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Sono un medico-testimonial, fidati di me!

medico testimonial pubblicità

Mi sono spesso chiesto come un medico possa accettare di fare da testimonial per una qualche ditta o prodotto garantendone la qualità e, soprattutto, la necessità.

Come fa il Dr. Tal de Tali, le cui conoscenze mediche sono chiaramente superiori alle mie, ad accettare di comparire in pubblico nella sua veste professionale per consigliare l’elisir Tuttobel che vi renderà i gomiti più lisci e vellutati di quelli delle vostre amiche? E soprattutto, come fa a farlo sapendo bene che quello che asserisce è a dir poco… una licenza poetica? Chiaramente viene pagato bene; cos’altro potrebbe essere? Dopo tutto l’attività è lecita, e se uno è tanto fesso da credere che l’elisir Tuttobel ti alliscia i gomiti, sono fatti tuoi. In fondo è solo pubblicità, no?

Fin tanto che si parla di cosmesi ci si può anche stare (forse…), ma come la mettiamo se si presenta davanti a noi una schiera di dottori che ci dicono che per crescere un bambino devi fare necessariamente X, Y e Z? Se poi questi medici compaiono su un immagine pubblicitaria con tanto di camice bianco, ancora meglio… Chi avrebbe mai il coraggio di dire che non hanno ragione? Per farlo non basta il fegato, ma anche una buona dose di incoscienza. Cosa stanno facendo questi medici, pubblicità o informazione?

I medici, anche i più scalcagnati, guadagnano bene, ma come per tutti noi, i soldi non sono mai abbastanza, per cui se ci capita di farne di più (e in modo perfettamente legale), chi siamo noi a dire che non dovrebbero farlo?

Certo da un medico uno si aspetterebbe un modo di comportarsi ineccepibile – dopo tutto ha votato la sua vita ad alleviare le sofferenze e a curare il prossimo (e guadagna già bene) – ma forse questo modo di pensare è ingiusto nei suoi confronti: in fondo è un uomo come tutti gli altri, per cui se gli offrono una somma a cinque o SEI cifre non ci si può aspettare che la rifiuti (dopo tutto, concedetemi, si parla dell’Italia…).

Lasciando da parte la fetta di pubblico che è il target della campagna pubblicitaria, mi rivolgo al dottore vestito di bianco che con fare ammiccante e dall’alto di una foto con un bel logo al posto del sole, mi dice di fare questo o quello o di comprare una cosa piuttosto che un’altra. Come fa, caro dottore, sapendo che quello che consiglia altro non è che una pubblicità, ad avere il coraggio di presentarsi a noi nella veste di quello-che-si-prende-cura-del-prossimo?

Se il messaggio che vuole trasmettere è così vero, non avrà problemi a trovare altri medici pronti a sostenerla a titolo gratuito nella sua opera di sensibilizzazione. Ma se non riesce a mettere insieme una tale dotta compagine, forse è segno che in quello che dice c’è qualcosa che non va… In questo caso non si sta facendo informazione, ma pubblicità.

Il pubblico si deve sempre ricordare che se qualcuno fa il testimonial per un’azienda, questi non dirà necessariamente ciò in cui crede, ma seguirà la “linea di partito”, quindi se è lui, il medico, a parlare o Miss Piggy dei Muppets, fa poca differenza. Che informazioni pensate di ricavare chiedendo a un portavoce di un produttore cosa pensa dei prodotti che vendono? Di certo non vi verrà a dire che non servono. È un po’ come chiedere al Dott. Tal de Tali di cui sopra se l’elisir Tuttobel vale gli euroni che costa…

C’è chi dice, “ma è solo una pubblicità” e forse ha ragione, ma come vi sentireste se a fare da testimonial ci fosse, presentandosi nell’esercizio delle proprie funzioni, che so, un sacerdote, un generale dell’esercito, un politico di grido o una qualunque altra persona in una posizione di responsabilità che lavora a servizio degli altri? Non so voi, ma io lo troverei di cattivo gusto.

