COS'È L'AUTOSVEZZAMENTO E PERCHÉ È DAVVERO PER TUTTI.
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autosvezzamento per tutti


quando i nostri bimbi non mangiano a casa...
#21

Intanto mi piace che in questa discussione il verbo "ravanare" la faccia da padrone.. Biggrin

Allora vediamo se riesco a spiegare il mio punto di vista (a Linda Eva, nemmeno io ce l'ho con te Smile )

Innanzitutto mi fido ciecamente dell'autosvezzamento, però forse vedo sfumature un pò diverse, soprattutto sulla questione del proporre e richiedere.. perchè io propongo spesso cibo a mia figlia.

Io ho considerato due fasi, all'inizio dello svezzamento (o autosvezzamento) per me è stato più un prendere confidenza col cibo, scoprire gusti, consistenze, eventualmente diminuire/eliminare alcune poppate.. insomma iniziare a mangiare. In quella fase lei era a tavola con noi, e se volevo mangiasse mangiavo sempre anche io, come esempio, per esempio mi preparavo una merenda, o mangiavo un frutto a metà mattina. In questo periodo non avrei mai ravanato nel frigo, c'era il latte sempre e comunque e se mangiava era un "di più".

Questa fase per noi è durata molto poco, a 9-10 mesi mia figlia mangiava tanto, mangiava di tutto e aveva già eliminato molte poppate (aveva lasciato colazione e pre-nanna, più una notturna, che ora ha tolto)

Dopo questa fase le sue abitudini alimentari si sono consolidate. Insomma so più o meno quando ha fame, all'incirca quanto mangia, quali sono i suoi gusti. Ci sono ovviamente variazioni, ci sono cose nuove che continua ad assaggiare, ci sono giorni in cui mangia quanto me mentre altre volte passa la cena a travasare acqua da un bicchiere all'altro, però c'è una certa routine. Ecco io ora propongo eccome. So che lei a metà pomeriggio di solito ha fame e io le propongo un frutto o altro, anche se io non mangio, idem in altri momenti in cui penso che sia noiosa perchè ha fame, io propongo, poi magari lei rifiuta. Magari sbaglio, ma lei non sa chiedere, non parla ancora, saranno 10 giorni che ha imparato a dire "acca" (acqua), non può certo dirmi "mamma ho fame, mi daresti una banana". Ecco sempre in questa fase io non vedo nulla di male nel "ravanamento" in casi particolari. Il mio senso è, conosco mia figlia, so che di solito mangia, se la metto a tavola e non mangia nulla di quello che propongo, può essere che abbia in realtà fame ma quello che c'è in tavola proprio non le va, oppure non ha proprio fame. Insomma conoscendo mia figlia io le propongo qualcosaltro, perchè è una cosa che avviene molto raramente (onestamente penso sarà forse capitato 3-4 volte), se avessi un figlio che so che si impunta ogni sera per volere una cosa diversa, allora non lo asseconderei.

Io ho visto l'autosvezzamento anche come una semplificazione e come un togliere imposizioni sul cibo, e a me il discorso "o mangi questo o salti", che faceva la nonna di daniele, mi sembra una imposizione sul cibo. Il discorso che non salta proprio nulla, perchè tanto c'è il latte, dipende dalle abitudini che si sono instaurate, nel caso nostro il latte a orario pasti non c'è più (nel senso che non lo richiede più) da ormai 6 mesi, cioè da quando ne ha 9-10, quindi mi sembrerebbe molto innaturale, a questo punto e per noi, integrarle il pasto con il latte.

Ecco il discorso di mettere l'alternativa già in tavola coperta mi sembra un pò un girarci intorno.. se ho in mente che non le può piacere qualcosa di nuovo che propongo e so di avere in alternativa del formaggio o del prosciutto, che sia in frigo o già in tavola coperto da un piatto, non mi sembra una gran differenza..

Tutto questo con nessuna ansia, ci sono veramente sere in cui passa il tempo a travasare acqua in due bicchieri e di solito penso che se non mangia, ha già mangiato o mangerà..

