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Mamma che denti! La salute in bocca

Mamma che denti! La salute in bocca – denti

Oggi diamo la parola a Guido Benedetti, dentista e autore del libro “Mamma che denti! Guida pratica alla salute dei denti del tuo bambino”, un libro piccolo che parla di un grande argomento e lo fa in maniera semplice, piacevole e diretta. Guido va dritto al punto raccontando alle mamme, ai papà, ai nonni e a chiunque sia in prima linea nella cura e nell’educazione dei bambini, come salvaguardare la salute dei loro denti. Un concentrato di consigli e informazioni utili.

Ci è sembrato doveroso parlare di denti in un sito che si occupa dell’alimentazione dei nostri figli, così abbiamo intervistato Guido, che in questa lunga chiacchierata ci ha raccontato un sacco di cose davvero illuminanti.
Godetevi questa chicca.


AS.it: Ciao Guido, grazie di esserti prestato a fare quattro chiacchiere con noi. Ho letto con interesse nel tuo libro che mangiare cibi molli non fa bene ai denti, quelli duri invece sono un toccasana: questo mi fa credere che l’alimentazione complementare a richiesta – che non prevede pappe, omogeneizzati ecc., e di conseguenza esclude anche la possibilità che se ne faccia abuso – ha il pregio di far bene anche ai denti. Tu che ne dici?

GB: Ciao Gloria. Grazie a tutti voi di Autosvezzamento.it per questa chiacchierata. Venendo alla tua domanda, direi proprio che la risposta è sì. Premesso che vorrei approfondire le mie conoscenze sull’alimentazione complementare per la quale rimando a esperti sicuramente più titolati di me, ciò che posso dirti sui denti dei nostri bambini è molto semplice. Siamo fatti per masticare, di tutto, continuamente. In natura, i “cuccioli” della specie umana (pensiamo ai nostri antenati nella preistoria) sono predisposti per masticare cose che nemmeno immaginiamo, sicuramente cibi crudi, radici, tuberi, semi, e i nostri denti (anche quelli da latte) possono davvero fare tutto questo. Ora, è chiaro che siamo tutti felici di non dover più vivere in un ambiente tanto ostile e primitivo da esser costretti a mangiare tutto ciò che troviamo per sopravvivere, ma non dobbiamo dimenticarci come siamo fatti. Oggigiorno, la nostra alimentazione, soprattutto quella dei più piccoli, è estremamente raffinata, sofisticata e, ahimè, molle. Non penso soltanto alle fasi immediatamente successive all’allattamento (in cui può essere anche comprensibile – io sono stato tirato su a farinate), ma soprattutto a quella dei bambini dai due anni in su. Spesso pensiamo che i cibi troppo “duri” siano poco adatti per loro ma questo non è vero. Ti svelo un grande verità: i denti, quando tutto funziona per il meglio, si devono consumare. Oggi, ci piace avere denti ben acuminati e taglienti ma questo non è sinonimo di “denti sani”. Pensiamo ai “denti storti”: spesso crescono “storti” perché in realtà sono poco utilizzati, poco allenati a masticare (così come le ossa che li sostengono) e perché non si consumano. Per questo masticare cibi diciamo impegnativi, duri, stimolanti (anche per quanto riguarda la salivazione) aiuta i denti nel loro sviluppo naturale che vuole che si consumino, magari non tanto come nella preistoria, ma abbastanza da crescere più dritti e sani. Inoltre, abituare i bambini, prima possibile, a masticare è anche fondamentale per fargli acquisire il modo corretto di deglutire (il modo cioè di inghiottire dell’adulto e che utilizziamo per tutta la vita). La deglutizione tipica del lattante viene abbandonata con la fine dello svezzamento e, fin da quando compaiono i primi dentini, masticare e deglutire propriamente sono due funzioni che devono cominciare a strutturarsi.

Nota per i vostri lettori: se un bambino di quattro o cinque anni comincia ad avere i denti da latte consumati e radi, un po’ distanziati gli uni dagli altri, vuol dire che va tutto bene. Le ossa (stimolate anche da una corretta alimentazione) stanno crescendo per fare spazio ai nuovi denti che verranno e che saranno più grandi!

