COS'È L'AUTOSVEZZAMENTO E PERCHÉ È DAVVERO PER TUTTI.
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autosvezzamento per tutti


I figli sono da vedere non come amici, ma come nemici
#1

Da un piccolo scontro su un'altro forum nato fra ciò che penso io dii questo articolo e quello che ne pensano molte delle altre, mi sorge la curiosità di avere una vostra opinione.

Vuole certamente essere provocatorio, ma a voi piace?
Se indovinate (senza googolare e curiosare in giro (Big Grin) quello che ne penso io, vi pagherò una pizza quando ci incontreremo!
www.internazionale.it/opinioni/claudio-marcelli/2012/10/19/a-letto-con-il-nemico/

Em0200 2/10/2007 Tartarughino
Em3600 27/6/2010 Torello
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#2

È certamente provocatorio! Mi piace il messaggio non condivido il linguaggio, rompipalle e nemici sono stati utilizzati x esprimere l' intensità del rapporto genitore-figlio forse poteva impegnarsi a ricercare 2 termini che fossero altrettanto forti ma con una connotazione positiva...
Ho riletto ancora una volta l'articolo e ci sarebbero delle precisazioni da fare sul fatto che dai figli ci di debbano aspettare solo comportamenti deliquenziali o comunque gravi e che se loro davanti ad un problrma pensano come prima cosa di rivolgersi a noi forse abbiamo sbagliato qualcosa... magari aggiungo dal pc con il cell è difficile

Mamma di Pietro nato a luglio 2011
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#3

Io non c'ho capito niente.Mio figlio

10900 Ale 17/07/2010
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#4

Beh, in un certo senso è giusto ma in un certo senso anche no.
Quando andrò un giorno a fare shopping con le mie figlie grandicelle sarò la loro amica (pagante...)
Ma quando dovrò svegliarle per andare a scuola sarò "solo" la mamma.
Insomma, la verità sta nel mezzo!

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#5

boh mia madre è stata rompipalle, ma è anche la mia migliore amica.... non lo trovo per niente interessante questo articolo, manca qualcosa boh forse voleva essere ironico, ma non è niente di che. tu ti sei inca sull'altro forum ma per cosa?

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#6

vabbè questo post di cui hai pubblicato il link parla in particolar modo dell'adolescenza. è una fase strana in cui è veroc he i figli prendono una SANA distanza dai genitori. è una distanza che serve loro per crescere. poi questo non vuol dire che non si possa essere comunque amici dei genitori, ma in quella fase un distacco è normale e secondo me anche necessario affinchè i figli trovino la loro identità.

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#7

mah. scusate la stringatezza ma zampetto con la sola mano sin.
anche secondo me gli amici sono una cosa diversa. i genitori sono genitori, con gli amici si fanno cose diverse

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#8

(20-10-2012, 09:23 09)gisella752 Ha scritto:  È certamente provocatorio!Mi piace il messaggio non condivido il linguaggio, rompipalle e nemici sono stati utilizzati x esprimere l' intensità del rapporto genitore-figlio forse poteva impegnarsi a ricercare 2 termini che fossero altrettanto forti ma con una connotazione positiva...
Ho riletto ancora una volta l'articolo e ci sarebbero delle precisazioni da fare sul fatto che dai figli ci di debbano aspettare solo comportamenti deliquenziali o comunque gravi e che se loro davanti ad un problrma pensano come prima cosa di rivolgersi a noi forse abbiamo sbagliato qualcosa... magari aggiungo dal pc con il cell è difficile


(20-10-2012, 05:06 17)isottablu Ha scritto:  secondo me gli amici sono una cosa diversa. i genitori sono genitori, con gli amici si fanno cose diverse


(20-10-2012, 04:21 16)rossanalib Ha scritto:  parla in particolar modo dell'adolescenza. è una fase strana in cui è veroc he i figli prendono una SANA distanza dai genitori. è una distanza che serve loro per crescere. poi questo non vuol dire che non si possa essere comunque amici dei genitori, ma in quella fase un distacco è normale e secondo me anche necessario affinchè i figli trovino la loro identità.

