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Il diritto di essere allattato, ovvero il bambino “sfigato”

diritto di essere allattato

Tempo fa ho scritto in un post su Facebook, parlando di allattamento e del diritto di essere allattato, qualcosa del tipo:

“OK, sappiamo che i bambini non allattati sono sfigati di loro…”

e in breve tempo si sono scatenati commenti irati di genitori i cui figli erano, secondo quanto dicevo nel post, sfigati.
Ecco alcune risposte:

non mi piace perchè che sia definito “sfigato di suo” mi pare brutto, sono una mamma che ha perso il latte e non mi piace che mia figlia sia considerata sfigata per questo!

Non so proprio quale termine utilizzare (al di là di “sfortunato”). Forse sembrerà brutto, ma non per questo è meno vero; alla fin fine, anche se non è stata colpa di nessuno, non ha potuto accedere al latte di mamma.

Xke sfigato?????? Solo xke nn ha avuto la possibilità del latte materno?? Cresce bene lo stesso!!!

E che c’entra che cresce bene lo stesso? “Solo perché non ha avuto la possibiltà del latte materno”? A me sembra una bella sfiga.

Forse volevate dire SFORTUNATO. E per le loro mamme è un dolore che va rispettato.
Sfigato non si può sentire

Ci sono state molte discussioni sul termine “sfigato”. Secondo me “sfortunato” non ha la stessa forza; sarà che sono di Roma, ma “sfigato” mi sembra pù adatto.
E in ogni caso il dolore delle madri non c’entra in quanto si parlava dal punto di vista dei figli, non delle madri.

No, non ritengo che sia sfortunato

Allora è fortunato perché non è stato allattato? O forse si vuole far credere che è equivalente essere allattati o meno?

se una mamma non può allattare c’è un motivo… tutti vogliono il meglio per i propri figli. c’è chi deve assumere farmaci e non può allattare, chi ha problemi di salute e non può allattare, chi non ha latte x motivi ormonali etc… un bambino sfortunato è chi non riceve AMORE.

Motivi per non allattare ce ne sono centinaia: validi, meno validi, una via di mezzo… ce ne sono per tutti i gusti. Ma cosa c’entra? Di nuovo, si mette al centro la madre e non si guarda dal punto di vista del bambino.

ma sfortunato di cosa? X me che avevo pochissimo latte e ho allattato 10 gg è stato uno stress e una bruttissima esperienza… e nn penso che mio figlio sia stato sfortunato! Ma scherziamo davvero…

Di nuovo solo la madre è al centro della discussione.

Io sono stata allattata esclusivamente con latte artificiale, ho 32 anni e non ho mai preso un antibiotico in vita mia. Non ho mai dubitato dell’affetto dei miei e ne’ mi sono sentita sfortunata. In conclusione credo che tutto sia una scelta personale e come tale in giudicabile da parte di nessuno.

No, questo non è corretto. Allattare non è una scelta, ma un diritto, e anche la legge lo riconosce come tale: il bambino ha il DIRITTO di essere allattato. Se fosse solo una scelta allora non avrebbe senso il vietare la pubblicità dei latti formulati, parlare del perché il latte formulato non è equivalente al materno, fermare i rappresentanti di latte formulato dall’incoraggiare i neo papà a dare un bel biberon appena usciti dalla sala parto, ecc. ecc.

No, ripeto, allattare NON è una scelta, ma un diritto, nonostante spesso le aziende produttrici di alimenti sostitutivi vogliano presentarlo come una “scelta” o un'”alternativa” e lo fanno così bene da convincere anche molti genitori. Allattare è un diritto della madre così come il bambino ha il un diritto ad essere allattato.
(Tanto per chiarire il concetto, secondo voi, nell’immagine in alto si lottava per acquisire diritti o per avere una scelta?)

Ma sto divagando…

Ma allora, cosa volevo dire?

