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Il comunicato dell’OMS sul latte di proseguimento: allora quale latte dopo i 6 mesi?

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Tempo fa è uscito sul sito italiano dell’IBFAN un post dal titolo: L’OMS dichiara che i latti di proseguimento e di crescita non sono necessari e che il loro marketing può ingannare i genitori. L’argomento è chiaramente scottante, come dimostrato dai molti messaggi ed email che abbiamo ricevuto in merito, per cui mi è sembrato doveroso studiarmi un po’ l’argomento.

Sull’argomento ho dedicato anche un video dove riassumo quanto detto in questo post. Lo trovate qui.

Per completezza e prima di proseguire riporto qui di seguito la traduzione completa del comunicato dell’OMS. Da notare che le parti in corsivo rispecchiano i paragrafi che nell’originale sono evidenziati con un carattere più grande.
L’originale in inglese invece lo potete scaricare dal sito dell’OMS.

Il documento in italiano

Informazioni riguardanti l’uso e la commercializzazione del latte formulato di proseguimento

L’organizzazione mondiale della Sanità (OMS) raccomanda che i neonati vengano allattati in modo esclusivo per i primi sei mesi di vita per ottenerne crescita, sviluppo e stato di salute ottimali. È consigliato che il bambino continui ad essere allattato al seno passati i sei mesi, fino al compimento dei due anni e oltre, allo stesso tempo fornendogli cibi complementari sicuri e adeguati così da venire incontro a esigenze nutrizionali in continua evoluzione.[1]

Nel 1987 la Codex Alimentarius Commission ha definito i cosiddetti latti follow-on, follow-up o di proseguimento come “cibo inteso per l’utilizzo come parte liquida nella dieta del bambino svezzante dai sei mesi in poi e per bambini piccoli”.[2]

L’OMS mantiene comunque che il latte materno, all’interno di una dieta progressivamente diversificata, rimane la parte liquida più adatta per la gran maggioranza dei bambini dai 6 ai 24 mesi, una volta che l’alimentazione complementare è stata iniziata. Inoltre, per quei bambini che, per varie ragioni, non sono allattati o per i quali l’allattamento verrà interrotto prima della durata raccomandata di due anni o oltre, esistono alternative accettabili.[3]

Nel 1986 la World Health Assembly ha affermato che “la pratica che si sta introducendo in alcuni Paesi di fornire ai lattanti latti di formula speciale (i cosiddetti [4] ‘follow-up milks’) non è necessaria”.

L’Organizzazione inoltre mantiene che non solo il latte di proseguimento non è necessario, ma che è inadatto come sostituto del latte materno dai sei mesi in poi. Le formule correntemente in uso causano un’assunzione alta di proteine e bassa di acidi grassi, ferro, zinco e vitamine B rispetto a quanto raccomandato dall’OMS per garantire la crescita adeguata e lo sviluppo dei lattanti e dei bambini piccoli [2,5,6,7,8,9,10,11].

In conclusione, l’OMS consiglia l’allattamento esclusivo per i primi sei mesi di vita del bambino. Dopodiché, si introducono cibi solidi locali all’alto valore nutritivo, mentre l’allattamento continua fino a due anni e oltre. Di conseguenza il latte di proseguimento non è necessario. Inoltre la formula di proseguimento non è adatta come sostituto del latte materno a causa del suo contenuto.

Anche se il latte di proseguimento non è indispensabile e non è adatto come sostituto del latte materno, viene commercializzato in modo tale da generare potenzialmente confusione e ha un impatto negativo sull’allattamento.

Un numero di studi suggerisce fortemente l’esistenza di una correlazione diretta tra le strategie di marketing delle formule di proseguimento e la percezione e l’uso conseguente di questi prodotti come sostituiti del latte materno. In molti casi la confezione, il branding e l’etichetta della formula di proseguimento somigliano molto a quelli della formula per lattanti (latte 1 [NdT]). Questo genera confusione per quanto riguarda lo scopo del prodotto, ovvero genera la percezione che la formula di proseguimento sia un sostituto del latte materno. Ciò può risultare in un’introduzione anticipata della stessa, mettendo perciò a rischio l’allattamento esclusivo fino a sei mesi di età, e successivamente l’allattamento fino a due anni di età e oltre. [12,13,14,15]

