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Liofilizzati: 10 fatti e alcune considerazioni

Un approfondimento sui liofilizzati di carne per l’infanzia.

Liofilizzati: 10 fatti e alcune considerazioni – liofilizzati
Questo è un esempio scelto a random di prodotto tra quelli trovati in rete.

10 Fatti

1) La liofilizzazione è un procedimento davvero complesso; è un mix tra congelamento a basse temperature ed essiccazione, e il prodotto finito è una polverina più o meno granulosa.

Gli alimenti che vengono generalmente sottoposti ad un processo di liofilizzazione sono: caffè, camomilla, succhi di frutta, tè, patate, frutta esotica, farmaci, alimenti per bambini e l’infanzia, oppure prodotti dietetici.

Esempi di utilizzazione sono il caffè istantaneo, il mangime per pesci, gli ingredienti per la preparazione di zuppe e piatti pronti, ecc.

2) Poiché gli alimenti liofilizzati occupano poco spazio, sono a lunga conservazione e mantengono intatte le loro proprietà nutritive e organolettiche, vengono anche utilizzati dagli astronauti in missione, le quali possono durare anche per molti mesi durante i quali non possono ricevere approvvigionamenti.

3) In Italia i liofilizzati per lo svezzamento vengono prodotti dalla Mellin (controllata dalla Danone Francese) e dalla Plasmon (controllata dalla Heinz tedesca). Non ho trovato altri produttori sul mercato.

4) Mellin e Plasmon sono marchi esclusivamente italiani, ma come ho detto sono controllate da due multinazionali. Guardando agli altri brand di proprietà della Danone e della Heinz (sono in tutto il mondo e vendono di tutto) nessuno sembra avere baby food liofilizzato in catalogo.

Per quanto abbia cercato (ma sono pronto ad essere smentito) non ho trovato altri paesi al mondo dove venga venduto il baby food in forma liofilizzata. Chiaramente non ho controllato tutti i paesi e tutte le marche e sottomarche. Ho controllato a random (e a seconda della lingua) in Europa, Nord America, Sud America, Australia e non ne ho trovato traccia. Non sono neanche riuscito a trovare una traduzione inglese del termine “liofilizzato” riferito alla prima infanzia. Ho chiesto anche a persone di lingua inglese che sono vissute in Italia, ma non lo sapevano.

5) Le varietà:

Mellin: agnello, coniglio, tacchino, manzo, vitello, pollo

Plasmon: agnello, coniglio, pollo, tacchino, vitello

(La Mellin fa anche il liofilizzato di cavallo e di struzzo, ma sono andati fuori catalogo)

6) I costi:

Entrambe le marche vendono solo confezioni contenti tre vasetti da 10g l’uno.

Ho trovato i liofilizzati Plasmon solo in un supermercato di un paesino marchigiano; costavano €3,79

La Mellin sembra essere più diffusa (ma potrebbe semplicemente essere che sono andato nei negozi “sbagliati”); i prezzi variano da €4,99 (in un supermercato di Roma) a €5,67 (in una farmacia del centro di Roma).

Facendo il conto, il liofilizzato della Plasmon costa circa €126/Kg

Il liofilizzato della Mellin una media di circa €178/Kg

Per praticità diciamo che i liofilizzati in generale costano circa €150/Kg (approssimato molto per difetto).

7) Cosa vogliono dire questi prezzi?

Sul sito della Plasmon dicono che 100 grammi del loro prodotto equivalgono a 220g di carne fresca di agnello e coniglio, a 230g di tacchino e vitello e 240g di il pollo.

La Mellin invece dice che 100g dei loro liofilizzati equivalgono a 220g di prodotto fresco per agnello, pollo, vitello e coniglio; per tacchino, e manzo la proporzione è 240g.

Per semplificarci la vita diciamo che 100 di liofilizzato equivalgono a 230g di carne fresca. Ciò vuol dire che comprando un liofilizzato acquistiamo carne che costa al consumatore più o meno €65/Kg.

Un filetto di bovino bio (non che il bio faccia molta differenza all’atto pratico, ma costa sicuramente di più) costa attorno ai €25-30/Kg.

8) Non sono riuscito a scoprire quali pezzi di carne vengano utilizzati. Ad esempio un manzo è un bel bestione… per fare il liofilizzato scelgono il filetto, il girello, la carne che useremmo per il brodo, un misto di tutto ciò o gli scarti? Chi lo sa…

Da dove viene la carne?

