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C’è chi dice no (all’autosvezzamento)

No all'autosvezzamento, cosa fare

“Autosvezzamento, pro e contro”: questo è ciò che chi si avvicina per la prima volta all’alimentazione complementare e si scontra con il concetto di alimentazione a richiesta vuole sapere prima di ogni altra cosa.

Per quanto mi riguarda (ma forse io sono di parte 🙂 ) l’autosvezzamento non ha contro, in quanto specchio della fisiologia umana, e lo svezzamento “tradizionale all’italiana” non ha pro, se non nella mente dei genitori. Non so se è questo motivo, o magari perché è ancora troppo di nicchia o se perché i detrattori proprio non sanno cosa dire, ma è difficile trovare in rete articoli scritti da professionisti del settore che sconsiglino l’autosvezzamento. Che io sappia ce ne sono pochi, quanto meno tra quelli non chiaramente schierati con il baby food, che scarto a priori. Ne esamino alcuni, anche se sono un po’ datati – ma anche quelli più recenti, se ce ne sono, non credo dicano gran che di nuovo.

Il primo si trova su “Io e il mio bambino” ed è datato 2011. L’articolo è una specie di intervista ad Andrea Vania, “responsabile del Centro di Dietologia e Nutrizione Pediatrica dell’Università La Sapienza di Roma e presidente dell’ECOG (European Childhood Obesity Group)” e parte della equipe medica della Coop Crescendo. Il pezzo è già corredato da numerosi commenti che vi consiglio di leggere. Qui invece voglio parlare del “riassunto” che compare sulla pagina dei risultati di Google se si effettua una ricerca usando la chiave di ricerca “autosvezzamento” (al momento è il quinto risultato, ma la posizione può variare a seconda di dove ci si trova):

google io e il mio bambino autosvezzamento

Punto debole 1: l’idea che il latte materno compensi ogni eventuale squilibrio alimentare
È chiaro che il latte materno non sia la panacea di tutti i mali, ma serva (solo) a compensare se il bambino mangia poco o nulla o se per un periodo si fissa su un certo alimento scansando gli altri (come prima o poi capita a praticamente tutti i bambini). Nessuno ha mai detto che si possano mangiare schifezze tutti i giorni della settimana nella certezza che, tanto, il latte materno aggiusta tutto… questo sì che sarebbe un’affermazione ridicola. Però mi chiedo quanti siano i genitori che leggendo questa frasetta sì breve, ma ad effetto, abbiano abbandonato l’idea di fare autosvezzamento…

Punto debole 2: non serva la guida del pediatra.
Mi domando cosa intendano per “guida del pediatra”… nell’articolo non viene specificato, eccetto che siccome “nelle case degli italiani si mangia male”, allora serve la ricetta standardizzata. Più che una “guida” a me sembra di avere a che fare con una specie di editto promulgato dall’alto che va dato al genitore, chiaramente incapace, che altrimenti non sarebbe in grado di sbrigarsela da solo. Piuttosto che insegnargli a mangiare meglio (in caso mangi davvero male) si preferisce emanare delle regole che, in fondo, non lo riguardano; almeno fossero giustificate dalla ricerca scientifica… Tra l’altro mi sembra che decenni di svezzamenti calendarizzati e tabellari non siano serviti a un granché se nonostante tutto la nostra dieta è tuttora così sbilanciata, come dicono nell’articolo, e l’obesità in aumento. Forse è davvero ora di responsabilizzare di più il genitore invece di fargli devolvere d’ufficio ciò che sarebbe normalmente di sua competenza.

Il secondo articolo, datato 2010, è la risposta, scritta da Susanna Esposito, Professore associato di pediatria della facoltà di medicina dell’Università di Milano (o così mi dice Google), a una lettera inviata a La Repubblica. Se cerco “autosvezzamento” su Google, questo link mi appare al secondo posto (immediatamente sotto a Autosvezzamento.it), per cui tra coloro che cercano informazioni sull’argomento, saranno in moltissimi ad aprire anche questo link.
Leggendo il pezzo l’impressione che ne ho ricavato è che l’autrice non ci abbia dedicato più di 5-10 minuti non pensando che lo avrebbero letto in molti; ciononostante, grazie a Google che lo mette così in rilievo, ha assunto un’importanza non indifferente.
Dato che non è possibile commentare direttamente sulla pagina di Repubblica, ho scritto al giornale e all’autrice, ma senza ricevere risposta. Ecco quello che ho inviato:

