08-06-2012, 09:11 21
(05-06-2012, 03:22 15)gisella752 Ha scritto: Hai ragione! tempo fa lavorarvo con i bambini e leggendo una di quelle fiaba una bimba mi chiede "Ma perchè muore sempre la mamma?"
Quello che cercavo di spiegare ai nonni paterni che leggevano Cenerentola alla piccola che additava la matrigna con decisione dicendo "brutta cattiva" e io non potevo fare a meno di pensare che fosse orfana...
(06-06-2012, 10:33 10)Alexandra Ha scritto: Il "perché muore sempre la mamma" è spiegato da Bettleheim ne "il Mondo Incantato", ed è qualcosa che riguarda bambini non piccolissimi: arriva un momento in cui la "mamma buona", quella che provvede a tutto e sorride sempre, diventa nella mente del bambino anche "matrigna cattiva", che esige e frustra le voglie immediate del cucciolo. Allora il cucciolo vorrebbe vederla sparire, ma allo stesso tempo è la cosa in assoluto che lo terrorizza di più. Ma c'è un bisogno fondamentale di "uccidere" la mamma buona, per interiorizzarla come forza propria e - almeno simbolicamente - cominciare a vedersela da solo con il mondo. Questa morte simbolica delle favole e la serie di "sfighe" di cui il bambino esce sempre vincitore grazie alla sua astuzia, alle sue qualità e all'aiuto di terzi benevolenti, servono a dare fiducia nella propria capacità a vedersela con la vita.
Il mondo truce delle favole esprime abbastanza la percezione emozionale del bambino, le sue paure, il suo senso di inadeguatezza ed impotenza, vedi la sua impressione di essere trattato ingiustamente rispetto a fratelli e sorelle, per esempio, e le esorcizza.
Per me, non è giusto cercare di blandire tutto ciò, di proteggere ad oltranza, perché è un vero bisogno del bimbo.
Ma valutare l'età adeguata e scegliere le versioni delle favole meno terrorizzanti, decisamente si (in particolare, togliere di mezzo quelle più improntate alla modalità educativa ultra-repressiva di alcuni secoli passati..., senza andare fino all'edulcorato totale).
Totalmente in accordo. C'è un tempo adeguato. Prima si impara l'amore, la sicurezza con mamma e papà, fratelli nonni amici o animali, chi volete.
Poi si creano metafore più o meno celate con il mondo esterno per avere anche un esempio positivo. Sentivo in radio il racconto di una mamma (mi si perdonino le inesattezze) che scrisse ad una casa editrice di fumetti, mi pare la marvel, perché suo figlio non voleva portare l'apparecchio acustico, e poi nessun supereore per quanto sfigato era pure mezzo sordo! Ebbene la casa editrice le ha mandato un fumetto con un supereroe proprio come lui, creandone una storia e "risolvendo" il senso di inadeguatezza del bambino.
Oggi ho saputo che mia figlia ascolta dalla nonna la storia de La carica dei 101. Devo approfondire se per caso la nonna edulcori la storia, come fanno anche le educatrici del nido, ma mi raccontava con tristezza che "una signora cattiva ha preso i cuccioli e li ha portati a casa sua... poi la mamma e il papà stavano a casa ad aspettarli... poi erano tutti colorati... poi tornavano a casa".
Io su 'ste cose divento una iena... lei spesso mentre esco piange dicendo "mamma, ma io voglio te!" e chiede (fortunatamente non spesso) dove sono, cosa faccio e quando tornerò da lei. Mi disturba notevolmente sapere che le leggono storie dove il cucciolo è portato via a forza dai suoi genitori o dove i genitori muoiono.
(07-06-2012, 04:49 16)giulieee Ha scritto: Anche io quoto Alexandra, ma credo che il mio sia ancora troppo piccolo per sentire di mogli sgozzate da barbablù e di cappuccetto rosso divorato dal lupo (la versione originale era così! Poi fu edulcorata proprio dai fratelli Grimm!!!).
Magarii verso i 5/6 anni già è diverso. Tanto ci pensa la televisione a "svezzarli"
Ecco. Appunto.