La Mellin non sembra dire nulla in merito, eccetto che la carne proviene da allevamenti italiani.

La Plasmon dice:

Cerchiamo strutture di allevamento con condizioni adeguate alla produzione di carni di alta qualità. Negli allevamenti ci prendiamo cura degli animali, nutrendoli con mangimi controllati e selezionati accuratamente per ogni specie animale, senza mai utilizzare scarti delle industrie alimentari in genere, anche se non stabilito dalla legge.

9) I grassi e il sale nei liofilizzati

I liofilizzati non sono esenti da grassi. C’è anche un pochino di sale, ma questo viene detto che è naturalmente presente ed è comunque molto poco. Dai loro siti web si scopre che questi contengono (per 100g di prodotto):

Liofilizzati: 10 fatti e alcune considerazioni – liofilizzati

Tanto per dare un po’ di contesto, in questa normativa europea viene detto che la “carne macinata magra” per essere tale deve contenere un contenuto di grasso inferiore al 7% (ci sono molte altre normative, anche più recenti, ma dicono più o meno tutte la stessa cosa. Ho scelto questa perché più “facile” da leggere).

È interessante notare come i Plasmon abbiano molti più grassi, specialmente nelle varietà agnello e vitello. Queste hanno anche molti grassi saturi; in particolare l’agnello ha quasi il 50% di grassi saturi, il coniglio il 40% circa e il vitello un po’ meno del 30%.
La Mellin ha percentuali di grassi saturi inferiori e partono da livelli di grassi totali più bassi, in alcuni casi di parecchio.

10) Dal sito della Plasmon fino a poco tempo fa si leggeva (mia enfasi):

Grazie al processo di liofilizzazione, hanno un’elevata concentrazione di principi nutritivi in un volume ridotto. Per questo sono ideali se il tuo bambino ha delle piccole difficoltà ad abituarsi alle prime pappe o in caso di scarso appetito.

Per fortuna questa frase non c’è più, ma se la cercate trovate ancora diversi siti dove si vendono prodotti Plasmon che la citano.


Considerazioni

a) Al punto (2) ho detto che tipico dei liofilizzati è il mantenimento delle “proprietà organolettiche“, ma chiedo a chi ha provato il caffè liofilizzato… secondo voi è uguale al caffè preso al bar o a quello che fa la moka?

La Plasmon parlando degli omogeneizzati che produce dice che hanno tutti un “gusto delicato“. Non posso non chiedermi come la carne di agnello o coniglio possano essere ugualmente delicati di quella di pollo.

La Mellin invece ci dice che i suoi liofilizzati “Preservano il sapore” della carne.

b) Non sappiamo veramente da dove venga la carne, né che taglio di carne venga utilizzato. Tempo fa c’è stato un gran parlare del famoso pink slime americano; non voglio insinuare che il baby food venga preparato così o che contenga pink slime, ma sta di fatto che i produttori sono molto reticenti sulle modalità di preparazione e sulla scelta delle carni. Ho chiesto a diversi produttori di baby food e ho ricevuto solo risposte educate, ma fondamentalmente evasive.

L’immagine che ci vogliono vendere di oasi in cui gli animali pascolano liberamente al suono di musica celestiale e di processi quasi artigianali dove solo ed esclusivamente i pezzi migliori di carne vengono scelti individualmente per assicurarci che solo il meglio finisca sul piatto dei nostri bambini… è solo frutto della nostra immaginazione. Certo non dico che ci sia nulla di non sano in questi prodotti, ma se vedessimo i processi produttivi per quelli che sono (probabilmente fabbriche dove tutto è meccanizzato; pezzi di carne random che finiscono nei vasetti; processi di lavorazione della carne meccaniche che non hanno nulla a che fare con l’idea del macellaio di fiducia che ti dà la carne) non credo che le vendite salirebbero.

c) A cosa servono i liofilizzati? Dicono che vadano usati all’inizio dello svezzamento perché più digeribili, ma, se anche così fosse, servono per davvero?

Ad esempio questo articolo molto autorevole pubblicato sul JPGN afferma che

dall’età di 4 mesi le funzioni renali e gastrointestinali sono sufficientemente sviluppate per metabolizzare i nutrienti dei cibi complementari.

