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Perché non sopporto le varie tate prometti-miracoli

Oggi pubblichiamo un post scritto da Nicola Yelash, una “childbirth educator” neozelandese, sul suo blog. Il posto orginale s’intitola “My beef with baby whisperers“. Nicola tiene corsi sia prenatali che postparto.

Nel tradurre il post dovevo decidere come tradurre “Baby whisperer”, espressione sconosciuta in italiano. Così nel corso del testo ho alternato tata, tata “Lucia”, tata miracolosa, interprete per bambini ed espressioni simili. Inoltre ho “italianizzato” alcune aspetti tipicamente anglosassoni, specialmente il metodo “crying it out” (o CIO) che ho reso con il metodo Estevill o “Fate la nanna”. Inoltre ho vagamente addolcito il linguaggio:)
Se poi vogliamo parlare di notti passate in bianco, leggete Bambini che non dormono.

Tata miracolosa autosvezzamento

Non è un segreto che per quanto mi riguarda le varie “Tate Lucie” di questo mondo sono delle m..de. E non mi vergogno a dirlo. Anzi, non mi viene in mente una sola cosa buona da dire su di loro, ed ecco perché ….

1. Prendono di mira le persone più fragili.

Essere neo-genitori è quasi sempre problematico. Riuscire a barcamenarsi tra le esigenze di un essere appena nato e completamente dipendente, e le nostre, tra mancanza di sonno e stanchezza, con i cambiamenti fisici inaspettati, gli sbalzi ormonali e di umore, cercando di capire quello che devi fare, e quando – tutto questo può trasformare anche il genitore più forte in un essere estremamente vulnerabile. Vulnerabile allo scaltro marketing di quelle figure alla Mary Poppins che promettono di poter sicuramente, assolutamente, con una garanzia del 100% risolvere tutti i ‘problemi’ che state avendo con il vostro bambino. Una promessa che, nell’annebbiamento da stanchezza e da confusione, e perché magari non-vi-fate-una-doccia-da-due-giorni-e-porca-miseria-ho-messo-il-reggiseno-alla-rovescia, sembra proprio la formula magica che cercavate.

2. Speculano sulla fragilità altrui.

Ti vuoi avvalere dei servizi di una “Tata Miracolosa”? È chiaro quindi che hai soldi da spendere e nient’altro in un cui investirli, visto che sai bene che quella formula magica, quel supporto e quei consigli senza i quali non si può andare avanti non sono a buon mercato. Dopo tutto, queste donne portano avanti un business in cui la vulnerabilità dei genitori si trasforma in profitto.

Diciamoci la verità, loro stesse promuovono questa vulnerabilità al fine di trarne un maggior guadagno. In molti casi, anche dopo aver fatto ricorso a un tale servizio per superare un problema particolare, la vicina di casa, anche lei evidentemente “tata” di professione, ne metterà in evidenza un altro, a te sconosciuto, in attesa dietro le quinte – uno che probabilmente non sarai in grado di risolvere da sola, ed ecco che dovrai di nuovo chiamare in causa una “tata” professionista. Ed ecco il suo conto in banca farsi sempre più corposo.

3. Minano la fiducia dei genitori nelle proprie capacità.

La premessa che sta dietro al business delle “tate” è che da sola non ce la puoi fare. Nonostante tu abbia creato questo bambino dal nulla, lo abbia “custodito” e amato per 9 mesi fino alla nascita, lo abbia osservato, coccolato e ti sia sempre presa cura di lui, non sai più quello di cui ha bisogno al contrario della “tata”. E l’intima consapevolezza che hai sviluppato dal momento della sua nascita? Chiaramente non basta. E la reazione istintiva che hai quando lo senti che piange, o quando lo abbracci? Senza senso. Perché tu non sei una “Tata Interpreta Bambini”. Sei solo un neo-genitore, quindi come fai a sapere se quello che stai facendo sia la cosa giusta?

