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Perché fidarsi di Andrea?

fidarsi di andrea di autosvezzamento
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Il mio bambino è in età di svezzamento e a questo punto a chi dovrei dare retta, al mio pediatra che ha studiato tanti anni, ha esperienza e ci conosce o a un qualche sconosciuto trovato su internet? Posso fidarmi di andrea di autosvezzamento? Sono Andrea di autosvezzamento.it, e in questo articolo voglio parlarvi del perché io, Andrea Re, sconosciuto trovato su internet e ultima ruota del carro, possa essere una fonte attendibile per aiutarvi ad accompagnare i vostri figli verso l’alimentazione complementare.
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Chi è Andrea di autosvezzamento

Per chi non mi conosce, non sono né pediatra né medico. Anzi la mia laurea è in ingegneria elettronica che non potrebbe essere un tema più distante dall’alimentazione dei bambini nella prima infanzia. Ciononostante mi sento perfettamente in grado di parlare con cognizione di causa di questi argomenti, e di dare qualche consiglio generico che effettivamente possa essere di aiuto ai genitori. Come mai? Se la mia qualifica non viene dal titolo di studio come faccio IO a dirvi cosa dovreste fare o, peggio ancora, a dire che quello che vi dice il pediatra su questo argomento può, in alcuni casi, non essere la cosa migliore per voi? Perché qualcuno dovrebbe dare retta a me solo perché io penso di saperne di più di uno che ha una laurea in medicina? Porsi queste domande è non solo giusto, ma addirittura doveroso in quanto bisogna capire chi è l’interlocutore che abbiamo davanti. La mia competenza deriva in primo luogo dal fatto di essere genitore di due figlie, per cui tutte le domande che i genitori si pongono, siate pur certi, me le sono poste anche io. Inoltre ho trovato l’argomento dell’alimentazione complementare interessante per cui anche dopo che il mio interesse personale su questo argomento è passato, in quanto le figlie oramai erano grandicelle, ho continuato ad approfondirlo negli anni grazie a letture di quello poco che c’è di disponibile in letteratura e dopo aver parlato con alcuni medici epidemiologi che studiano questo argomento a livello di popolazione; insomma, dato che l’argomento non è che sia così difficile, mi sono fatto una cultura. In questo senso molte delle risposte che mi sono dato quando le mie bimbe erano piccole – e non c’erano dei veri punti di riferimento disponibili – non me le darei più, o quanto meno avrebbero un’enfasi diversa, questo grazie a riflessioni fatte nel tempo e alle tante discussioni che ho avuto con i genitori. Un altro fattore importantissimo è che viviamo un paese diverso dall’Italia cosa che ci ha fatto vedere immediatamente come allontanandosi, senza necessariamente andare a finire chissà dove, le cose a cui uno è abituato e dà per scontato, pensando che valgano dappertutto e siano di importanza capitale, altrove possano essere diversissime. Quello che è importante in un paese viene ignorato in un altro, cosa che porta a porsi domande sull’effettiva validità dello “svezzamento tradizionale all’italiana”.

Qual è il compito del pediatra?

Il vostro pediatra, medico bravissimo per carità, è improbabile che sia stato formato sull’alimentazione complementare così come su altri 100 aspetti della vita dei bambini, uno su tutti l’allattamento. Ma questo non va visto come un problema o come un difetto, ma semplicemente come un modo per inquadrare in modo opportuno quali sono le competenze della persona che abbiamo davanti. Il pediatra ci assiste in determinate cose ed è lì per fornirci aiuto su questioni fondamentalmente mediche. Il passaggio da un’alimentazione solo lattea a un’alimentazione parzialmente e successivamente solo solida sono passaggi normali, naturali che tutti i bambini, indipendentemente da quello che noi possiamo avere in testa, faranno – chi prima, chi dopo. Così come non serve il consiglio del dottore per “insegnare a camminare” al bambino, così come non serve il consiglio il dottore per insegnare a parlare al bambino, difficilmente ci serve DAVVERO un medico che ci dica come insegnare a mangiare a nostro figlio. Il problema se vogliamo è duplice: da una parte c’è il medico che dà consigli su cose che non sono strettamente di sua competenza, dall’altra c’è il genitore che questi consigli li richiede, e così facendo alimenta il circolo vizioso. Quindi non bisogna sorprendersi se ad esempio su una pagina Facebook dove le mamme si scambiano informazioni è stata postata una domanda su cosa fare quando al proprio bambino di 3 mesi il pediatra dà già lo schema di svezzamento dicendo tra due settimane fai questo, poi fai quell’altro, poi quell’altro ancora e così via. Questa mamma era perplessa perché non capiva dove fosse la fretta e si chiedeva, ma non bisogna aspettare i sei mesi? Neanche a dirlo è cominciata la bagarre. Vi riporto solo alcuni commenti:
Nessuno che pensi che ogni bimbo è a se… Il pediatra l’avrà visto dalla nascita ad ora per cui se ha consigliato la frutta è sicuro che il bambino sia pronto. Il pediatra è medico. Mamma quante polemiche inutili.
E anche:
Se te lo ha detto una pediatra che è laureata in medicina e ha tanti anni di studi, vorreste dare contro al suo parere, ma allora che ci vai a fare al controllo
Qualcuno osserva che:
Per esperienza ti posso dire che ogni pediatra è diverso, ci sono quelli che fanno iniziare lo svezzamento a 4 mesi e quelli a 6 mesi o 8 mesi. Quindi vai tranquilla, se te lo ha detto lei fidati.
Però ci sono anche molte voci contrarie:
“Troppo presto, perché anticipare”
E anche
“Sì, aspetta i 6 mesi, evidentemente il tuo pediatra è rimasto indietro.
Però i migliori commenti, che esemplificano tutta questa discussione sono gli ultimi due:
Cambia pediatra
Fidati della pediatra
Gli esempi potrebbero continuare ma ci siamo capiti. E poi uno si chiede perché ci sia tanta confusione in giro…