Nell’articolo non si dice da nessuna parte che gli alimenti devono essere preparati in modo speciale, né che debbano essere “facilmente digeribili”. Piuttosto si concentra sulle varie tappe dello sviluppo motorio e masticatorio del bambino dai 6 ai 12 mesi. Non viene data alcuna indicazione di cosa sia adatto o inadatto mangiare anche avviando lo svezzamento intorno ai 4 mesi.

Chiaramente, prima si inizia e più difficile sarà che il bambino possa nutrirsi da solo, quindi sarà necessario dargli cibo semi-liquidi (se non altro per aggirare il riflesso di estrusione), ma cercando in letteratura, per quanto abbia letto, non viene mai consigliato di dare qualcosa di industriale, né tanto meno qualcosa di “facilmente digeribile” come i liofilizzati. Se poi si vuole cominciare a 3 mesi, ovvero quando il bambino sicuramente non è pronto, allora forse il discorso cambia.

d) L’articolo di cui sopra prosegue dicendo che

“è improbabile che i lattanti europei siano afflitti da deficienze di macronutrienti durante il periodo dell’alimentazione complementare. Piuttosto c’è il pericolo che ne prendano troppi, e questo è un fattore potenzialmente preoccupante, visto anche l’aumento nel tasso di obesità infantile.”

Da notare come questa frase cozzi con il punto 10 della mia lista, dove invece di consigliare di assecondare il bambino, si insiste sulla quantità e l'”abituarsi” alle pappe, perpetuando l’errore/orrore di uno svezzamento medicalizzato in cui, di ciascun “principio nutritivo”, si deve ingerire una determinata quantità.

e) Di solito si dice che i liofilizzati si danno per “andare per gradi”, ma basta ricordarsi che per andare per gradi è sufficiente lasciare che il bambino si avvicini al cibo autonomamente, iniziando a mangiare un pochino alla volta perché pronto. L’autosvezzamento, infatti, è un processo orizzontale, non verticale come quello “tradizionale”. Comunque, anche in caso di svezzamento “medicalizzato” e “tabellare”, liofilizzati (e omogeneizzati) comunque non servono (vedi punto b).

Alla fin fine con i liofilizzati, ancora di più che con gli omogeneizzati, siamo di fronte a un’attività di marketing che fa, tanto per cambiare, leva sulle insicurezze e sulle paure dei genitori. Dopo tutto il genitore “inesperto” penserà: “cosa sono €5 davanti alla salute di mio figlio?” e “per i figli si fa questo e altro”, ma la rassicurazione che danno i liofilizzati è puramente opera di fantasia che i produttori (aiutati in questo da molti pediatri) ci vendono in confezioni da 10g cadauna. Insomma, comprando un liofilizzato, non garantiamo la salute dei nostri figli, ma compriamo un sogno. Pensate che carne di lusso super bio, extra magra e di animali che vivono in prati a 5 stelle si potrebbe comprare per €65/Kg. Altro che fettina di filetto…

Degli omogeneizzati si parla in quest’altro post.

Disclaimer: chi scrive ha fatto del suo meglio per cercare le informazioni rilevanti a questo articolo usando come fonte i siti web ufficiali delle varie case produttrici. Se qualcuno dovesse notare un’omissione o un’imprecisione, ce lo faccia sapere che provvederemo a correggere il testo.

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109 risposte

  1. Per quanto riguarda i liofilizzati penso appunto che siano figli degli svezzamenti anni 70: se a tre mesi sostituisci la poppata hai “bisogno” di metterci dentro una fonte di proteine concentrata.
    L’omogeneizzato invece è addizionato di farine quindi la quota proteica è più bassa. Quello che ho notato è che negli svezzamenti tedesco e francese (almeno quelli che ho visto fare) tradizionali la poppata nella parte iniziale non si sostituisce…
    Per il resto d’accordo con Andrea: andrebbe fatta una politica di informazione “seria”: sul mio libretto pediatrico regionale e’ indicata la piramide, i rischi del fumo e del mancato uso dei seggiolini auto, la mia pediatra (ex ormai anche quasi ufficialmente non me ne ha mai parlato: io non ne avevo bisogno ma altre mamme forse si…

