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		Purtroppo non credo che la nonna sia in malafede: spesso le parolacce usate per intercalare si dicono senza rendersene conto. Da noi non usano in casa quasi mai ma qualche b...n alla genovese (tu sai) ci cade a volte e Fabio l'ha ovviamente ripeturo... vabbe.
	
	
	
	
	
	
 
 
	
	
	
		
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		be oddio le mosche della m* non è un intercalare.. franco ha un buon tropismo per caxxo (che il padre dice di continuo e proprio non riesce a limitarsi) mentre il ligure belin che dico sempre io (e che reputo 'meno peggio') non gli interessa!
	
	
	
	
	
	
 
 
	
	
	
		
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		Ahi, per me è terribile, perché essendo straniera, tendo moltissimo a parlare esattamente come sento parlare la gente intorno a me, e di caXXo o porco quel quà e porco quel là, sono parte della "musica". Anche il papà tende a "colorire" le sue espressioni.  E Cucciola sta cominciando a ripetere tutto quello che dico. 
In francese, non mi vengono proprio, le parolacce. Ergo: devo parlarle in francese ...
Ma è difficilissimo, perché ogni 5 secondi tira fuori una nuova parola in italiano, e io come faccio a risponderle in francese? mi si aggroviglia il cervello! Oppure dico in italiano, e poi ripeto in francese ...
	
	
	
Ale e Cucciola (1/1/11)
	
	
	
 
 
	
	
	
		
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		In effetti quello delle mosche è fatto consapevolmente e su quello le puoi dire di trovare un altro sistema di chiamarle. Però è anche vero che ovunque si esca da casa i nostri figloi sentono di tutto e di più: non è tanto che Fabio una volta mi disse che qualcosa gli faceva "schifo", parola mai usata e che detesto, soprattutto se riferita a cibi, ebbene: lo aveva sentito dire da un bimbo di 1 anno più grande al parco riferito al fango che c'era sullo scivolo.
	
	
	
	
	
	
 
 
	
	
	
		
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		... ecco, per esempio, la parola "schifo" l'ho sempre sentita ovunque, e non mi salterebbe mai in mente che possa essere offensiva o brutta o niente di simile ...
aiutoooooooooooooooooooooooo!!! La mia dolce bimba parlerà come uno scaricatore di porto ...
	
	
	
Ale e Cucciola (1/1/11)
	
	
	
 
 
	
	
	
		
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		I bimbi tendono ad assumere il linguaggio che sentono in casa e nei luoghi a loro più vicini. Quindi va controllata la terminologia casalinga.
Per quello che sentono fuori si può cercare di ignorare, far slittare su parole simili o spiegare che quel bimbo dice (o fa) una cosa perché non gli è stato spiegato che sarebbe meglio di no, ma che per noi scegliamo noi (non il genitore, noi compreso il bambino!). Resta comunque che glissare e ignorare fa perdere il divertimento e spesso mollano. C'era un bell'articolo di Uppa lo scorso anno, forse è online.