001_wub Sofia 9/9/10
Olivia 6/7/13 001_wub
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#22

sul discorso delle due fasi concordo in pieno, anche per noi è così. Se a tavola non mangia io posso anche proporre latte, ma mi sembra innaturale; mi sembra questa la forzatura, perchè se non mangia a tavola magari ha le sue ragioni e l'offrire il latte sarebbe comunque un modo di preoccuparsi che mangi; diverso il caso in cui capisco che ha fame ma non gli va quel che ho preparato e allora non ci vedo nulla di male ad offrire qualcosa di semplice come un frutto o un pezzo di pane o verdura... non dico prosciutto e formaggio perchè mia madre vivrebbe di prosciutto e formaggio e se le dessi il là sarebbe la fine). Può essere anche un avanzo del giorno prima che magari aveva gradito particolarmente! Daniele comunque è il tipico bambino che se non mangia come vuole lui o quel che vuole lui piuttosto salta e sinceramente a volte mi impunto anche io, e che diamine!
Daniele non parla, ma di sicuro si fa capire mooolto bene! Va in cucina e prende i biscotti oppure inizia a piangere in direzione di una banana finchè io non capisco e gliela sbuccio. Per non parlare di quando ruba il sacchetto del pane e lo svuota del relativo contenuto!
Io purtroppo devo dare ragione alla pediatra: nel mio caso è stato vero l'unico "ma" che lei aveva in materia di autosvezzamento e cioè che sarebbe diventato selettivo sul cibo molto prima dei classici due anni. Ha una testaccia dura mio figlio e non solo sul cibo. Me lo devo tenere così, c'è poco da fare! Ma da qui a fargli saltare completamente un pasto solo perchè mia mamma si fissa che deve assaggiare tutto quello no.
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#23

(30-12-2011, 01:02 01)chiaraC Ha scritto:  Innanzitutto mi fido ciecamente dell'autosvezzamento, però forse vedo sfumature un pò diverse, soprattutto sulla questione del proporre e richiedere.. perchè io propongo spesso cibo a mia figlia.

Per essere Autosvezzamento la costruzione mentale del concetto di cibo 'altro rispetto al latte' nel bambino si forma solo ed esclusivamente attraverso l'istinto che suscita una RICHIESTA o meglio la Ricerca di dare soddisfazione ad un bisogno (la curiosità, l'istinto di imitazione).
E' l'unica motivazione 'motivante', secondo ciò che so di Autosvezzamento, che permette un avvicinamento al cibo in maniera completament spontanea.
Dobbiamo partire sempre dalla consapevolezza che l'idea di 'cibo' e 'pasto' nel bambino non esistono.
Come non esiste appena nato quella di 'poppata' lui cerca l'odore della mamma e ha il forte impulso di attaccarsi con la bocca e succhiare la cosi detta 'fase orale' che concentra nella bocca ogni piacere ed è semplicemente un bisogno che va soddisfatto.
E magicamente scende un liquido caldo, gradevole, che nutre e indirettamente va a soddisfare anche un secondo bisogno 'nuovo' mai conosciuto fino ad allora: riempire la pancia.

Poi i neuroni specchio arrivano al massimo del loro sviluppo e il bambino conquista parziale autonomia (v. posizione seduta) e osservando il mondo cerca di imitare le persone di riferimento,
non ha fame, non ha bisogno di cibi nuovi, ha latte e nutrienti a volontà, ma........deve toccare, assaggiare giochi e oggetti e vedendo il piacere con cui i genitori, i nonni e i fratelli 'giocano' a tavola, anche lui vuole provarlo.
E provandolo trova soddisfazione prima o poi in un sapore' in una consistenza o in un odore e prima o poi scopre che soddisfa la mente (la curiosità) e la pancia (cosa che non gli serviva in realtà, già lo faceva il latte!).
Quando comincia a prenderci più gusto si sente partecipe di un gioco che fino ad allora era solo dei grandi.
Inizia a conoscerne e interiorizzarne la rutine e a prevenire le varie fasi. Nella sua testa nasce un nuovo piacere che è il pasto e comprende che ne esistono vari durante la giornata.