Il lavoro della “Tata Miracolosa” non è di infondere fiducia nelle capacità del genitore, o di dargli gli strumenti per imparare da solo ciò che funziona per sé e per il suo bambino. Il suo compito è di convincerlo che ciò che sta facendo è probabilmente ‘sbagliato’, e di indicargli la “retta via” – o, meglio ancora, di intervenire direttamente e risolvere il problema al posto loro. In altre parole tolgono ai padri e alle madri la loro capacità di essere genitori intuitivi.

4. Usano un linguaggio volutamente ingannevole.

Perché se non lo chiamano ‘”Metodo Estevill” o “Fate la nanna”, allora si parla di tutt’altro, giusto? Anche se il consiglio è quello di “aumentare gradualmente il tempo in cui si lascia piangere il bambino fino a un massimo di 20 minuti”? E finché si inizia ogni frase con ‘lo stiamo facendo con amore’, non importa che tipo di tecnica di me..a vogliono che utilizzi – del tipo, “Adesso lo facciamo sedere in quell’angolo per 20 minuti, ma lo stiamo facendo con amore.”

Le “tate” sembrano essere esperte nell’infarcire i loro discorsi di frasi simil-scientifiche destinate forse ad aumentare la fiducia che un genitore ha nell’esperienza acquisita dalla “tata miracolosa”, sottolineando allo stesso tempo quello che i neo-genitori non sanno e non fanno. Ma cominciare una frase con ‘la ricerca suggerisce’, o fare affermazioni assolute sulla psicologia, il comportamento o lo sviluppo del neonato senza informazioni scientifiche di supporto non va bene.

Inoltre per dare al tutto un sapore bello professionale, ci deve essere l’acronimo, una bella sigla facile da memorizzare (perché i genitori non sono nemmeno  intelligenti abbastanza da ricordare lunghe frasi). Presente E.A.S.Y?

5. Le tate miracolose alimentano aspettative irragionevoli.

Per la maggior parte dei neo-genitori una notte di sonno equivale a vincere la lotteria. Le “tate” sfruttano proprio questo aspetto promettendo di “instaurare la corretta routine del sonno per il tuo bambino così da consentire ai genitori di dormire di più!” offrendo varie tipologie di servizio volte al raggiungimento dell’obiettivo finale: insegnare al bambino a dormire tutta la notte.

Ma questo non è un obiettivo ragionevole. I bambini non sono progettati per dormire ininterrottamente per tutta la notte. Nei neonati lo svegliarsi di notte è un meccanismo di sviluppo, che consente loro di mangiare frequentemente così da assumere il nutrimento necessario, dà la possibilità di riconnettersi da un punto di vista emotivo e offre stimoli per uno sviluppo ottimale del cervello; inoltre offre potenzialmente una maggiore protezione contro la SIDS, evitando che ci siano lunghi periodi di sonno profondo che possono mettere a rischio il bambino. La verità pura e semplice è che i neonati e i bambini si svegliano di notte per un motivo che può spaziare dalla fame, alla sete, al disagio, alla paura, al dolore o al bisogno di una coccola.

Ma allora perché le “tate” insegnano ai genitori che va bene ignorare questi segnali e che avere un bambino che dorme tutta la notte sia una ragionevole aspettativa? Perché tengono seminari dove indottrinano i genitori con metodi di genitorialità controintuitivi, quali il metodo Estevil (che chiameranno con un altro nome e, ovviamente, lo metteranno in atto con amore!), mandando poi a casa i genitori dove li aspetteranno sofferenza, tormento, frustrazione e sensi di colpa quando la tecnica proposta semplicemente non funzionerà così come li hanno voluto far credere? Semplice: per i soldi.