Nel 2010 la World Health Assembly ha stabilito che la “promozione dei sostituti del latte materno e di alcuni cibi commerciali per i lattanti e i bambini piccoli mette a repentaglio il progresso verso una nutrizione ottima del lattante e del bambino piccolo” e ha chiesto ai “produttori e ai distributori di cibo per lattanti di rispettare in modo completo le loro responsabilità stabilite nel “Codice di marketing dei sostituti del latte materno” e successive [16] risoluzioni della World Health Assembly che lo riguardano”.

La domanda che quindi nasce spontanea è se la formula di proseguimento rientra all’interno del “Codice di marketing dei sostituti del latte materno” (il Codice). [17]

Il codice è composto da una serie di raccomandazioni per regolare il marketing dei sostituiti del latte materno, biberon e tettarelle. Il suo scopo è di “contribuire a rendere disponibile nutrimenti sani e adeguati per il lattante, proteggendo e promuovendo l’allattamento al seno e assicurando l’utilizzo corretto di sostituiti del latte materno, quando necessari, sulla base di informazioni adeguate e attraverso marketing e distribuzione corretti. [18]

Il Codice “si rivolge al marketing e alle pratiche a ciò collegate dei seguenti prodotti: sostituiti del latte materno, compresa la formula per lattanti; altri prodotti, cibi e bevande a base di latte, compresi cibi complementari da dare con il biberon, quando vengono commercializzati o comunque rappresentati come adatti, con o senza modifiche, per sostituire totalmente o parzialmente il latte materno…”. [19]

Come è stato riportato in una serie di studi [12-14], anche se il latte di proseguimento non viene esplicitamente presentato come un sostituto del latte materno, strategie di marketing ben documentato, quali la confezioni, il branding e l’etichettatura possono indurre le madri a utilizzare latte di proseguimento nei primi sei mesi di vita del bambino e/o di smettere di allattare successivamente.

Se il latte di formula viene commercializzato o comunque rappresentato come adatto, con o senza modifiche, per l’utilizzo come sostituto totale o parziale del latte materno, allora rientra nei prodotti coperti dal Codice. Inoltre, laddove la formula di proseguimento venga rappresentata in modo tale da venire percepita come sostituto totale o parziale del latte materno, anche in questo caso rientra nel campo di applicazione del Codice.