In linea generale, meglio un pezzo di schiacciata o due fette di pane con qualcosa dentro, che una merendina confezionata – e non solo per la salute dei denti!

AS.it: La questione integratori di fluoro sembra sempre dividere un po’ ed è stata molto dibattuta anche nel nostro forum. Tu nel libro consigli di chiedere il parere del proprio dentista, che dovrebbe conoscere la situazione locale indirizzando di conseguenza. Ma per chi si continua a porre il dubbio, se si dovesse scegliere tra assumere una quantità di fluoro un po’ superiore al necessario o assumerne troppo poco, qual è il male minore?

GB: In medicina vale il concetto per cui tutto ciò che non è necessario è in realtà dannoso. Il fluoro è un elemento naturale presente nel nostro mondo, nell’acqua del mare e dei fiumi, nelle rocce, in molti alimenti che mangiamo, come il pesce, e che beviamo, come il tè. Il fluoro (nella forma di fluoruri) è anche un farmaco, riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come uno di quelli essenziali: perché? Perché il fluoro aiuta a prevenire le carie dei denti, con tutti i fastidi, dolori, complicazioni (fisiche e psicologiche) che comportano: se abbiamo male ai denti (e le carie fanno molto male) dormiamo, studiamo e lavoriamo meno, oltre a dover, spesso e purtroppo, spendere di tasca nostra per risolvere il problema (e non dovrebbe essere così, visto che la salute è un diritto).

Il fluoro previene le carie e ormai abbiamo le migliori e più sofisticate evidenze su questo. Ma ti faccio questo esempio: se una persona è anemica siamo tutti d’accordo nel somministrargli un po’ di ferro perché il suo sangue possa funzionare al meglio, giusto? Ok, ma non gliene diamo un mezzo kilo alla volta. E per il fluoro è lo stesso: nelle quantità e nei modi necessari ci porta un beneficio, altrimenti no.

Come spiego nel libro Mamma che denti! il fluoro possiamo assumerlo per bocca (e già naturalmente lo facciamo con la nostra alimentazione) e in questo modo finisce in tutto il corpo e aiuta i nostri denti a crescere più forti quando si stanno formando. Se già ne viene assunto a sufficienza con l’acqua che un bambino beve, non c’è bisogno di assumerne di più, è logico. Per questo bisogna sempre partire dalle concentrazioni di fluoro che ci sono nelle acque che beviamo e i pediatri dovrebbero aver accesso ai dati relativi per consigliare opportunamente i genitori su questo argomento (ovviamente per chi beve l’acqua del rubinetto – quelle in bottiglia non sempre ne hanno a sufficienza).

Ma non è tutto qui. Il fluoro, se invece di essere ingerito, lo mettiamo direttamente a contatto con i denti ha il potere di rinforzare e nel caso riparare il dente che inizia a corrodersi (la carie è appunto un processo che porta prima a corrodere e poi a scavare un buco nel dente). E il modo migliore per fare questo è l’uso del dentifricio con la giusta quantità di fluoro (a partire dai 3 anni e con concentrazioni crescenti per età). Il modo è semplice: poco dentifricio (una quantità pari alle dimensioni di una lenticchia), spazzolare i denti 2 volte al giorno e sputare (senza sciacquarsi a fondo) dopo aver fatto. Diciamo di sputare semplicemente perché così un po’ del fluoro del dentifricio resta nella bocca e può continuare a riparare i denti e a rinforzarli.

Detto questo, non dobbiamo commettere l’errore di affidarci esclusivamente ai farmaci per la nostra salute e questo vale anche per il fluoro. La nostra salute dipende da chi siamo, da che cosa facciamo (e da che cosa abbiamo la possibilità di fare): per la salute dei denti è imprescindibile avere un’alimentazione quanto più varia, sana e poco frequente tra un pasto e l’altro (pochi cibi elaborati – le merendine per esempio -, pochi succhi di frutta e bibite gassate – che sono molto zuccherati – e magari prediligere l’acqua per dissetarci, soprattutto da piccoli). In questo modo, con l’aiuto del fluoro nel dentifricio, possiamo metterci a riparo da molte carie. Ricorda che è stato il fluoro nei dentifrici, assieme al miglioramento delle condizioni socio-economiche, a dimezzare le carie dei bambini nel mondo occidentale negli ultimi decenni.