Per la salute mentale di tutti, sarebbe sicuramente meglio se le “tate” provassero a modificare le aspettative dei genitori, rassicurandoli sul fatto che non c’è nulla di “sbagliato” se il loro bambino si sveglia la notte e che non c’è niente di “sbagliato” nel fare qualcosa di attivo per farlo riaddormentare – e che stanno facendo proprio le cose giuste. Ah, ma una famiglia serena non riempie le tasche, vero?

6. Ti parlano solo di un lato della medaglia.

Una “Tata” sarà in grado di dare a un genitore una quantità enorme di informazioni sul suo metodo “brevettato” e su cosa bisogna fare per raggiungere l’obiettivo designato – lei vi dirà, minuto per minuto, come trascorrere la giornata, quando e quanto mangiare, quando mettere il bambino a letto, quando guardare il bambino negli occhi, quando sedersi, quando sdraiarsi, come toccarlo e per quanto tempo, quando ignorarlo e cosa fare mentre lo ignorate, che rumori fare, ecc. ecc.

Quello che non vi diranno è cosa si rischia seguendo il loro metodo. Non vi diranno che lasciare il vostro bambino che piange per un periodo di tempo prolungato potrebbe alterare lo sviluppo del cervello del bambino in modo dannoso e permanente e non vi diranno che l’introduzione dei solidi prima dei 6 mesi può portare a un aumento del rischio di allergie atopiche e problemi digestivi a lungo termine.

7. Le tate non sono degli “interpreti per bambini”.

Non esistono scuole di interprete per bambini. Non vi è alcuna laurea in interpretariato neonatale. Pretendere di saperlo fare è una str…@t@. Quello di “tata” è un titolo effimero, allo stesso tempo privo di senso e onnicomprensivo. La maggior parte delle tate che vantano poteri miracolosi da interpreta-bambini sono infermiere o educatrici, ma tutte rivendicano un ‘dono innato’ o una “straordinaria capacità” di comprendere tutti i bambini, che consente loro di rivendicare il titolo “Tata interpreta-bambini”. Certo, come no…

E molte di queste tate, nonostante la mancanza di qualifiche rilevanti e valide, non esitano a dare consigli ben al di là delle loro competenze, come ad esempio “diagnosticare condizioni mediche preesistenti” o suggerire la somministrazione di farmaci ai bambini.

Indipendentemente da quante centinaia di anni di esperienza all’estero abbiano accumulato o del numero di figli di VIP o di personalità blasonate di cui hanno avuto cura, è improbabile, anzi arrogante, che una tata possa dichiararsi esperta universale di bambini. Tale convinzione è disumanizzante per i bambini e indebolisce l’autorità e la fiducia del genitore. Non bisognerebbe esitare a ridicolizzarla.

Ecco quindi perché, durante i miei corsi, non vi consegnerò mai un biglietto da visita con su scritto “Tata interpreta bambini”.

Genitori, abbiate coraggio e riconquistate il vostro posto di padre e di madre con fiducia e autorità e siate saggi abbastanza da cercare, quando ne avete bisogno, il genere di supporto che vi dà fiducia e vi rafforza.

Mary Poppins sta bene al cinema; lasciatecela!

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102 risposte

  1. sono d’accordo…ho letto diversi manuali, ho visto qualche puntata delle tate, ci sono troppe variabili che è impossibile standardizzare, di certo la cosa che trovo davvero utile sono i forum, i confronti con le altre mamme, la rete non tanto x trovate risposte quanto per sapere che non siamo sole!! poi secondo me la cosa che paga di più è ascoltare ciò che dice a modo suo il bambino e fidarsi di lui…farlo piangere è controproducente e fa male alla mamma e al bambino…nel mio caso condividiamo il lettone e nei vari risvegli rispondo con ninne nanne, coccole, e se non basta tetta!!

