24-10-2012, 05:48 17
ma quanti bimbi ci sono per classe? alle elementari (Francia, scuola pubblica, fine anni '70), eravamo tra 35 e 40, non tutti al 100% disciplinati, ma abbastanza, non regnava il terrore, semplicemente la maestra ci raccontava e spiegava delle cose, e noi ascoltavamo. Dopo si facevano gli esercizi, ciascuno sul suo quadernino, in silenzio (relativo, ma comunque abbastanza in pace), e la maestra passava in giro ad aiutare chi fosse in difficoltà, e alla fine si condividevano i risultati con una blanda interrogazione. Chi avesse finito prima degli altri poteva andare a leggere, c'erano dei libri su uno scaffalino in fondo alla classe, e forse anche qualche gioco, ovviamente senza fare rumore per non disturbare gli altri. Si faceva il dettato e lo si correggeva tutti insieme dopo, solo ogni tanto era prelevato e soggetto a voto. C'erano le attività dette "di risveglio", tipo musica, disegno, sperimentazioni varie. Nessun appiattimento dell'intelligenza, per quanto possa giudicare, anzi, incoraggiamento al pensiero indipendente: l'apprendimento di più informazioni possibili sul mondo era apertamente destinato a nutrire un ragionamento autonomo. E neanche abbandono dei bimbi più in difficoltà. Qualche volta venivano seduti accanto ai "primi della classe", e a questi ultimi affidata (confidenzialmente) la responsabilità di dare una mano, di spiegare nel proprio linguaggio da bimbi, anche senza esporre gli "ultimi" di fronte al resto della classe.
Temo che pensare che un trattamento personalizzato sia necessario per sviluppare l'intelligenza sia piuttosto errato, frutto forse dell'eccessiva preoccupazione di genitori per cui il proprio adorato pargolo deve per forza essere oggetto di attenzioni esclusive: l'intelligenza si sviluppa anche in quel margine di differenza tra se e gli altri, in un contesto in cui viene dato a tutti lo stesso, proprio perché questo margine è tuo, e solo tuo, e non c'è nessuno che ci viene a mettere le mani.
Le maestre, la scuola, sono contesti collettivi, neutri, mutevoli (una maestra diversa ogni anno, e non una sola per tutto il decorso scolastico, tipo figura materna bis), nei quali un bimbo userà il proprio ingegno e le proprie risorse per adeguarsi, e anche distinguersi. Stesso ragionamento delle pappette macinate ad hoc: non servono.
Temo che pensare che un trattamento personalizzato sia necessario per sviluppare l'intelligenza sia piuttosto errato, frutto forse dell'eccessiva preoccupazione di genitori per cui il proprio adorato pargolo deve per forza essere oggetto di attenzioni esclusive: l'intelligenza si sviluppa anche in quel margine di differenza tra se e gli altri, in un contesto in cui viene dato a tutti lo stesso, proprio perché questo margine è tuo, e solo tuo, e non c'è nessuno che ci viene a mettere le mani.
Le maestre, la scuola, sono contesti collettivi, neutri, mutevoli (una maestra diversa ogni anno, e non una sola per tutto il decorso scolastico, tipo figura materna bis), nei quali un bimbo userà il proprio ingegno e le proprie risorse per adeguarsi, e anche distinguersi. Stesso ragionamento delle pappette macinate ad hoc: non servono.
Ale e Cucciola (1/1/11)