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25 risposte

  1. @Fede Riot (ma perché non tagga?), devo ammettere la mia ignoranza per quanto riguarda quello di cui parli (ma qui sono decisamente in minoranza, quindi… colpa mia :D:D), ma perché devi pagare? Non le passano quelle pomate di cui parli? /Andrea

  2. diciamo che quando esco dal ginecologo ogni volta con la RICETTA di pomatine e minchiatine varie che ricordano l’acqua fresca nella consistenza e negli effetti nonostante ci abbia lasciato 20-30-40 euri il dubbio mi viene. purtrppo non serve che i medici vadano in tv per diventare “testimonial” di questo o quel farmaco. anzi, la pubblicità fatta mettendoti in mano una ricetta è molto peggio.

  3. Purtroppo questa e’ la realtà! In tutti i campi!! Regna il signor Soldo..valuto con la mia testa i vari consigli!!

  4. Secondo me, ai medici e tutti i professionisti del campo della salute dovrebbe essere impedito di fare pubblicità a qualunque prodotto, pena l’esclusione dall’albo così come per i giornalisti.

  5. Consuelo Garelli, sul latte vaccino stiamo mettendo insieme le info che abbiamo intenzione di pubblicare presto. /A.

  6. per questo evito di ascoltare quando consigliano una marca piuttosto che un’0altra senza riuscire ad argomentare la motivazione della scelta. Cosi come i veterinari.. ti consigliano una crocca (che casualmente hanno nell’am,bulatorio) ma se gli chiedi gli ingredienti non lo sanno..e se gli chiedi di dirti perchè questo si e quest no.. neanche. Sul latte vaccino ai bimbi ho sentito pediatri rispondere… DICONO DI NON DARLO PRIMA DEI 12 MESI.. dicono??’ e come mai dicono cosi? motivazione?? enon sanno rispondere

  7. Scusate il doppio post, ma mi hanno detto che non tutti lo vedevano. Boh… Misteri di FB:)
    Comunque, come sempre, attendiamo i vostri commenti /Andrea

    1. Rispondendo più seriamente, non credo minimamente che la Mellin ci creda che (almeno adesso) qualcuno userà gli omogeneizzati fino a 3 anni. La campagna pubblicitaria è più indiretta: quello che vuole fare è assicurarsi che il trend di utilizzo dei loro prodotti relativo all’età dei bambini cresca o almeno rimanga stazionario.
      In altre parole, se loro dicono che i loro prodotti dovrebbero essere usati fino a 3 anni e tu, genitore, li usi fino a 2 ti senti meglio perché trovi che il tuo bambino sia “cresciuto” prima rispetto a quello che dicono gli “esperti”. Poco importa che fino a poco tempo fa gli omogeneizzati sarebbero stati usati fino a 18 mesi al massimo e prima ancora fino a 12. La percezione che tu genitori hai è che stai facendo la cosa giusta andando avanti “solo” fino a due anni.Chiaramente poi vogliono instillare il dubbio che quello che mangi tu è a dir poco immondo e certamente inadatto a un bambino (mentre la merendina, sì…) (A qualcuno ricorda la famosa espressione “il latte di mamma è il migliore che ci sia, MA qualora non ci dovesse essere…”)
       
      Questa è una pratica pubblicitaria impiegata in molti ambiti laddove si vuole prolungare il consumo. Prendi ad esempio i pannolini… basta che vai al supermercato e troverai molte confezioni con fotografie di bambini esageratamente grandi, per cui se tu ti trovi a spannolinare a 3 anni, ma non sei sicura, ti senti tranquilla ad aspettare ancora un po’. Poco importa che una generazione fa avrebbero spannolinato un anno prima e quella precedente ancora prima. (Chiaramente non esprimo giudizi su chi ha problemi di enuresi il quale non va certamente colpevolizzati in alcun modo. Mi interessa solo come viene veicolata l'”informazione” da parte delle ditte produttrici.)