  2. D’accordo con Nicola e assolutamente contro il metodo fate la nanna . Il mio piccolo si svegliava 8 volte a notte, poi grazie al consiglio di una conoscente (4 pediatri non ci hanno capito niente..) ho eliminato i latticini e….un solo risveglio e una mamma meno zombie 🙂

  3. Per quanto la tanto criticata (ritengo ingiustamente) Hoggs, ho trovato molto utile il suo consiglio riguardo l’osservare e soprattutto l’ascoltare il bambino. Ascoltarne il pianto (l’unico strumento di comunicazione di un bebè) e imparare a riconoscerlo così da comprenderne i suoi diversi bisogni e soddisfarli in modo appropriato e pertinente. Il bambino può piangere in modi diversi a seconda delle sue necessità (fame, coccola, mal di pancino, noia, richiesta attenzione, pannolino sporco); bene se a questi pianti lui riceverà sempre e solo un’unica, identica, risposta…beh ecco che il bimbo non ‘si sfotterà’ più di piangere in modo diverso – cioè di comunicare – perché tanto la risposa della mamma/genitore sarà sempre quella…Bene, per me questa riflessione è stata utilissima, soprattutto in riferimento all’allattamento.
    Ho visto molte mamme praticare l’allattamento a richiesta ed ho avuto spesso il dubbio, o la certezza, che molte poppatine non fossero richieste del bambino bensì fossero le risposte delle mamme al primo accenno di nghèè nghèè.
    Troppe volte l’allattamento a richiesta si è di fatto tradotto in un ciuccio naturale per zittire i nostri fagottini. Forse va bene così, ma davvero?
    Per quanto riguarda il post in generale, penso che portando alle estreme (ma neanche tanto) conseguenze le considerazioni esposte (molte sensate e condivisibili) allora possiamo arrivare alla conseguenza che qualunque scambio di consigli è sbagliato e inopportuno, compresi gli scambi di chiacchiere tra genitori, sia dal vivo che in rete, ivi comprese quindi le nostre discussioni…del tipo, chiudiamoci, non ascoltiamo nessuno e facciamo come ci pare (e magari, è bene così?)

    1. @RobertaSaiardi , ciao e benvenuta.
      a mio avviso il problema della Hogg (che, come dici tu stessa, offre spunti assolutamente condivisibili e che con la prima figlia fu seguita alla LETTERA) è che facendo come dice lei è molto facile compromettere l’allattamento. Fin tanto che si dà il biberon invece il metodo EASY viene praticamente naturale.
      Quello che la Hogg avrebbe dovuto dire (e ora purtroppo è un po’ tardi…) è spiegare meglio quali sono le probabili conseguenze del suo metodo per chi allatta. invece si limita a dire che non le piace l’idea di allattare a richiesta… chiaramente può esprimere il suo parere, ma avrebbe dovuto completare il pensiero spiegando PERCHÉ si allatta a richiesta e quali sono le conseguenze del non farlo. Se non ricordo male lei “consente” che si allatti a richiesta per i primi 2 giorni, mentre in molti casi un mese non basta per far stabilizzare l’allattamento:) insomma, lei parte dal presupposto che biberon o seno sono equivalenti e non approfondisce minimamente l’argomento, il che in un libro indirizzato alle madri in attesa e a chi ha bambini molto piccoli è una lacuna molto grave. In teoria lei dice che non vuole prendere parte, ma se leggi tra le righe nel metodo EASY lei una decisione su cosa è probabilmente meglio l’ha presa, ma non te lo dice…
       
      Poi non bisogna dimenticare che i bambini sono diversi… c’è chi vuole mangiare ogni tot e chi vuole mangiare in continuazione, ma la Hogg, così come molti altri, parte dal presupposto che puoi addestrare un bambino molto piccolo a mangiare ogni tot. Non so cosa ci sia in letteratura sull’argomento (presumo poco e niente), ma anche se l’idea mi ha convinto anni fa, ora non sono più sicuro che sia così giusto.
       