Nota: come si fa con i bambini che mangiano il dentifricio? Scegliamone uno senza sapore, mettiamone una “lenticchia” sullo spazzolino dei nostri bambini (dobbiamo supervisionarli almeno fino ai sei anni) e laviamoci i denti assieme a loro. E’ chiaro che se non ci vedono dar loro il buon esempio, difficilmente potranno prendere questa abitudine.

AS.it: Come mai questo libro? Hai intravisto una lacuna e l’hai voluta colmare, hai avuto una forte ispirazione e l’hai voluta seguire… Cosa c’è dietro “Mamma che denti!”?

GB: Come tutte le cose belle (ovviamente il libro per me è “bello” – per i lettori lo spero) è nato da un grande innamoramento. Che cosa c’è di più bello? Mi ero innamorato di un’ostetrica e la passione per mamme, bimbi, pappe, e tutto quel che consegue è venuta spontanea e ancora continua. Amore e… passione, sincera, per la mia professione che vedo svilita e spesso ridotta a pura “impresa”. Purtroppo, in Italia, troppo spesso vendiamo e compriamo la salute della bocca e dei denti. Finché i servizi odontoiatrici saranno privati sarà per forza così. Io voglio che i diritti (come la salute) non debbano sottostare mai a leggi di mercato e che le persone non debbano pagare in base al loro bisogno per soddisfarli.

Ma questo che cosa c’entra col libro? È semplice, non tutti in Italia possono permettersi un dentista o un igienista dentale che pongano rimedio ai loro problemi ai denti. Tuttavia, le malattie dei denti sono prevenibili – lo sono davvero – e se cominciamo fin da piccoli possiamo evitarne tantissime. Un adulto può avere denti sani soltanto se li aveva sani già da bambino; a sei, sette anni i giochi sono già fatti. Ma per avere denti sani da bambini qualcuno deve aiutarci e nessuno potrà mai farlo meglio dei nostri genitori. Quindi, dobbiamo parlare a tutti i genitori e Mamma che denti! vuole fare proprio questo: parlare ai genitori, spiegargli tutto quello che possono fare a casa per evitare i problemi dei denti dei loro bambini, e anche essere un aiuto ai professionisti (odontoiatri, igienisti dentali, pediatri, ostetrici, ecc.) nel loro difficile compito di essere medici di persone e non di malattie.

AS.it: Parliamo di allattamento e svezzamento: vai a ruota libera e dicci tutto il dicibile!

GB: Qualcosa abbiamo già detto prima. Per non essere prolisso aggiungerò soltanto questo: nessun bambino (fatta eccezione per tutti quei casi in cui sia il pediatra a consigliarne l’uso) sente il bisogno di usare un biberon. Si può cominciare, fin dopo l’allattamento al seno (e non devo dire a te quanto allattarsi al seno sia importante e vitale), a mangiare con un cucchiaino e a bere da una piccola tazza. In questo modo, masticazione, deglutizione (cioè come inghiottiamo) e respirazione potranno svilupparsi per il meglio. Il biberon, invece, altera il corretto modo di deglutire e respirare: con il biberon, infatti, la bocca diventa il recipiente di qualcosa che ci cade dentro per gravità, la lingua rimane interposta tra i denti e le labbra (impedendo il modo corretto di inghiottire), le labbra si abituano a restare aperte e non si impara a respirare correttamente con il naso. Quindi, niente biberon vuol dire denti più dritti e miglior sviluppo della faccia e dei suoi tessuti… e anche meno carie, sì. Infatti, oggi, il biberon è ancora oggi lo strumento responsabile dei peggiori quadri di carie che possiamo avere. Lo dico direttamente: mai mandare a letto un bambino con un biberon pieno di succhi di frutta, camomilla e tè zuccherati, latte e biscotti e altre cose dolci. Questi alimenti, se tenuti a contatto con i denti nelle ore notturne (quando produciamo una minor quantità di saliva, che ci aiuta a proteggere i nostri denti), possono essere molto pericolosi. Quando lo facciamo bisogna correre subito ai ripari: sostituire il contenuto del biberon soltanto con acqua nel giro di pochi giorni. Altrimenti, e purtroppo se ne vedono ancora molti, già a due, due anni e mezzo i bambini posso trovarsi con quasi tutti i denti da latte cariati, distrutti, ascessi e infezioni, conseguente perdita di sonno e necessità di lunghe terapie con antidolorifici e antibiotici, per finire poi nella sala operatoria di un ospedale e dover togliere anche tutti i denti. Ricordiamoci che quasi tutto ciò che mangiamo contiene gli zuccheri che ci fanno cariare i denti: per questo non ha senso evitarli, dobbiamo soltanto limitare il numero di volte in cui mangiamo nell’arco della giornata (evitare troppi spuntini tra un pasto e l’altro) e non dormire con qualcosa di molto zuccherato a contatto coi denti.