      1. @andrea_ omogeneizzati, no (è già da taaaaaaaaanto tempo che, se mai dovessi presentare un omogeneizzato alla mia Cucciola, si metterebbe a piangere dalla delusione), ma “piatti pronti”, sughi per la pasta, biscotti, dessert …
        OT: negli USA, zona certamente non nota per il poco mangiare, vendono “pasti completi” confezionati per “toddlers”, ovvero bimbotti già ben svezzati, diciamo duenni o giù di lì. Ebbene, le porzioni di questi piatti unici (un pò di riso o pasta, un pò di carne o pesce, un pò di verdure), rispetto a quello che vedo dato da mangiare in giro ai bimbi di quel formato qui in Italia, sono MICROSCOPICHE…
        Per farne mangiare uno (comprato “just in case” e tirato fuori nell’emergenza) alla Cucciola, poverina, ho dovuto annegarlo in mezzo barattolo di sugo di pomodoro, ma questo è un’altro discorso … invece le è piaciuto un casino il “classico da cowboy”, ovvero mangiare direttamente nella scatoletta di fagioli e pancetta…

        1. @alexaleaia I mono pasti “tutto insieme” per toddlers sono anche qui, ma, mea culpa, non li abbiamo mai comprati. Anche solo a vederli mi fanno sentire un po’ male…
          Dubito che in Italia prenderanno piede (almeno quelli…), motivo per il quale la campagna Mellin è un po’ una perdita di tempo se il loro scopo era veramente di farti consumare la loro “roba” fino a 3 anni (ma come ho detto, non ci credo più di tanto).

        2. @andrea_ idem, grandissimo mio senso di colpa, ma quando fai un viaggio nel deserto in mezzo ai cactus, preferisci avere qualcosa sotto mano perché non si sa mai.  
          l più delle volte avevamo la “schiscietta”  con dell’insalata di riso, o pezzi di carne cotta e verdure, panino con la frittata, addirittura una volta del salmone: Cucciola si è fatta certi pic nic storici al tramonto sulla Monument Valley e in altri scenari grandiosi… ma è anche capitato che non ci fosse proprio verso di preparare nulla o di comperare qualcosa che non fosse fritto nell’olio da motore.
          Sugli esiti della campagna Mellin, penso in effetti che nessuno mai darà in maniera costante cibi “speciali” a bimbi di 3 anni, sopratutto non fintanto che in Italia ci sarà la cultura culinaria che c’è e le nonne a disposizione per preparare manicaretti, ma che per pasti saltuari quando non si ha voglia di cucinare, o per alimenti “secondari” (biscottini, dessert, ecc.), il mercato ci può essere – come per le pizze surgelate o le barrette di cioccolato. pensa al successo che avrebbero merendine simil-kinder/mulino bianco avallate dal camice bianco!

    2. “vulnerabile a ogni genere di contaminante ambientale”: allora mettiamogli una mascherina, anzi facciamoli vivere in camera pulita fino a 18 anni!
      “fino al terzo anno”: ma si, tanto vale fargli l’alimentazione artificiale come ai malati terminali.
      però “qualche assaggio è doveroso”, gli mettiamo gli avanzi nella ciotola come si fa con i cani.
      “evitare cibi speziati”, infatti in India li svezzano con il curry. “evitare cibi salati” allora perchè negli omogeneizzati c’è il sale? “accertarsi della provenienza delle materie prime”: appunto, la carne la compro dal macellaio, la frutta dal fruttivendolo, la pasta al supermercato…

      1. @CosmicMummy1976 però “qualche assaggio è doveroso”, gli mettiamo gli avanzi nella ciotola come si fa con i cani.Qui mi hai fatta morire dal ridere!!!E aggiungo: qualche assaggino sì e mangiare come gli adulti no…. hmmm quindi con gli assaggini non si contaminano! Bene… buono a sapersi allora se faccio qualche assaggino di uranio impoverito non rischio nulla.

