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Il marketing del baby food

Vi siete mai chiesti come fossero le pubblicità del baby food di una volta? È proprio vero che le nostre nonne (o bisnonne) allattavano a lungo, senza tanti problemi e davano ai bambini il cibo della famiglia? Se queste pubblicità esistevano, come erano costruite? Su cosa facevano leva?

Io ogni tanto mi faccio un giretto su Google a curiosare, ma qualche settimana fa ero a casa di mio padre e ho iniziato ad aprire scatole e cassapanche alla ricerca di qualcosa; sono saltate fuori un bel po’ di vecchie riviste di cucito e ritagli che le donne di casa hanno collezionato in abbondanza nel tempo. Le ho sfogliate e mi sono divertita un sacco, indovinate un po’ dove m’è cascato l’occhio? 🙂

Di strategie di marketing io non so niente, ma è vero che certe cose sono proprio lampanti…

Le cose su cui puntano oggi le pubblicità del baby food sono le stesse su cui puntavano 50 o 100 anni fa: le debolezze, la sensibilità e le ansie delle mamme: il sonno, la pancia piena, “il meglio per il tuo bambino”, l’enorme responsabilità di far crescere (e sopravvivere…) tuo figlio.

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Anche allora usavano nomi accattivanti, che richiamavano la cura, la mamma, che volevano dare l’impressione che usare quel determinato prodotto equivaleva ad essere buone madri. A comportarsi da vere madri.

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Puntavano sul rigoglio fisico, con immagini di bimbi paffuti e dall’aspetto sano (la morte perinatale e la malnutrizione erano affari seri cent’anni fa)…

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…e sul successo nella vita. Tutte cose che desideriamo anche oggi, del resto…

“Eccolo… è vostro figlio, è già grande, è già famoso… Grazie anche a Mellin. Sono generazioni che i Prodotti Mellin preparano alla vita generazioni di persone, nel modo più sano, completo e nutriente e scientificamente più aggiornato. Date oggi a Vostro Figlio tutti i prodotti Mellin, gli daranno forza, capacità ed intelligenza per superare le prove e le difficoltà di domani.”

La seguente immagine è praticamente identica a quella del latte Aptamil di qualche anno fa dove si vedeva il bambino che diventava scienziato.

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Puntavano su quanto questi cibi fossero più ricchi/nutrienti/assimilabili/digeribili/bla bla bla, per crescere bambini migliori: con più cervello, con un corpo più sano, più performanti.

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Puntavano sulla sicurezza. Oh, quante ce ne dicono ancora oggi su questa sicurezza! :)))) Le oasi del baby food si sprecano!

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E sottolineavano l’esperienza del produttore. Sono o non sono decenni… centinaia di anni che produciamo cibo per  bambini? Se non lo sappiamo noi cosa devono mangiare, chi altri?

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E la modernità, lo stare al passo con i tempi. “Alimenti moderni e… razionali!” Razionali, eh! Guai a fare le cose a occhio, senza bilancino!

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Infine, last but not least 🙂 mi raccomando… niente fai da te, affidiamoci agli esperti!
La vedete qui sotto a sinistra la figura importante e autoritaria del medico di famiglia, ben vestito e grondante d’esperienza? (non c’hanno mica messo il neolaureato…). Se lo dice lui che questa roba ci vuole, è di certo vero. Se non lo sa il dottore, chi lo deve sapere?

E adesso facciamo un bel giochino 😀

Trova le 10 piccole differenze:

pubblicità mellin, anni 30,

Non è cambiato granché, eh? 😀

He… certe ditte la sanno lunga, non per niente loro hanno fatto i miliardi e noi siamo qui a pettinare le bambole: se oggi organizzano i Lab della Nutrizione e della Crescita coinvolgendo i blog, 80 anni fa non erano da meno e distribuivano opuscoli che venivano pubblicizzati sulle riviste per signore.

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Questo metodo promozionale, insieme alla distribuzione di campioni gratuiti ai lettori delle riviste, era in voga già nella seconda metà del 1800. Anche qui… non è cambiato nulla.

Vi traduco un piccolo estratto dal libro Revolution at the Table: The Transformation of the American Diet, Harvey Levenstein [Oxford University Press:New York] 1988 (p.124) che ho trovato qui e che fa anche al caso nostro.