Nota: se qualcuno lo fa e non lo sapeva non deve sentirsi in colpa. Colpa è di chi avrebbe dovuto dirglielo e non l’ha fatto.

AS.it: Infine, ti va di lasciarci una perla di saggezza, qualcosa che nel libro non hai osato dire?

GB: Ci provo… Siamo troppo abituati a un modello di odontoiatria che ironicamente viene definita drill, fill and bill (trapana, ottura e fattura). Da odontoiatra francamente sono stanco di questo modello: oltre a trapanare e otturare dobbiamo anche impegnarci per far sì che le persone evitino i problemi dei loro denti (tutte, anche quelle che non hanno i soldi per accedere a uno studio privato) e che debbano pagare per risolverli. Insomma, la salute è un diritto e dobbiamo capire come sia possibile renderla tale anche per quanto riguardano i denti. Ma ne parleremo con il prossimo libro.

Ciao e buona giornata!

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21 risposte

  1. Faccio copia/incolla dell’intervento di Guido del 29 marzo su Facebook, altrimenti va perso definitivamente nelle sabbie mobili 😀
    Per brevità non metto le domande, ma comunque credo si capisca bene anche senza.

    Ciao! Prima di tutto, mille grazie (ancora) a Autosvezzamento.it per la simpatia e per avermi voluto ospitare nel loro sito! grazie davvero..
    Grazie anche a tutti voi che avete voluto commentare: rimettiamo la “conoscenza” dei denti sempre e solo ai dentisti ma come per ogni aspetto della salute non possiamo dimenticarci della community participation – è importantissima e spesso sottovalutata.. quindi ogni confronto è di per sè ottimo!
    Sul fluoro è vero che si dice tutto e il contrario di tutto ma questo è il rischio che si corre spesso in salute: confondere le sciocchezze con le poche cose sicure che sappiamo, e il fluoro non fa eccezione. Da odontoiatra non posso lasciarmi andare alle sensazioni: esistono evidenze ben precise sul come e quando è possibile usarlo (come racconto nel libro e come ho riportato nell’intervista – e non certo perchè lo dico io 🙂 I problemi semmai sono: chi ha interesse a non far usare il fluoro (e, per tagliare la testa al toro, vi dico che irrinunciabile è quello nel dentifricio a partire dai 3 anni)? chi si prende la briga di studiarlo? (i medici non lo studiano e i dentisti, così impegnati in trattamenti sempre più avveniristici ed estetici, lo snobbano). In onestà non posso che dire che, se usato correttamente, è il miglior alleato per la prevenzione delle carie.. Alleato, appunto! L’alimentazione è altrettanto irrinunciabile e non solo..
    Poi è vero che non siamo tutti uguali.. la predisposizione genetica fa la sua.. infatti, sappiamo che la carie dipende da tutto un insieme di cause e non da una soltanto!
    Onestamente, in Mamma che denti! ho voluto raccontare tutte le migliori e più sicure evidenze che abbiamo sui denti dei nostri bambini: il difficile è stato proprio questo, fare piazza pulita delle “voci di corridoio” e delle ricerche non attendibili e non condotte secondo la cosiddetta evidenza scientifica.. Poi, giustamente, c’è anche la fiducia: la chiave di un qualsiasi rapporto medico-paziente è la fiducia e i denti non fanno eccezione. Io ho semplicemente raccontato ciò che conosco come più vero, come l’ho raccontato ai miei pazienti (adesso non lavoro più in studio privato), come lo racconto ai miei amici e come lo racconterei alla mamma del mio bambino.. ma non potrò mai essere, anche soltanto a parole, il “dentista giusto” per tutti 🙂
    Su come fare a sapere la concentrazione di fluoro nelle acque del rubinetto le Asl dovrebbero avere i dati, li dovrebbero raccogliere e li dovrebbero comunicare ai pediatri.. se questo non avviene a richiesta dovrebbero dirlo.. se no l’unica cosa è prendere un contenitore (tipo quello per le urine), riempirlo con l’acqua del rubinetto, andare in un laboratorio di analisi chimiche e poi comunicarlo al proprio pediatra.. Ricordiamo, però, che questa concentrazione serve saperla solo per, eventualmente, somministrate il fluoro per via sistemica (compresse o gocce).. il dentifricio è tutta un’altra storia, funziona in un altro modo e con le giuste quantità di fluoro si raccomanda a tutti, a partire dai 3 anni. Sul come si fa abbiam detto anche nell’intervista..
    Sulle marche di dentifricio, premesso che oggi non ho alcun conflitto d’interesse, onestamente non c’è molta differenza purchè, ebbene sì, abbia del fluoro.
    Un abbraccio e ancora grazie a tutti..
    Guido

