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D’istinto

Oggi vi propongo una riflessione non mia, ma di qualcuno che mi sta vicino.

L'”istinto” di cui tanto si parla, lo conoscete? Lo seguite?

Leggete e fatemi sapere cosa ne pensate. La questione è importante.

D'istinto – istintoNe sono convinta: tutti abbiamo bisogno di un deus ex machina per le nostre decisioni, di una voce suprema che ci indirizzi e di regole che avallino le nostre scelte.

In uno dei post di qualche tempo fa c’è stato questo scambio di commenti:

Loredana
Adesso che è passato ci si può ridere su. Con i primi due figli ho fatto i tuoi stessi errori, e ne ho sentite molte meno di stupidaggini, ma non avevo internet. Con l’ultima ho deciso di informarmi bene e ho mandato a …. e lo faccio ancora con tutti quelli che mi offrono consigli stupidi, e se ho dei dubbi vado su internet e me li tolgo da sola. A 11 mesi allatto, faccio autosvezzamento, ecc… tutto da autodidatta e la bimba scoppia di salute.

Andrea
E non è il modo migliore? Dopo tutto cosa c’è da sapere? 😀

Tante volte in questo blog lo abbiamo detto, così come lo sento spesso dire in altri luoghi della rete: segui il tuo istinto! Ricordiamoci che siamo noi i genitori e che tutto quello che c’è da sapere sui bambini ce l’abbiamo in noi stessi! Riappropriamoci della nostra capacità di interpretare i nostri figli!
E abbiamo anche parlato di metodi e di speculazione sui deboli, abbiamo detto “ma a che servono i metodi? A niente; serve ascoltare e rispondere a tono ai nostri figli, nient’altro!
Ecco, di nuovo… segui l’istinto e non ascoltare le voci del coro manzoniano attorno a te che ti distraggono dal tuo “oggetto” (tuo figlio).

Istinto. Ma… dove sta questo istinto? Non so voi, ma io non lo trovo tanto facilmente. Lo devo andare a cercare sotto cumuli di macerie, e non sono neanche tanto sicura di riuscire a trovarlo.

Le macerie sono fatte di cultura, di educazione, di esperienza, di sentito dire, di letture, di sensi di colpa, di paure e di bisogno di un “sì, brava” che venga da fuori.

Con la prima figlia io ho cercato certezze e, pur sapendo razionalmente che certezze non ce ne sono, continuo a cercarle adesso che sono passati 3 anni e mezzo e di bambina ce n’è anche un’altra.
Sì, io cercavo tanto un metodo. Perché io ho BISOGNO della verità, ho BISOGNO di una voce superiore che mi dica cosa è giusto e cosa è sbagliato. Con il tempo questa voce è uscita fuori dalle letture e dal confronto con gli altri, ho scovato un metro di paragone per valutare la giustezza delle mie idee: l’opinione pubblica o il più o meno piccolo gruppo di persone che ho scelto come mio gradito metro di paragone.

Allora, seppure io non abbia bisogno della figura taumaturgica di un medico pediatra che mi dica come deve mangiare e come deve crescere mia figlia, alla fine dei conti di figura ne ho adottata un’altra; è astratta e non tangibile, come astratte e non tangibili sono le sue indicazioni, ma la funzione che svolge è la stessa: mi dà delle regole da seguire, che se non sono 10 g di questo, 2 cucchiai di quello, sempre regole sono.

L’istinto, se un po’ mi è rimasto, ha bisogno di essere avallato, indirizzato, di incanalarsi lungo corridoi le cui pareti sono tappezzate di titoli di libri, articoli scientifici e voci eminenti che ci suggeriscono cosa fare e finiamo paradossalmente per aver bisogno di un libro per dirci di seguire l’istinto e di seguire l’onda. E di un altro libro per dirci che ai nostri figli possiamo dare da mangiare liberamente.

E siamo da capo a dodici…

Nego la figura del medico taumaturgo onnisciente e finisco per adorare chi mi dice che posso fare tutto da me, alla stessa identica maniera di chi ciecamente accetta la ricettina e si sente sollevato perché l’ha detto il dottore.

L’istinto, in quanto esseri umani, viene modificato dai condizionamenti ambientali e dell’educazione né più né meno di quanto accade per tutti gli altri aspetti della vita. Siamo esseri sociali e l’idea di un istinto nudo e crudo è semplicemente impensabile.