Con il mio intervento volevo concentrare l’attenzione sul bambino, e NON sulla madre, ma nella maggior parte dei casi questo dettaglio sembra essere sfuggito. Inoltre partivo dal presupposto, a mio avviso ovvio, che essere allattati è un diritto inalienabile del bambino, così come era diritto del bambino, quando era nella pancia della mamma, di essere nutrito alla placenta e così come sarà successivamente suo diritto di mangiare senza aiuti esterni quello che vorrà. Chiaramente, dalle reazioni ricevute, quello che mi sembrava lapalissiano, scontato e per nulla controverso, non lo è.  🙂

Sono sicuro che in pochi negheranno che un bambino abbia il diritto SACROSANTO ad essere allattato. A questo puntofacciamo il passo logico successivo e affermiamo che quando uno di noi – a causa di un qualcosa che va totalmente al di là della nostra volontà  – non può esercitare un proprio diritto sacrosanto ecco che diventa “sfigato” (se non vi piace la parola “sfigato” usate quella che vi ispira di più); se non ci credete, fate la prova su voi stessi e pensate a una situazione in cui i vostri diritti siano stati lesi o qualcuno abbia negato che addirittura esistessero, e non ci avete potuto fare NIENTE.

Non appena però applico questo ragionamento a un bambino, ecco che in tanti attivano la modalità “difesa e attacco”: arrivano innumerevoli le giustificazioni del perché non si sia allattato, altri si sentono colpiti sul vivo, altri dicono che sia immorale definire un bambino “sfigato”, altri protestano veementemente, ecc. ecc., ma tutto ciò, anche se comprensibile, è pur sempre irrilevante in quanto, qualunque sia la ragione, il punto centrale è che qualcuno, in questo caso il bambino, non ha potuto esercitare quello che era un suo diritto e per questo motivo l’ho definito “sfigato”. Molti, anzi quasi tutti, continuano a mettere al centro del discorso la madre che non ha potuto/voluto allattare, non il bambino

Capisco che per molti l’argomento è delicato, ma mostra come la società veda l’allattamento al seno come un “di più”, una specie di “bonus” che se c’è, bene, ma se non c’è va bene uguale.

Non si possono fare discorsi infiniti su come il latte formulato non sia all’altezza del materno, di quanto sia importante il contatto fisico tra madre e figlio, della protezione offerta dal latte materno e non dire che chi non ne può usufruire non sia “sfigato”. Così facendo si sta classificando come “normale” chi non viene allattato e si considera come “fortunato” chi lo è; la conseguenza, come abbiamo già fatto notare, è che la norma biologica contro la quale confrontarsi diventa il latte formulato.

Se i lettori di un sito specialistico e di nicchia come questo la pensano così, che speranze ci sono di migliorare in modo efficace la percezione dell’allattamento al seno nella società nel suo complesso? Oserei dire, nessuna.

Chiaramente è inutile flagellarsi se uno non ha voluto/potuto allattare, ma per quelli che verranno dopo di noi cominciamo con il riconoscere che il bambino che non è stato allattato al seno è effettivamente “sfigato”; almeno è un punto di partenza.

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180 risposte

  1. No Andrea non ci siamo.
    Mi spiace essere arrivata tardi, spero che nel frattempo abbia chiesto scusa. Il commento è infelice e le tentate spiegazioni di quest’articolo pur di non cedere sono ancora più infelici. Non sto a dire il perchè visto che hanno già ampiamente argomentato sotto.
    Che poi: relativizziamo sfigato. Sfigato è il bambino che viene parcheggiato davanti alla tv perché la madre non c’è. Sfigato è il bambino che non conosce il suo papà, e la mamma se ne frega. Sfigato è il bambino nato in quella parte del mondo che se davvero ha bisogno di latte artificiale, può considerarsi già all’altro mondo vista la mancanza di acqua potabile ed energia per sterilizzare tutto l’armamentario.
    Qualunque bambino i cui genitori sono in questo sito non si può considerare sfigato. Primo perchè i genitori hanno i soldi per corrente elettrica e internet. Secondo se i genitori sono qui vuol dire probabilmente che è nato in una famiglia amorevole e premurosa, attenta ai suoi bisogni, che si informa e ricerca per garantirgli il meglio. 
    Dare loro degli sfigati perchè hanno bevuto un po’ di latte dal biberon è offensivo non solo nei confronti loro e delle loro famiglie, ma anche nei confronti di tutti i bambini che muoiono di fame o dissenteria prima del loro primo compleanno, che non hanno genitori, i cui genitori se ne sbattono. Ce ne sono, millioni di milioni. I pochi fortunati pasciuti, i cui genitori possono passare del tempo a chiacchierare della loro alimentazione sono fortunati, molto fortunati. Altro che sfigati.
    Che poi, io cresciuta a latte materno e ora sono piena di allergie, rinite e quant’altro. Mio marito cresciuto col latte artificiale di 35 anni fa ed è sano come un pesce. Tra i due non so chi è più sfigato…
    Avresti dovuto chiedere scusa molto tempo fa e questo articolo era decisamente evitabile. 
    Firmato: Una mamma che ha allattato ma che si è comunque indignata davanti a questo articolo. 
    PS visto che ti piacciono gli studi, dai un’occhiata a questa, nuovissima ricerca (non era ancora uscito ai tempi del tuo articolo) http://time.com/9917/sibling-study-shows-little-difference-between-breast-and-bottle-feeding/

