06-08-2012, 10:14 10
per me il capriccio è solo ed esclusivamente il rifiuto di accettare qualcosa che sia dettato dal rispetto per altrui, o dalla necessità/sicurezza: per esempio, spesso mangiando gioca con me, con il cibo, con il bicchiere, e io ci sto volentieri, ma poi si vuole alzare da tavola e andare via - OK, no problem - ma tirandomi per mano perché vuole che venga anch'io: allora dico (gentilmente): no, guarda che adesso vorrei mangiare io, per favore fammi stare seduta a tavola. Puoi restare con me o andare a giocare da sola o con papà (che nel frattempo ha avuto il tempo di finire), ma io voglio finire di mangiare. Se lei allora mi va in escandescenza, come fa spesso, è un capriccio, perché non può accettare che il suo desiderio si pieghi alle mie esigenze. Nulla di cui rimproverarla, intendiamoci: le dico "non piangere, amore mio, ho capito che vuoi andare a giocare, andiamo dopo, giochiamo insieme felici felici, ma adesso voglio finire di mangiare, prima hai mangiato tu e abbiamo anche giocato, adesso è turno mio". Ma se piange e si rotola per terra, continuo solo a parlarle gentilmente, non cedo finché non ho finito di mangiare.
Per me, capriccio è capriccio, quello che ritengo stupido è il connotato colpevolista che si dà a questo termine. Il bambino si, deve imparare a superare queste contrarietà, a non disperarsi se non gli si dà 100% priorità sempre, ma non ne ha alcuna colpa, e non va punito solo perché si lamenta. Piano piano impara che lamentarsi è una rottura di scatole, e che bisogna tenersi questa carta per i casi in cui serve davvero.
Per me, capriccio è capriccio, quello che ritengo stupido è il connotato colpevolista che si dà a questo termine. Il bambino si, deve imparare a superare queste contrarietà, a non disperarsi se non gli si dà 100% priorità sempre, ma non ne ha alcuna colpa, e non va punito solo perché si lamenta. Piano piano impara che lamentarsi è una rottura di scatole, e che bisogna tenersi questa carta per i casi in cui serve davvero.
Ale e Cucciola (1/1/11)