Gentile Prof.ssa Esposito,

Devo essere sincero non so bene come prendere la sua risposta… sembra cominciare “bene” elencando alcuni dei vantaggi dell’autosvezzamento quando dice (l’enfasi è mia):

“Autosvezzamento” o “alimentazione complementare a richiesta” sono termini che indicano un nuovo modo di introdurre i solidi nell’alimentazione dei bambini, guidandoli attraverso il lento e graduale passaggio da una dieta a base di solo latte materno o artificiale ai cibi solidi. Secondo questo tipo di svezzamento, quindi, dai sei mesi di vita l’alimento principale resta il latte ma il bambino condivide il pasto con i genitori e impara pian piano a conoscere i cibi “degli adulti” assaggiando gli alimenti che sono sulla tavola. Lo scopo è quello di rispettare le scelte, i gusti e la capacità di autoregolarsi del bambino, evitando così stress e ansie se il piccolo non finisce la pappa o rifiuta il cibo.

Mai poi prosegue, quasi senza prendere neanche fiato (di nuovo l’enfasi è mia), dicendo:

Ritengo che, rispetto allo svezzamento “classico” che nasce da numerosi studi pubblicati in letteratura sui bisogni e i problemi nutrizionali del bambino durante l’accrescimento, l’autosvezzamento non sia sufficientemente supportato dal punto di vista scientifico e, inoltre, possa facilmente portare il genitore a commettere errori alimentari determinando un inadeguato apporto di nutrienti e quindi un alterazione della crescita del bambino stesso.

Da profano non posso essere che confuso… prima mi dice quanto l’AS sia valido, ma poi, la riga successiva, sostiene che va scartato per ché non supportato dalla ricerca e potenzialmente pericoloso. Le sarei grato se potesse aiutarmi a comprendere meglio il suo pensiero in materia.

Andando più nel dettaglio, non mi è chiaro a quale ricerca scientifica faccia riferimento… Ho avuto occasione di approfondire (da semplice genitore) l’argomento e quello che ne è venuto fuori è il caos più totale, ma andiamo per ordine:

mia moglie e io, entrambi italiani al 100%, viviamo al momento nel Regno Unito dove vige un sistema sanitario molto diverso da quello italiano. Quando nostra figlia era ancora piccola sapevamo vagamente cosa aspettarci con lo svezzamento (pappine, brodini, parmigiano, omogeneizzati, ecc), ma più per sentito dire che per esperienza personale; comunque eravamo più o meno coscientemente rassegnati al fatto che si dovesse svezzare “con dolore” (riferimento biblico non casuale). Tuttavia entrando più a contatto con il sistema sanitario locale, ci siamo resi conto di quanto la teoria britannica su come si debba svezzare un bambino differisca da quella italiana. Qui la ricettina non esiste; i dottori non si sognerebbero mai di consigliarti una marca di omogeneizzati; su tutta la documentazione che ci hanno dato non ci sono ordini con cui introdurre i cibi… dicono solo di stare attenti in caso di note allergie in famiglia e di non dare latte vaccino troppo presto. Insomma, per farla breve, il concetto di brodino di patata e carota, di mais e tapioca, di omogeneizzati e liofilizzati non esiste (tuttavia gli omogeneizzati sono diffusissimi nei supermercati, un po’ come i piatti già pronti che imperversano sempre di più, mentre i liofilizzati non esistono affatto); già dall’inizio ti dicono più o meno di fare come ti pare. Inoltre è nero su bianco che lo svezzamento non è consigliato prima dei 6 mesi.
Tutte queste cose ci hanno messo la pulce nell’orecchio, così abbiamo cominciato ad approfondire la questione e abbiamo scoperto che in Italia di modi per svezzare i bambini ce ne sono tanti quanti i pediatri. Insomma, quando parla di ‘svezzamento “classico”‘ a quale versione si riferisce?? Se il Dott. Tizio mi consiglia di cominciare a 4 mesi, mentre il Dott. Sempronio a 6; se il Dott. Caio mi dice solo patata e carota, mentre il Dott. Rossi dice di fare un minestrone; se il Dott. Verdi mi dice di pesare tutto, mentre il Dott. Bianchi mi consiglia di fare a occhio, a quale “ricerca scientifica” devo dare retta? Inoltre qui stiamo parlando solo dell’Italia…. Come ho già detto, nel Regno Unito la ricettina non sanno cosa sia; in India cominciano con le lenticchie; in altri paesi (l’Egitto mi pare) con i pomodori… insomma a chi dare retta? Lei parla di “ricerca scientifica”, ma quella fatta da chi e suffragata da quali prove? Se “paese che vai, usanza che trovi” e “pediatra che vai ricettina che trovi” perché il suo (non ben identificato) “metodo” è più giusto di quello di un altro?
Come se ciò non bastasse, se uno legge le raccomandazioni fatte da svariati organismi internazionali (tipo UNICEF o OMS, per intendersi), queste sono molto vaghe… più o meno tutti sono d’accordo sull’aspettare i 6 mesi (cosa non ancora recepita da troppi pediatri italiani, che invece insistono a cominciare a 4 – 4 1/2 mesi) e che l’ordine con cui si introducono i cibi non importa.
Il colpo di grazia allo svezzamento classico all'”italiana” viene poi fornito dal Ministero della Salute stesso che in una sua circolare fornisce solo indicazioni molto vaghe e dice semplicemente di seguire le abitudini di casa; cito:

Anche l’ordine con cui gli alimenti semisolidi e solidi vengono introdotti nella fase dello svezzamento non riveste più l’importanza che un tempo veniva attribuita e può variare in base alla preferenza del bambino e alla cultura gastronomica della famiglia e del pediatra che fornisce i consigli.

Pensi che non dicono neanche di evitare il sale ma solo di andare cauti con l’offerta di cibi salati.

Sottolineo che quanto sopra non è qualcosa che mi ha detto la cugina della vicina di casa la quale l’ha sentito in TV, ma l’ho trovato nel sito web del ministero, quindi deve avere una qualche validità.

Insomma, tornando all’autosvezzamento, perché dopo averne tessuto le lodi dice di metterlo da parte per favorire uno stile “classico” non ben identificato in base a una ricerca scientifica ancora più nebulosa? Da quanto leggo praticamente tutti i bambini vogliono mettere le mani nel piatto dei genitori, ma allora invece di vietargli un qualcosa che per loro è naturale, perché non li assecondiamo? Lei parla di errori alimentari da parte dei genitori, e questo è certamente un fattore importantissimo, ma non sarebbe forse meglio spingere i genitori ad assumere abitudini migliori, invece di “curare” il bambino? Se i genitori devono stare attenti che il bambino mangi sano, tanto vale che comincino a preoccuparsene da subito evitando così un possibile trauma (per loro) più in là.

Infine lei stessa dice che l’autosvezzamento fa sì che non ci siano potenziali stress e traumi da “bambino che non mangia”… e le sembra poco? Quest’aspetto da solo mi convincerebbe che questa sia la strada migliore. Scalette, bilancini e dosi per definizione creano stress, quindi mi domando, anche se fosse comprovato senza ombra di dubbio che fossero utili, il gioco varrebbe la candela?

Più recentemente, nel 2018, è apparso un botta e risposta tra alcuni professionisti del Burlo Garofalo di Trieste (e co-autori del libro “Io mangio come voi“) e Margherita Caroli, esperta in nutrizione pediatrica, past president dello European Childhood Obesity Group. Anche la Caroli fa parte della equipe medica della coop crescendo. Ve ne consiglio la lettura perché molto interessante. Lo trovate qui.

Siete a conoscenza di articoli/lettere/post scritti da addetti ai lavori e che vanno contro l’autosvezzamento? Fateceli conoscere lasciando un link nei commenti.
Chiedete in giro e vediamo se riusciamo a mettere insieme una raccolta di obiezioni così vediamo davvero se l’autosvezzamento ha dei contro o solo dei pro.

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58 risposte

  1. Laura Capra, hhhmmm… forse hai ragione, ma certo è difficile non commentare 🙂 Però, se pareri più o meno autorevoli (e sensati) contro l’AS scarseggiano, mica me li posso inventare. Se li trovate, non dimenticate di farceli sapere. /Andrea

  2. Forse si aspettava che venisse riportato un parere di qualcuno che non è a favore dell’as, magari un’intervista, non un demolire punto per punto quello che viene detto da chi è contro, ma solo un riportare.