      Per quanto riguarda lo scambio di consigli, come dicevo proprio ora su FB, lo scambio di opinioni e di esperienze è fondamentale e sempre utilissimo, così ti rendi conto che non sei l’unica con un figlio che ti fa vedere i sorci verdi:), però bisogna essere in grado di distinguere il confronto dall’ingerenza e questo non è sempre facile, sia da chi dà il consiglio, sia da chi lo riceve. Se secondo te il bambino (a titolo di esempio) vuole essere preso in braccio di più, fallo altrimenti rischi di portarti appresso mesi di pianti e frustrazioni da ambo le parti, senza dare retta alle suocere-cugine-cognate che ti dicono che così lo vizi. 😀

      1. @RobertaSaiardi poi non dimentichiamo che l’assunto del post è che le “tate prometti miracoli” (quali la Hogg) propongono un “metodo” a “taglia unica”, ovvero che va bene per TUTTI i bambini e se non ti funziona, la colpa è chiaramente tua (e in questo non sono diverse dal Senor E.).

      2. @andrea_  E’ davvero curioso ed interessante vedere come uno stesso libro possa essere così diversamente interpretato.
        Parto dal presupposto che l’abbiamo letto entrambi attentamente, eppure a ‘fine lettura’ io non resto dell’avviso che la Hogg sia contro l’allattamento a richiesta. O meglio, mi spiego…Il messaggio principale (sul fronte dell’allattamento) che a me è arrivato è questo: l’allattamento non è sempre la risposta giusta al pianto del bambino. 
        Seguendo questo consiglio e fidandomi dell’istinto, sono riuscita (il più delle volte) a decifrare le richieste del mio piccolino ed a offrigli le risposte adeguate. Così, a volte gli ho offerto poppate extra su reale richiesta (cosa che pure la Hogg contempla…i periodi dei balzi di crescita o periodi di, chiamiamoli così, maggior fame). 
        Ho verificato che i bambini sani sono abbastanza prevedibili ed abitudinari e che l’intervallo della 4 ore circa tra una poppata e l’altra non è una cosa che si impone al bambino ma, come dire, un dato di fatto. Per mio figlio quell’intervallo è stato la SUA regola, tanto che a volte ho provato a offrirgli il seno quando piangeva senza che io ne capissi il perché e lo ha rifiutato.
        Naturalmente questa è la mia, nostra, personale (e parziale) storia di allattamento al seno. Questo è stato il mio personale allattamento a richiesta, col risultato di poppate ogni 4 ore di media+ poppate extra durante i balzi di crescita.
        Per quanto riguarda il fatto che i bambini sono tutti diversi, anche la Hogg stila le tipologie di massima e sottolinea che sono generalizzazioni da prendere cautamente tenendo presente che ahi voglia quanta varietà etc..E rimandando al genitore il compito di imparare a conoscere il proprio figlio e adeguarsi a lui.
        Mi stupisce, ribadisco, questa diversità di interpretazioni (avrò letto un altro testo :-)?), ma la lettura di quel libro ha incoraggiato la fiducia nel mio istinto e mi ha offerto qualche strumento (l’occhio dell’esperienza) per osservare mio figlio; soprattutto mi ha incoraggiato ad ascoltare mio figlio (cosa che ahimè non sempre faccio) perché è proprio lui ad indicarmi la strada giusta da seguire (nell’allattamento, sonno, svezzamento etc) e a fornirmi spesso quelle risposte che non trovo altrove.
        Di certo, quel libro non è un codice da seguire e non vuole esserlo (l’autrice non fa altro che ribadirlo).
        Per dire, nella mia libreria la Hogg è accanto a Piermarini e non ci vedo una contraddizione

  4. Sono d’accordo con chi dice che il giusto sta nel mezzo….
    Personalmente non credo in metodi magici che aiuteranno a superare il difficile momento del sonno ( o del pasto per qualcun’altro )…però credo che per un neo genitore sia peggio sentirsi solo in questi momenti. A me la rete ha aiutato tantissimo..sia in gravidanza che ora…..non c’è niente di meglio che leggere leggere leggere…sopratutto le esperienze delle altre mamme…..ti fa sentire di non essere l’unica!
    Le “tate interpreta bambini” devo ammettere che le guardo….non sono una manuale perfetto di come crescere i figli….ma possono dare un sacco di spunti….( anche come insegnate per me! ).
    Certo…MAI PAGHEREI!
    E poi….cosa faremmo senza i consigli delle mamme…delle nonne e dei vicini di casa?

