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I Piccolini Barilla sono “per grandi e bambini sopra i tre anni” – cosa vuol dire?

Piccolini Barilla Collage

Da diverso tempo I Piccolini della Barilla portano sulla confezione la dicitura “Per grandi e bambini sopra i tre anni”. Ma cosa vuol dire tutto ciò? Improvvisamente i Piccolini sono diventati pericolosi?
Per rispondere a questa domanda riporto alcuni passaggi de La questione cibo.

Piccolini Barilla per grandi e bambini sopra i tre anni
Questa è la frase che in molti trovano oscura

Forse ricorderete la pubblicità comparativa che la Plasmon lanciò nel 2011 per riguadagnare terreno contro la Barilla e la loro pasta della linea I Piccolini¹.

Lasciando perdere gli aspetti legali della questione, il punto della Plasmon è che loro producono baby food, mentre la Barilla no, e per questa ragione i residui di micotossine e pesticidi nei Piccolini Barilla sono poten­zialmente superiori a quelli presenti nei prodotti Plasmon.

Quanto affermato dalla Plasmon è sicuramente vero e i dati non sono mai stati contraddetti: i Piccolini avevano, anzi probabilmente hanno tuttora, pesticidi e micotossine in quantità superiori ai limiti fissati per il baby food.

Dei pesticidi abbiamo già parlato nel capitolo precedente [de La questione cibo, NdA], per cui non ce ne occupiamo qui.

Ma per le micotossine? La Plasmon ci informa che la Barilla supera il limite di DON (il cui nome completo, e quasi impronunciabile, è Deossinivalenolo² ed è la tossina più comune nei cereali essendo praticamente onnipresen­te): il limite consentito nel baby food è di 200 ?g/kg, mentre nei Piccolini ne è stata riscontrata una quantità pari a 340 ?g/kg.

Tuttavia il DON è parzialmente solubile in acqua³, di fatti il semplice atto di lessare e poi scolare la pasta ci farà perdere circa il 40% della tossina presente nella pasta cruda.

Quindi se facciamo il conto vediamo che la quantità di DON presente nei Piccolini cotti e scolati è appena superiore a 200 ?g/kg, un valore che difficilmente farebbe gridare nessuno allo scandalo.

A questo proposito non dobbiamo e non possiamo dimenticare che nonostante tutti i controlli, per quanto accurati, c’è sempre un margine di rischio, di fatti ogni tanto si sentono storie di sostanze indesiderate4 che entrano nella catena di produzione.

Ad esempio, nel 2012 la FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri) aveva lanciato una campagna sbandie­rando i benefici del baby food, proprio perché più sicuro; peccato che dopo soli tre mesi siano stati costretti a ritirare tutto in quanto:

“La Federazione Italiana dei Medici Pediatri con la collaborazione dell’Università Federico II di Napoli […] ha sviluppato un’analisi sistematica di cibi e prodotti alimentari indirizzati all’infanzia per verificare le effettive composizioni alimentari. L’analisi ha confermato quanto emerso all’interno della Scuola di Nutrizione [della FIMP] in merito alla presenza di micotossine e altre sostanze al di sopra delle percentuali previste.

Abbiamo voluto fare – aggiunge l’esperto – una verifica scientifica sui cibi per bambini […] con l’obiettivo di valutare l’eventuale presenza di componenti dannose per la salute dei più piccoli, che ci è stata puntualmente confermata.5

Ho provato più volte a farmi dare copia delle analisi effettuate, ma purtroppo le mie richieste non hanno ricevuto alcuna risposta, quindi non sappiamo a quali prodotti facessero riferimento, né i livelli di contaminazione riscontrati.

Ma allora cosa vogliono dire questi limiti imposti al baby food? Vediamo…

Per chiarimenti mi sono rivolto alla Commissione Europea che mi ha risposto così:

I livelli massimi stabiliti per le micotossine potenzialmente presenti negli alimenti sono stati definiti per tutelare la salute di tutti i consumatori, compresi i più vulnerabili. Infatti nel definire questi livelli si è tenuto conto della necessità di proteggere i gruppi vulnerabili della popolazione, come i lattanti e bambini piccoli, nonché i gruppi di popolazione con un alto livello di assunzione di alcuni alimenti.

