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11 fatti sull’olio di palma secondo il WWF

Oggi ci occupiamo degli aspetti ecologici collegati all’uso su scala mondiale dell’olio di palma. Quello che segue è stato tratto dal sito della WWF. Nelle varie sezioni trovate il link alla pagina relativa da cui ho attinto le informazioni e dove ne troverete molte altre.
Purtroppo le infografiche sono in inglese, ma dovrebbero essere facili da capire. Vi consiglio di leggerle attentamente.

Frutto palma da olio
Immagine WWF

1) Cos’è l’olio di palma

L’olio di palma è un ingrediente comune che si trova in margarine, biscotti, pane, cereali per la colazione, shampoo, rossetti, candele, detersivi, cioccolato, gelati, ecc..

L’elenco dei prodotti che si basano sulle singole proprietà dell’olio di palma è lungo; si stima che circa la metà dei prodotti confezionati si trovano nei supermercati lo contenga.

Ad ora l’olio di palma è l’olio vegetale più usato sul pianeta, e rappresenta il 65 per cento di quello venduto sul mercato internazionale

Si prevede che entro il 2020 l’uso di olio di palma raddoppierà. Questo a causa di un aumento della popolazione e perché i paesi emergenti – soprattutto Cina e India – diventeranno progressivamente più agiati e consumeranno un numero maggiore di prodotti che lo contengono.

2) L’impatto dell’olio di palma

La creazione di terreni adatti per le piantagioni di palma da olio ha portato a deforestazione diffusa in Indonesia e Malesia, così come in altre regioni, spingendo sull’orlo dell’estinzione molte specie animali come rinoceronti, elefanti, oranghi e tigri.

In alcuni casi il disboscamento ha causato l’emigrazione forzata di popolazioni indigene costrette a lasciare le propria terra, privandole così di mezzi di sussistenza, e riducendo l’accesso ai servizi ecosistemici essenziali, quali acqua pulita e terreno fertile.

A livello globale, la distruzione delle foreste tropicali è un fattore importante legato al cambiamento climatico.

Negli ultimi anni, quasi un quinto delle nuove piantagioni dedicate alla palma da olio in Indonesia e Malesia sono state ricavate da foreste torbiere. Quando queste foreste sono rase al suolo e l’acqua viene fatta defluire, viene rilasciata nell’atmosfera un’enorme quantità di anidride carbonica. Maggiori informazioni le trovate qui.

3) I benefici dell’olio di palma

raccolta palma da olio
Immagine WWF

Il frutto della palma produce due oli distinti: olio di palma e olio di palmisto. L’olio di palma viene estratto dalla polpa del frutto, è commestibile e viene usato prevalentemente in prodotti alimentari. Olio di palmisto viene estratto dal seme del frutto ed è usato principalmente nella produzione di saponi e cosmetici, mentre il cosiddetto PKE (Palm Kernel Extract) è usato come mangime per il bestiame e come biocarburante per la generazione di energia elettrica. La palma da olio è altamente produttiva e in grado di produrre più olio per ettaro di terreno rispetto a qualsiasi altro olio vegetale. Di conseguenza, la produzione di olio di palma è diventata un’importante fonte di reddito e gioca un ruolo fondamentale nell’economia delle regioni in cui si coltiva, offrendo buoni mezzi di sussistenza per le comunità locali e contribuendo a farle uscire da uno stato di povertà.

4) Esiste un olio di palma sostenibile?

olio di palma sostenibile

Sì. Nel 2014 circa il 18% della produzione di olio di palma mondiale è stato certificata sostenibile, contro il 10 per cento nel 2011. Attraverso la Market Transformation Initiative del WWF stiamo lavorando per allontanare il mercato di olio di palma da pratiche non sostenibili e garantire che il settore possa crescere e prosperare senza dover necessariamente sacrificare le foreste tropicali.

5) Quanto olio di palma si produce?

Il consumo totale di olio di palma è aumentato di dieci volte dal 1980 e ora si attesta a circa 63 milioni di tonnellate all’anno. Si stima che la richiesta di olio di palma raggiungerà le 240 milioni di tonnellate all’anno entro il 2050; Malesia e Indonesia insieme producono oltre tre quarti dell’olio di palma consumato a livello globale.