    1. @ValentinaGrazioli Sono d’accordo che parlare con altri ti fa sentire meno solo, però riguardo i consigli che ti danno… se chiedi a tre persone diverse te ne daranno tre diversi (e magari in netta contrapposizione), così come fai a decidere cos’è meglio?
      Il problema di fondo a mio avviso è che si cercano troppo risposte dall’esterno, invece che dentro di noi.
      Faccio un esempio stupido (preso dal post)… il bambino piange e a te magari viene spontaneo prenderlo su, ma la cugina/suocera/vicina di casa ti dicono che così si vizia, così lo lasci giù o utilizzi altri approcci che però ti lasciano per così dire l'”amaro in bocca”.
      Di solito se qualcuno mi chiede consiglio su questo o quello (generalmente alimentazione) dico “porta pazienza, ci siamo passati tutti… poi passa” o cose simili e trovo che 9-10 è la cosa giusta da dire. Poi chiaramente ci sono le eccezioni perché c’è magari una domanda più tecnica che ha bisogno di una risposta diversa, ma cerco di non esulare dal “guarda il tuo bambino e vedi cosa LUI vuole che così non sbagli”:)
      Insomma, a mio avviso se qualcuno chiede consiglio, piuttosto che dare una risposta della serie “fai così o colà” è sempre meglio provare a fare empowerment.:)
       
      Cosa faremmo senza i consigli delle mamme, nonne e vicini di casa? Forse vivremmo meglio 🙂

  5. ho visto che avete fatto delle osservazioni molto interessanti sulle tate, i vari metodi, libri ecc proprio in questi giorni sto leggendo un libro che forse si inserisce in un giusto posto per equlibrio e ragionevolezza: “un genitore quasi perfetto” di Bettelheim. Nonostante io non sia sempre pienamente d’accordo su certe osservazioni dell’autore, lo trovo un libro di una delicatezza unica, dove la sensazione di star leggendo un “manuale”, un compendio di metodi, o affini nemmeno viene sfiorata! L’impronta del libro è di carattere piuttosto freudiano, ma l’ho trovato davvero un’ottima alternativa alle blasonate tate & C., perchè chi legge queso libro è portato prima di tutto a fare i conti con se stesso.

  6. Ciao, visto che il mio lavoro è in parte quello di aiutare genitori ed insegnanti nel difficile compito di accompagnare o bambini nella crescita, mi sento di ooter dire che di ricette già pronte non ce ne sono e che pubblicizzare metodi standard èh rischioso. Tanto meno trovo corretto partire dando dei tempi sicuri fi intervento. La cosa tragica è che molte persone seguono qeste trasmissioni e prova a seguirne l’esempio…CHI CI SMENA SONO I BAMBINI!
    Da mamma poi mi sento dire che nessuno meglio di noi conosce i nostri figli e, se abbiamo fiducia in loro, seguendo il buon senso ed avendo ben in mente quali sono i valori a cui crediamo, nulla è irraggiungibile.
    Dove però serve un aiuto professionale esso deve esserlo veramente! NON SI PUÒ SPECULARE SULLE DIFFICOLTÀ ALTRUI E SOPRATTUTTO SILLA PELLE DEI BAMBINI! Ciao a tutti Sissy&Milla

