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Ritardare o meno alcuni alimenti durante lo svezzamento?

Fatto alimentare Autosvezzamento

Mi ripromettevo di parlare delle allergie e sull’introduzione di alimenti allergenici nello svezzamento in un prossimo post, ma tanto vale accennare qui l’argomento. Proprio ieri su il fatto alimentare è stato pubblicato un articolo dal titolo La paura di allergie durante lo svezzamento limita gli assaggi e rende i bimbi schizzinosi? Il parere degli esperti.

Qui mi soffermerò solo su quello che hanno detto due esperti, ma l’articolo merita di essere letto (assieme ai commenti che sono intanto arrivati)

Secondo Conti Nibali, il bambino ha una “sapienza” che bisogna rispettare:

La miglior cosa che possiamo fare è mettere i bimbi a tavola con noi, permettendo loro di assaggiare il nostro cibo, opportunamente sminuzzato o frullato*…

 

Di parere opposto Alessandro Fiocchi, primario di pediatria alla Melloni di Milano, contrario a ogni teoria anticipatoria:

«Il dato certo che abbiamo finora è che evitare alcuni alimenti considerati a rischio protegge dallo sviluppare l’allergia. Non è un caso se in Finlandia, dove per ragioni culturali si propone il pesce molto presto, c’è il maggior numero di bambini allergici al pesce. Ci sono alcuni grossi studi, partiti nel 2009, che stanno verificando l’ipotesi contraria, cioè che eliminare determinati cibi aumenti la reattività del soggetto. Ma questo non ci autorizza ad abbandonare le certezze acquisite e a concedere libertà totale, almeno finché non avremo i risultati, intorno al 2014». Tanto più che, fa notare Fiocchi, lo svezzamento classico non è poi così rigido come si creda: «Alla Melloni già a 4 mesi permettiamo l’introduzione di tutte le verdure, a eccezione del pomodoro (non prima dei 7 mesi). E gli alimenti più allergizzanti, cioè uovo e pesce, li consigliamo dopo i 9-10 mesi».

Nonostante chi ha scritto l’articolo dica che Fiocchi sia contrario ad “anticipare” l’introduzione degli alimenti, i suoi consigli sono estremamente vaghi (a mio avviso un punto a favore) e senz’altro facilmente applicabili, se uno vuole, anche da chi fa autosvezzamento. Quello che non mi è chiaro però è perché invece di aspettare il 2014 non si guardino le statistiche concernenti le allergie nella prima infanzia nei vari paesi europei e nel mondo assieme alle abitudini alimentari locali. Sarebbe più rilevante fare questo confronto e trarne delle conclusioni che non citare un esempio – quello del pesce in Finlandia – di cui non trovo riscontro, infatti la mia breve ricerca su Google usando le parole chiave “fish allergy Finland study” mi fa apparire molti risultati e i primi due link che ho aperto sono i seguenti:

  1. Studio apparso sul prestigioso The Lancet dal titolo (più o meno): L’eliminazione di alcuni cibi previene o solo rimanda le allergie alimentari? In quest’articolo sono stati esaminate le allergie dovute agli agrumi e al pesce ed è stato rilevato che “a 3 anni c’è un numero percentuale di bambini allergici pressoché identico, indipendentemente dall’eliminazione o meno di alcuni cibi. I risultati suggeriscono perciò che le allergie alimentari dell’infanzia possono essere rimandate, ma non prevenute con una dieta che elimina alcuni cibi”.
  2. Studio apparso su Pediatrics dal titolo (tradotto liberamente): Età di introduzione dei cibi soliti durante il primo anno e sensibilizzazione allergica all’età di 5 anni. L’articolo conclude che “l’introduzione tardiva dei cibi solidi viene associata a un aumento del rischio di sensibilizzazione allergica ad allergeni alimentari e inalanti”.

 

Consideriamo, ad esempio, il caso del Regno Unito (che conosco bene), in cui non esiste il concetto di “calendario di introduzione” e dove i “piatti pronti” per i bambini da 4+ mesi (ovvero i corrispettivi degli omogeneizzati italiani) includono tutta una serie di alimenti che in Italia neanche ci sogneremmo di trovare (pesce e uovo dai 6 mesi sono un classico): mi chiedo sei sia davvero afflitto da un numero di persone affette da allergie superiore a quello italiano.
Sono sicuro che questo dato sia disponibile da qualche parte; se qualcuno lo sa ci faccia sapere!
Ho la sensazione che Fiocchi più o meno si aspetti un determinato risultato da questa grande ricerca di cui parla, per cui rimane volutamente sul vago così da non rischiare di vedersi completamente contraddetto.

