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Olio di palma, diabete e la comunicazione su internet

Obesità diabete olio di palma
Obesità a mela (a ds) e a pera (a sn). La linea indica il punto vita.

È di qualche giorno fa la notizia di uno studioso italiano che avrebbe dimostrato l’esistenza di un collegamento tra l’olio di palma e l’insorgere del diabete alimentare. In particolare un articolo (che non linko volutamente perché di infima qualità) dell’Huffington Post dice:

Ormai non c’è più alcuna giustificazione che tenga: continuare ad assumere cibi che contengono olio di palma è una scelta che porta a conseguenze gravi per la salute. L’ulteriore conferma arriva da uno studio italiano: l’olio di palma – dicono le Università di Bari, Padova e Pisa, in collaborazione con la Società Italiana di Diabetologia – è in grado di distruggere le cellule del pancreas che producono l’insulina. Conseguenza: l’olio di palma provoca danni irreversibili, tra questi – oltre ai già dimostrati danni a carico del sistema cardiovascolare – il diabete mellito. E assumere – anche inconsapevolmente – grandi quantità di questo grasso saturo non è poi così difficile. Soprattutto per i bambini. L’olio di palma è infatti contenuto in molti prodotti della prima colazione, biscotti (anche quelli della prima infanzia) e merendine.

Notizia sensazionale, no? L’articolo finora è stato condiviso oltre DODICIMILA SEDICIMILA volte con QUARANTASEIMILA Mi Piace (dato aggiornato al 18 maggio) direttamente dalla pagina dov’è stato pubblicato, più tutte le altre condivisioni da Facebook o altri social. I commenti su Facebook sono fondamentalmente del tipo:

Purtroppo è dappertutto!

Nooooo che schifooo!!!!

Sì infatti…ma io ho abbandonato prodotti di marca e uso biologico da tempo e x fortuna nella max parte non c’è olio di palma…che palle però…

Non so voi, ma quando leggo notizie così mi suonano talmente tanti campanelli d’allarme che ho una vera sinfonia in testa. 😀 Per saperne di più mi sono rivolto direttamente al Prof Francesco Giorgino dell’Università di Bari e coordinatore della ricerca, il quale è stato cordialissimo e tramite un breve scambio di email mi ha chiarito come stanno le cose.

Dalla conversazione che ho avuto con Giorgino è scaturito:

  • La ricerca si rivolge a persone già sovrappeso o obese. In particolare si parla dell’obesità a mela, detta anche obesità addominale o viscerale (vedi immagine in alto).
  • Sotto la lente è l’acido palmitico che si trova nell’olio di palma, ma anche nel burro, latticini, ecc., anche se in percentuali minori, ma pur sempre significative. Inoltre l’acido palmitico si trova naturalmente presente nel nostro sangue.
  • In particolare si è esaminato l’eccesso di questo acido e come è collegato all’insorgere del diabete di tipo II.
  • L’eccesso è difficile da definire. In generale, quando il peso corporeo ricade nel sovrappeso/obesità o quando i grassi alimentari superano il 30% delle calorie totali, e quelli saturi superano il 10%, siamo in presenza di condizioni che si discostano dalla condizione ideale e andrebbero evitate.
  • Il vero nemico è una dieta in cui i grassi saturi superano il 10% e i grassi totali il 30% [delle calorie totali].

L’ultimo punto non fa altro che ricalcare le raccomandazioni riportate nei LARN, e delle quali ho già parlato nell’articolo dedicato all’olio di palma dove si parla anche in generale del consumo di grassi. In particolare ricordo che l’olio di palma e il burro hanno quantità molto simili di grassi saturi e che il burro ha circa la metà di acido palmitico dell’olio di palma. In altre parole Giorgino reitera il solito concetto che il problema NON è l’olio di palma, ma l’abuso che si fa di grassi saturi e di acido palmitico tramite l’abuso di prodotti confezionati.

Tutti sanno che una cattiva alimentazione ci può far diventare sovrappeso o obesi e questa ricerca ci dice che tra i vari problemi causati da un eccesso di grasso nel nostro corpo c’è il pericolo di sviluppare il diabete, e questo sembra essere favorito da un eccesso di acido palmitico.

Se non si abusa di olio di palma, questa ricerca NON dice che vada sostituito e men che meno demonizzato.

