun problema. Il costume ce l’ha, ma se vuole se lo toglie. Non riesco a vederci nulla di male, anzi siamo noi a ricoprire di significati due triangoli di pelle..

  5. Arrivo solo ora… per me l’articolo è bellissimo, e forte, ma se non fosse forte non scuoterebbe le coscienze di nessuno.. la parola abuso, usata nell’accezione spiegata da Giulia, non mi infastidisce, ma se mai mi fa pensare.. mi fa pensare da ieri, quando l’ho letto, ogni volta che sto per dire o fare qualcosa che rientra in quella lista; ci penso un minuto in più.. non esiste forse una maniera migliore di reagire o rispondere? Probabilmente esiste, ma delle volte è troppo difficile. La cosa in cui casco più spesso io è la piccola bugia, proprio tipo: i gelati a quest’ora non li vendono, il parco giochi è chiuso.. dovrei rendermi conto che tanto le frasi suddette provocano lo stesso effetto (stracciamento delle vesti..) che dire la verità: il gelato a quest’ora non lo mangiamo, ora dobbiamo andare a casa, purtroppo non c’è tempo per il parco giochi.
    Se da ieri, qualche volta, sono una mamma anche solo un pochino migliore, lo devo a questo articolo. Quindi grazie Giulia!!!

  6. Lo usa, ma anche se lo toglie da sola. Io non ho nessun problema, non ho problemi nemmeno con la nudità di un adulto in spiaggia. Ci starei pure io. Siamo noi che definiamo quali triangoli di pelle esposti o coperti rendono dignitosi..

  7. io invece la lascio senza costume. Ci pensavo proprio ieri dopo aver letto il post. Sono d’accordo su tutto del post tranne che su questa cosa, anche perché se potessi, nuda ci andrei anche io.
    Non prendetemi per la fricchettona di turno, quel che penso è che passare del tempo nudi non può che far bene. Fa bene proprio allo sviluppo della personalità, aiuta a percepire i propri confini, a muovere il corpo nello spazio, a sentirsi individui insomma.
    Per non parlare del piacere di sguazzare nell’acqua senza orpelli pesanti…
    E’ troppo lungo argomentare in maniera più strutturata al momento, considerando che scrivo anche dal , ma spero di essere riuscita a spiegarmi almeno un po’

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