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Curve di crescita: se le conosci, non le temi

curve di crescita, cosa sono?
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Tra le cose che hanno il maggior potere di confondere e mettere in ansia il genitore ci sono sicuramente le curve di crescita.

Chi non ha sperato che al bilancio di salute gli venisse detto che il proprio figlio si stava spostando un po’ più in alto nei grafici,

e non si è compiaciuto quando ciò accadeva?

In questo articolo vi voglio parlare di cosa sono e di come si usano le curve di crescita.

Qui di seguito trovate il testo del video che ho fatto sulle curve di crescita. Ho in programma di fare altri video sull’argomento, dato che ricevo sempre domande in quantità che ne sono correlate in modo più o meno diretto.

Ricordate di lasciare i vostri commenti, qui o sulla pagina YouTube, assieme ad argomenti che vorreste venissero trattati.

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Nell’immaginario collettivo quando parliamo di neonati “ciccia” e “salute” sono quasi sinonimi però non è vero che tutti i bambini debbano essere necessariamente dei piccoli omini Michelin. Il problema è che quando abbandoniamo l’esame “occhiometrico”, il più facile e affidabile che abbiamo a nostra disposizione di genitori, e ci affidiamo a delle fredde curve matematiche è facile trarre delle conclusioni affrettate o sbagliate.

Per questo motivo vi voglio spiegare in termini semplici, ma esaustivi cosa sono le curve di crescita, a cosa servono e come vanno usate.

Cosa sono le curve di crescita?

Non esiste un unico set di curve di crescita, ma ce ne sono diversi a seconda del modo in cui sono stati messi insieme i dati, e dell’elenco di condizioni da rispettare. Anche se le differenze tra i vari set di curve di solito non sono particolarmente grandi, per semplicità e per sicurezza è sempre meglio far riferimento alle curve dell’OMS, ovvero le migliori e le più accurate.

Le curve di crescita dell’OMS sono il risultato di uno studio molto rigoroso effettuato in sei paesi campione: Brasile, Ghana, India, Norvegia, Oman e Usa.

Per molti versi quello che ci danno è uno spaccato “idealizzato”, in quanto ha voluto fotografare lo sviluppo di un bambino quando si seguono determinati dettami:

  1. Allattamento esclusivo al seno per almeno quattro mesi come da raccomandazioni OMS dell’epoca; lo studio è iniziato nel lontano 1997.
  2. introduzione di un’alimentazione complementare nutrizionalmente adeguata dal quarto al sesto mese. Di nuovo, ricordiamoci che lo studio è iniziato nel 97.
  3. Allattamento continuato almeno fino ai 12 mesi
  4. Ambiente di vita del bambino protetto, ovvero con accesso ai servizi sanitari, vaccinazioni, madri non fumatrici, ecc.

Ne è venuto fuori che tutti i bambini che seguono questo regime “ideale” manifestano determinati trend di crescita, cioè quelli indicati nelle curve OMS, e questo accade indipendentemente da fattori geografici, economici, politici ecc. In altre parole le attuali disuguaglianze nella crescita tra paese e paese e all’interno dei paesi stessi sono dovute a fattori modificabili e non genetici.

In questo senso le curve di crescita dell’OMS sono delle curve “standard”, rappresentando un’astrazione di quello che dovrebbe essere la crescita di un bambino in determinate condizioni considerate ideali. Ma, di nuovo, questo non vuol dire che i bambini debbano essere tutti omini Michelin. Invece le curve insegnano che i bambini di una determinata taglia, o percentile, crescono seguendo una certa curva personale. Ci saranno sempre bambini più grossi e quelli più minuti, ma le differenze saranno genetiche. Cercare di far aumentare di peso i bambini di costituzione più piccina può voler dire farli mangiare troppo.

Cosa sono i percentili?

Per capirci meglio, vediamo ad esempio la curva di crescita OMS dei bambini maschi tra 0 e 2 anni relativa il peso (weight in inglese). Qui vediamo che accanto a ciascuna curva c’è un numeretto: quel numeretto è il famoso percentile che ci dice che se, ad esempio, a sei mesi un bambino pesa intorno a 7,4 Kg, in quel momento è al 25° percentile di peso, ovvero su cento bambini ce ne saranno 75 che pesano di più e 24 di meno. (OK, questo non è esattamente vero, ma senza perderci in disquisizioni matematiche questa approssimazione è più che adeguata per quello che ci serve.)

Quindi, tornando al nostro esempio, vuol dire forse che ci sono 75 bambini che stanno meglio e 24 peggio del nostro bambino al 25° percentile?

No, no! Non è così.

Tolti i percentili molto alti e molto bassi, diciamo il 3% in alto e in basso, tutti gli altri sono nella norma. Così come ci sono adulti più o meno alti, anche tra i neonati ci saranno quelli più o meno lunghi, ma non per questo ci sarà qualcosa di cui preoccuparsi. Come ho detto prima, tutte queste curve rappresentano trend di crescita NOR-MA-LI.