1 – WHO, UNICEF. Global Strategy for Infant and Young Child Feeding, Geneva, World Health Organization, 2003.
2 – Codex Standard for Follow-Up Formula, CODEX STAN 156-1987. La normativa Codex per la formula di proseguimento è stata adottata dalla Codex Alimentarius Commission durante la 17ma sessione nel 1987. Una rettifica alla sezione Labelling (etichettature) è stata adottata nel 1989 dalla 19ma sessione. Nel luglio 2013 la 36ma sessione della Codex Alimentarius Commission ha deciso di iniziare una revisione della normativa esistente per la formula di proseguimento (CODEX STAN 156-1987). La revisione prenderà in considerazione elementi quali l’intervallo di età della popolazione a cui questo prodotto è indirizzato, la definizione del prodotto, il ruolo di tali prodotti e il bisogno di una tale normativa.
3 – Fonti accettabili di latte comprendono il latte intero, il latte fermentato o lo yogurt, o il latte formulato per lattanti (latte 1 [NdT]). Il latte 1 è una possibilità laddove disponibile, dal prezzo ragionevole, possa essere utilizzato in sicurezza e fornisca in vantaggio di tipo nutrizionale o altro. “Guiding principles for feeding non-breastfed children 6-24 months of age.” Geneva, World Health Organization, 2005.
4 – World Health Assembly Resolution 39.28, 16 May 1986.
5 – PAHO,WHO. Guiding principles for complementary feeding of the breastfed child. Washington DC, Pan American Health Organization, 2003.
6 – Ziegler EE, Fomon SJ. Potential renal solute load of infant formulas. J Nutr 1989; 119 (12 Suppl): 1785-1788.
7 – Complementary feeding of young children in developing countries: A review of current scientific knowledge. Geneva, World Health Organization, 1998.
8 – WHO, FAO. Vitamin and mineral requirements in human nutrition, 2nd ed. Geneva, WHO, FAO, 2004.
9 – FAO, WHO, UNU. Protein and amino acid requirements in human nutrition. Report of a joint FAO/WHO/UNU expert consultation (WHO Technical Report Series No. 935). Geneva, World Health Organization, 2007.
10 – Dewey KG,Brown KH.Update on technical issues concerning complementary feeding of young children in developing countries and implications for intervention programs. Food Nutr Bull 2003; 24:5-28.
11 – Codex Standard for Infant Formula and Formulas for Special Medical Purposes Intended for Infants. CODEX STAN 72 – 1981.
12 – Scientific Advisory Committee on Nutrition, United Kingdom, Infant Feeding Survey 2005: A commentary on infant feeding practices in the UK, position statement by the Scientific Advisory Committee on Nutrition, 2008.
13 – Nina J Berry, Sandra Jones, Don Iverson, It’s all formula to me: women’s understandings of toddler milk ads, Breastfeeding Review, Vol. 18 No. 1, 2010.
14 – Sobel H. et al. Is unimpeded marketing for breast milk substitutes responsible for the decline in breastfeeding in the Philippines? An exploratory survey and focus group analysis. Social Sciences & Medicine 2011; 73: 1445-1448.
15 – M intzes B. Regulation of formula advertising in the Philippines and promotion and protection of breastfeeding: A commentary on Sobel, Iellamo, Raya, Padilla, Olivé and Nyunt-U. Social Sciences & Medicine 2011; 73: 1449-1451.
16 – World Health Assembly Resolution 63.23, 21 M ay 2010.
17 – World Health Assembly Resolution 34.22, 21 May 1981. The International Code of Marketing of Breast-milk Substitutes was adopted in the form of a recommendation under resolution 34.22.
18 – Article 1, International Code of Marketing of Breast-milk Substitutes, World Health Organization, Geneva, 1981.
19 – Article 2, International Code of Marketing of Breast-milk Substitutes, World Health Organization, Geneva, 1981.

OK, ma in sostanza di che parla?

Le parti salienti del documento possono essere riassunte così:

L’organizzazione mondiale della Sanità (OMS) raccomanda che i neonati vengano allattati in modo esclusivo per i primi sei mesi… È consigliato che il bambino continui ad essere allattato al seno passati i sei mesi, fino al compimento dei due anni e oltre…

Finora niente di nuovo. Questa posizione dell’OMS è ben nota.

Nel 1986 la World Health Assembly ha affermato che “la pratica … di fornire ai lattanti latti di formula speciale (i cosiddetti ‘follow-up milks’ o “latti di proseguimento” [4]) non è necessaria”.

Questo invece è il passaggio che ha colpito molti, però va detto che non è un concetto nuovo. Ne avevamo parlato anche qui nell’articolo su quale latte scegliere mano mano che il bambino cresce. In quell’articolo, parlando dei latti di proseguimenti, la Dr.ssa Carletti ha affermato:

non esistono prove che questi latti siano necessari nello schema di alimentazione del bambino dai 6 ai 12 mesi.

Anche nelle linee guida scozzesi, ad esempio, (per chi non lo sapesse, viviamo in Scozia), viene esplicitamente affermato di continuare con il latte 1 fino ai 12 mesi.

Il documento dell’OMS poi prosegue in modo, per me, sorprendente:

L’Organizzazione inoltre mantiene che non solo il latte di proseguimento non è necessario, ma che è inadatto come sostituto del latte materno dai sei mesi in poi. Le formule correntemente in uso causano un’assunzione alta di proteine e bassa di acidi grassi, ferro, zinco e vitamine B rispetto a quanto raccomandato dall’OMS per garantire la crescita adeguata e lo sviluppo dei lattanti e dei bambini piccoli. [2,5,6,7,8,9,10,11]

Ma allora non solo non serve, ma fa addirittura male?