Citazione:Io ho considerato due fasi, all'inizio dello svezzamento (o autosvezzamento) per me è stato più un prendere confidenza col cibo, scoprire gusti, consistenze, eventualmente diminuire/eliminare alcune poppate.. insomma iniziare a mangiare. In quella fase lei era a tavola con noi, e se volevo mangiasse mangiavo sempre anche io, come esempio, per esempio mi preparavo una merenda, o mangiavo un frutto a metà mattina. In questo periodo non avrei mai ravanato nel frigo, c'era il latte sempre e comunque e se mangiava era un "di più".

Questa fase per noi è durata molto poco, a 9-10 mesi mia figlia mangiava tanto, mangiava di tutto e aveva già eliminato molte poppate (aveva lasciato colazione e pre-nanna, più una notturna, che ora ha tolto)

Che ci siano diverse fasi lo sappiamo, anche io penso sia giustissima la distinzione che hai fatto.
Ed è proprio per questo che non si può sottovalutare l'importanza dell'esclusività della richiesta dei primi approcci!
Eh sì, proprio quelli di un bambino che non sa parlare per niente!!!

Citazione: Magari sbaglio, ma lei non sa chiedere, non parla ancora, saranno 10 giorni che ha imparato a dire "acca" (acqua), non può certo dirmi "mamma ho fame, mi daresti una banana".
Secondo me è qui l'errore: la richiesta può essere anche solo uno smaniare, un seguire insistentemente la forchetta e indicarla, o sorridere insistentemente' o prendere qualcosa dal piatto....
E' chiaro che a parte l'ultimo esempio, negli altri casi poi facilmente alla mamma toccherà procedere per tentativi’ giusto per verificare esattamente l’oggetto del desiderio cos’ manifestato, tipo: "Vuoi questo? a no, il pezzo di pane? o forse lo spicchio di mela?" e se questo lo vogliamo chiamare 'proposta', allora proposta sia.
Per me è solo un modo per sondare e cercare di capire cosa di ciò che sta vedendo in tavola lo sta veramente interessando.
Ma il tutto, in questo modo, è comunque partito da un suo segnale d'interesse, da una curiosità che sta cercando di soddisfare.
Salvo poi rimanere delusi perché ciò che voleva era semplicemente.....il tovagliolo!

E sì, secondo me è un errore dire che a 15 mesi un bambino non è capace di far capire ciò che vuole' o a 5/6/10, cioè quando i segnali ci dicono che è pronto a mangiare.

Ma scusate, a questo punto vi faccio una domanda:
che intendete per curiosità verso il cibo in quanto segnale?

Sono mesi che ammiro molte di voi i cui figli avrebbero manifestato tutti i segnali così presto mentre il mio solo a 9 mesi, e ora scopro che invece la curiosità che si sostanzia nella RICHIESTA ATTIVA (a suo modo) in ogni situazione e pasto in realtà non ce l'avevano?
Perché da tutto ciò che ho letto e capito, per curiosità, non si deve intendere solo quella intuita una volta che il bimbo si è casualmente avventato su uno spaghetto o uno spicchio di mela.
La curiosità su cui si basa tutta l’intuizione dell’Autosvezzamento è un nuovo stato che sopraggiunge nel bambino in una certa fase del suo sviluppo.
Il ruolo della curiosità verso il cibo non è solo quello di segnale, è soprattutto il motore che se non ostacolato spinge il bambino a muoversi verso il cibo.
Non basta nemmeno scoprire che sistematicamente in molte occasioni il bambino manifesta tale curiosità (in questo caso al massimo ti dici: eccoci, vedrai che ci siamo!), ma quando finalmente arriva al punto tale che ogni volta dal suo sguardo, da un gridolino o un cenno (sbavamenti compresi) ci viene il dubbio che voglia assaggiare e quindi provare quello che stiamo mangiando noi possiamo solo lasciargli la libertà di farlo, porgendoglielo o lasciandoglielo alla sua portata non cambia niente.