  7. Uhm… secondo me il giusto sta nel mezzo.
    A volte un aiuto può davvero rivelarsi utile. Molti genitori da soli non sarebbero in grado di trovare una soluzione. Ci sono persone che sanno osservare ed altre no. Ci sono i violenti, gli indolenti….
    anche i troppo solleciti e via dicendo.
    A volte un aiuto “esperto” può per loro avere più peso del loro operato o dei consigli altrui, che spesso sappiamo essere fallaci. 
    Io non concordo con i metodi in generale, ma mi piace leggere e prendere ciò che reputo faccia per me. O anche come stimolo per guardare e pormi domande. Però ho visto che a molti l’idea di un aiuto serve davvero, farebbero troppi danni! Certo molti genitori dovrebbero solo avere una iniezione di fiducia. 
    L’unico modo è informarsi e non è facile imbattersi in buoni manuali… che poi comunque suggeriscono un metodo.
    Io credo in ogni caso che il processo sia un po’ eccessivo, specie se televisivo. Trovo che le informazioni siano così lontane dal mio modo di pensare alla crescita dei bambini che mi mettono a disagio. E trovo subdolo che si senta promettere di risolvere i problemi, forse ci vorrebbe un po’ di umiltà.
    E’ poi abbastanza ovvio che si facciano pagare, forse un po’ troppo, ma penso anche che l’intento non sia sempre errato.
     
    E una cosa in più: non toccatemi Mary Poppins, lei non aiuta i genitori, aiuta i piccoli!

  8. io ho letto la Hogg alla prima figlia e sinceramente alcune cose buone le ho trovate, così come ho trovato cose buone sul forum o in SOS tata; prendo un po’ qui un po’ là quel che mi pare meglio e poi valuto la questione con la persona che mi sta di fronte, cioè il bambino. Un consiglio ottimo per me e per la mia famiglia può non esserlo per un’altra.
    Piccolo esempio: il cosleeping: non fa me per; solo avere il bambino in camera non mi permetteva di dormire la notte. Non appena l’ho spostata nella sua cameretta (per la bambina ci ho messo 5 mesi a capirlo, Daniele dopo un mese e mezzo era nel lettino) io ho riposato. Per avere qualche notte di pace ero costretta a mettere i tappi e vi assicuro che è brutto mettere i tappi per non sentire il proprio bambino. La cosa assurda è che LORO dormivano, il problema era mio, mi svegliavo ad ogni frusciare di lenzuolo. In questo ho preso qualche consiglio della tata e devo dire che ha funzionato: loro sono contenti e sicuri nella loro camera, non hanno mai pianto per non starci, io dormo.
    Ci sono bambini che per qualche misteriosa ragione davvero NON DORMONO e posso sinceramente capire che i genitori le provino davvero tutte, dal cosleeping a fate la nanna pur di avere qualche ora di pace. E’ giusto che qualcuno ci speculi? No, ma tante cose non sono giuste a questo mondo.
    Sarà banale, sarà trito e ritrito, ma vi rendete conto di quanto cibo c’è sugli scaffali dei supermercati? Basterebbero meno della metà delle confezioni per sfamarci e sfamarci tutti a sufficienza. Siamo viziati, sapete? E così non possiamo sopportare un bambino che piange la notte o magari non siamo capaci di interpretare il suo pianto; abbiamo perso l’istinto e in più guai a fermarsi. Una mamma che non dorme e lavora non può recuperare di giorno, è comprensibilmente stravolta; se ha altri figli e non lavora uguale. Forse nella giungla era tutto diverso, chi lo sa. Forse anche la mamma stava attenta e in guardia la notte temendo i leoni e di giorno poteva riposare tranquilla, perchè c’era un intero villaggio non addormentato a vegliare su di lei. Forse i ritmi invertiti servivano a proteggerci. Ora però sono un bel guaio, questo non lo mette in dubbio nessuno. Hai voglia a dire, ma se poi devi presenziare a una riunione, lavorare in fabbrica su macchinari pericolosi o anche solo guidare vorresti poter dormire, ti serve dormire!
    Si specula in modo similare sulla forma fisica, propongono diete miracolose, creme miracolose, esercizi miracoli… tutti mirati a fermare il tempo, a farci essere fisicamente efficenti… peccato che non funziona proprio così.
    Mettere un bambino in castigo per 3-5-10 minuti può essere un gravoso peso per lui, che lo segnerà a vita, oppure potrebbe essere un modo per mamma di consolare l’altro figlio ingiustamente picchiato senza dover guardare che l’altro non faccia ulteriori danni.