Leggo che in Italia sono state importate 1,75 milioni di tonnellate di olio di palma. La fonte sembra essere l’ISTAT, ma non sono riuscito ancora a risalire al documento originale. Il WWF afferma che la produzione di olio di palma è di 63 milioni di tonnellate, per cui l’Italia ne importerebbe un po’ meno del 3%.

Per fare un paragone nel 2014 sono state importate 666mila tonnellate di olio di oliva e di sansa (in netto aumento), contro una produzione nostrana di circa 300mila tonnellate (in netta calo). (Dato Coldiretti)

6) Cosa fa il WWF?

Il disboscamento di terreni per le piantagioni di palma da olio minaccia alcune tra le foreste di maggior valore di tutto il mondo e specie animali – quali oranghi, tigri, rinoceronti ed elefanti, ora a rischio di estinzione – che necessitano di quell’habitat per la sopravvivenza. Inoltre, rilasciando nell’atmosfera ampi volumi di gas a effetto serra, mette a rischio le popolazioni che vivono nelle foreste.

Il WWF sta lavorando su diversi fronti per affrontare questi problemi. Applicando criteri rigorosi lungo tutte le fasi della produzione si ritene che l’olio di palma possa fornire dei notevoli benefici economici alle comunità senza perdita ulteriore di foreste tropicali e fauna. Ulteriori dettagli sono disponibili qui.

7) La “Tavola Rotonda sull’Olio di Palma Sostenibile” (RSPO)

Nel 2003 il WWF ha unito le forze con i produttori e compratori di olio di palma, e altri gruppi ambientalisti e sociali per formare la Roundtable on Sustainable Palm Oil (RSPO). L’RSPO mette assieme coltivatori, chi si occupa della lavorazione, produttori, rivenditori, organizzazioni non governative e investitori per trasformare il modo in cui l’olio di palma viene prodotto, consumato e scambiato a livello globale.

8) Olio di palma certificato sostenibile (CSPO)

Se i coltivatori seguono gli standard della RSPO e se gli acquirenti di olio di palma sostengono questi coltivatori acquistando CSPO (Certified Sustainable Palm Oil), allora si potrà iniziare a mettere un freno alla distruzione delle foreste e delle specie tropicali oggi associate a questo olio.

9) Il boicottaggio non è la risposta

Boicottare olio palma
Immagine WWF

Se l’olio di palma non sostenibile è davvero così dannoso, perché non boicottiamo i prodotti delle aziende che lo producono?

Questa è una domanda ragionevole, e sembrerebbe essere assolutamente sensata. Tuttavia boicottando l’olio di palma si potrebbe contribuire a creare un problema ancora più grande.

Se un numero sufficiente di persone boicottasse i prodotti contenenti olio di palma (vedi lato destro dell’immagine),

  • le aziende potrebbero cominciare a comprare altri oli vegetali, che in molti casi richiedono molta più terra per essere prodotti.
  • Alcuni oli richiedono fino a nove volte più terra rispetto all’olio di palma a parità di produzione.
  • Il risultato potrebbe essere una ancora maggiore deforestazione e una scomparsa molto più veloce di specie animali, cosa che nessuno vuole.

Un’altra possibilità è che (vedi lato sinistro dell’immagine)

  • boicottando un’azienda questa potrebbe trovarsi spinta a non comprare più olio di palma da paesi dove la deforestazione è in corso,
  • ciò eliminerebbe l’incentivo per i paesi produttori di fornire olio di palma sostenibile.
  • Gli stessi produttori andrebbero quindi a cercare acquirenti alternativi, possibilmente quelli che non hanno alcun interesse per la sostenibilità, e i nostri sforzi per fermare la deforestazione, la perdita di specie animali e il rilascio di gas a effetto serra causati dalla produzione di olio di palma non sostenibile subirebbe una grave battuta d’arresto.