Perché ci troviamo in questa situazione?

Ma allora perché il pediatra dà consigli che lui per primo sa non essere radicati in quello che dice la letteratura e che vanno al di fuori di quello che dovrebbe essere il suo compito? Perché il genitore continua a porre queste domande al pediatra cercando rassicurazioni in questo senso? Perché il genitore ha così paura del cibo? La risposta è perché siamo tutti figli di Anna Maria Blasi quasi fosse una nuova Eva. La Blasi in occasione della nascita di un bimbo ha detto, e cito:
Mi permetta di salutarla con simpatia in questo felice momento perché sono mamma anch’io. Immagino che oggi tutta la sua attenzione e la sua cura siano rivolte ad iniziare nel miglior modo possibile l’alimentazione del suo bambino con il latte più idoneo alla sua crescita, ma presto prestissimo lei dovrà affrontare un problema altrettanto importante quello del primo svezzamento. Quando iniziarlo? In che modo? Come lei saprà prestissimo il bambino presenterà delle esigenze che il solo latte non è più sufficiente a soddisfare: avrà bisogno prima di tutto di ferro il cui latte praticamente privo, inoltre di vitamine, di calcio, di fosforo, tutti elementi indispensabili per la crescita. Da qui la necessità di integrare la dieta del bambino con quei principi nutritivi che sono scarsi nel latte. Di solito è questo il periodo in cui si aggiunge al latte un biscottino. Ma quale? Non certamente un normale biscottino! In questo periodo l’apparato digerente nel suo piccolo è molto delicato ed esigente nel richiedere soltanto alimenti adatti a lui, “su misura”. Ecco perché è stato creato un nuovo biscottino con una esclusiva formula che assicura la migliore digeribilità e con una precisione di contenuti nutritivi in diretto rapporto con i fabbisogni di primissimo sviluppo.
Blasi lettera Plasmon
La lettera per intero
Questa è una lettera che è stata inviata verso la metà degli anni 70 e che abbiamo ritrovato in casa qualche tempo fa. Ci fa vedere bene come sono cresciuti i nostri genitori e come sono cresciuti i nostri pediatri: sono tutti cresciuti seguendo il modello Anna Maria Blasi. Onestamente non so chi sia la Blasi, e so solo che probabilmente era un’impiegata della Plasmon che aveva inviato la lettera che vi ho letto. Ora che sono passati oltre 40 anni cosa è cambiato? Molto poco, anzi, quasi niente. Nella lettera ho volutamente tenuto fuori la tempistica suggerita e secondo la quale bisognava cominciare con il biscottino a 2 mesi. Oggi cosa si dice? Di cominciare a 4 mesi, anche se qualcuno vuole tuttora iniziare a 3 mesi se non prima, però i concetti di base sono i medesimi: il latte non è sufficiente, bisogna integrare, bisogna aggiungere, bisogna chiedere all’esperto, ci vuole precisione. Siamo lontani anni luce dal concetto di “alimentazione complementare”.

Nell’arco di 40 anni ovvero da quando i nostri genitori erano giovani non è cambiato molto.