Chiaramente, come scrive nel libro o in interventi vari anche il Vate, poi si passa ad una fase in cui si può fare quello che dici tu
Citazione:Dopo questa fase le sue abitudini alimentari si sono consolidate. Insomma so più o meno quando ha fame, all'incirca quanto mangia, quali sono i suoi gusti. Ci sono ovviamente variazioni, ci sono cose nuove che continua ad assaggiare, ci sono giorni in cui mangia quanto me mentre altre volte passa la cena a travasare acqua da un bicchiere all'altro, però c'è una certa routine. Ecco io ora propongo eccome.
E certo che proponi: prepari la tavola e sicuramente lui ormai si aspetta di venire considerato nel pasto.
Ed è proprio in questa fase che Piermarini insiste sul non permettergli di usare io cibo come gioco, per esempio.
Perché lui ora sa che cosa sia un pasto.
Sa di avere libertà di scelta fra ciò che è a sua disposizione.
Consiglia di mettere già tutto a tavola, o di passare comunque alla portata successiva senza offrire un’alternativa che non sia eventualmente già presente nel menu.
Sono solo io che lo trovo perfettamente coerente?
(Che anche io abbia ceduto una volta o due-almeno-, lo ammetto, ma non importa: non sarà stato un danno irreparabile, ma non me lo approvo io stessa comunque. Aggiungo che ci sto molto più attenta ora perché sapendo che non sempre mangia con me, dò per scontato che altri siano meno rispettosi di questi aspetti e per tornare al titolo del post, limito al massimo le interferenze in modo che quelle occasionali altrui ristino più isolate e meno dannose.)

Un’ultima osservazione sui termini ASSAGGI/ASSAGGIARE.
Non vorrei che sia nato un equivoco e che neppure il post ‘Autosvezzamento OVVERO…’ sia stato sufficiente a correggere.
In AS non è che al bambino si dia modo di assaggiare ogni cosa che abbiamo in tavola per capirne i gusti, non si tratta di proporgli un cucchiaino di qualcosa così se gli piace lo può mangiare.
Non deve essere qualcosa di programmato nella speranza che il bambino trovi presto qualcosa che gli piace.
Noi mangiamo, lui è presente e smania al punto tale che siamo costretti ad allungargli un pezzetto di pollo coi peperoni!
E lui non si placa finché non l’abbiamo fatto, che gli piaccia o no, che ne voglia di più o no.
E scusate, ma se non è richiesta questa...!!!!

Per richiesta non s'intende una domanda precisa e la comunicazione di un cibo preferito.
Si intende l'avidente desiderio, smania di ottenere qualcosa dalla tavola o dalla nostra mano, in altre parole la manifestazione di una curiosità che urge e deve essere soddisfatta..

Io credo sia questa l’accezione di assaggio che si intende fuori dalla mentalità SVEZZANTE che, invece, cerca di trovare prima possibile qualcosa da dare al bambino adatta a sostituire il latte.

Ecco perché, pur intenerendomi queste frasi, non le capisco in AS:
• all'inizio dello svezzamento (o autosvezzamento) per me (e per lui?)è stato più un prendere confidenza col cibo, scoprire gusti, consistenze, eventualmente diminuire/eliminare alcune poppate
• ci sono cose nuove che continua ad assaggiare
ps. Nell’ultima frase condivido, però, il protrarre anche oltre le prime fasi dell’AS il ricordo che Noi siamo Pro AS e Pro Bambino e che in ogni contesto anche futuro di cali di appetito o nei confronti di cibi nuovi ci ricordiamo dei nostri principi ispiratori e siamo sempre disposti a dare loro la precedenza piuttosto che incanalarci verso la strada dell’insistenza e della logica punizione/premio.