  8. questo post si allinea perfettamente con la discussione che è scaturita a seguito del mio sull’omeopatia. tanti dicono che il loro medico di fiducia prescrive rimedi omeopatici e se è un medico a parlarne perchè non crederci? addirittura nel famoso incontro con la famosa ditta, una PEDIATRA ha tenuto il corso alle mammine. ora chiunque abbia un titolo di studio può, per lavoro, per campare, sfruttare questo titolo per dire qualunque cosa. il titolo non è garanzia di onestà. Io sono un fisico sanitario, se volessi domani aprirei un blog di denuncia, mi attiverei, potrei anche andare in televisione a dire cavolate complottistiche sulle onde elettromagnetiche, sulle centrali nucleari, su qualunque argomento abbia a che fare con il mio titolo di studio e sono sicura che troverei chi mi crede. in realtà anni fa, quando ero disoccupata mi era stato proposto di lavorare per una società che produce apparecchiature per magnetoterapia e simili, io mi sono informata, ho letto che non ci sono prove scientifiche della validità di queste tecniche, e ho detto no grazie. preferisco essere precaria o disoccupata ma non perdere la faccia visto che io CREDO nella scienza che è la mia scelta di vita. ma ero senza lavoro, in un periodo in cui è difficile trovarlo, con un bambino piccolo… in fondo avrei anche potuto accettare.
    riguardo ai medici che prescrivono omeopatia, ne ho parlato con alcuni amici medici. alcune volte lo fanno perchè in fondo vale l’effetto placebo, il paziente vuole assolutamente una prescrizione, allora ti accontento con degli zuccherini mascherati da farmaci. Altri invece sono proprio disonesti.
    riguardo ai pediatri poi che consigliano una marca piuttosto che un’altra di cibo per lo svezzamento, o di cremine per il culetto, addirittura di LATTE ma non quello artificiale dei primi mesi (che poi anche lì,a priori le marche dovrebbero essere tutte uguali) persino oltre l’anno. conosco bambini che bevono il latte artificiale di una marca o dell’altra – dunque come minimo UHT e supertrattato oltre che infinitamente più costoso – invece che quello vaccino fresco intero fino ai 2-3 anni e solo perchè gliel’ha consigliato il pediatra! io se un pediatra mi consigliasse una marca non ci tornerei più. e in questo senso sono anche d’accordo con la nuova legge che impone di scrivere solo il principio attivo nelle ricette. legge che fra l’altro è stata valutata molto positivamente anche da UPPA.

    1. @CosmicMummy1976 Il pezzo lo avevo scritto prima di leggere il tuo e già d’allora mi ero reso conto della possibile molteplice chiave di lettura, ma l’ho lasciato vago di proposito proprio perché questa ambiguità mi sembrava un vantaggio.
       
      Comunque di recente mi sono capitate queste immagini di medici di bianco vestiti (testimonial di una nota marca) che danno consigli su come tirare su un bambino e questi consigli guarda caso includono l’acquisto di determinati articoli. Sarò bacchettone, ma lo trovo davvero riprovevole. C’è da dire che non è una novità…. basta guardare il sito arancione o blu e lì è pieno di medici (o di persone che si dichiarano tali) che danno consigli in linea con la “linea di partito”…
       
      Sull’omeopatia come effetto placebo, c’era una discussione interessante su un altro blog dove si sottolineava come anche questo atteggiamento sia contrario all’etica in quanto, alla fin fine, fai fesso il paziente e gli fai buttare via i soldi. Ho perso il link:( Poi vediamo se lo ritrovo.

      1. @andrea_ i camici bianchi in fotografia o pubblicità televisiva sono molto spesso attori, a meno che non prestano il nome. ma a quel punto si trasformano a loro volta in attori e perdono qualunque credibilità. 
        riguardo al placebo, sono perfettamente d’accordo con te. secondo me non è comunque professionale. però le alternative sono fra una disonestà palese oppure fra una disonestà “in buona fede” (se così si può chiamare). non esiste certo la possibilità che un medico ci creda veramente. i medici – o i farmacisti – che affermano di credere nell’omeopatia sono tutti in cattiva fede perchè se hai studiato medicina – o farmacia – NON PUOI crederci. oppure non credi nelle materie che hai studiato quando ti sei laureato.

        1. @CosmicMummy1976 E Salari, di cui l’immagine postata prima, cos’è, attore, medico o medico trasformato in attore (un po’ come Reagan? 🙂 )

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