    1. Alessandra, non sono riuscito a scoprire quando sono stati introdotti i liofilizzati, ma al tempo mio (quando Berta filava…) non credo esistessero.
      Fino agli anni 70-80 lo svezzamento molto anticipato era una pratica molto diffusa a livello mondiale, tuttavia gli unici produttori/distributori che ho trovato sono proprio gli italiani. Potrebbe essere che in passato li producevano anche all’estero, ma ora non più, nel qual caso potresti aver ragione; oppure la Mellin e/o la Plasmon li producevano comunque (ma sotto un altro nome e per una clientela diversa) e hanno pensato bene di ampliare il bacino di utenza…

      Magari se qualcuno ne sa di più ci potrebbe illuminare.

      1. Provero’ a chiedere a mia madre (tempi in cui la nonna di berta filava :-)) e al consultorio… Forse li’ lo sanno meglio

  2. Ciao athena e piacere di rivederti:)

    Sì, anche negli adulti devi prendere un po’ di questo e un po’ di quello per avere una dieta bilanciata, ma ciò non vuol dire ESATTAMENTE 20 g di questo e 30 g di quello, altrimenti chi campa più? Insomma si naviga a vista con solo un occhio rivolto alla piramide alimentare. Dopo tutto non siamo fatti di porcellana e non ci rompiamo al primo sgarro.

    Lo stesso vale per i più piccini… nonostante le apparenze non sono fatti di cristallo e, nonostante quello che si crede, NON sono malati, per cui non hanno bisogno di un approccio posologico/tabellare alla crescita. Poi come dici tu stessa, se il bambino non coopera che fai, gli dai la dose prestabilita per endovena?:)

    Vogliamo poi parlare dell’ansia che lo schema genera in un genitore con un bambino “che non collabora”?

    Lasciando perdere i liofilizzati, che chiaramente sono un’anomalia, non vedo come le tabelle aiutino anche nei casi peggiori. Prendiamo l’esempio che hai fatto tu: presumo che in quel caso il bambino sia stato nutrito a brodini e omogeneizzati, ma ciò non l’ha salvaguardato dalle patatine e schifezze varie che forse faranno da adesso in poi parte preponderante della sua dieta (bada bene, questi casi li ho visti anch’io con i miei occhi).

    Per quanto riguarda la nutrizione, il pediatra certo non si può prendere cura ANCHE dei genitori, ma si dovrebbe occupare SOLO dei genitori in quanto è informando loro che si salvaguarda il bambino. Se il pediatra si limita a darti una ricettina (senza alcun fondamento in letteratura) cosa ha concluso? Con la ricettina i genitori vengono deresponsabilizzati; più tardi quando i bambini sono più grandini questo approccio “cieco” porta i suoi frutti che si vedono con le merendine e le patatine (chiaramente generalizzo)

    È proprio su larga scala che si deve pensare (non parlo di noi chiaramente, che, anche se facciamo del nostro meglio, siamo piccolissimi), e questo è compito di chi sta in una posizione di potere. Il ministero della salute già diversi anni fa ha emesso delle linee guida molto generali che se venissero seguite rappresenterebbero da sole un enorme passo avanti.

    Insomma, bisogna che i pediatri comincino a fare informazione seria su larga scala facendo “empowerment” (davvero non so come tradurre questa parola) nei confronti dei genitori e solo così si potranno migliorare le cose a lungo termine.

  3. Salve, non posso che dirmi d’accordo sul discorso dei liofilizzati, effettivamente una cosa superflua e un’anomalia, per quanto ne so, solo italiana. Volevo capire però un altro passaggio, a quanto ho capito un punto chiave dell’autosvezzamento:
    “errore/orrore di uno svezzamento medicalizzato in cui, di ciascun “principio nutritivo”, si deve ingerire una determinata quantità.”
    Ma non funziona così anche nella dieta degli adulti? non occorre ogni giorno avere “principi nutritivi” bilanciati tra loro? o vi riferite alla quantità fisse del vasetto di omogeneizzato? anche in caso di svezzamento tradizionale però è davvero difficile convincere un bambino a mangiare più di quanto voglia, almeno nell’esperienza mia e di chi mi circonda, quindi in un certo senso i bimbi si autoregolano anche così.
    Quanto al “medicalizzato”, leggendo il sito credo di aver capito che ci si riferisca alla ricettina del pediatra con una tabella di introduzione dei cibi. Voi siete genitori consapevoli e ben informati, però pensate un attimo in larga scala: c’è davvero gente che non sa come alimentare correttamente i figli. Il mio pediatra di base è in un quartiere popolare, e diverse volte ho visto mamme sinceramente ignare di dare schifezze ai figli piccoli, tipo un pacchetto di patatine a un bimbo di 18 mesi, e poco coscienti dell’utilità, per esempio, di frutta e verdura, che compaiono raramente anche sulla loro tavola. A queste condizioni, nell’interesse del bambino, non è meglio uno svezzamento medicalizzato ma almeno un po’ bilanciato, rispetto a quello che si pescherebbe sulla tavola dei grandi? il pediatra non può prendersi cura anche dei genitori, allora tanto vale limitare i danni fin quando può… Athena