Comunque ragazze, ci confrontiamo e discutiamo ma seite comunque tutte veramente splendide e profonde e spero che qualunque input, visto che siete più giovani di me, possa esservi utile si ora, ma soprattutto nel caso di altri AS nelle vostre famiglie.... Thumbup1[/color]

Em0200 2/10/2007 Tartarughino
Em3600 27/6/2010 Torello
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#24

Anche io mi ritrovo con la storia delle due fasi. Una volta identificato il cibo come tale possono aver diritto, esattamente come noi adulti, a non avere voglia di una specifica cosa. L'importante è che non sia sempre. A noi tipicamente il ravanamento" con Daniele produce un pezzetto di parmigiano. Insomma non gli do patatine o un dessert.

Alessandra + Daniele Giaime (7/10/2004) + Giorgia Diana (15/06/2010)
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#25

che dire, concordo. E tengo a sottolineare un punto: come un bimbo è pronto a camminare a 10 mesi e un altro a 17, come un bimbo ti dice perfettamente "buongiorno signora" e un altro invece a due dice tre parole in croce e male pure quelle... ci sono bambini che a 5-6 mesi hanno davvero voglia e curiosità di integrare al latte altro. E che già mostrano predilezione vero quell'alimento piuttosto che verso quell'altro. Noi possiamo solo assecondare questa loro volontà o attitudine e proporre ciò che secondo noi li rende appagati. Senza aspettative, ricatti o minacce, senza nero o bianco e nessuna sfumatura. Sulla teoria siamo tutti d'accordo, la pratica è altro. Capita a tutte davanti a un figlio che rischia di saltare la cena di proporre altro, magari non in tavola, magari tirato fuori al momento. L'importante è che questo non diventi nel tempo il ricatto del mangiare solo e sempre le stesse cose, preparate a parte magari, o non diventi se non mangia quello non ti do questo. Auspicabile è che il clima di serenità regni sovrano al momento dei pasti e che tutto il lavoro porti un bimbo a non chiedere il cioccolato a pranzo, rischiando pure di essere accontentato. Questo penso volesse dire PierMarini (che, me ne scuso, non ho letto).
Io personalmente so che è dura, soprattutto se il bimbo (la bimba nel mio caso) in questione può tranquillamente saltare pranzo e cena, perchè non ha davvero fame. E' dura mantenere la calma... ma ci si deve riuscire!
PS penso che è chiara la preferenza quando un gattonante si dirige sicuro in cucina, apre la dispensa e si mette a mangiare un panino o un biscotto... e questo succedeva quando aveva solo 8 mesi. Ora si sceglie la merenda BlinkLol a fuori di "mmm" "mmm" e ditino puntato e lacrime di coccodrillo e testate se tu non capisci.
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#26

(31-12-2011, 12:06 00)ameliaedaniele Ha scritto:  L'importante è che questo non diventi nel tempo il ricatto del mangiare solo e sempre le stesse cose, preparate a parte magari, o non diventi se non mangia quello non ti do questo. Auspicabile è che il clima di serenità regni sovrano al momento dei pasti e che tutto il lavoro porti un bimbo a non chiedere il cioccolato a pranzo, rischiando pure di essere accontentato. Questo penso volesse dire PierMarini (che, me ne scuso, non ho letto).

questo è il clima, e l'obiettivo. La strada è la risposta al suo bisogno e basta avere la pazienza di aspettare che manifesti il suo bisogno di imitarci.
L'imitazione gioiosa di chi ama è ciò che distingue l' Alimentazione Complementare (nuovo nome ufficiale dello Svezzamento tradizionale) dall' Alimentazione Complementare A RICHIESTA.
Per l'essere accontentato si intende solo questo.
Poi qualche errore e cedimento non creano probabilmente danni, ma impostare il tutto con minori errori di approccio possibili allontanano il più possibile ogni rischio di interferenza e di ricadere per sbaglio nelle trappole che si volevano evitare.
(ti consiglio di leggerlo, o di fidarti un po' di me-praticamente ti sto rispondendo dopo aver appena riletto il libro qui davanti a me con le frasi sottolineate -....è una fonte di grandeispirazione in momenti di dubbio)

