COS'È L'AUTOSVEZZAMENTO E PERCHÉ È DAVVERO PER TUTTI.
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autosvezzamento per tutti


Bibliografia essenziale
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AUTOSVEZZAMENTO

Per quanto possa oggi sembrare strano, i bambini sono in grado di svezzarsi da soli e, possiamo azzardare, lo sono sempre stati. Inoltre la convinzione che l’integrazione della dieta esclusivamente a base di latte con altri alimenti debba essere decisa da esperti e non dalla mamma è, in effetti, relativamente recente. Risale più o meno agli anni sessanta quando, senza nessuna vera prova o indizio di colpevolezza, il latte materno fu condannato dai pediatri ad essere sospeso a due-tre mesi di vita, con la calunnia di non essere più in grado, a quella età, di garantire da solo una crescita adeguata. La storia, quella scientifica intendiamo, ha poi fatto giustizia, dimostrando non solo l’inutilità ma anche la pericolosità, per un organismo ancora immaturo, della somministrazione di alimenti così diversi dall’unico ideale, e cioè il latte materno e, in sua assenza il “latte” artificiale formulato a somiglianza del latte umano. Le più importanti organizzazioni mondiali che tutelano la nostra salute, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Fondo per l’Infanzia dell’ONU (UNICEF), considerano il latte umano l’alimento ideale per i bambini fino a sei mesi di vita senza alcuna integrazione. Solo dopo i sei mesi è saggio iniziare, in tutta sicurezza, una diversificazione della alimentazione dei bambini in quanto, solo dopo quell’età, il loro apparato digestivo matura pressoché completamente e anche perché un certo numero di essi, se continuasse ad assumere solo latte materno, potrebbe manifestare successivamente una carenza di qualche sostanza nutritiva, più comunemente il ferro.
Questo ritorno dello svezzamento ad una età più matura ci ha permesso però di riscoprire nei bambini ancora allattati, in prossimità dei sei mesi di vita, tutta una serie di comportamenti in precedenza del tutto male interpretati. Ci riferiamo a quella eccitazione che i bambini mostrano di solito quando si trovano ad assistere al pasto dei genitori, sgranando gli occhi, allungando le mani e, potendolo fare, arraffando il cibo e portandoselo alla bocca, e di solito mostrando di volerci riprovare quale che sia il sapore gustato. In passato si diceva che i bambini preferivano, ovviamente, i cibi saporiti dei genitori alle loro scialbe pappette, iniziate già da parecchio tempo. Ma in un bambino per cui mangiare vuol dire solo succhiare e senza esperienza di altri cibi una simile spiegazione non regge. E se invece lo facesse semplicemente perché, come avviene per tutto il periodo del suo sviluppo, l’istinto di conservazione gli suggerisce continuamente di imitare i suoi genitori qualunque cosa facciano e, solo dopo aver assaggiato quello che ha portato alla bocca, comprendesse che si tratta di qualcosa assimilabile a cibo? D’altra parte sappiamo il feto, bevendo per mesi il liquido amniotico, fa esperienza di tutti i sapori e odori del cibo assunto dalla mamma, e lo stesso avviene con il latte materno. E gli scienziati ormai danno per certo che, se sono stati presenti nella dieta materna, i lattanti sono in grado di riconoscere questi sapori sia nel latte che nelle pappe. Per di più si è visto che proprio intorno ai sei mesi di vita i bambini, pur ancora senza denti, cominciano e rapidamente imparano a muovere lingua, mandibola e guance come per masticare e deglutire cibi solidi, minimizzando il rischio di soffocamento. Verrebbe da dire: ”Sembra quasi come se ci facesse capire di volere alimenti diversi dal latte proprio quando comincia ad averne bisogno e si sente pronto a farlo con successo e senza rischi”. Proprio questa è, in base a quanto la ricerca scientifica ci ha dimostrato, la nostra convinzione.
Quello che prima si faceva solo per esperienza e tradizione, ora possiamo farlo con la sicurezza che ci deriva dalle nostre conoscenze. Assunti i sei mesi di vita, giorno più giorno meno, come limite minimo, quando il bambino comincerà a mandare i suoi segnali di interesse per ciò che state mangiando, perché solo quello vuole, non dovrete far altro che accontentarlo. Potete farlo in occasione di qualsiasi pasto. Dando per scontato che la vostra dieta sia corretta sotto tutti i punti di vista (e se non lo è, sarà l’unica cosa che dovrete farvi insegnare dal vostro pediatra), dovrete tener conto soltanto del fatto che il vostro bambino non ha i denti, e frantumare perciò i bocconi, così come dovremmo far noi adulti masticando. Basteranno pezzettini per la pasta e il pane, una triturazione più fine per la carne (va bene anche un piccolo tritatutto) e ancora di più per verdure e frutta, data la loro indigeribilità per i non erbivori, come noi siamo. Un cibo che non fa male a voi, non farà male neanche a lui. Gli alimenti cosiddetti “speciali per bambini” sono fatti con le stesse materie prime dei vostri, solo preparati dall’industria. Ricordate sempre che furono inventati per svezzare i lattanti immaturi di due-tre mesi; il vostro vecchione di sei-sette mesi non ne ha più bisogno. Spizzicando ai vostri pasti il suo appetito per il latte diminuirà proporzionalmente. Ogni giorno il numero degli assaggi aumenterà, tanto da trasformarsi in vero pasto, con il mirabile risultato che un bel giorno scoprirete che il vostro bambino mangia normalmente con voi, ai vostri orari, i vostri stessi piatti, sempre con appetito (il suo) e senza lasciare nulla perché è lui che chiede e voi che concedete, e non il contrario.
Imparate a mangiar bene, fidatevi di lui e vivrete felici.


Lucio Piermarini


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