  4. Wow ma è interessantissimo. Posso utilizzarlo per la mia pediatra? La mia piccola ormai è in grado di cacciarsi la carne da sola ma la mia pediatra propina liofilizzati come se piovesse, perché sono più digeribili…..
    Ho sempre avuto uno scambio proficuo con la mia pediatra, magari le torna utile….
    Citando la fonte, mettendo il link al sito posso inviarglielo?
    Grazie

    1. Sì grazie, fai pure, dopo tutto il nostro scopo è diffondere l’informazione. Poi magari la tua pediatra ti spiega perché dovresti continuare con i liofilizzati, dopo tutto tuo figlio mi pare di capire che sia grandino (ma poi faccelo sapere:) )

      1. Ciao. Allora mia figlia ha quasi 3 anni.
        La mia pediatra avrebbe dato carne liofilizzata fino agli 8 – 10 mesi, poi omogeneizzati fino all’anno e poi carne fresca cotta a vapore e frullata. Penso che secondo questo schema la prima succulenta coscia di pollo al forno con patate mia figlia l’avrebbe addentata solo ora, e, probabilmente, non l’avrebbe gradita.
        Tuttora lo schema che propone alle altre mamme è questo. Le invio l’articolo perché “persevera” senza considerare altre opzioni.
        GRAZIE MILLE!

  5. Io la pizza e il gelato disidratati al museo dello spazio li volevo comprare :-). In realta’ il primo anno del mio primo figlio abbiamo comprato dei liofilizzati: andavamo in vacanza a corfu’, non sapevamo che tipo di carne ci saremmo riusciti a procurare (ero un po’ fissata :-), non si transigevo dal bio o dalla chianina, a propos avevamo fatto cosi’: comprato un bel pezzo, porzionato in 50gr e congelato) nel piccolo villaggio dove andavamo, e ho preferito i lio (anche come ingombro) agli omogeneizzati. Sinceramenre non li ho provati, non li ho usati tutti e poi li ho regalati

  6. Non so…a me già il nome suscita diffidenza immediata.
    Ho provato per un certo tempo, alcuni prodotti pronti liofilizzati per adulti, ignorando che il processo di produzione fosse quello. Sembravano solo disidratati. Non mi sembravano affatto male ma io vengo da uno svezzamento facilissimo, ma anche dall’essere figlia degli anni settanta. Perciò dalla cucina al sapore di dado, di cui leccavo avidamente le cartine, e da grandi quantità di surgelati. A differenza di molte famiglie mia mamma aveva un grosso congelatore a pozzo e faceva la spesa da rifornitori per la ristorazione…
    Ho dovuto disabituarmi al sapore e alla cattiva alimentazione. E’ stato piuttosto difficile e adesso, come dicevo, il nome stesso mi fa orrore. Schivo senza interesse i reparti di alimentazione per bambini.
    Curioso comunque che siano diffusi solo in Italia.Ci fanno vedere quello che vogliono (quando scoprirò chi ve lo dirò!) e molti di noi si berrebbero qualsiasi scemenza… uff

    1. Allora, chiariamo… la cartina del dado È BUONISSIMA!!!!! Sapessi quante me ne sono ciucciate 🙂

      Sarebbe interessante sapere l’opinione di chi passa di qui per caso ed è un consumatore di liofilizzati. Chissà se si sentono rassicurati o spaventati da una parola come “liofilizzato”…

  7. Bellissima indagine, Andrea.
    Quoto chi ti acclama per Report!
    Sono d’accordo con tutte le tue conclusioni: dai dubbi sulle fasi di produzione, sui tagli utilizzati, sul ‘che senso ha abituarli a cibi finti “per gradi”‘ invece che lasciarli prendere gradualmente e liberamente confidenza con i cibi veri;
    alle considerazioni sui prezzi e la loro ‘necessità’ indotta unicamente dall’abitudine italiana a sentirseli prescrivere e vederli usare così comunemente, ecc….
    Bravo!