In un altro articolo, comparso su Il Giornale, Fiocchi lamenta l’aumento considerevole delle allergie nei più piccini in Italia; tra i motivi che adduce per giustificare questo fenomeno c’è l’alimentazione. La domanda che mi pongo è: come può essere che lo svezzamento restrittivo “all’italiana” sia così benefico dato che, nonostante venga attuato da decenni, la situazione non migliora? Se fosse così efficace mi aspetterei una diminuzione, non un aumento nel numero degli allergici. Dopo tutto all’estero dove non applicano queste regole, non leggo di un aumento spropositato dei casi di allergie alimentari. Indubbiamente ci sono molte cause scatenanti, ma dov’è la prova che lo svezzamento sia una di queste?

Concludo con un’affermazione contenuta nell’articolo del Fatto Alimentare con la quale è difficile non essere d’accordo:

Su una cosa Conti Nibali e Fiocchi concordano:

lo svezzamento è un atto educativo, che va protetto dall’ingerenza dell’industria alimentare.

Basta ricordare questo per uno svezzamento felice

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Aggiornamento (9:28)

Mi sono appena giunte un paio di cose che vale la pena di condividere.

  1. La prima è un articolo svedese pubblicato su Acta Paediatrica dal titolo (approssimativamente): L’introduzione precoce del pesce viene associata con una minore incidenza di eczema, non sensibilizzazione, nei bambini piccoli. L’articolo conclude che “l’introduzione precoce del pesce nella dieta del bambino viene associata a una diminuzione nello sviluppo dell’eczema; è stata mostrata anche una tendenza a una minore incidenza dell’asma. La sensibilizzazione non è associata al momento di introduzione del pesce.”
  2. Nel numero (2-2012) appena uscito di Medico e Bambino Giorgio Longo dice:

L’era delle diete facili, della “avoidance”, del rimandare tutto a dopo, è finita. Ha fatto già troppi danni (le allergie alimentari sono almeno triplicate negli ultimi vent’anni!) e proprio nei soggetti a rischio allergico per i quali tutte queste limitazioni preventive erano state (oggi possiamo aggiungere, avventatamente) raccomandate e adottate. Già a partire dal 2008, tutte le Linee Guida internazionali hanno ritrattato le vecchie raccomandazioni basate sull’evitamento, smentendo e negando qualsiasi utilità preventiva del ritardare l’introduzione degli alimenti solidi dopo i quattro-sei mesi di vita. … Siamo ora in attesa che si completino alcuni importanti studi randomizzati e controllati che dovrebbero sancire queste raccomandazioni con la forza dell’evidenza.

Se mi dovesse giungere altro materiale, provvederò a postarlo.

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Aggiornamento 20-03-13

Mi è stato appena segnalato che nel numero 2/2013 di Medico e Bambino viene riportato quanto segue:

Svezzamento con cibi solidi: presto e insieme al latte materno.

Le linee guida storiche sulla prevenzione delle malattie allergiche raccomandavano un allattamento al seno prolungato ed esclusivo e una cauta e tardiva introduzione dei cibi solidi. In particolare, per i cibi considerati maggiormente allergenici come l’uovo, il pesce e le arachidi, l’Ameri- can Academy of Pediatrics consigliava di ritardare l’introduzione rispettivamente ai 12, 24 e 36 mesi (AAP. Pediatrics 2000;196:346-9).
Uno studio prospettico finlandese pubblicato sul primo numero dell’anno di Journal of Allergy and Clinical Immunology (Nwaru BI, et al. J Allergy Clin Immunol 2013;131:78- 86) infligge una ulteriore mortificazione a queste raccomandazioni a cui ci siamo attenuti nel recente passato (e alle quali non pochi, ma sempre di meno, continuano ad attenersi), dimostrando che la precoce introduzione dei cibi solidi (precoce vuol dire dai 5 mesi), anche fortemente allergenici come i cereali, l’uovo e il pesce, riduce significativamente il rischio di sviluppare manifestazioni atopiche (come l’asma, l’eczema e la rinite) a cinque anni di età. La durata (e non l’esclusività) dell’allattamento al seno è risultata un fattore protettivo verso le allergie. Un’altra evidenza che conferma il ruolo determinante della introduzione precoce dei cibi solidi nel favorire la tolleranza.

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*Glisso volutamente sulla parola “frullato”, altrimenti andrei fuori tema… Comunque… no… non frulliamo, per favore 🙂

 

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