Quindi forse non ci dovremmo stupire più se le madri cercano lo schemino di svezzamento o, determinate, affermano “seguo il consiglio del mio pediatra, di lui mi fido ciecamente”, perché lo facciamo tutte, che si sia seguaci della Bortolotti o sacerdotesse della Hogg.

Parliamo tanto di istinto e spontaneità, ma non lascia un po’ il tempo che trova visto che a conti fatti abbiamo tutti bisogno di un capobranco da seguire?

Non ci staremo mica prendendo in giro credendo davvero che è l’istinto a cui ci stiamo affidando?

Ditemi un po’ che ne pensate.

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63 risposte

  1. Guarda, quando la vedo mangiare di gusto e ridere come una pazza come ha fatto stasera tutti i dubbi vanno via 🙂

  2. Guarda, quando la vedo mangiare di gusto e ridere come una pazza come ha fatto stasera tutti i dubbi vanno via 🙂

  3. Indubbiamente il bagaglio culturale di una persona aiuta…ma non è sufficiente…ne ho l’esempio in casa…mia mamma ha cresciuto me e mio fratello facendo praticamente autosvezzamento (pur iniziando da pappette, mio fratello è più giovane di me di 7 anni e non ricordo di averlo mai visto mangiare prima di noi, se non perché particolarmente affamato! e noi magari no!) perché ha saputo cogliere i nostri segnali (mi dice sempre di aver avuto anche un buon pediatra “vecchio stampo”) e io ho svezzato Emma nello stesso modo (a tavola tutti insieme, mani nel piatto, se non mangia vuol dire che è a posto così, latte…)…eppure mia mamma ha fatto la 3 media! A casa di mio marito l’opposto…svezzamento tradizionale pappette fino a due anni, rincorrere mia cognata per tutta la casa, farla mangiare sotto il tavolo perché solo lì mangiava, oppure metterle nel piatto due etti di pasta così ne mangiava 50 (si perché lei mangiava solo 1/4 del piatto!), oppure preparare 5 tipi diversi di carne perché un boccone di uno, dell’altro mangiava una quantità sufficiente! (Tutte cose raccontate!!!per fortuna non viste) e difatti mia cognata è schizzinosa di uno scherzo…mia suocera è medico!!!
    Penso che alla base di tutto ci sia la curiosità (che nei bambini è grandissima), la volontà di mettersi in discussione, la volontà di confrontarsi…tutto questo alimenta il nostro istinto… Ameno io la vedo così…

  4. come ti capisco… anche io ho continuo bisogno di rassicurazioni per fare ciò che mi dice il cuore.. e finchè va tutto bene è ok ma appena c’è un accenno di “qualcosa forse non va” mi crolla tutto addosso e penso: oddio forse ho fatto una cavolata… forse era meglio il passeggino gli omo lo svezzamento programmato e le vitamine ecc ecc.. sinceramente non so se sto facendo bene.. seguo certi gruppi per sentirmi confortata (anche perchè conosco solo persone virtuali che fanno scelte simili alle mie). in questo momento però ho deciso che il mio guru sono i miei stessi figli e che sono loro che hanno l’istinto e mi fanno capire cosa fare

    1. @Giulia Tenuta Devo essere sincera: quando sento dichiarare “ho seguito esclusivamente il mio istinto” io ci credo poco. Al di la’ di te nella fattispecie, Giulia, in linea generale io tengo a non crederci davvero. Siamo tutti in qualche modo un po’ condizionati, che ci si renda conto o no. Magari agiamo per opposizione a un comportamento che abbiamo visto applicare e non ci e’ piaciuto e poi lo rimodelliamo a nostro modo, ma dubito che questo significhi davvero agire puramente d’istinto. Dove sbaglio?

      1. @Gloria_ c’è chi non crede nell’amore, non mi stupisce che esista chi non crede nell’istinto . Io lo sento. Che altro dire…. Non credo di averne mai dubitato. Ovviamente tu puoi chiamarlo come vuoi 😉

        1.  @Giulia Tenuta  @Gloria_  Forse la parola “istinto” è fuorviante, perché ha una connotazione animale/predeterminata che male si confà all’uomo, perché l’uomo è molto più complesso nelle sue determinazioni.
          Forse si potrebbe dire “ho seguito il mio sentire”, che sintetizza bene quello che possono essere le proprie intime convinzioni e percezioni, sia razionali che irrazionali

        2. @alexaleaia @Gloria_ come ogni parola, ad analizzarla troppo la si svuota di significato. In ogni caso a me piace molto la mia parte animale. E sinceramente mi intristisce vedere tante mamme dubitare delle loro innatcapacità.