  3. Federica Cavallin, purtroppo (o per fortuna) posso parlare solo del materiale che c’è a disposizione (e pure quello che ho riportato bisogna riconoscere non è qualitativamente eccelso…).
    Però neanche io ho capito bene cosa ti aspettassi. /Andrea

  4. Federica, sai che non ho capito? Arresti voluto leggere un articolo interamente critico?
    Maria Chiara, non conosco nessuno che abbia fatto il processo inverso (ma forse non lo vengono a raccontare a noi in quel caso :-)) ma ricordo di una mamma sul forum che dopo un po’, giustificandosi forse più con se stessa che con gli altri, si è allontanata perché il fatto che suo figlio non mangiasse quantità regolari la rendeva ansiosa. /Gloria

  5. Alla fine…ennesima dissertazione a favore dell’autosvezzamento, praticamente due sole righe contro! Mi aspettavo qualcosa di diverso? Assolutamente no! La cosa triste é che all’inizio mi piaceva leggere i post con le diverse esperienze sull’autosvezzamento al quale mi stavo avvicinando a passi lenti….

  6. Alla fine…ennesima dissertazione a favore dell’autosvezzamento, praticamente due sole righe contro! Mi aspettavo qualcosa di diverso? Assolutamente no! La cosa triste é che all’inizio mi piaceva leggere i post con le diverse esperienze sull’autosvezzamento al quale mi stavo avvicinando a passi lenti….

  7. A proposito di “contro”…avrei una domanda provocatoria da rivolgervi per rispondere ad una certa signora che mi ha maledetta per aver scelto AS. Ho sempre letto di genitori che magari con il secondo figlio provano l’autosvezzamento perchè non soddisfatti di quello classico seguito con il primo figlio. Avete testimonianza di qualcuno che invece abbia fatto il contrario? Se si perchè?

  8. Io ho svezzato mio figlio con lo svezzamento tradizionale (non rigidamente, in contemporanea poteva assaggiare un po’ quello che voleva), con un occhio allo AS, che trovo interessante, ma mi sembra un atteggiamento un po’ rigido affermare che l’AS “non ha contro”. Un po’ di autocritica ci vuole sempre. 
    Sicuramente la qualità del cibo dipende dalla famiglia del bimbo (se mangiano troppa carne è un problema, per esempio, e non solo per il bimbo!), e un sano AS dovrebbe essere SEMPRE accompagnato da un approfondimento sull’alimentazione in generale, un occasione per tutta la famiglia di ripensare a cosa si mangia. Quanti errori che facciamo! Un bambino che mangia tutti i giorni pomodoro e mozzarella o pasta al pesto pensate che mangi sano???? Allora meglio uno svezzamento tradizionale ragionato in cui riflettere su cosa sono proteine, vitamine, cereali…. Trovo controproducente che il messaggio (generalizzando) che l’AS passa sia “date tutto quello che mangiate voi” e non “riflettete su cosa mangiate voi e poi offritelo al bambino”!

    1. @clotilde , il problema con quello che dici è che semplicemente tu stai spostando il problema di 3-6 mesi, dopodiché ti si ripresenterà esattamente nello stesso modo, solo che il bambino invece di avere 6 mesi ne avrà 9-12.
      Se la famiglia mangia male o mangia solo pasta al pesto, farà lo stesso anche dopo tre/sei mesi, per cui quale giovamento a lungo termine deriverà il bambino da una dieta perfettamente bilanciata fatta di carne di cavallo, struzzo e platessa (tutto rigorosamente omogeneizzato), se per il resto della vita mangerà solo pasta al pesto? Il problema non è dell’autosvezzamento, ma della famiglia e non c’è svezzamento “tradizionale” che aiuterà a risolverlo in ALCUN modo.
      Inoltre, non dimentichiamo che l’autosvezzamento non è affatto “date al bambino tutto quello che ti pare”. L’inutilità di tabelle e schemini è un concetto vecchio come il cucco che di certo non è stato inventato dall’autosvezzamento. Invece il fulcro dell’alimentazione complementare A RICHIESTA è che è il bambino a decidere quando e quanto mangiare, non il genitore.