A questo punto mi sembra doveroso fare un controllo per vedere come stanno le cose. Per chi è interessato, le linee guida sulla composizione del latte di proseguimento sono scaricabili dal sito del Codex Alimentarius. Questi dati voglio provare a confrontarli con quelli del latte di proseguimento Mellin (o latte 2) (perché è lo stesso del Cow&Gate che era quello che abbiamo utilizzato noi). Per assicurarmi di non aver scelto un latte particolare, faccio lo stesso paragone con il Neolatte 2 (scelto semplicemente perché ultimamente sta diventando molto popolare).

Come se le cose non fossero complicate a sufficienza, il Codex fornisce dati per 100 kJ disponibili (o 100 calorie), mentre la tabella nutrizionale Mellin fa riferimento a 100 ml di prodotto ricostituito (che oggigiorno rappresenta la prassi).
Ciò vuol dire che per fare un paragone tra questi dati devo moltiplicare quanto indicato nelle due tabelle di destra del documento del Codex Alimentarius per 2,85 nel caso del Mellin e 2,9 per il Neolatte, così da ottenere un valore massimo e minimo per ogni particolare sostanza che deve essere presente nel latte di proseguimento paragonabile a quanto indicato dalla tabella nutrizionale del latte di proseguimento sotto esame. In questo modo entrambe le tabelle faranno riferimento a 285 kJ/290 Kj disponibili.

Ingredienti latte 2 e requisiti CODEX

Non ho messo i dati relativi alle proteine perché a dire la verità, non capisco cosa dica la normativa del Codex Alimentarius a questo proposito. Sono in attesa di lumi.

Contrariamente a quanto si potrebbe dedurre ad una prima lettura, analizzando i dati della tabella si vede che tutti i parametri “sospetti” sono invece perfettamente legali, in quanto rientrano nella norma dettata dal Codex. Il comunicato dell’OMS in realtà, come si evince solo dalle note, fa riferimento ad altri documenti pubblicati sempre da loro e molto più recenti (2005 e 2006) rispetto al Codex (1987). Interpretare i dati di questi documenti, tuttavia, non è davvero facile e su questo punto sono in attesa di chiarimenti da parte loro.
In ogni caso, a quanto vedo, i latti di proseguimento sono perfettamente conformi alle normative vigenti. Se l’OMS ritiene che queste normative siano superate, questo, a mio avviso, è un problema diverso.

Ma se non uso il latte di proseguimento, quale latte scegliere?

Il primo capitolo del documento termina così (mia enfasi):

In conclusione, l’OMS consiglia l’allattamento esclusivo per i primi sei mesi di vita del bambino. Dopodiché, si introducono cibi solidi locali dall’alto valore nutritivo, mentre l’allattamento continua fino a due anni e oltre. Di conseguenza il latte di proseguimento non è necessario. Inoltre la formula di proseguimento non è adatta come sostituto del latte materno a causa del suo contenuto.

È ovvio che se il bambino è allattato non ha bisogno di latti formulati, ma cosa facciamo se il bambino non è allattato? Non vedo come si possa concludere che il latte 2 non serva perché viene consigliato l’allattamento esclusivo al seno. Se il latte di proseguimento non è adatto ai bambini da 6 a 12 mesi, quale latte usare dopo i 6 mesi se si usano latti formulati? Questo punto è fondamentale e in tanti, leggendo l’articolo Ibfan citato all’inizio si sono fatti questa domanda.
La risposta l’OMS la fornisce in una nota a pie’ di pagina che riporto qui per comodità (mia enfasi):

3 – Fonti accettabili di latte comprendono il latte intero, il latte fermentato o lo yogurt, o il latte formulato per lattanti (latte 1 [NdT]). Il latte 1 è una possibilità laddove disponibile, dal prezzo ragionevole, possa essere utilizzato in sicurezza e fornisca in vantaggio di tipo nutrizionale o altro. “Guiding principles for feeding non-breastfed children 6-24 months of age.” Geneva, World Health Organization, 2005.