Per questi motivi il WWF ritiene che incoraggiare il consumo di CSPO sia un modo decisamente migliore per affrontare i gravi problemi ambientali e sociali connessi con l’olio di palma non sostenibile.

Produzione oli vegetali ettaro
Immagine di Simedarby
Soybean=fagioli di soia, sunflower=girasole, rapeseed=colza, oil palm=palma da olio

10) La scheda punteggi degli acquirenti di olio di palma

Consumo olio di palma sostenibileNel 2009 e 2010, il WWF ha acceso i riflettori sulle principali società europee e australiane creando una classifica che le ordinasse in base alle pratiche di acquisto dell’olio di palma. La nostra ricerca ha mostrato che mentre alcune aziende fanno seri sforzi per approvvigionarsi di olio di palma sostenibile, altre evitano di affrontare le questioni ambientali e sociali connesse con la produzione di olio di palma.

Abbiamo ripetuto lo studio nel 2011 e di nuovo nel 2013. L’ultima scheda punteggi è disponibile qui (ve lo consiglio… è una lettura molto interessante).

11) Come si classificano le aziende italiane nella scheda punteggi del WWF?

I voti alle azienda vanno a 0 a 12, e più è alto il voto, migliore è l’attenzione posta al consumo di olio di palma sostenibile

Attualmente appaiono tre aziende italiane.

1) La IGOR, che è membro dell’RSPO, ma non ha ancora fornito alcun dato. Il loro punteggio è 1/12.

Non sono riuscito a scoprire cosa produca la IGOR. L’unica azienda che ho trovato produce gorgonzola, e mi pare strano possano far uso di olio di palma.

2) Alla Barilla viene dato un punteggio di 6,5. All’ultima rilevazione solo il 5% dell’olio di palma acquistato (su oltre 39mila tonnellate utilizzate) era certificato sostenibile (CSPO).

olio dipalma sostenibile3) La Ferrero (ovvero l’azienda che, tra le altre cose, produce la Nutella) ottiene 12/12. All’ultima rilevazione da parte del WWF il 75% delle 150mila tonnellate di olio di palma acquistate era certificata sostenibile. Al tempo stesso la Ferrero si era impegnata a raggiungere  il 100% entro il 2014; in questo comunicato stampa dichiara che dal 1 gennaio 2015 la sua produzione utilizza esclusivamente olio di palma certificato sostenibile.

[hr]

Altre aziende che possono interessare il consumatore italiano sono, ad esempio,

Danone, 1/12. La Danone partecipa all’RSPO, ma non ha ancora fornito alcuna informazione. Ricordo che la Danone, tra le moltissime altre cose, produce latti in polvere quali l’Aptamil e il Mellin.

Heinz, 11/12. La Plasmon appartiene al gruppo Heinz.

Nestlé, 11/12

Ikea, 12/12

Nella scheda punteggi, che potete scaricare qui – purtroppo è solo in inglese – trovate elencate molte aziende e multinazionali e ci sono svariate informazioni legate all’utilizzo dell’olio di palma, per cui vi consiglio di scaricarla e leggerla.

Sapevate tutte queste cose? Che genere di informazioni trovate in giro sull’argomento olio di palma e problemi ambientali? Raccontateci nei commenti.

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8 risposte

  1. La domanda che io mi pongo invece è : perché le aziende del sud italia non utilizzano solo olio extra vergine di oliva per i prodotti dolciari? Non mi si venga a dire che non e’ adatto, a casa mia (sono pugliese) mia nonna ha sempre usato questo, i dolci sono buonissimi (mai entrato burro in casa nostra, da noi non si produce). Il burro lasciamolo ai paesi nordici, la colza ai tedeschi così come l olio di palma ai paesi produttori. Possibile che si debba produrre tutto su scala globale? Un po di sano noglobalismo talvolta non fa male, anzi, aiuterebbe a ridurre emissioni, tutelare l’ ambiente e i prodotti tipici di un territorio. Poi questa difesa strenua dell’ olio di palma che sta impervervesando su internet mi puzza…non sarà mai che temono la consapevolezza dei consumatori visto che ora è obbligatorio dichiararlo?