        3. @alexaleaia @Gloria_ come ogni parola, ad analizzarla troppo se ne svuota il significato. La nostra parte animale è così bella, perchè negarla?

        4. @Giulia Tenuta Non discuto che ci sia una parte animale, ma credo che non sia mai SOLO animale, perche’ siamo umani, siamo essere di una complessita’ diversa, e ogni istinto filtra attraverso la ragione, l’esperienza e l’educazione. E’ bellissimo venire a contatto con la parte piu’ “selvaggia” (tanto per non usare sempre lo stesso termine, anche se non e’ la parola piu’ adatta) di se’, ma credo che sia un’illusione pensare che non sia contaminata.

        5.  @Giulia Tenuta  @alexaleaia  @Gloria_ Non ne dubito neanche un secondo, né la nego, lungi da me! C’è, è bella, è forte, ma non c’è solo lei, né deve per forza avere “ragione” contro la parte razionale o emozionale o culturale di me (o vice versa). Ciascuna dice la sua (tanto per cambiare), e poi si trova una via equilibrata. In alcune cose, domina, in altre meno, è ovvio che con un neonato piccolissimo ci si comporta in maniera molto più animale che con un bambino che parla, che si relaziona in maniera sempre più “costruita” al mondo. Ma tutto in armonia.
          Quel che conta è che nella relazione con la mia Cucciola, ci sono io, e davvero io, con tutta me stessa, e lei, davvero lei, con tutto quello che è.

        6. @Gloria_ ma infatti è istinto umano, mica di pterodattilo! E in quanto umani siamo come dico tu complessi. Del resto la parola istinto l’abbiamo inventata noi… evidentemente avevamo bisogno di dare un nome a qualcosa che, comunque la si interpreti, esiste.
          Io non dubito del mio istinto. Ma questo non vuol dire che non creda alla mia ” cultura”. Al limite non credo agli altri…il che è sicuramente un problema. Ma sopravvivo lo stesso 🙂

        7. @Giulia Tenuta  @Gloria_ Mio è l’assioma: fai da te, fai per tre.
          Gli altri saranno anche molto ben intenzionati, ti potranno anche dare informazioni utili o idee intelligenti, potranno attirare la tua attenzione su qualcosa a cui non hai pensato, ma di te, della tua situazione, del tuo bambino ecc. ne sanno sempre comunque e per forza meno di te.

        8. @alexaleaia , no, questo è un argomento che non tiene…
          allora la madre che dà il latte vaccino al figlio di 6 mesi (se non prima) perché lo ritiene più giusto o che comincia lo svezzamento a 3 mesi perché lei conosce il suo bambino, ecc. ecc. non andrebbero criticate, e invece lo facciamo.
          Dov’è la linea di demarcazione tra informazione e ingerenza? La storia che “ogni madre fa il meglio per suo figlio” è una specie di jolly che viene usato quando si sono esauriti altri argomento e che da carta bianca per qualunque comportamento (sempre fatto a fin di bene e con la migliore delle intenzioni, per carità).

        9. @andrea_ A priori, se una mamma viene a chattare su questo sito, è perché ha dei dubbi circa lo svezzamento tradizionale, o in generale su quello che sta facendo, o perché è frastornata da suoni di campane diverse che magari non la convincono, e ha riconosciuto nel tuo blog qualcosa di affine al suo “istinto”. Perciò chiede imput di terzi, ovvero richiede precisamente la tua ingerenza. Se DOPO aver ricevuto le tue informazioni, i tuoi consigli, le tue critiche (che è il tuo sacrosanto diritto esprimere), continua a pensare che il latte vaccino vada bene, o che il suo bambino di 3 mesi è davvero interessato ad assaggiare la mela grattuggiata o il purè di carota (cosa del tutto plausibile, ho letto racconti eloquenti a riguardo), alla fine, ne tu, né il pediatra, né la suocera, potete decidere per lei.

        10. @alexaleaia Certo no che non posso decidere per lei, ciò non toglie che, se ad esempio insiste a voler dare il latte vaccino, sbaglia. Quante volte ho letto su altri forum di madri che continuavano a dire che il LV era l’unico che i loro figli bevevano, che gli piace, ecc. ecc., però sbagliano… Se è l’istinto che le guida, l’istinto chiaramente sbaglia
          Ora, il punto che sto cercando di chiarire nella mia mente, come dicevo prima, è che differenza c’è tra me che dico a una madre che (a titolo di esempio) il LV non va dato prima di une certa età e Tracy Hogg che dice che devi fare questo e quello; entrambi diciamo che deve andare contro il proprio istinto.