Latte di proseguimento MellinIl latte intero dopo i 6 mesi? Questo passaggio mi ha lasciato davvero perplesso, in quanto in aperta contraddizione con quanto detto in altri documenti dell’OMS sulla nutrizione (ne abbiamo parlato nell’articolo che analizza se sia opportuno o meno dare il latte vaccino dopo i 6 mesi). Dato il numero crescente di domande che mi venivano rivolte sull’argomento non potevo aspettare che rispondessero alle mie email, così ho telefonato al dipartimento della Nutrizione dell’OMS a Ginevra. Ho fatto una lunga chiacchierata con una delle responsabili che si è occupata del comunicato in esame, ma devo ammettere che le risposte che ho ottenuto sono piuttosto vaghe. Mi è stata ribadito il fatto che il latte di proseguimento non è necessario e mi hanno detto che dopo i sei mesi un bambino non allattato farebbe meglio a continuare con il latte 1, quanto meno fino a che non si sia instaurata una buona dieta solida. Dopo di ciò si può considerare il passaggio ad altre fonti di latte (vedi sopra). Ho accennato al fatto che molti utilizzano il latte 2 perché più economico, e mi è stato confermato che questo non è certamente adatto per bambini al di sotto dei 6 mesi. Il discorso poi si è ampliato andando a discutere del modo di pubblicizzare il latte 2 come veicolo per pubblicizzare anche il latte 1 (vedi ad esempio la pubblicità dei 1000 giorni della Mellin che tanto è piaciuta, ma che trovo riassuma a perfezione questa idealizzazione del latte formulato già tante volte denunciata dall’OMS), e dei rischi che il latte 2 venga dato anche ai bambini al di sotto dei 6 mesi, in quanto meno costoso, ma questi sono problemi paralleli a quello di cui mi occupo in questo post e comunque ne ha già parlato l’IBFAN nel suo post.

Interessante poi che la nota 2 afferma:

Nel luglio 2013 la 36ma sessione della Codex Alimentarius Commission ha deciso di iniziare una revisione della normativa esistente per la formula di proseguimento (CODEX STAN 156-1987). La revisione prenderà in considerazione elementi quali l’intervallo di età della popolazione a cui questo prodotto è indirizzato, la definizione del prodotto, il ruolo di tali prodotti e il bisogno di una tale normativa.

Quando, spero presto, uscirà la nuova normativa mi auguro che sarà più semplice capire quali sono i parametri ottimali legati alle varie sostanze presenti nel latte di proseguimento. Di sicuro l’industria si adatterà rapidamente e a questo punto sarà interessante vedere se il latte di proseguimento verrà considerato ancora non necessario/potenzialmente dannoso.

Quindi tanto rumore per nulla?

Neolatte 2 in polverePer il momento, a mio avviso, sì. Lungi da me denigrare il documento, ma la dichiarazione dell’OMS non dice niente che già non si sapesse e che non fosse stato già detto anche su questo sito. Purtroppo però utilizza un linguaggio a volte criptico, come nel caso di cosa dare, secondo loro, a un bambino non allattato passati i 6 mesi di età. Tutto ciò non aiuta a comprendere la natura del problema o, nel mio caso, non aiuta a comprendere neanche se ci sia un problema… Prendiamo la questione della non idoneità dei latti di proseguimento: spero che gli esperti OMS sapranno gettare lumi sull’argomento, però fino a che la revisione della normativa non è conclusa, e la normativa stessa viene aggiornata, a me sembra che i latti di proseguimento siano perfettamente in ottemperanza alle normative vigenti e la loro non idoneità per i bambini da 6 a 12 mesi rappresenta l’opinione dell’OMS.

Il documento OMS non fa cenno al latte di crescita, ma non ci vuole un grande sforzo di immaginazione per concludere che se il 2 non viene ritenuto minimamente utile, il 3 lo sarà ancora meno.

Conclusioni: quali raccomandazioni dare per i bambini non allattati da 6 a 12 mesi?

Per quello che vale, il mio parere, e le raccomandazioni che di solito diamo su questo sito, rimangono le medesime:

  • latte 1 almeno fino a sei mesi,
  • dopo i 6 mesi di nuovo latte 1 fino a che non si è instaurata una dieta solida “ragionevolmente varia”
  • dopo di che quello che costa meno o che piace di più tra il latte 1 e il 2 fino a verso i 12 mesi;
  • successivamente, se il bambino lo desidera, si può passare al latte vaccino.