      1. andrea_ Per me lo svezzamento è stata una scusa per capire meglio cosa mangiamo anche “noi”, ho paura che l’AS invece sia in questo più “leggero” (sto ragionando cosa fare con il mio secondo figlio) perché legittima in certe famiglie non attente il proprio modo di mangiare senza criticarlo. Io so che per 6 mesi mio figlio ha mangiato moltissime verdure e cereali e, ora che ne ha 21, continua a farlo e di conseguenza lo facciamo anche noi. E non parlo di pappette! 
        è solo un consiglio: date più spazio all’alimentazione “sana”, io che vi seguo da poco ho un po’ la sensazione che con “il bambino fa quello che gli pare” si spinga un po’ di pigrizia culturale. Siate più critici e autocritici! Vi dirò come andrà il mio AS se lo inizierò! 
        PS: io non ho omogenizzato proprio niente, sempre e solo schiacciato, a 11 mesi mangiava spaghetti e fusilli interi lo stesso!

        1. @clotilde andrea_ clotilde se posso intromettermi, non mi sembra affatto che l’AS giustifichi un po’ “mangiate quel che vi pare e che pare al piccolo”, anzi! è un modo per regolarizzare in primis la dieta dei genitori, in modo da dare cose sane al piccolo. le “ricette” dei pediatri, a guardarla bene, sono cose sciape, senza creatività, fatte da dottori e non da cuochi. se gli dai un pollo al limone o un pollo in umido insipido, poco cambia, anzi, il bimbo mangerà più volentieri il primo, ma non puoi certo dire che non sia sano. 
          stai ponendo un problema che l’AS combatte, anzi, leggi meglio in giro 🙂

        2. Ciao Clotilde, oddio… veramente è proprio il contrario 😀 si spinge ad indagare e approfondire e a prendersi la responsabilità di quello che si dà da mangiare in famiglia, cosa che in media invece non avviene con lo svezzamento tradizionale in special modo quando ci si affida ciecamente ai prodotti industriali, che sono “per bambini” e quindi per forza devono andare bene. Il bambino fa quello che gli pare, sì, èil genitore che deve mettergli a disposizione il meglio che può. Probabilmente è vero che ci sono famiglie che con la scusa dell’AS “la fanno franca” e invece di impegnarsi a migliorare la propria dieta fanno diventare il figlio 6mesenne complice dei loro misfatti 🙂 ma voglio credere che siano poche, pochissime, e bisogna continuare a battere, come giustamente dici tu, sul mangiare sano. Per tutti. Ma non vedo come dare le pappe e rischiando un cattivo avvio del rapporto con il cibo possa essere considerato un male minore.
          Grazie del tuo commento, un invito all’auto critica fa sempre bene! 🙂

        3. Gloria_ Non voglio diventare una paladina dello svezzamento tradizionale (che non sono), ma trovo che ci sia ignoranza anche su quello: non è mica fatto per forza di omogenizzati comprati al supermercato!! Io non ho mai comprato nulla, tutte verdure biologiche, tutto fatto in casa ecc.! Il mio pediatra mi ha sempre detto che il baby food è solo marketing e di non comprare nulla, ma rimane non d’accordo con l’AS! Mi sa che c’è un po’ di confusione da tutte le parti 🙂 Forse io sono solo per l’introduzione graduale, più che per lo svezzamento tradizionale. Tanto per dare delle etichette!! 
          Grazie a voi delle risposte!

        4. @clotilde , ho letto le tue risposte, ma la mia obiezione rimane la medesima… facendo svezzamento tabellare sposti semplicemente il problema di qualche settimana/mesi, ma non lo risolvi in alcun modo. Se in casa mangiano solo fritto tutti i giorni della settimana, il bambino che sia a 6 mesi o 12 mesi, mangerà quello comunque, quindi non è che stia molto meglio di prima.
          Mettersi a dire cosa sia sano e cosa no esula dalle mie competenze, un po’ perché non saprei definirlo e un po’ perché è una cosa molto soggettiva e ognuno ha il suo concetto di “sano”. Ne ho parlato ad esempio qui:
          http://www.autosvezzamento.it/cosa-vuol-dire-mangiare-sano/
          qui:
          http://www.autosvezzamento.it/cose-che-i-bambini-non-devono-assolutamente-mangiare-mai/
          e qui:
          http://www.autosvezzamento.it/cibi-proibiti-durante-lo-svezzamento/

          (ma non ti aspettare troppe risposte).
          Ognuno deve prendere le proprie responsabilità. Se cominciamo a dire a destra e a manca “questo sì” e “quello no” non siamo diversi dal pediatra che dà la ricettina. Noi diciamo solo che
          1) l’ordine di introduzione degli alimenti è un’invenzione (concetto vecchio come il cucco 😀 )

          2) Per evitare le allergie non è vero che bisogna aspettare (questa è un po’ più nuova)

          3) il baby food non serve (comprato o fatto a casa fa poca differenza)
          e, cosa più importante di tutte,

          4) i bambini non si lasciano morire di fame (alimentazione A RICHIESTA)

          Per il resto sta a ognuno di noi informarsi come meglio crede e dove meglio crede su cosa mangiare.