  2. Grazie per le preziose informazioni, ho letto tutto con molto interesse.
    Avevo una domanda da porle ma mi ha gia anticipato Emilia, e quindi ho risolto il mio dubbio.
    Un saluto..

  3. Salve, Emilia.
    Quello che posso dirle è che il motivo numero 1 per usare il dentifricio nei bambini è il fluoro che contiene (e che finisce solo a contatto dei denti, rinforzandoli e riparandoli): usando dai 3 anni in poi e fino ai 6 un dentifricio con un contenuto di fluoro pari a 500 ppm (vuol dire Parti Per Milione e deve esser riportato sul prodotto), sotto supervisione dei genitori, usandone un minima quantità (le dimensioni di una lenticchia), scengliendone uno dal sapore neutro (esistono in commercio, proprio per non invogliare i bambini a mangiarlo – le consiglio di guardare in farmacia), facendo vedere al bambino come si sputa.
    Da zero a 3 anni si raccomanda di pulire denti e gengive in un modo diverso: questa pratica è demandata ai genitori e si fa usando una piccola garza inumidita (tipo quelle da medicazione) da avvolgere attorno al dito indice (del genitore); si può fare sia dopo la poppata (nei lattanti) sia dopo aver mangiato, appunto fino ai 3 anni; inoltre, si incoraggia a introdurre lo spazzolino il prima possibile (nelle mani del genitore) o in quelle del bambino (per “gioco” e per acquisire manualità). Fino a 3 anni non si raccomanda l’uso di un dentifricio con il fluoro e, proprio perchè il dentifricio senza fluoro di effetti ne ha comunque pochi se non nessuno, non è fondamentale usarlo. Nel caso, tuttavia, ancora una volta è bene sceglierne uno senza sapore.
    Le faccio i miei complimenti per aver introdotto così precocemente lo spazzolino! E’ importante.
    Io le consiglierei di cercare un dentifricio senza sapore e senza fluoro fino ai 3 anni o di non usarlo proprio ancora per un po’, di continuare a spazzolare i denti del suo bambino (soprattutto prima di andare a dormire e dopo colazione), di rinforzare il più possibile abitudini come mangiare frutta e fibre a fine pasto, dissetarsi con acqua tra un pasto e l’altro, evitare troppi spuntini nell’arco della giornata e prendere l’abitudine di far bere un po’ d’acqua al suo bambino dopo aver mangiato frutti molto acidi (ad esempio l’arancia – gli stessi acidi, se assunti con regolarità, possono corrodere i denti ma questo è un meccanismo differente dalla carie e dagli zuccheri).
    Le raccomanderei anche di consultare il suo pediatra (se già non l’ha fatto) per conoscere se l’apporto di fluoro sia sufficiente (quello assunto con l’acqua, che finisce in tutto il corpo e che, come spiego sopra in questo post, funziona in un modo del tutto diverso dal fluoro del dentifricio che rimane solo a contatto coi denti).
    Venendo alla sua ultima domanda: mangiare un po’ di dentifricio non è di per sé un problema ma è solo che questo non è fatto per esser mangiato. Quindi con la supervisione, l’uso di una minima quantità e l’uso di un prodotto dal gusto neutro si può ovviare a questa abitudine. Consideri anche che se si tratta solo della schiuma prodotta da una minima quantità di prodotto non è poi un grosso problema. Ben diverso è usare il tubetto come se fosse una “crema spalmabile”.
    Spero di aver dato risposta ai suoi dubbi.
    La ringrazio per la fiducia.
    Un caro augurio di Buona Pasqua a lei e a tutti i lettori di Autosvezzamento.it
    Guido