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99 risposte

  1. andrea_ Federica78

    Grazie della risposta. In effetti va a periodi, e comunque io penso che essendo questo un momento di crescita e di passaggio, ci sta…  Io ho sempre assecondato i miei due figli e mi sono trovata bene. Nessun peircolo, non addiziono proprio niente, per me il biscottino è un abominio! 🙂   Io sono dell’idea che quando si svegliano il motivo principale è che vogliano una coccola in più dalla mamma o dal papà… essenzialmente… i miei sono solo i soliti dubbi amletici che ogni tanto saltano in mente ai genitori, quando poi magari la speigazione è molto più semplice e istintiva…. 😉

  2. Federica78 , ciao 😀
    Come sai meglio di me, i bambini cambiano routine un giorno sì e l’altro pure. Cercare i motivi è un po’ una battaglia persa. Se la bimba vuole il latte in questo periodo… c’è poco da fare. Tanto vale assecondarla. Ti dico solo che la mia seconda ha cominciato a svegliarsi verso gli 8 mesi e ha continuato fino a verso i 3 anni e nel suo caso non era neanche il latte, ma solo il bisogno di una coccola.

    In ogni caso, se il bambino è in controllo di quello che mangia non è possibile sovralimentarlo, per questo NON cedere alla tentazione di mettere biscotti o altre cose nel latte.

    I bambini si svegliano la notte perché… quello è il loro lavoro 😀

  3. Buongiorno, trovo molto utili  e interessanti questi articoli. Io ho due figli, il primo ha ormai quasi sei anni, l’ho allattato al seno esclusivo fino ai 13 mesi, perchè, per fortuna, ne avevo in abbondanza, tanto che fino a quell’età non ha avuto bisogno neanche di bere tanta acqua visto che dopo il pasto faceva la sua poppatina dissetante. La mia seconda piccolina che ora ha sei mesi, è stata più sfortunata, perchè, purtroppo, pur avendo avuto normale montata lattea al ritorno dall’ospedale il mio latte ha iniziato subito a diminuire. Lei si è subito attaccata bene, quindi rimane il dubbio del perchè sia successo questo… misteri della natura, direi io; il pediatra che l’ha vista in quel periodo mi disse che a volte diminuisce anche a causa dello stress… comunque… ho iniziato allattamento misto con Unimil della milte, è un latte formulato 0-12 consigliatoci dal pediatra e con cui ci siamo trovati subito bene, mai avuto problemi ne di digestione ne di stitichezza o altro, anche dopo che il mio latte è scomparso verso il quarto mese e mezzo. Abbiamo iniziato lo svezzamento verso i cinque mesi e mezzo. La pediatra che mi segue mi ha fatto iniziare subito con pappa completa a pranzo così formulata: passato di verdure, crema di riso o mais, liofilizzato di agnello, coniglio o manzo, olio d’oliva e parmigiano. Frutta a merenda. La bimba ha iniziato quasi subito a mangiare, adesso mangia anche a cena, (ha sei mesi e mezzo), e al posto del liof. do l’omog. o la carne frullata se ne ho di buona, e per buona intendo di provenienza locale, da animali allevati tradizionalmente. Il latte, ovviamente utilizzo sempre Unimil essendo uno 0/12. Da quando però abbiamo iniziato lo svezzamento, nonostante la bimba mangi senza problemi a pranzo merenda e cena,  la notte è molto più irrequieta rispetto a prima e cerca di nuovo la poppata notturna come faceva nei primissimi mesi di vita. Adesso il latte lo beve a colazione e la sera prima di dormire, ma sembra che non le basti. Certamente è ancora molto piccola e bisognosa di latte e leggendo gli articoli sull’allattamento ne deduco che forse ha bisogno di più latte rispetto a quanto ne prenderebbe con lo svezzamento regolare e tradizionale. Avevo quasi pensato che Unimil non la saziasse più e che fosse divenuto troppo ‘leggero’ per lei, e che quindi avrei forse dovuto cambiare latte. Ma se la realtà è che lei ha bisogno di più quantità dello stesso durante il giorno, come posso fare ad integrare insieme ad i pasti? Le posso dare il latte dopo la pappa o la frutta? Per contro ho la paura di sovralimentarla in questo modo… insomma, sono un pò confusa, anche perchè, capirà bene che avendo avuto un’esperienza completamente diversa col primo figlio non so proprio come comportarmi in proposito. La pediatra dice che il latte va bene questo ma più di ciò non mi ha saputo suggerire. Non è che mi pesi alzarmi la notte per darle il latte, è solo che vorrei un chiarimento che per ora i pediatri non hanno saputo darmi… anche perchè prima dormiva tutta la notte tranquilla.
    Grazie in anticipo,
    Federica.

