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Il cucchiaino aumenta il BMI!

Di recente è stato pubblicato dal British Medical Journal (o BMJ) un interessantissimo articolo, subito segnalatoci da un membro molto attento del forum (grazie Rossana), dal titolo:

“Il bambino sa davvero quello che fa? L’impatto del tipo di svezzamento sulle preferenze alimentari e sull’indice di massa corporea (BMI) in un campione caso-controllato”

Il cucchiaino aumenta il BMI! – cucchiaino

Come al solito, gli articoli scientifici sono abbastanza troppo complessi per cui qui riporto solo le conclusioni. Per maggiori informazioni l’articolo completo in inglese lo trovate qui.

L’articolo può essere riassunto molto brevemente come segue:

Premessa: gli autori hanno studiato due gruppi di bambini di età compresa tra i 20 mesi e i 6 anni e mezzo per quantificare l’impatto che la modalità di svezzamento ha sui gusti alimentari e sull’indice di massa corporea (BMI) dei bambini stessi. Il primo gruppo (composto da 63 bambini) è stato imboccato dai genitori; al secondo (composto da 92 bambini) invece si è permesso di scegliere tra una serie di cibi da mangiare con le mani, ovvero si è seguito un approccio di svezzamento a “conduzione del bambino” (baby-led weaning*).

Risultati: paragonato al gruppo di bambini imboccati, il gruppo di bambini che si nutrono da soli ha dimostrato:

  1. un marcato aumento nel gradimento dei carboidrati (non sono state riscontrate altre differenze) e
  2. la categoria alimentare preferita è quella dei carboidrati stessi (nel caso dei bambini imboccati sono i cibi dolci).

Tra i bambini che mangiano da soli e che appartengono ai ceti sociali più alti, è stata anche riscontrata una maggiore propensione verso le verdure. Non sono state rilevate altre differenze dipendenti dalla classe sociale.

Inoltre è venuta alla luce una maggiore incidenza di

  1. bambini sottopeso nel gruppo dei bambini che si cibano da soli (circa il 5% del totale esaminato)
  2. obesità nel gruppo degli imboccati (circa il 12% del totale esaminato)

Non si è trovata alcuna differenza nel grado di “schizzinosità” tra i due gruppi.

Conclusioni: questa ricerca dimostra che il tipo di svezzamento influisce sia sui gusti alimentari che sulla salute dei bambini nella fascia d’età del campione analizzato. I risultati suggeriscono che i bambini a cui viene data la possibilità di nutrirsi da soli imparano a regolare la quantità di cibo ingerito e, di conseguenza, hanno un BMI inferiore. Inoltre in questo gruppo si è riscontrata una maggiore predisposizione verso i cibi sani quali i carboidrati; questa osservazione è significativa in quanto finora si pensava che i fattori che influenzavano maggiormente il gusto fossero il grado di dolcezza e la frequenza di esposizione a un determinato cibo. Questo fattore è rilevante nella lotta contro l’aumento dell’obesità nelle società contemporanee.

Va ricordato che questo studio è stato effettuato nel Regno Unito dove le farine stile mais e tapioca sono molto meno diffuse e non esiste il concetto di “calendario di introduzione degli alimenti”. Le raccomandazioni del sistema sanitario locale dicono di dare più o meno tutti i cibi da subito (con pochissime eccezioni quali latte vaccino e frutta a guscio; per i potenzialmente allergici ci sono anche uova, ecc.), per cui lo studio prende in esame solamente la modalità con cui il bambino mangia, ovvero se viene imboccato (forse con omogeneizzati, ma possibilmente anche con alimenti semplicemente schiacciati o passati) o se si nutre da sé con cibo solido.

Secondo me è importante sottolineare che il campione di madri sotto esame ha allattato per un periodo nettamente superiore alla media: nel gruppo di bambini imboccati la durata media dell’allattamento è di 9 mesi (!), mentre tra quelli che si nutrono da soli è di 23 (!!!) mesi. Se da una parte questo permette di eliminare il latte formulato come una possibile variabile da tenere in conto nello studio, dall’altra mi chiedo se il campione utilizzato sia stato formato in maniera sufficientemente rappresentativa; infatti, la madre che allatta a lungo, secondo la mia (molto limitata) esperienza, sembra essere mediamente la madre informata e attenta all’alimentazione. Sarebbe interessante vedere i risultati di un simile studio portato avanti utilizzando un campione numericamente più ampio e formato da una sezione molto più variegata di madri.

.

* Non traduco l’espressione “baby-led weaning” con “autosvezzamento” perché tra i due approcci ci sono delle oggettive differenze per cui i due termini non sono intercambiabili. Ad esempio il baby-led weaning non prende affatto in considerazione la possibilità di imboccare il bambino, nemmeno in caso di cibi liquidi o semiliquidi. Tuttavia non ritengo che le differenze siano molto rilevanti ai fini di questa ricerca.

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