In quanto al discorso 'un conto la teoria un conto il buon senso', beh, in realtà Piermarini da che lo conobbi, non dà regole modello, suggerisce delle chiavi d'interpretazione della realtà e ne indica i punti salienti su cui basare un percorso sensato, sereno e vincente, ma motivandoli con un buonsenso fondato sull'evidenza scientifica.

Citazione:Io personalmente so che è dura, soprattutto se il bimbo (la bimba nel mio caso) in questione può tranquillamente saltare pranzo e cena, perchè non ha davvero fame. E' dura mantenere la calma... ma ci si deve riuscire!

questo sentimento lo conosco anch'io, ma col primo.

Em0200 2/10/2007 Tartarughino
Em3600 27/6/2010 Torello
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#27

sul fatto di non proporre latte concordo anch'io: nel nostro caso è Anna che lo chiede, e come!!! Drool

Proprio ieri ho avuto un "confronto" con mia mamma su questo tema: ve lo riporto, così mi date un parere 001_rolleyes

Anna è malata da alcuni giorni, quindi ciuccia a più non posso, ma quando vede il cibo dei grandi di solito fa festa e, anche se sta ciucciando, interrompe e si fa mettere nel seggiolone per mangiare. Ieri a pranzo avevo preparato la pasta con la ricotta (già sperimentata con successo) e dei carciofi in padella (idem)
Anna mangia un po' di pasta (qualce fischiotto), poi fa capire di non volerne più, e di voler venire in braccio. La prendo e lei si attacca, mentre io continuo a magiare la mia pasta; dopo un po' si stacca e chiede ancora pasta: gliela lascio prendere e ne mangia altri 2 fischiotti, poi torna a ciucciare. Io finisco la pasta e passo ai carciofi: mostra ancora interesse, glieli offro, ne mangia un paio di pezzetti e poi torna al lattuccio.

Per me siamo a posto così, ma mia mamma non si rassegna: per cena ha preparato delle patate lesse e vuole a tutti i costi che gliele offra ora: arriva a mangiarsene un po' lei nella speranza di far venire voglia a me o ad Anna (con me c'è quasi riuscita, Anna invece non se l'è filata di striscioLol).
Io non sono d'accordo: Anna non mostra nessun segno di disagio che possa far pensare ad una fame insoddisfatta, e tengo duro, mentre lei mi accusa di volerla affamare pur di tenere il punto ("Siamo al "O ti mangi 'sta minestra o ti butti dalla finestra"!!!!"), e di volerla forzare ad adattarsi a me mentre dovrebbe essere il contrario e poi Anna gradirebbe tanto qualcosa di morbido e caldo!!! Chissà perchè non mi è venuto in mente di farle notare che allattandola era esattamente ciò che le stavo dando 001_tt2

Che ne dite?

[Immagine: cMPHp1.png]
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#28

la scorsa settimana Daniele era malato (niente di che, mali di stagione + dentini) e aveva la febbre; fortunatamente ero a casa in ferie e per qualche giorno ha mangiato praticamente solo latte di mamma, cosa per me comprensibilissima. Ecco, anche per mia mamma non va bene: dovevo insistere e fargli mangiare altro. Idem mia suocera, anche lei fissata con qualcosa di caldo e liquido (il latte cosa è?!) tipo minestrina, che mio figlio odia con tutto il cuore. Peccato che poi mia suocera ammetta candidamente di aver proposto a lungo un biberon di latte se non le mangiavano durante il giorno. Blink Lascia parlare, hai fatto bene. Insistendo cosa avresti ottenuto? Una bambina nel seggiolone e infelice. Se poi son malati già son piagnoni di loro, ci manca anche di dover vivere male i momenti che si passano assieme.
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