        11. @andrea_ Molto semplice: applichi il principio sovrano di MANZITUDINE. Le dici che SECONDO TE, secondo le informazioni che hai, sbaglia, che a tua conocenza il LV non va dato prima di una certa età. Magari sbagli tu. Ma ne sei convinto, hai studiato, ti sei informato, e ti sei convinto, ritenendo ovviamente giusto comunicarlo a chi fosse interessato. 
          Mica sei un ayatollah e stai lanciando fatwa contro il latte di mucca.
          E se al bimbo piace il latte di mucca, e non gli fa venire mal di pancia o la pelle rossa e gonfia con puntini bianchi al solo contatto, come alla mia Cucciola, è cibo come un altro, se non lo ammazza lo rende più forte. A me non piace particolarmente il latte di mucca, ma rispetto al latte di riso/avena/miglio/mais/orzo che beve la suddetta Cucciola, è un nettare divino. per non parlare del latte di soia, che a mio personalissimo gusto è imbevibile. 
          Quanto alla Hogg, è una delle tante che vende la sua fama di sapersi destreggiare con i piccolissimi, con il modesto merito, almeno, di proprorre ai genitori impanicati che son sanno dove andare a parare e hanno bisogno di una struttura mentale per poter gestire la situazione un metodo abbastanza schematico e non totalmente idiota, visto che suggerisce come prima e fondamentale base quella di osservare ed ascoltare il bimbo e di adeguarsi ai suoi ritmi. Risponde ad una richiesta specifica. Se uno ha bisogno di metodo, e tu gli dici “non ci deve essere metodo, fregatene e segui l’istinto”, non è che lo aiuti molto. Se gli dici, “organizzati così, ma su queste righe di massima vedi di ascoltare e osservare e rispondere al tuo bimbo”, lasci ampio margine – anzi, lo crei – per sviluppare l’istinto. 
          Poi, è sempre lo stesso discorso: se il metodo ti “parla”, lo adotterai in tutto o in parte, secondo la tua indole e la tua impostazione mentale, credo ne abbiamo avuto illustrazione nel forum: una ne prende spunto per darsi un minimo di respiro, l’altra prepara tabelle al microsecondo che segue pedissequamente. Ma non è perché Tracy le ha detto “fai così”, è perché è così di carattere, e si è trovata con l’idea che le calzava.
          Se invece un libro, per quanto scritto da un’autorità in materia, non ti convince, guarda quanto velocemente trovi il criterio per escluderlo e te lo dimentichi!

  5. Ahaha io ho il problema opposto! Mi fido troppo del mio istinto (e di mio figlio) e troppo poco degli altri …. ed ho mietuto anche qualche vittima. Pazienza.

  6. Oggi proprio su un altro forum ne ho dette di tutti i colori a una madre che insisteva affinché la figlia mangiasse altrimenti (dice lei) sarebbe scomparsa nel nulla (la figlia:) ) e avrebbe reso la loro vita un inferno (non sto a raccontare tutta la storia, tanto non è particolarmente rilevante) .
    La domanda che nasce spontanea, dopo aver letto questo post, è: la madre in questione sta seguendo il proprio istinto o paure (le sue) e pregiudizi (altrui)?
    Chiaramente la mia risposta (l’unica che mi sento in coscienza di dare) è che deve lasciar perdere la figlia che tanto di fame non muore, ma allora io cosa sto facendo? Sto davvero cercando di far prendere coscienza a questa madre o semplicemente voglio che faccia quello che IO ritengo giusto? Dopo tutto anche lei sta facendo quello che LEI ritiene giusto. Ma allora come faccio a giustificare che il MIO giusto è migliore del SUO? A me sembra lapalissiano, ma sicuramente anche a lei sembrerà ovvio che è lei ad aver ragione.
    Qual è l’istinto “più giusto”? Che differenza c’è tra quello che dico io e quello che dice, che so, Tata Lucia o Tracy Hogg? (chiaramente parlo da un punto di vista formale, non di contenuti).
    Come si fa a far davvero empowerment? E come si garantisce che facciamo “prendere coscienza” a chi ci sta vicino? In fondo qualcuno ci potrebbe dire che, come SOS Tata e Tracy Hogg, stiamo tutti scrivendo un manuale d’istruzioni (che alla fin fine è quello che la gente vuole…), che noi sosteniamo di aver ragione e diciamo che gli altri hanno torto, e che se qualcuno non si conforma… “poi non si venga a lamentare con noi dato che glielo avevamo detto”.
    Insomma, mi sembra che sì, l’empowerment va bene, purché alla fine fai come dico io 🙂