  4. ho grossi dubbi sul dentifricio.
    mio figlio ha 20 mesi, da quando gli e’ spuntato il 1° dentino (9 mesi) alla sera giochiamo con lo spazzolino.
    adesso ha quasi tutti i denti e mangia di tutto e dare solo una grattata con lo spazzolino mi pare poco. nel forum ne stavamo parlando ma giustamente a chi meglio di lei chiedere? ho finalmente trovato un dentifricio per bambini (gusto arancia bleh!) e da ieri ci laviamo i denti insieme pero’ lui non sa’ ancora sputare fuori la schiumetta, cosa faccio? io mi sono mangiata litri di dentifricio e sono ancora qua ma per lui? aspetto che si sappia lavare i denti bene o un po’ di dentifricio mangiato non fa male? grazie

  5. Ciao..
    Non ho mai pensato che un manuale possa fare un “bravo genitore”. I manuali, bene che vada, possono indicare una strada, segnalare qualche “buca”, consigliare qualche percorso sicuro. Ogni contesto, ogni relazione (e anche ogni bocca, poi) è diverso dagli altri. Molti sono gli aspetti da tener presenti per la salute dei denti: per questo ognuno troverà le strade e le strategie più adatte e accettabili per il proprio bambino. Non esiste una regola, semmai esiste un insieme di buone pratiche… pratiche, appunto, concrete, quotidiane e quindi anche adattabili.
    Direi che la “routine” di @Ameliaedaniele è eccellente. E l’abitudine di “sgranocchiare”, bhè, quella poi è il massimo (non solo per i denti – ricordiamoci ad esempio che i pilastri alimentari per la prevenzione della carie e quelli dell’obesità infantile sono gli stessi, pochi spuntini e dissetarsi con acqua fuori dai pasti, e che buone abitudini vuol dire buona salute generale, tutta).
    Direi che @Erika ha colto nel segno: non c’è nemmeno paragone tra l’allattamento notturno e il biberon pieno di succhi di frutta, camomille e tè zuccherati, latti e biscotti, ecc. Anzi, le evidenze che abbiamo sull’eventuale ruolo dell’allattamento prolungato e le carie sono tutto fuorchè chiare. Mentre i rischi legati all’uso del biberon sono più che concreti.
    Infine, la carie dipende e sta in relazione davvero con moltissimi fattori e… una rondine non fa primavera.
    A presto,
    Guido

  6. ho letto in diversi altri siti che anche la poppata pre-nanna non va bene, o meglio, va benissimo, ma ci si deve lavare i dentini dopo. Noi abbiamo trovato una routine pre-nanna che preve si la tetta, ma prima del lavaggio dentini! Di notte però non ciuccia da tempo. Io sono una fanatica dei denti sani, davvero, ho la fissazione, e infatti do da sgranocchiare parecchia verdura cruda, sopratutto come tappa fame intanto che preparo la cena. Facciamo esercizio di masticazione (sgranocchio anche io ovviamente), tappiamo un po’ la fame che male non fa (almeno a me), facciamo scorta di fibbre e vitamine e massaggiamo le gengive.