Tutte queste informazioni dell’articolo dell’Huffington Post mancano totalmente, eppure non ci voleva molto per approfondire l’argomento… Bastavano i 10 minuti necessari per mandare una mail, ma così facendo l’articolo non avrebbe più attratto le oltre 12.000 16.000 condivisioni e i 46.000 Mi Piace in quanto non sarebbe stato più “esplosivo”.

Qualcuno risponderà che sostituendo l’olio di palma con l’olio di oliva possiamo tranquilli. Tuttavia, al di là degli aspetti culinari che non sempre consentono una tale sostituzione, il problema è che se l’alimentazione continua ad essere squilibrata o eccessiva sicuramente anche se si riesce a risolvere un problema se ne presenteranno altri dieci diversi.

È chiaro quindi come la frase “continuare ad assumere cibi che contengono olio di palma è una scelta che porta a conseguenze gravi per la salute” sia stata scelta perché perfetta per i social anche se assolutamente priva di fondamento. Anzi, citando un commento dalla pagina dell’Huffungton post:

Sono questi articoletti poco tecnici, apparentemente innocui che insinuano paranoie e fobie in chi capisce poco dell’argomento […]

Concludo dicendo che la notizia almeno in alcuni casi è stata riportata in modo migliore come ad esempio nel Corriere del Mezzogiorno, articolo condiviso tantissimo, e Oggi. Peccato però che anche questi articoli si avvalgano di titoli volutamente fuorvianti per renderli acchiappaclic.



 

Aggiornamento gennaio 2016

Ho appena scoperto che gli autori dell’articolo hanno pubblicato un “erratum”, pubblicato tra gli altri dall’adnkronos, in quanto gli animali usati per l’esperimento sono stati nutriti con una dieta ricca di grassi, ma composta per il “60% di energia da olio di palma idrogenato“. Una tecnica, quella dell’idrogenazione, che però non viene usata dall’industria alimentare.

“Sfortunatamente i dettagli della dieta ricca di grassi forniti nella sezione dell’articolo erano scorretti”, scrivono gli autori. La dichiarazione di errore evidenzia dunque che l’effetto rilevato dallo studio deve essere attribuito all’uso di grassi idrogenati in eccesso, e non di olio di palma.

Questo perché l’olio di palma di fatto è già allo stato solido e pertanto non richiede tale processo, a differenza di altri oli vegetali.

Il comunicato stampa lo trovate qui.

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67 risposte

  1. E già… peccato che nella lista degli ingredienti si veda sempre e solo “olio di oliva” (ma vallo a sapere cosa voglia dire). 🙂

  2. Con qualcosa si può sicuramente sostituire, visto che non è un prodotto autoctono e in Europa siamo sopravvissuti senza olio di palma fino a pochi decenni fa!

  3. Tra l’altro parlare di diminuire il consumo è una cosa (e questo si può fare continuando a mangiare olio di palma). Un’altra è trovare un’alternativa migliore a parità di produzione.
    Inoltre sai quante cose mangiamo che non sono state studiate con studi trentennali.
    Meno ideologia e più scienza per favore.

  4. Anna, considerando che l’olio di Palma si consuma da decenni se c’erano danni considerevoli c’è ne saremo accorti (come nel caso si grassi idrogenati). Che noi si possa fare a meno della fetta al latte è fuor di dubbio, ma perché è junk food, non perché contiene l’olio di Palma. Ma l’articolo l’hai letto?

  5. Onestamente non me so niente, se non che è molto popolare in Nord Europa. 🙂

  6. Guardi, Autosvezzamento, mi sta deludendo! Come con cosa lo sostituiamo? Ma stiamo scherzando? Allora facciamo così rasiamo a zero tutte le nostre case fabbriche e quant’altro e mettiamoci una bella piantagione di palme?! No? Perché stiamo facendo questo a quei ultimi animali rimasti nel loro ambiente naturale! Certo per cosa? Una fetta al latte? Potremmo fare a meno noi no? Poi questi che dicono che non fa male mi scusi mi giri gli studi trentennali, o come al solito siamo cavie? Tutti sono bravi a parlare ma dove sono gli studi randomizzati a lungo termine? Mi spiace, non sono per nulla d’accordo con lei

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