    1.  @andrea_ Uh là là, profonde questioni di coscienza …
      Per prima cosa, si dovrebbe dare sempre e comunque dare per scontato che, se esprimi la tua opinione su qualcosa, se comunichi delle tue idee e riflessioni, NON stai dando direttive o ordini, ma solo dicendo la tua in un dialogo nel quale ciascuno è libero di prendere spunto o no, di dire la sua, una dialettica in cui ognuno arricchisce l’altro.
      Mi sa che siamo talmente abituati a ricevere ordini e giudizi, a CERCARE qualcuno che ci dia ordini, liste, direttive, istruzioni, voti,  che non ci viene neanche più in mente di pensare in termini dialettici. Niente da fare, vogliamo sempre aiuto e idee premasticate granulari solidificate solubili ricompattabili pronte all’uso.
      Sai, avrai sicuramente notato nel tempo che sono profondamente cattolica, e uno degli insegnamenti che mi è rimasto più impresso è il seguente: Dio odia chi usa il Suo insegnamento per sminuire gli altri e farsi decretare Giusto. Si chiama bigottismo e non solo non ha nulla a che vedere con la fede, ma è pure peccato mortale. Come peccato è tutto quello che è mancanza di amore, per se stesso e per gli altri. Avere ragione non rientra nelle esigenze della persona buona, quel che conta è essere sincero, in buona fede, e dare spazio agli altri per quello che sono.
      Allora, se vale per il Dogma e il Divino, a fortiori vale per qualsiasi idea umana, per buona che sia.
      Ciò non toglie, ovviamente, che se qualcuno ha paura, puoi dire tutto quello che hai nel cuore e nella mente per rassicurarlo, che se qualcuno secondo te sta facendo del male, glielo devi dire, con il tuo cuore, la tua mente, la tua esperienza, le cose in cui credi. Se provi indignazione per una cosa che reputi ingiusta, lo esprimi. Ma sei sempre tu, sei sempre un essere umano, non è necessario che ti poni come Maestro dall’alto del pulpito che impartisce lezioni e sanzioni.
      Per me, tutti questi libri sono solo ragionamenti e proposte. Punto. Servono ad attirare l’attenzione sui propri modi di fare e di pensare, dando la possibilità di ipotizzare alternative, e ogni informazione o ragionamento in più permette di formare il proprio punto di vista.
       

  7. Bell’articolo anche se non mi piace pensare di avere “seguaci”:  mi “accontento” di dare spunti di riflessione diversi dalla ns cultura del distacco…
    Per quanto riguarda l’istinto io credo che nella nostra società non ci sia sufficiente spazio per l’ascolto di sè, per dare valore alle relazioni, per entrare in una dimensione che valorizzi ciò che ci viene da dentro rispetto a ciò che sembra doveroso assumere da fuori. Per me se ne esce soltanto cominciando a ragionare con la propria testa e nel caso si diventi genitori questo è talmente controcorrente che ci vuole un gran coraggio e un bel bagaglio personale di consapevolezza e capacità di introspezione, oltre a un buon dialogo di coppia!  … non è roba da poco
     

      1. @alessandra,  il problema è che tutto è molto soggettivo. Dici: “se ne esce soltanto cominciando a ragionare con la propria testa”, ma solo se la testa di chi ragiona e la tua sono in sintonia, se non mi dici che non vale più. (e questo vale per tutti, noi compresi).
         

        1.  @andrea_ Ma DEVE essere tutto soggettivo. La relazione con un essere umano E’ soggettiva. Da non confondere con “egocentrica”. E’ soggettivo l’ascolto, è soggettiva la risposta, è soggetto (e non oggetto) il bambino. Essere genitori NON E’ un mestiere, non è una scienza, è una relazione personale. mangiare è soggettivo, ho fame/non ho fame, il mio corpo ha bisogno di questo, è profondamente soggettivo, anche se abbiamo un “catalogo” di risposte culturali e scientifiche, alla fine, quel che prevale è l’attenzione a sé, e al bambino che ancora non è in grado di ottenere o fare per sé. Ragioniamo naturalmente mettendoci in relazione con il mondo e con gli altri, ma dobbiamo davero farlo con la nostra testa, e con empatia per la testa e il cuore del bambino.
          La testa che ragiona è la tua, è quella dell’altro genitore, e gli altri sono sempre e comunque in secondo piano. perché il bimbo, siete voi che lo conoscete e l’amate.