        5. andrea_ Be’, sempre meglio che un bambino di 6 mesi, con uno stomaco “nuovo”, mangi verdurine anche sciape, piuttosto del fritto misto della famiglia! se poi continuerà con il fritto misto mi spiace per lui, ma almeno i primi mesi ha mangiato meglio! Sto facendo l’avvocato del diavolo, ma mi sembra comunque che si passi da un estremo all’altro e l’AS sia anche esso un estremo. Ribadisco che trovo più importante una ricerca sul cibo “sano” (personale quanto vuoi, ma è innegabile che esista), e che poi  l’applicazione “pappetta” o “cibo adulti” passi in secondo piano.
          Direi che alla fin fine è questa la mia opinione: più consapevolezza sul cibo, la lotta AS / Svezzamento tradizionale non la trovo così fondamentale. Continuerò a seguirvi, mi piace informarmi.

        6. @clotilde andrea_ Se almeno per i primi mesi ha mangiato meglio vuol dire che la sua famiglia mangia abitualmente male e deve quindi correggersi quanto prima: non esiste dimostrazione alcuna che il cibo sano dei genitori (fritto “sano” compreso) non sia sano anche per un bambino di cinque-sette mesi, periodo medio dei primi assaggi.

        7. @clotilde, secondo me il discorso si può sintetizzare così: uno deve scegliere a quale dogma affidarsi, se a quello che proclama il potere salvifico delle pappine o quello invece che dice che l’autoregolazione e la condivisione sia una strada migliore per una felicità a lungo termine.
          Per quanto mi riguarda non riesco a vedere alcun senso nelle pappe specifiche per i bambini, se non per dare un (falso) senso di sicurezza al genitore, il quale deriva conforto dall’illusione data dall’esercitare un certo controllo su quello che il figlio mangia.
          Mi rendo perfettamente conto che la maggior parte dei bambini sono contentissimi delle loro pappe e fanno il passo successivo senza alcun problema, ma è anche vero che un numero non indifferente di genitori ci contatta giornalmente al suono di “sono disperata, mio figlio di X mesi mangia tutto frullato”, con X un numero grande a piacere. Non ho statistiche, quindi il tutto è molto aneddotico, ma queste mail non possono non far porre la domanda se ci non ci sia un problema di approccio alla base di tutto.
          Per quanto riguarda il menu dei genitori, io dico sempre che nello svezzamento sono i genitori a dover essere catechizzati su cosa mangiare. Se vogliamo avere risultati migliori a lungo termine bisogna lavorare proprio sui genitori e lasciare stare del tutti i bambini che non hanno bisogno di consigli 😀

          Un ultima cosa, capisco che possa risultare difficile crederci, ma lo stomaco di un bambino di 6 mesi e quello di uno di 12 mesi non hanno poi tutte queste differenze, anzi 🙂

        8. LauraGargiulo andrea_ Qualche genitore mangerà il fritto, no?? Ma è solo un esempio, mi sembra che ci si prenda troppo alla lettera. Comunque penso ci siano molti equivoci e già che qui si usi la parola “dogma” lo trovo molto esemplificativo… Per me non sono dogmi né una né l’altra strada (è Andrea che ha detto dogma), è questione di opinioni e informazioni e ormai mi sembra chiaro di avere un pensiero differente. Io credo che vantarsi perché un bambino di non so quanti mesi mangia le costolette di maiale (visto  su facebook, AS) non sia la mia strada, Nessuno che dica che la carne di maiale non fa bene né ad adulti né a bambini e che bisogna ridurre il consumo di proteine animali il più possibile!!

          Grazie di questo scambio di idee, ho capito che AS non fa per me, e non certo perché sono paurosa o ho bisogno di schemi!!! Una visione un po’ ridotta di altri tipi di svezzamento…

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