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Montessori a tavola

Montessori a tavola – Montessori

All’età di sei mesi il bambino è soggetto a talune trasformazioni fisiche. Alcune invisibili, vennero scoperte soltanto per mezzo di esperimenti: ad esempio, lo stomaco incomincia allora a secernere l’acido cloridrico necessario per la digestione. A sei mesi compare pure il primo dente. Abbiamo dunque un ulteriore perfezionamento del corpo che si sviluppa secondo un certo processo di crescita. Questo sviluppo fa sì che il bambino può vivere senza il latte materno o per lo meno integrando il latte con altri alimenti. Se consideriamo che il bambino fino a quell’età è assolutamente dipendente dal latte della madre perché intollerante di qualsiasi altro alimento e incapace di digerirlo, ci rendiamo conto del notevole grado di indipendenza  che egli conquista in quel periodo. Si direbbe che il piccolo di sei mesi si dica: “Non voglio vivere a carico di mia madre, sono un essere vivente e posso ora nutrirmi di tutto”.

È con queste parole che Maria Montessori quasi cento anni fa, descriveva lo sviluppo infantile del bambino all’età di sei mesi. Ogni volta i suoi testi mi impressionano per attualità e chiarezza e mi confermano quanto la Dottoressa fosse in anticipo con i suoi tempi. Oggi siamo di fronte alla “riscoperta” che i bambini sanno mangiare da soli, che si autoregolano e che “in realtà è la Natura che offre al bambino l’opportunità di crescere” come chiarisce la Montessori. Io credo che per quasi mezzo secolo ci siamo dimenticati di avere di fronte delle persone, e siamo stati vittime consenzienti di un’industria che crea bisogni particolari anche laddove non ce ne sono. Ci hanno fatto credere che svezzare un bambino voleva dire imboccarlo con un cucchiaino di silicone, voleva dire comprare un bicchiere e un piatto di plastica, voleva dire avere avere mezza cucina occupata da un omogenizzatore…

In effetti in tutto ciò abbiamo dimenticato una cosa fondamentale: che l’umanità esiste da millenni e che sono millenni che i bambini mangiano con o senza ricettina del pediatra. Qualcuno potrebbe accusarmi di voler essere conservatrice, di non voler riconoscere i progressi dell’umanità che hanno portato una crescita alla nostra civiltà. Ciò è quanto di più sbagliato si possa pensare. I progressi sono quelli che apportano dei miglioramenti, che facilitano le cose, invece per decenni ci siamo trovati di fronte a un bambino che improvvisamente doveva essere imboccato di tot grammi di liofilizzato, di tot grammi di pastina, con dosi standard prestabilite da chissà chi. Guai se il bambolotto non finisce il suo pasto multivitamino-proteico, disperazione materna prontamente soccorsa da un nugolo di nonni aeroplanini muniti! Ma davvero questo sarebbe un progresso? Davvero questo è eticamente, psichicamente e fisiologicamente rispettoso dei nostri figli?

Piuttosto ho l’impressione che lo zampino di certa industria sia stato determinante. Siamo circondati da studi che mettono in evidenza come gli odori sentiti durante la prima infanzia si stampino nel nostro cervello rievocandoci piacevoli ricordi una volta adulti: li riconosciamo e li troviamo familiari, e volete che ciò non accada anche per il cibo? E dare cibo standardizzato, con sempre lo stesso odore e gusto non è forse il tentativo di mettere a tacere i nostri sensi, di volerli rendere recettivi sempre e solo per  gli stessi gusti e aromi di cui abbondano i prodotti industriali?

La Montessori parlava di periodi sensitivi per descrivere quei momenti di sviluppo psichico che si attuano quando il bambino è lasciato libero di operare e fare delle esperienze. Il  mio appello è quello di lasciare che i nostri figli conoscano il cibo “vero” e non una mistificazione di esso. I periodi sensitivi sono dei momenti irripetibili e unici, ignorarli vuol dire perderli per sempre. Lasciamo che si esercitino a conoscere e scoprire il mondo con i loro sensi.

Ecco perché nel mio mondo ideale in tutte le famiglie c’è un po’ di Montessori a tavola: si mangia tutti insieme, si apparecchia con posate e stoviglie vere per tutti, si permette di toccare e sperimentare il cibo anche ai più piccoli, lasciandoli liberi di esplorare odori, sapori, consistenze. Ecco forse è venuto il momento di spazzar via l’inganno in cui per tanto tempo abbiamo tenuto i nostri figli, è venuto il momento in cui la realtà non venga più mistificata, in momento in cui si possa imparare a bere l’acqua dal bicchiere senza inutili beccucci, il momento in cui il piatto se cade si rompe, il momento in cui il pollo ha la forma di un pollo arrosto e non di una poltiglia in un barattolo di vetro, ecco forse è venuto il momento di guardare i bambini con fiducia nelle loro capacità, con amore nel loro continuo esercitarsi a diventare meravigliosamente adulti.

 

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68 risposte

  1. mio figlio tira i piatti di plastica ma non ha mai rotto quelli di ceramica – ergo più ceramica meno pavimenti da lavare. Forse gli mettono soggezione, chissà.

  2. Infinita ammirazione per la Montessori, tristezza per la maggiorparte dei pediatri italiani disinformatissimi sull’alimentazione. Noi autosvezzanti sin dall’inizio e tutto procede abbastanza bene, ma io vorrei tanto comiciare a introdurre piatti e posate solo che il mio Paolo tira tutto a terra e anzi siamo costretti a mangiare senza tovaglia perché tira anche quella con conseguenti disastri. Forse è perché ha ancora 10 mesi? Voi che ci siete riusciti come avete iniziato?

  3. Io ho introdotto piatti, posate e bicchieri ‘normali’ con mia figlia dagli 11 mesi, ero pronta a chissa quanti bicchieri rotti e invece non e’ mai successo in quasi 2 anni! E nel frattempo io ne ho rotto piu di uno 😉

  4. Michela Baezzato, perché c’è sempre gente diversa e non tutti accedono alla nostra bacheca, ma vedono i post nei loro aggiornamenti, per cui un post di stamattina quelli della sera non lo vedrebbero mai e viceversa. Comunque tutti i commenti vengono poi messi insieme nel post stesso, quindi non si perde niente 🙂 /A.

  5. Curiosità…come mai riproponete lo stesso post più di una volta? Le risposte sono sparse tra le varie versioni ed è un peccato…

  6. Questo articolo dovrebbero leggerlo tutte le mie amiche che hanno dedicato intere credenze a omogeneizzati-lio-pastine-passati-merendineplasmon-budinimellin-ecceteraeccetera.
    Vorrei aggiungere una cosa, che i piatti di plastica sono una salvezza! Non tanto quelli di topolino e winnie pooh (che uso ogni tanto), ma quelli del supermercato usa e getta :))))

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