        2.  @alexaleaia Sono d’accordo, ma allora che bisogno c’è di un libro come quello della Bortolotti (presa SOLO come esempio solo perché stiamo rispondendo al suo intervento).

        3.  @andrea_ beh,  “e se poi prende il vizio”,  che ho letto con somma goduria, non dice mai”fate così”. Da solo una grande quantità di informazioni sulla fisiologia e la psicologia dei bambini contestando alcune idee preconcette, e esprime dei sentimenti, dei pensieri propri, con cui si può essere d’accordo o meno. Sempre utile. ma sopratutto, invita a prendere le proprie iniziative e ad agire secondo la propria testa e i propri sentimenti, dando ascolto al bambino.
          Come i libri di Bettleheim, come alcuni dei libri di Jesper Juul. I libri sono utili perché si da per scontato che vanno letti con spirito critico per nutrire una riflessione, non come manuali d’istruzioni. Più libri leggi, più informazioni e riflessioni puoi mettere a confronto, e più ti tocca pensare con la tua testa, però con le dovute risorse per farlo.

        4.  @alexaleaia Sì, ma lo stesso posso dire per il libro della Hogg (per esempio), o quello di Piermarini (per esempio) o cento altri.
          In “E se poi prende il vizio” Alessandra in sostanza sembra dire “fate come vi pare… purché sia come dico io” 🙂

        5.  @andrea_ Dici? a me non è sembrato. Credo di aver letto al meno un centinaio di volte qualcosa del tipo “non dico assolutamente che dovete fare come dico io, ma cercate di fare quello che sentite veramente giusto, e non quello che vi dicono”. La Hogg dice molto di più “fate esattamente così”, ma è tipicamente anglosassone.
          E’ normale che centinaia di libri dicano “ascolta e fai tu”, perchè è la cosa più sensata.

        6.  @alexaleaia Vero, verissimo, ma è altrettanto vero che l’alternativa non viene neanche presa in considerazione. Il libro non mi offre un’alternativa, ma mi dice che il modo comune/corrente di fare le cose è fondamentalmente errato. Per questo dico che, sì, nel libro leggo “fai come vuoi”, ma poi tra le righe leggo anche “purché sia come dico io. il libro della Hogg l’ho letto qualche anno fa, ma l’impressione che mi fece era più o meno simile (nel senso del “fai come vuoi, purché sia come dico io”)
          Non entro nel merito se questo libro (come cento altri sullo stesso argomento) dica cose giuste o meno, ma invece mi chiedo quando noi cessiamo di essere “istruttivi” diventando “prescrittivi”.
          Per esempio, in questo post
          http://www.autosvezzamento.it/perche-non-sopporto-le-varie-tate-prometti-miracoli/
          si informa o si prescrive? Come è stato fatto notare nei commenti è difficile da stabilire.
          Fai riferimento anche all’intervento che ho scritto in cima (per ora) alla lista dei commenti. Nel mio caso che cosa ho fatto: ho aiutato o dato ordini? Il confine tra le due cose mi sembra molto labile…

  8. be’, in fin dei conti secondo me la figura taumaturgica serve. il pericolo e’ solo di affidarsi a quella sbagliata. perche’ e’ vero il concetto di seguire l’istinto, ma l’istinto e’ diverso a seconda di dove si nasce, di cosa abbiamo visto e sentito fare, di come ci hanno cresciuto ed educato..
    con le prime iniziali difficolta’ di allattamento, il mio istinto ad esempio mi avrebbe detto di dare LA… e daltronde ci son cresciuta io, mio fratello e molti di mia conoscenza. e intorno a me ho visto piu’ biberon che tette… 😉
     
    tempo fa lessi di uno studio che dimostrava che giovani mamme scimpanze’ si mostravano disorientate nell’accurdire il proprio cucciolo se non erano mai state a contatto con altre mamme scimpanze’ piu’ anziane, da cui evidentemente avrebbero dovuto “imparare” come si fa la mamma.

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