  2. leggo l’articolo sullo svezzamento anticipato per gli allattati artificialmente e mi sento rincuorata dal concetto che non devono esistere lattanti di serie A e di serie B. Lo leggo proprio mentre sono fresca di un’esperienza che ha fatto di mio figlio, allattato con latte formulato, un lattante di serie B. E poi seguendo i link arrivo a questa discussione … catalogando i non allattati al seno in “sfigati” (sfortunati, meno fortunati, diversamente fortunati, diversamente allattati, o quello che più piace) automaticamente si definiscono due categorie … A e B …
    Per il resto grazie CosmicMummy1976 per il bellissimo post

  3. Andrea io non sono madre e sono quasi certa di non volerlo diventare ma mi permetto comunque di intervenire e di darti un consiglio: stai attento a come parli di cose delicate come l’allattamento, soprattutto se non hai nemmeno le tette! : ))

  4. Sono molto d’accordo con CosmicMummy (tanto per cambiare ;)) sul ruolo del sostegno ospedaliero e famigliare durante l’avvio dell’allattamento, generalmente, come dimostra il commento di Marzia, ci si limita a condannare la madre che è stata troppo pigra e superficiale e ha scelto male oppure non si è sforzata abbastanza. 
    A mio modo di vedere trattando il bambino da “sfigato” si confondono due piani che andrebbero tenuti separati, e cioè il piano delle conseguenze psicofisiche sulla mamma e sul bambino, e il piano morale e valoriale (“è giusto/sbagliato fare così”).
    Quando si parla delle conseguenze psicofisiche sulla mamma e sul bambino, i vantaggi dell’allattamento al seno che siano stati provati scientificamente sono due: la mamma è più protetta dal cancro al seno, e il bambino può ricevere anticorpi per le malattie. Fine. Non si possono fare affermazioni sulla miglior salute del bambino, non è detto che il bambino si ammali di meno, non ha senso affermare che il bambino sarà più intelligente e dotato in matematica come pure ho letto da qualche parte. Parlare di sfiga riferendosi al fatto che forse (forse)  un bambino si beccherà qualche influenza in più nel primo anno di vita mi pare inappropriato. 
    Diverso è il discorso morale e valoriale. Parlare di “diritto” del bambino significa dire che la madre “deve” passare una parte del suo corpo al bambino. Se non lo fa è “sbagliato” perché il latte è previsto dalla Natura e quindi è “buono”. Ora lasciatemi dire una cosa: non vorrei tirare qui in mezzo il nome di qualche doula che ha già scritto sull’argomento, ma ci sono storie tragiche di allattamento in cui la donna ha sofferto tantissimo perché qualcosa dentro di lei le diceva di rifiutare questo modello fusionale, ma si era convinta di essere egoista e sbagliata. Altre donne che invece sognavano proprio questa maternità fusionale e non hanno potuto viverla sono state malissimo, anche fisicamente. E’ una cosa talmente intima e personale che leggere ulteriori ricami in cui si adducono ipotetici danni al bambino (quali?) significa solo spargere sale sulla ferita. 
    Ora siccome posso parlare in virtu’ del fatto che ho allattato – altrimenti sarei parte in causa, ferita e offesa e non mi ascoltereste neppure: BASTA; SMETTETELA; NON E’ QUESTO IL MODO DI RIVOLGERSI ALLE DONNE CHE PER UN MOTIVO X NON HANNO ALLATTATO. Fa sicuramente sentire meglio voi, ma da come scrivete si capisce che non siete assolutamente qualificati professionalmente per farlo. 
    Saluti