    1. Ciao Nicoletta,

      non lo so di sicuro, ma non credo che faccia molta differenza dove si trovi lo stabilimento. Quando vai a comprare le merci all’ingrosso con tutta probabilità compri le “solite” cose.
      Credo che l’incomprensione (causata molto spesso dalle pubblicità delle aziende stesse) è nella confusione tra roba confezionata e fatta a casa che non trovo siano paragonabili, anche se le aziende vorrebbero spacciarcele come tali.

      Però tua nonna la crostata con l’olio di oliva non la poteva fare, così come i lieviti (cornetti, ecc.) per i quali il burro o simile è inevitabile. Poi ci sono biscotti e torte dove puoi certamente usare l’olio di oliva, però bisognerebbe capire bene perché l’industria non vuole farlo. Non credo sia tanto una questione di costo (in fondo ce n’è relativamente poco), ma di praticità di trasporto e stoccaggio e di maggiore semplicità nella catena produttiva.

      Forse se quando si parla di articoli confezionati si usassero di più parole come “catena produttiva”, “produzione meccanizzata”, “acquisti all’ingrosso”, “vendite alla tonnellata”, “stoccaggio”, ecc. non avremmo l’ILLUSIONE che la merendina sia uguale alla torta fatta in casa.

      E poi non prendiamoci in giro… non credo che una merendina fatta con l’olio di oliva sia poi così migliore di quella che contiene olio di palma 😀 Ora però c’è lo spauracchio mediatico del palma e sembra che se togliamo quello tutti i problemi saranno risolti, mentre non è affatto così. L’industria certo non ha altri da colpevolizzare se non sé stessa. Se fossero stati più trasparenti dall’inizio nessuno ora ne parlerebbe. invece l’hanno voluto nascondere ed ecco che ora ne pagano il fio 😀

      1. La crostata con l’ olio d’ oliva viene bene, eccome. Così come il ciambellone e i bocconotti. Poi da me è ovvio che si facevano dolci che potevano riuscire bene con quello che offre il territorio, logicamente. E sono moolto piu’ buoni dei dolci industriali che io trovo nauseabondi. Si, olio evo ce n’è poco, specie ultimamente. Allora si pootrebbero favorire aziende locali che lavorano con i prodotti terroriali e che esistono già. La stessa nutella, perché dovrebbe contenere olio di palma se ci sono le nocciole che rilasciano olio? Conosco dei prodotti simili (non faccio pubblicità ) che non ne contengono (ma contengono olio di
        girasole) eppure sono molto, ma molto più buoni. Quando ci
        toglieremo dalla testa di produrre in modo globale le stesse cose in tutto sarà meglio per tutti. So bene che le multinazionali esistono non sarò certo io a far smettere loro di esistere..ma che almeno cercassero di fare un piccolo sforzo rispettare il territorio e i gusti del mercato cui offrono i loro prodotti. Saluti

        1. Sì, ma io compro una determinata marca di crema di (non) nocciole perché è quella che mi piace di più. Dato il tipo di articolo (ovvero uno sfizio che compro solo raramente) altri criteri a mio avviso non hanno alcun senso (anche se andiamo fuori tema… ci sono altri post dove se ne parla più in dettaglio).

          Secondo me si stanno mescolando troppi temi tutti assieme e così diventa impossibile portare avanti una discussione in modo coerente.
          O si parla della globalizzazione o della deforestazione o della salute o di quello che è, ma se uno continua a saltare da uno all’altro non si arriva da nessuna parte 🙂

          In questo post parliamo dell’uso di olio di palma SOSTENIBILE e dei passi che sono stati fatti per portare avanti questo progetto.

  2. La domanda successiva potrebbe essere: chi sono i Certificatori? Quali sono i criteri di certificazione? Quanto sono indipendenti? In sostanza, chi controlla il controllore? Dopodiché il discorso non fa una piega e mangerò Nutella con più gusto!

    1. Me lo sono chiesto anche io e direi che sia il wwf stesso a quanto ho capito. (Tuttavia c’è anche il  rovescio della domanda: chi sono i detrattori e chi li controlla?)

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