I nostri genitori e i nostri nonni sono cresciuti così, quello era il loro modo di pensare, e questo è il modo di pensare che NOI e i nostri pediatri abbiamo ereditato. Ovvero lo svezzamento è una malattia e l’avvicinamento all’alimentazione solida di un bambino è un qualcosa che va medicalizzato. È impensabile lasciare che il genitore si prenda cura del proprio bambino in quanto ne è chiaramente incapace. Lui che ne sa di tutti questi principi nutritivi che mancano nel latte e del biscottino migliore da aggiungere. Meno male che c’è l’esperto di turno. Però, e questo è un bel però, non dobbiamo dimenticare che di tutto ciò c’è pochissimo in letteratura. Quello che normalmente genitori (e purtroppo troppi pediatri) danno per scontato sono solo claim pubblicitari. Lo svezzamento, chiamiamolo così, tradizionale all’italiana è un’invenzione dall’inizio alla fine. Lo può promuovere il pediatra più luminare del mondo, ma ciò non toglie questo fatto ba-si-la-re. Però questo modo di pensare ce lo portiamo avanti da generazioni ed è talmente entrato nel nostro DNA che viene dato per vero senza discussione; in pochissimi lo mettono in dubbio e purtroppo, e sottolineo purtroppo, i pediatri che sono pagati dallo stato per aiutarci, per tantissimi motivi diversi, alcuni comprensibili altri un po’ meno, remano contro e perpetuano il mito. Il pediatra ha 100000 assistiti da vedere, ha la sala d’aspetto piena come un uovo, bambini urlanti, genitori assillanti e spesso e volentieri non ha il tempo materiale o l’inclinazione o la voglia o la pazienza di educare tutti i genitori che riceve, però è anche vero che così facendo il pediatra è la causa prima del suo male. Questo così diventa un circolo vizioso dal quale non si esce: i bambini che sono piccoli adesso crescendo tenderanno a far crescere i loro figli nello stesso identico modo. Il problema non si risolve, semplicemente viene spostato alla generazione successiva – e lo sanno bene i genitori che cercano effettivamente di interrompere questo ciclo perverso, ma si scontrano spesso con i LORO genitori che non capiscono perché per i loro nipoti si debba usare un approccio diverso;si sta forse insinuando che i nonni non hanno fatto un buon lavoro all’epoca?

E io cosa c’entro in tutto questo discorso?

Io sono pur sempre uno sconosciuto, una persona che vedete al di là dello schermo del vostro computer, non sono un medico. Sono un ingegnere. Come mi inserisco in questo discorso? Come fa Andrea di Autosvezzamento ad essere una fonte attendibile? Innanzitutto ricordiamoci che io non parlo mai di medicina, ma mi rivolgo a bambini sani e dalla crescita normale (che sono la stragrandissima maggioranza). In questo contesto quello che voglio ottenere non è dirvi “fate x, y & z”, né voglio darvi ricettine magiche su come crescere i VOSTRI figli, ma semplicemente rendere i genitori coscienti che alla fine dei conti quello che fanno in questo ambito non ha molta importanza, o quanto meno le cose importanti non sono gli schemi e i calendari, ma ben altro. I nostri bambini sono programmati per crescere. Se un bambino ha fame te lo dice e non sta zitto per educazione. Tutti i bambini indipendentemente dal percorso seguito passeranno dal latte a un’alimentazione solida. Quello che bisogna tenere a mente, e che vorrei fosse il messaggio che passa a chi mi segue, è che
  1. le ricette che valgono per tutti non hanno nessun significato perché sono ricette che andranno bene per alcuni, ma non andranno bene per altri. Se fosse tutto così semplice non staremmo qui a parlarne.
  2. pensare che ci siano tabelle o tempistiche che valgono per tutti, o che cominciare con l’alimentazione complementare entro il mese tot vada fatto assolutamente, altrimenti succede il finimondo, non è vero. Questo è di nuovo il retaggio che ci hanno lasciato i nostri genitori e i nostri nonni, grazie alle varie Anne Marie Blasi che hanno incontrato nel loro percorso di genitori.
  3. Il passaggio da un’alimentazione lattea a un’alimentazione solida è un passaggio naturale. Tutti i bambini lo fanno. Istintivamente a un certo punto cominciano avere curiosità del mondo che li circonda e questo si manifesterà anche nell’assaggiare cose diverse dal latte. È normale, lo fanno tutti.
  4. Vogliamo cominciare con il brodino e seguire lo schema per lo svezzamento del pediatra Tal de’ Tali? Non c’è problema. Di sicuro al bambino non crescerà un terzo braccio né una seconda testa. Tuttavia dobbiamo avere bene in mente che lo facciamo non tanto per il benessere del bambino, per il quale non cambia niente, ma per il nostro. Perché ci fa sentire meglio. Però…
  5.  …dato che non ha molta importanza quello che facciamo e che i bambini sono in grado di svezzarsi da soli, a che pro complicarci la vita inutilmente? Infine,
  6. Sul punto di partenza (solo latte) e di arrivo (solo cibo solido) non c’è confusione. Quello su cui invece c’è TANTA incertezza è il percorso che vorrà fare il NOSTRO bambino che è imprevedibile, e chi vi dice di poterlo prevedere mente sapendo di mentire.

Conclusione

Per finire, in questo lungo articolo vi ho detto perché a volte sia effettivamente meglio non dare retta al pediatra e che forse uno sconosciuto su internet possa effettivamente essere una fonte attendibile e aiutarci a vedere le cose in modo più obiettivo. In un altro articolo invece vi dico perché sia essenziale dare retta al pediatra e perché le due cose non sono poi così in contraddizione l’una con l’altra. Ciao e ci vediamo alla prossima!

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