    1. pensa che invece io avevo letto che il latte materno fa bene anche contro la carie
      davvero si trova di tutto di più in internet !!!
      e comunque me l’ero spiegata col fatto che statisticamente i bimbi continuati ad allattare difficilmente svuiluppano altre cattive abitudini come succhi di frutta e latte e biscotti pre-nanna che sicuramente sono molto peggio

  7. Ciao..

    @Andrea, ti ringrazio per il tuo commento… In effetti è proprio così.

    @Erika, grazie anche a te. Venendo alle due domande:
    – immagino che svezzamento voglia molto dire “sperimentazione”. Il bambino impara (nel senso più nobile del termine) anche mangiando, si fa esperienza, conosce il mondo – ma sul significato di tutto questo lascio la parola a pediatri e altri colleghi. Per i denti può tuttavia valere lo stesso: sarà il bambino a rifiutare o prediligere certi alimenti. Il grande salto di qualità, certo, si fa con la comparsa dei primi molaretti da latte (attorno al primo anno di vita): con loro si può dire che comincia la masticazione in senso stretto. Questi sono denti estremamente importanti e complessi. Sono i denti che in proporzione hanno il maggior volume di polpa (sangue e nervi) al loro interno rispetto a tutto i denti dell’essere umano (in propozione, appunto) proprio perchè sono i primi con cui neurologicamente si scatenano (in senso positivo) gli stimoli di crescita verticali della bocca e di tutta la faccia. Quando arrivano questi denti, i bambini possono mangiare praticamente di tutto e ne hanno pure un gran bisogno (ovviamente, con le dovute attenzioni).
    Ma anche quando ci sono soltanto gli incisivi, i bimbi sgranocchiano con molta facilità. Quindi, nessuna paura, è un ottimo allenamento!

    – il lattosio (zucchero presente nel latte) è tra i meno “cariogeni”, cioè è tra i meno utilizzati dai batteri della carie. In effetti, nei casi in cui il bambino si allatti “di continuo” i batteri della sua bocca possono un po’ adattarsi a utilizzarlo. Tuttavia, qui mi muove più la coscienza della scienza: se tutto si risolve in 2 o 3 poppate al giorno non vale la pena demonizzare. Da odontoiatra non mi sento mai di interferire tra la madre, il suo bambino e l’allattamento, lo considero assolutamente vitale e semmai rimando al pediatra il “buon consiglio” su un allatamento che sia così prolungato perchè valuti nel complesso l’opportunità di questa abitudine. E poi immagino ci sia anche un aspetto emotivo/affettivo sul quale proprio non posso dire niente.
    Quindi, non scherziamo, visto che purtroppo viviamo in un mondo dove non siamo a riparo da niente (l’Italia ha impiegato 13 anni a recepire i contenuti del Codice Internazione di Commercializzazione dei sostituti del latte materno e lo ha fatto solo in parte), dico: viva l’allatamento naturale, sempre e comunque (in tutti i casi sia ovviamente possibile)!

    Grazie ancora a tutti voi!
    Un caro saluto,
    Guido

  8. io vorrei chiedere se l’autore ravvede un rapporto fra l’ordine in cui compaiono i denti da latte e il tipo di alimentazione più indicato per il bambino nelle varie tappe dello svezzamento

    anch’io ho trovato molto interessante il legame fra alimentazione a base di cibi molli e carie

    inoltre vorrei chiedere se le poppate per addormentare e quelle notturne possano essere causa di carie, soprattutto in un allattamento che si spera prolungato (almeno 2 anni) o addirittura a termine

    grazie

  9. Non posso non sottolineare due aspetti (tra i tanti) che mi hanno davvero colpito:

    1) i danno da cibi “molli”, non necessariamente dolci (il che dovrebbe far riflettere sull’ (ab)uso di pappe da piccoli
    2) i danni da biberon, soprattutto se, per far mangiare il bambino “inappetente”, si frulla tutto e poi lo si “somministra” con la tettarella… possibilmente instaurando un vizio.

    Anche se non credessi nell’AS già queste due cose mi farebbero riflettere.

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