Allora.
Forse per il fatto che mi è capitato di seguire spesso dibattiti anche seri in cui viene messo molto in discussione il voler utilizzare la categoria dell''amicizia' nel descrivere il rapporto genitori figli è sembrato molto riduttivo voler descrivere quello che dici tu, Rossana, e che condivido, in questa forma.
Infatti ho sempre pensato che quando diciamo di essere amici con i figli, in realtà abbiamo ragione quando lo intendiamo nel senso auspicato da Valina, cioè l'avere un rapporto animato da sentimenti positivi e con un certo grado di complicità affettuosa e familiare.

Ma ho guardato sempre con sospetto il concetto di 'amicizia' associato alla genitorialità consapevole, perché mi evoca l'idea molto diffusa dagli anni 60 di un rapporto con i figli malinteso dove il genitore finisce con l'abdicare il proprio ruolo di guida, dove non è più capace di educare alle regole del vivere civile credendo che un no (ovviamente motivato, e bla bla-più o meno la pensiamo nello stesso modo e lo abbiamo più volte evidenziato qua o là) potrebbe causare una rottura del rapporto di fiducia, dove il genitore, suo malgrado, smette di essere un punto solido e rassicurante di riferimento per il proprio figlio.

Questo mi fa essere d'accordo con la premessa, ancor più se presa in rapporto con l'età difficile dell'adolescenza nel senso evidenziato da Rossana.

Quello che mi ha infastidito e che non mi è piaciuto per niente appena letto l'articolo è il voler forzare l'equazione in cui se un rapporto non è di 'amicizia' allora non possa che essere un rapporto di 'inemicizia'.

Avrei preferito che l'autore ricordasse magari che il concetto di 'amicizia' mal si adatta al complesso rapporto fra figli e genitori.
Che potrebbe risultare forzato perché gli 'amici' sono pari, non esiste (teoricamente) che uno dei 2 abbia il sacrosanto e insostituibile compito di educare l'altro, porre quando e ogni volta che è necessario dei limiti anche se questo potrebbe richiamare reazioni di rifiuto o disapprovazione/conflitto da parte dell'altro.
Fra i ruoli di genitore e di figlio, questo invece è nella natura delle cose ed è secondo me importante ricordarlo e non negarlo.

Ecco, in questo senso per me ha senso dire "i nostri figli non sono i nostri amici", nel senso che sono proprio altro.

Invece, da questo presupposto, anche se in un'iperbole (come definita giustamente nel forum a cui alludevo) parte per definirlo piuttosto come un rapporto fra nemici.

Mi è sembrato riduttivo e ingiusto, fuorviante, non corretto.
lo so, sono stata anch'io adolescente, che i veti solenni e persino i limiti ben più ragionevoli posti dai miei genitori li ho spesso letti come ingiusti e anche come degli affronti. Ci sono stati momenti di sfogo ho letteralmente 'odiato' mio padre e mia madre, li ho sentiti 'nemici'.
Ma so che non lo erano.
E non lo ero io per loro.
Quando, invece, in determinate situazioni familiari questo accade, cioè, che i 2 'antagonisti' in oggetto, si rapportano realmente come 'nemici', si tratta di tragedie, gravi e protratti errori di comunicazione, casi limite.

Questo insistere sulla 'metafora' genitori/figli come 'nemici' solo per intendere che dobbiamo serenamente e ragionevolmente attenderci prima o poi reazioni di ribellione e disapprovazione (anche quando più soft, educate e rispettose di quelle descritte dall'autore) e che questo rischio è ben minore di quello di perdere credibilità, autorevolezza e il ruolo di punto di riferimento davanti agli occhi dei nostri figli non mi è piaciuto.
Oltre a trovarla una forzata come metafora, non mi è piaciuta per niente. La trovo sbagliata di fondo.
Sembra suggerire che per essere bravi genitori si debba necessariamente istaurare un rapporto di aperta conflittualità, di assenza di fiducia, essere uno CONTRO l'altro, e che solo questo possa portare al 'Ti chiedo consiglio perché mi fido di te'.
[una specie estivill post infanzia].
E anche che l'autorevolezza e la fiducia fra padri/figli passi solo attraverso imposizioni dall'alto sgradevoli e conflitti

Poi ci sta che qualcuno che non ha mai avuto modo di riflettere su queste dinamiche possa essersi sentito stimolato da questo articoletto a cambiare prospettiva, a riflettere sul senso reale che si può attribuire all'idea di 'amicizia' quando la si associa al rapporto genitori/figli.
Così come può essere divertente leggerlo come un'iperbole-caricatura.