La definizione di un livello massimo di micotossine inferiore per gli alimenti specificamente indirizzati ai neonati e bambini piccoli riflette il principio che i livelli dovrebbero essere quelli più bassi ragionevolmente ottenibili; tramite un’attenta selezione delle materie prime questi livelli più bassi sono raggiungibili e perciò sono impostati dei limiti inferiori.

Ciononostante anche i livelli definiti per il cibo normale proteggono lattanti e bambini piccoli.

Confusi? E chi non lo sarebbe. In ogni caso, il principio di fondo, come abbiamo già visto nel caso dei pesticidi, è che per quanto riguarda la Commissione Europea, che ricordiamo legifera e monitora la qualità degli alimenti che troviamo nei negozi, il cibo – convenzionale, biologico, baby-food o altro – è cibo e deve essere sicuro per tutte le categorie, comprese quelle più vulnerabili. Se poi, per motivi storici o per eccesso di sicurezza o quant’altro, hanno anche deciso di definire un tipo di cibo che sia ancora più sicuro, ciò non toglie che quello ordinario sia da considerarsi sicuro per tutti6.

Quindi, riassumendo, cosa vuol dire “per consumatori sopra i tre anni”? Niente… semplicemente che I Piccolini non sono baby food, per cui questo tipo di pasta è identico a quello per adulti. La frase non aggiunge niente di nuovo, ma serve solo a confondere il consumatore in quanto fa sottintendere un pericolo che non c’è.

Per legge il cibo, tutto il cibo, deve essere sicuro per tutti, comprese le categorie più vulnerabili, allora anche i Piccolini devono essere considerati sicuri.

Una lezione da imparare però c’è: è meglio non ammiccare al mercato dei più piccoli con dei prodotti che non hanno le caratteristiche necessarie, altrimenti rischi che ti fanno… che ti ritrovi a mettere una scritta che, anche se non dice niente di strano o di nuovo, di sicuro non migliora l’immagine del prodotto che vuoi vendere.


Tempo fa mi ha contattato l’ufficio stampa della Barilla per fornirmi alcuni chiarimenti riguardo a quanto ho scritto. Riporto qui in basso le parti rilevanti:

Vogliamo chiarire un equivoco: nessuno dei prodotti Barilla è rivolto specificatamente alla prima infanzia (bambini 0-3 anni) e i Piccolini non fanno eccezione. Abbiamo deciso volontariamente di scrivere sulle confezioni dei Piccolini Barilla “Per grandi e bambini sopra i tre anni” proprio per evitare fraintendimenti e indirizzare correttamente i consumatori.

Qui devo chiedere venia. Nell’articolo avevo scritto che la scritta gliel’aveva fatta mettere il giudice, ma ricontrollando le fonti dove avevo preso l’informazione mi sono reso conto di aver frainteso quanto veniva detto.

La Barilla prosegue dicendo:

A proposito della qualità del grano, Barilla lo acquista in Italia e all’estero per la pasta a marchio Barilla. Negli ultimi anni, circa il 75% del grano utilizzato per la pasta è italiano, selezionato lavorando direttamente con la filiera e gli agricoltori, con i quali abbiamo fissato specifici obiettivi di qualità.

Dato che il nostro Paese non produce abbastanza grano duro di qualità per soddisfare le richieste di tutti i produttori, compensiamo questa mancanza acquistando il restante 25% all’estero, scegliendo i migliori grani per garantire alla nostra pasta qualità, gusto e consistenza al dente. A prescindere dalla provenienza della materia prima, Barilla effettua controlli stringenti e periodici lungo la filiera a tutela della qualità e della sicurezza del proprio prodotto.


La questione cibo, da cui è stato tratto questo articolo, la trovate su Amazon qui.


1 https://trashfood.com/2011/12/03/pubblicita-comparative-e-sicurezza-alimentare/

2 https://it.wikipedia.org/wiki/Deossinivalenolo

3 http://www.arpa.emr.it/cms3/documenti/_cerca_doc/certificazioni/atti_convegni/2008/2008giu20_micotossine/mico120608_pancaldi.pdf, pag. 19

4 https://www.autosvezzamento.it/gli-omogeneizzati-non-sono-cosi-sicuri

5 http://www.sassarinotizie.com/24ore-articolo-79339-pediatria_mele_fimp_no_a_obesita__e_piu__attenzione__baby_food__a_rischio.aspx

6 https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2002:031:0001:0024:IT:PDF

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