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Ci vuole pazienza nell’autosvezzamento…

Tempo fa mi è arrivato questo messaggio tramite Facebook. Chissà in quanti ci si riconosceranno. Dopo tutto non è vero che ci vuole pazienza nell’autosvezzamento, taaanta pazienza? Tuttavia questa volta non parliamo della pazienza che ci vuole per rispettare i tempi del bambino, ma di quella, ben maggiore, necessaria per gestire i tempi (a volte biblici) di chi ci sta intorno e che l’autosvezzamento proprio non riesce a mandarlo giù, denti o non denti 🙂

Parlo di genitori, amici, medici, conoscenti, sconosciuti, ecc. ecc. insomma tutte quelle persone con le quali potete trovarvi in contatto e che, sempre a fin di bene, per carità, finiranno per dirvi la loro – dopo tutto chi non ha qualcosa da dire sull’accudimento dei bambini? (E su questo chi è senza peccato…)

Pazienza nell'autosvezzamento
Ci vuole taaaanta pazienza

Ci vuole pazienza nell’autosvezzamento, ma tanta! (una storia vera)

Sono stata quasi un mese a casa di mia mamma: un continuo di “so quello che faccio”.
Una sera decidiamo di fare risotto con zucchine e gamberetti e nel negozio lei mi dice: “E lei?”; “ Mangia lo stesso“, rispondo io. Arrivate a casa, io esco di nuovo e ritornata, trovo su due pentole separate: una con il nostro risotto super profumoso, nell’altra il suo, bollito con aggiunta di sole zucchine, senza aglio, prezzemolo… niente di niente.

La bambina ha mangiato il nostro, il suo era una simil poltiglia senza sapore e lei faceva i conati di vomito… E così è continuata la guerra al cibo: pesce bollito senza niente, patate schiacciate, no aglio, no cipolla, niente. E mia figlia che non li mangiava.
Ma soprattutto c’era quella maledetta frase di tutti: secondo me la bambina mangia poco.
Però quando stava con me mangiava alla grande!

Quando finalmente la nonna si rende conto che la nipote davvero mangia come noi, le fa 6 belle polpette al sugo, senza friggerle, ma gustose ugualmente. Lei se le pappa tutte e la nonna super contenta.

Ad un certo punto ci ricoverano in ospedale per febbre alta. Il primo giorno arriva pastina (pastina ospedale = acqua con pasta + omogenizzato di carne e frutta), ma, guarda un po’, mia figlia mangia il mio pranzo, carne al sugo e spinaci per contorno. E lì parte la scenata delle infermiere, che noi mamme siamo pazze, come si può dare questa roba ai bambini al di sotto dei due anni, sono cose non salutari e senza denti si strozzano. Al che gli ho fatto notare cosa c’era scritto vicino all’omogeneizzato di frutta: zuccheri aggiunti (e per chi ne vuol sapere di più c’è anche un video sull’argomento zuccheri liberi).

E sì perché una bella frutta sbucciata è meno salutare dell’omogeneizzato alla frutta.

Dopo due giorni il papà ci porta un bel pollo che la nana si pappa tutta contenta, e loro, con la faccia del giudizio negativo (gli mancava solo il dito puntato della foto), ritenevano fosse sbagliato.
Per fortuna che alla fine siamo tornate a casa e alle belle mangiate di mamma!

Insomma, quello che doveva essere un mese di relax si è rivelato uno stress.

La gente non va oltre.

Ho conosciuto anche una mamma che mi ha detto: “a 8 mesi io sforzo mio figlio a mangiare e se piange non importa deve imparare a mangiare quello che dico io, e se fa storie con la pastina all’omo pazienza, l’importante è che mangi”.
Secondo lei io sbaglio perché assecondo mia figlia. Peccato che mia figlia è felice e mangia tutto cantando e battendo le mani.

Evviva l’autosvezzamento, ma… quanta pazienza! 😀

Aurora


E voi? Raccontateci nei commenti di quando avete dovuto avere pazienza con chi vi sta intorno. Dopo tutti chi non si riconosce nella storia di Aurora?
Vi aspettiamo 🙂

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