Cos'è che mi ha deluso (non fatto arrabbiare, no) nel dibattito a cui facevo riferimento all'inizio?
Solo il fatto che con persone con cui spesso si affrontano temi seri anche partendo da stimoli minimi e a volte di natura scherzosa, come potrebbe essere in questo caso, le 2/3 persone che hanno espresso un parere non positivo o critico riguardo l'uso di questa 'metafora' o 'iperbole' comunque la vogliamo intendere, sono state 'ignorate' e io che mi sono soffermata un po' più nel 3D in questione sono stata azzittita con la sola scusante che non si capisce come la penso.
Mah.
(con questo non voglio dire di non essere consapevole che spesso sono contorta e 'criptica' nei miei post, oltre che prolissa, ormai mi conoscete. Ma venire liquidata così tout court, mi è dispiaciuto).
E mi era rimasta la voglia di un confronto sereno, strozzato sul nascere di là, sull'argomento...

Em0200 2/10/2007 Tartarughino
Em3600 27/6/2010 Torello
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#9

Linda Eva io la penso esattamente come te. Wink

[Immagine: as1cF58003D0015MDAwOGQ0fDEyOWp8SWwgbWlvI...NvIGhh.gif]
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#10

Hmmm ... io non lo chiamerei "articolo", è solo una serie di battute. Ci può anche stare una appellazione di "nemico", a quel livello scherzoso e superficiale, tra figli (adolescenti) e genitori, nel gioco di ruolo di quel periodo, ma non c'entra nulla con quello che succede in profondità. Ci sono famiglie in cui il rapporto base è di autorità / nemico dell'autorità, e fa solo male a tutti. Un pò, ci sta, uno spizzico, è quasi d'obbligo, ma di più, no. Rompiballe, si, certo, ovvio. Nemico, no.
Riguardo l'amicizia, credo che una parte di quello che caratterizza un rapporto d'amicizia, la fiducia, lo scambio alla pari di idee, la condivisione di esperienze (viaggi, per esempio, o anche la cura della casa) nelle quali, crescendo, il ragazzo diventa sempre più partecipe in prima persona, e viene trattato alla pari, quella cosa che esprime tanto bene una canzone rock dicendo "I wanna be your friend, I wanna guard your dreams and visions", quell'accettare l'altro com'è, per quello che è, e la voglia di condividere, tutelare ed aiutare i suoi sogni, ci sta tutta nel rapporto con i genitori. Ma è solo una componente. Con i miei genitori ho avuto sia questa componente, sia quella "rompiballe", ma "nemico", mai, e neanche quella "amica del cuore alla quale posso raccontare tutto", o l'amicone con cui si (s)parla delle ragazze davanti ad una birra.
Forse l'ho già raccontato, se si mi scuso: mia mamma non era una tanto "spigliata", con cui parlare di sesso o roba simile. Ma un giorno mi chiese come la vedevo, avrò avuto circa 15 anni. Io dico la mia, in tutta sincerità, del tipo che non mi sembra una cosa da prendere alla leggera, ma che se ci si innamora sul serio ... lei rimane pensosa un attimo, e (accertatasi che ero ben informata di contraccezione e precauzioni varie) mi dice: si, l'importante è essere convinti di quello che si fa, e farlo sia con la testa che con il cuore. Ovviamente, bisogna stare attenti a tutto, ma sappi che, semmai tu dovvessi rimanere incinta, non devi aver paura, io e papà staremmo comunque con te anche in questo.
Credo sintetizzi bene quello che può essere un genitore "genitore" e "amico".


Ale e Cucciola (1/1/11)
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