    Ora provo, a rispondere a alcune tue considerzzioni.
    Solo per completezza d’informazione, avviso, perché concordo con te su tutto.

    1-sul sapore-
    Devo dire che a differenza di molte fra le nostre sanissime e biologicissime donne amiche, io li ho lasciati entrare in casa mia. Per il primo pessimo svezzamento, ma occasionalmente anche nel secondo felice e AS.
    Sia omo che lio in minime quantità.
    Ti dirò: ovvia la differenza con il fresco. Ma i sapori fra un tipo di carne e l’altro sono riconoscibilissimi e questo non fa differenza con gli omogeneizzati. Io li ho assaggiati e mi piacciono (non direi come la carne, ma sono sfiziosi se ben preparati).
    2-Sul valore nutrizionale in confronto con l’omo-
    in realtà credo che i primi contengano più carne dei secondi se considerati in quantità corrispondenti una volta ricostituiti.
    Chissà, immagino che la chimica investita nella loro liofilizzazione venga compensata negli omo dalla chimica aggiunta. Non so.

    1. Linda,

      per quanto riguarda il sapore, non discuto che abbiano sapori diversi, ma mi chiedo, questo sapore in che percentuale ricorda quello dell’articolo genuino? Dopo tutto il caffè liofilizzato (sia che piaccia o meno) sa di… caffè liofilizzato. Lo stesso per il tè.
      Riconosco però che non ho mai assaggiato un liofilizzato per l’infanzia…

      Riguardo i valori nutrizionali, il liofilizzato è senz’altro più concentrato. Non credo che l’omogeneizzato in questo senso regga il confronto… dopo tutto l’omogeneizzato è semplicemente carne più altro, mentre il liofilizzato è stato… liofilizzato per cui a parità di peso ce n’è di più.
      Certo il vasetto di liofilizzato è molto più piccolo, ma il contenuto più ingombrante.

      1. Oddio, in percentuale proprio, non saprei dirtelo.
        Ma lo ricorda bene, eh. Certo non quello dell’arrosto di agnello, forse un agnello bollito.
        Considera che mio marito l’agnello lo adora e il suo lio ‘preferito’ è quello.
        Ciò non toglie che mio figlio che lo adorava (il primo) sia quello che il coniglio, poi ha sempre faticato a passare dal vasetto/lio (ma anche carne vera frullata) all’agnello , il coniglio e qualunque altra carne vera.
        Segno che questi prodotti falliscono grandemente nel loro presunto ruolo di abituare al cibo della tavola, anzi!

        E a chi pensa che, visto che non è infrequente che i bambini in fase di passaggio dal latte ai solidi non adorino la carne, almeno con questi surrogati assumono alimenti che altrimenti non mangerebbero volentieri, chiedo:
        a che giova? Se poi alla fine di questa fase sono ancora più diffidenti con manzo e agnello freschi ben cotti perché non li hanno mai provati e conosciuti prima nella loro vera forma, non siamo punto d’accapo rimandando, anzi, probabilmente accentuando il problema?

        E per ultimo, ma fondamentale:
        se anche sminuzzati, invece, ne mangiassero spesso solo pochi assaggi anche oltre i 2 anni, magari pure con gusto, ma stufandosi presto, non vi viene in mente che forse il loro organismo non ne necessita più di tanto? Ripeto, a che pro , dunque, rifilargliene quotidianamente dosi camuffate da minestrina, che nemmeno un adulto in proporzione dovrebbe assumere?