Guardando le curve vediamo che un bambino che segue il 15° percentile a 6 mesi peserà circa 7,100 Kg, mentre a 2 anni prevediamo che peserà circa 10,800 Kg. Un bambino all’85° percentile invece si muoverà da 8,800 Kg chili a 6 mesi a 13,600 a 2 anni. Così vediamo che, ad esempio e senza neanche considerare le curve molto alte o basse, la differenza di peso a 2 anni dei bambini, come ho detto, NOR-MA-LI può essere tranquillamente pari a circa 3 Kg, ovvero tra un terzo e un quarto del peso totale, OVVERO tantissimo.

Il percentile per una determinata misura, peso, altezza, ecc. ci dice dove si colloca il bambino all’interno di un gruppo di cento bambini sani. Esaltarsi perché un bambino è “grosso” o rammaricarsi perché “piccolo” è totalmente privo di significato, così come è senza senso dire che un bambino al 97° percentile sia obeso, o pensare che un bambino al terzo percentile non cresca…

Corollario importante: considerare il 50° percentile come la condizione ideale è ugualmente assurdo.

Spesso leggo di genitori più o meno velatamente allarmati perché hanno un bambino che viaggia intorno a un percentile basso, mentre ci sono quelli più o meno velatamente orgogliosi perché il loro segue un percentile alto. Ma in entrambi i casi le curve non ci dicono niente che ci faccia anche solo sospettare che questi due bambini non siano in perfetta salute e non stiano seguendo il loro sviluppo naturale; se poi dovesse risultare che uno dei due ha un problema, di qualunque natura esso sia. Non è vero che il bambino a bassi percentili sia più a rischio di quello che si trova su quelli più alti.

Come utilizzo le curve di crescita e che informazioni ne ricavo?

È sufficiente effettuare una pesata, vedere dove siamo, e basta?

Certamente no!

La singola pesata non ci dà alcuna informazione significativa, al di là del peso in un determinato giorno. Più che il peso in sé, con le curve esaminiamo l’andamento della crescita nel tempo effettuando, nell’arco delle prime settimane di vita del bambino e nei mesi successivi, un certo numero di pesate ad intervalli prestabiliti e sufficientemente lontane tra loro in maniera da poter verificare che il bambino segua una determinata curva.

Ripeto, non ha importanza se un bambino è al 25° o al 75° percentile, l’essere “piccoli” o “grossi” dipende dalla genetica: il dato importante è che il bambino si sviluppi in modo regolare continuando a seguire la “sua” curva di crescita. In altre parole, quando un bambino è al 5° percentile, ma rimane costantemente lì nel corso dei mesi, c’è ben poco di cui preoccuparsi. Quindi più che la determinazione del percentile, il cui valore numerico è irrilevante, si deve prestare attenzione al fatto che la velocità di crescita nel tempo non vari in modo significativo.

Se ad esempio si saltasse dal 5° al 50° percentile senza ragione apparente, sarebbe necessario approfondire la cosa o quanto meno monitorare la situazione. Interpretare le curve non è particolarmente difficile, ma non è neanche semplice come si può credere. Per stabilire un trend ci vuole tempo e costanza, in quanto una pesata singola o poche pesate non danno informazioni sufficienti.

L’importante però è che chi legge le curve di crescita si ricordi sempre che se il bambino non si discosta più di tanto da una determinata curva, allora il suo sviluppo rientra nella norma, indipendentemente dal percentile. Non importa né la pesata singola, né il percentile che si segue, ma solo se c’è una variazione significativa da un percentile all’altro, che sia verso l’alto o verso il basso.

Compito dell’operatore sanitario durante il bilancio di salute sarà di interpretare questa variazione e decidere se bisogna mettere in atto delle strategie correttive. Invece troppo di frequente le curve di crescita vengono utilizzate per effettuare delle “auto-diagnosi” o, peggio ancora, sarà proprio l’operatore sanitario a leggerle con superficialità, enfatizzando termini come “peso” o “percentile” creando ansie ingiustificate nei genitori… e quante ne sento!.

Se però il genitore terrà sempre a mente che il peso e il percentile di un bambino non sono importanti in sé, e lo rammenta al pediatra che se l’è scordato… si risparmierà un mucchio di preoccupazioni inutili.

Per approfondire, leggete l’articolo sugli errori più comuni che si fanno quando si parla di curve di crescita. Per non farvelo sfuggire, iscrivetevi al canale di autosvezzamento.it cliccando su questo pulsante e fate clic sulla campanellina che trovate in basso così da ricevere in tempo reale tutti gli aggiornamenti del canale.

Ciao e alla prossima!

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