    1.  @CosmicMummy1976 @ameliaedaniele @LauraFracassi  tanto per continuare l’esempio del libro della Hogg (anche perché è l’unico che abbia letto sull’argomento), lei dice che lei vuole mettere in grado i genitori di fare questo e quello, dare loro libertà, ecc. ecc. PERÒ è vero che non ti dice tutta la storia. Prendiamo l’allattamento (che è dove la Hogg probabilmente toppa di più): lei dice che è contraria all’allattamento a richiesta (liberissima di pensarlo) e che passati i primi 2 giorni MAX bisognerebbe allattare a orario (mi pare) ogni 3 ore circa. Il tutto mi starebbe anche bene se ti dicesse che però con tutta probabilità 1) il bambino piangerà perché affamato e 2) finirai per dargli il biberon per farlo stare zitto. Però siccome non te lo dice, ecco che si sviluppa l’aspettativa NON realistica di poter allattare a orario praticamente fin da subito con bambino che dorme sempre (e te lo dice uno che se l’era bevuta…).
      Invece ecco tutta una serie di esempi altamente drammatici e a effetto di genitori che 1) non sapevano quello che facevano e 2) non hanno seguito i dettami della Hogg e così si sono ritrovati con situazioni del tutto ingestibili e quasi comiche se non fossero invece tragiche (per i genitori che non dormono mai). Ecco quindi che scatta il meccanismo manipolatore per cui tu genitore da solo non ce la puoi fare e se non dai retta al(la) guru tutto quello che ti capiterà sarà solo ed esclusivamente colpa tua.
      C’è da dire che molti autori sono colpevoli di enfatizzare le situazioni tragicomiche in cui alcuni genitori si trovano. Ad esempio uno dei limiti de “Il mio bambino non mi mangia” è proprio questo, in quanto strumentalizza alcune situazioni limite, quando non ci sarebbe minimamente bisogno di farlo.

  9. sono di corsissima, quindi dico solo un paio di cose velocemente: secondo voi e’ plausibile che un bimbo lasciato 20 minuti a “sbollire” e riflettere per far passare il capriccio, rifletta sul serio? o non si limitera’ magari a pensare che sta subendo una cosa ingiusta e sbagliata, nutrendo cosi’ risentimento nei confronti di chi gliel’ha imposta? magari e’ piu’ utile stare con lui (se lo vuole) e aiutarlo a comprendere la natura del suo disagio diventata capriccio…
     
    i congili utili delle tate altro non sono che metodi (al variare di famiglia e situazione, son sempre gli stessi) per “tenere buono” un bambino: e quando le stellette premio non funzionano piu’? (perche’ magari per una settimana funzionano, ma poi…) il genitore finisce per sentirsi un incapace perche’ con la tata funzionavano e con lui no..  e quando i capricci idiventano tantissimi e frequenti (proprio perche’ ignorati)?  io vorrei vedere una di quelle famiglie che le tate “aiutano” ad un mese di distanza….
     
    poi, ovvio, alcune cose ci stanno: evitare di far guardare troppo la tv, non lasciare che i figli si annoino abbandonati a se stessi, portare un po’ di allegria in famiglia… ma quello credo che sia semplice buon senso che ti potrebbe dire anche un vicino di casa…

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