  8. bellissimo Andrea! fra un po’ ti chiamano a Report 😀
    comunque davvero non si capisce a chi e a che cosa dovrebbero servire questi liofilizzati se non a ingrassare le tasche di chi li produce! anche per gli anziani non hanno molto senso: basta prendere un pezzo di carne cucinarlo e frullarlo, e si può anche congelare. Questo mi riporta alla mente il ricovero di mio figlio nel reparto di pediatria un po’ di tempo fa…durante i pasti fornivano omogenizzati! Quelli blu…Ovviamente mio figlio non li ha nemmeno assaggiati e mi sono occupata io di fornirgli i pasti, ma mi chiedo ancora quanto questo sia lecito e se invece non fosse il caso che un reparto di pediatria per primo fosse da esempio nel fornire un’alimentazione sana per i suoi piccoli pazienti, (eventualmente frullata per gli irriducibili genitori) ma non omogenizzati…mah

    1. Diciamo che per i malati che trovano difficile mangiare i liofilizzati potrebbero andare bene in quanto molto concentrati. Comunque non so se sia vero se i liofilizzati siano utilizzabili da chi è malato e se sì, quando e come.

      Il mio problema è che questo articolo è tutto fuorché liofilizzato 🙂

  9. davvero molto interessante. del resto mi sono sempre chiesta cosa rimanesse delle proprietà nutritive di un cibo nei liofilizzati, e mi sono chiesta anche se io li mangerei: non amo i dadi per cucinare, figuriamoci se li mangerei! chiaramente è qualcosa che ereditiamo dagli anni 70, ma marketing a parte, negli anni 70 nessuno aveva un surgelatore in casa, al massimo lo scomparto del ghiaccio. oggi si può comprare carne fresca e congelarla a -18 in tutte le case, e si conserva per mesi. esistono macchinette per il sottovuoto che costano sui 30 auro. contenitori da freezer di tutte le forme e modelli a prezzi irrisori (quando vado nei negozi me li comprerei tutti, adoro gli accessori da cucina, peccato che poi non sai dove metterli!) che ci permettono di cucinare quando abbiamo tempo e congelare per consumare i nostri cibi quando non ne abbiamo. davvero non capisco perchè comprare liofilizzati.

    1. Ciao Cosmic,

      personalmente “l’eredità degli anni ’70” (e 60, 50, 40, ecc.) la vedo di più con gli omogeneizzati.
      I liofilizzati per me rappresentano davvero un passo in più e un’opera di marketing estremamente ben orchestrata (da chi e con chi, mi chiedo…). Per quanto siano concentrati di nutrienti, i nostri figli mica devono andare a passare 6 mesi nello spazio (senza la possibilità di acquistare niente), per cui a che serve dare loro cibo liofilizzato?
      L’industria fa leva sul fatto che se dai un liofilizzato per, diciamo un mese, un genitore paga sui €50 (cifra assolutamente spropositata per quello che ti danno, ma non fuori budget per la maggior parte delle famiglie) per far mangiare un figlio, e cosa sono €50 se si voglio garantire la salute di mio figlio per il quale desidero solo il meglio?
      Peccato che, come ho detto, questo “meglio” altro non è che un’illusione che i genitori comprano…
      Chiaramente neanche le multinazionali (che sicuramente fesse non sono) ci credono più di tanto, altrimenti li produrrebbero anche altrove.

      1. Chiaramente se non c’è la domanda non c’è neanche l’offerta e siccome la domanda sembra esserci sono in Italia a me sembra lampante che tutto dipende da chi li prescrive.
        Mi viene da pensare che i liofilizzati possono essere di certo di enorme importanza in casi in cui c’è difficoltà ad alimentarsi, e penso ai malati e agli anziani, e in un certo senso l’unico bene che fa averli così facilmente reperibili nei supermercati è che rimangono alla portata di tasca e di carrello di coloro che davvero ne hanno serio bisogno.

        1. comunque so anche che i prodotti per bambini, e non solo gli alimenti ma anche giocattoli e altri accessori, in Italia costano molto di più che negli altri paesi, a parità di marca e prodotto. questo è dovuto anche al fatto che in Italia di figli se ne fanno pochi, tardi, il che genera ansie e mette in condizioni un genitore (un nonno, ecc.) di spendere cifre assurde anche perchè il bambino è visto un po’ come una “specie protetta”. ovviamente non mi riferisco a singole situazioni, nè esprimo giudizi ma se siamo ultimi in Europa come tasso di natalità, non possiamo non tenere conto di certe statistiche quando giudichiamo le abitudini del nostro paese, e soprattutto non possiamo negare che c’è qualcosa che non va.

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