Gli opuscoli illustravano la chimica del latte e dell’alimentazione con un linguaggio chiaro ma piuttosto sofisticato, circondando il cibo che essi promuovevano di un’aura di scienza. Si dimostrarono efficaci nel convincere della validità dei cibi dell’infanzia di loro distribuzione non solo le madri, ma anche molti medici… Così, giunti negli anni ’80, diverse fonti hanno diffuso la crescente impressione che l’alimentazione artificiale sia sia scientifica che moderna.

Anche oggi la maggior parte dell’informazione che i genitori ricevono su come allevare i propri figli avviene attraverso gli allegati alle riviste, le ricerche sponsorizzate, le pubblicazioni che affiancano campagne promozionali.

Ci sarebbero un sacco di cose divertenti e interessanti da raccontare e leggere sul baby food nel corso dei decenni (se non dei secoli…), ma per ora ci limitiamo a frugare nel baule della nonna e a sospirare al pensiero che così com’è efficace oggi, il marketing degli alimenti per l’infanzia era efficace ieri e probabilmente lo sarà domani, basta andare a toccare  i punti giusti. Il benessere, la crescita florida, il sonno tranquillo, la visione del futuro, insomma la salute. E come dargli torto, alle mamme di oggi come a quelle di allora e di domani?
Ho scoperto l’acqua calda, lo so :))

La rete è piena di immagini e video di vecchie pubblicità, divertitevi anche voi a scovarle  😉

Nel frattempo, se vi interessa una panoramica sul baby food e i sostituti del latte materno, leggetevi questo articolo, ne vale la pena.

P.S. Lo so che non c’entra niente, ma se pensavate che le pubblicità che fanno promesse impossibili siano una cosa di oggi, mi sa che vi dovete ricredere! Lol!

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48 risposte

  1. Francesca Feroldi, sono d’accordo con te: io quello che descrivi lo eviterei. Anzi, ti dirò di più, stento a crederci: ma davvero, poi, tutti i giorni? :O

  2. è lo stesso, perdonatemi il salto, dei programmi per bambini: da piccolissimi tante storie carine ed educative. Dalle elementari c’è un crescendo di violenza e prepotenza (idem per le pubblicità). Quindi, volendo guardare la coerenza dell’educazione (culturale, alimentare e generale) si parte con il bene per consegnare il bambini a tutto ciò che è male. Non c’è speranza in una scelta educativa così.

  3. certo che è incongruente baby food senza sale, senza grassi e senza spezie a pranzo e cena per poi rimpinzarli di schifezze il resto della giornata… qui la Nutella c’è ma per i grandi e non tutti i giorni, e anche il Mc donalds forse una volta al mese ma neanche, ma certo non a 8 mesi 😛

  4. Giuro che a me la nutella salta nel carrello :-), non vorrei comprarla ma lei insiste!
    Scherzi a parte, non c’è nessuna crociata contro le merendine, solo una difesa contro altri estremismi (vedi contro il piccante ad esempio). La crociata è contro gli eccessi

  5. Io sono un po’ stufa di crociate contro merendine e nutella come se questi prodotti ti saltassero addosso e avessero vita propria, impedendoti di scegliere il giusto mezzo. (non mi riferisco a Autosvezzamento – La pagina ufficiale di http://www.autosvezzamento.it, che mi piace proprio perché ci trovo molto buon senso e nessun estremismo.)

  6. scusate, ma non ho parlato di st..ata new age né lo penso e non volevo essere polemica come troppo succede su questa pagina. volevo solo chiarirmi le idee e Gloria e Andrea lo hanno fatto. Attualmente faccio uno svezzamento misto, ma senza tabelle e tutto fatto in casa, compreso assaggi eccetera. credo che con le vostre spigazioni, Gloria e Andrea, il panorama mi si fa più chiaro. grazie 🙂 p.S. io l’autosvezzamento non lo conoscevo, eppure sono al quarto figlio…ma allo stesso tempo, non avendo svezzato nessuno dei 4 in Italia, non conosco le tabelle, dosi, pesi, ecc. e mai usato baby food commerciale, se non in emergenza.

  7. Eleonora quando si parla di 80 anni ed oltre si parla principalmente dei primi rudimenti di latte artificiale e sostituti generici del latte materno. Per esempio, quelli che vedi come “alimento Mellin” è appunto una formula a base di latte vaccino. Cos’è che ti lascia perplessa esattamente? L’uomo ha sempre cercato maniere “migliori” per nutrire i bambini, per garantirne il benessere e per tanti motivi. L’autosvezzamento è vecchio ma è anche nuovo, questo sì. Dipende anche da che punto di vista osservi, 100 anni sono niente. /Gloria

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