  4. Non ci sono controlli sulla provenienza della soia e sugli oli utilizzati perché sono oli schifosi che fanno malissimo alla salute controlli o no questo latte fa male e basta e sarebbe più onesto da parte di tutti smetterla di dare schifezze ai bambini sin da neonati obbligando ,a chi no ha latte materno a disposizione, questi latti artificiali pieni di schifezze..ma tanto so che è una battaglia persa vi hanno convinto a tutti che se non c è il latte della mamma allora vanno date quelle schifezze e via tutti a mangiare schifezze. Gli oli di palma di cocco di sansa di colza si iniziA da neonati ad assumerli per poi continuare nelle merendine , cracker, biscotti, e qualunque cosa ormai compri li contiene, pure il pesce congelato…ma come dite ai bambini di non mangiare merendine perché contengono queste schifezze dovreste dirlo pure alle mamme di non dare latte artificiale o per lo meno di vietare l’utilizzo di tutto questo miscuglio di oli nocivi, ma no perché farlo in fondo a chi gliene frega qualcosa? Di qualcosa dobbiamo pur morire giusto? Infatti dato che non siamo tutelati da chi produce” il mangiare ” dobbiamo difenderci da Soli…non sono complotti è pura strafottente e menefreghismo. Ma non è colpa sua lei segue la società come tutti giustamente.

  5. Stissibu , mi dispiace che la risposta ti abbia delusa, ma in coscienza non ti posso rispondere diversamente. Che il latte non materno/formulato sia sconsigliato praticamente da tutti per i bambini sotto l’anno è un fatto assodato e io non sono certo nella posizione di contraddirli.
    Tra l’altro il latte formulato viene sottoposto a controlli molto stretti definiti nel Codex Alimentarius (linkato nel post).
    Ma poi scusa… chi avrebbe paura delle multinazionali delle latte in povere? Per favore i complottismi lasciamoli altrove 😀

  6. La sua non è una risposta, gli ingredienti del latte artificiale non è altro che latte vaccino scremato oli vegetali di dubbia provenienza, e soia del sud America notoriamente irrorata con sostanze altamente tossiche per farla crescere prima, se non addirittura transgenica. Mi meraviglia che lei che ha scritto un libro sulla questione cibo e il baby cod mi dica semplicemente di dare alle mie figlie un tale miscuglio di schifezze e come tutti vi nascondete, per paura delle multinazionali del latte in polvere, dietro a risposte vaghe e non di certo esaurienti. La mia discussione finisce qui dato che ho capito che come sempre parlo con gente a cui in fin dei conti interessa solo vendere il SUO prodotto. Grazie lo stesso per le sue risposte. Arrivederci.

  7. Mia figlia il latte dal terzo mese in poi lo prendeva solo tre volte massimo quattro al gg perché non lo voleva lei, provato tante marche ma proprio solo tre volte al dì lo prendeva, e la dottoressa al quarto mese e mezzo me l ha fatta svezzare dalla mela poi la pappa a pranzo e poi a cena. Ha mangiato subito e di gusto e così 10 gg l avevo svezzata. Vorrei levargli questi latti artificiali perchè presentano tra gli ingredienti oli vegetali tra cui colza , cocco, e palma ed altri notoriamente famosi per le proprietà non certo buone e somministrate a grandi quantità sono pure nocive; lo so perché ho un frantoio e conosco benissimo il mondo dell olio extra vergine d’oliva che è l’ unico che fa bene ed è sano se correttamente prodotto. Ho letto che il latte di capra però intero e fresco può essere un utile alternativa, sarebbe un sollievo per me non dover più dare lei questo miscugli di simili oli.

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