  5. secondo me al di là di quello che realmente volevi dire Andrea, bisogna stare attenti alle parole che si usa. Lo so che non vuoi colpevolizzare le mamme che non allattano, che sai bene che molto spesso questo non dipende dalla loro volontà, ecc. ma attribuendo un certo aggettivo a un bambino implicitamente stai giudicando i suoi genitori e in questo caso particolare la sua mamma, che tu lo voglia o no. probabilmente l’intenzione era quella di provocare una discussione e aumentare gli accessi al sito – ci sei riuscito benissimo –  non posso credere che tu abbia usato quella parola con ingenuità. sono d’accordo con Close, ci sono altri modi per incentivare l’allattamento al seno, e se posso dirla tutta si dà troppa importanza agli aspetti psicologici e a lungo termine sui quali sono molto scettica. allattare fa bene alla mamma e al bambino finchè è allattato, non c’è dubbio, è pratico e costa poco. questo è evidente. che possa avere degli effetti nell’educazione o nei risultati scolastici, o nel rapporto madre/figlio dopo è indimostrabile perchè troppi sono i fattori che incidono e che vengono a coincidere nel caso di madri che allattano. quello che posso dire è che dovrebbe essere una scelta allattare, ma di fatto non lo è. nel senso che la maggiorparte delle madri vorrebbero allattare e non lo fanno. ma perchè non lo fanno? al di là della disinformazione, della mancanza di sostegno da parte di personale qualificato nei reparti maternità e dopo, quanto pesa il fatto che ci si aspetta che la neomamma appena torna a casa sia già bella e sorridente per i parenti che fanno la fila, che la sua casa sia in perfetto ordine e il marito quando torna dal lavoro si trovi pure la cena pronta e le camicie stirate? ragazzi allattare è un privilegio, io sono riuscita non ostante tutte le difficoltà che ho avuto la prima volta solo perchè avevo mio marito che tornava presto dal lavoro, faceva la spesa e cucinave, e perchè avevo una persona che mi faceva le pulizie. credete che sia più efficace fare lunghe dissertazioni sulla salute dei bambini allattati al seno e su quanto questo sia un diritto del bambino, oppure un congedo di paternità obbligatorio di qualche settimana (e non 2 giorni come è stato recentemente introdotto qua da noi)? credo che certe situazioni virtuose si incentivino con azioni concrete, non con le chiacchiere. aggiungo anche che noto in molte (non tutte, per carità) mamme tetta-proud una sorta di autocelebrazione che in realtà nasconde il fatto che probabilmente non abbiano niente di meglio di cui vantarsi nella vita, e niente di meglio su cui basare il rapporto madre-figlio.
    inoltre in un paese in cui il 17% dei bambini vive sotto la soglia di povertà (fonte Unicef 2013 http://www.unicef.it/doc/4690/report-card-11.htm) direi che le sfighe sono ben altre.
    prima che qualcuno faccia supposizioni su di me: ho allattato 2 bambini oltre l’anno (il primo 16, il secondo 13 mesi) e per fare questo ho rinunciato a curare forti attacchi di emicrania di cui soffro, il che vuol dire che durante tutte le gravidanze e gli allattamenti mi facevo mediamente 2-3 giorni al mese a letto con mal di testa fortissimi, nausea e vomito. quindi non ditemi che per me allattare non è importante. semplicemente penso che tutto il discorso debba essere ridimensionato e razionalizzato un pochino meglio.

  6. Credo che in psicologia si chiami “double bind” la situazione in cui una persona riceve due messaggi su due canali diversi, messaggi che sono in opposizione fra loro. 
    Dopo avere scritto questo post in cui dite che una madre che non allatta il figlio gli sta negando un diritto e lo rende uno “sfigato”, vi sorprendete delle reazioni ferite delle donne che si sentono giudicate, e includendomi nel gruppo, mi attribuite una scelta (cito le parole di Marzia) “indifendibile e dettata esclusivamente da superficialità, per non dire altro”. Marzia, con parole come le tue ci vuol davvero coraggio a rimbalzare sull’interlocutore il suo sentirsi giudicato e colpevolizzato. 
    Non nascondiamoci dietro un dito per favore. Abbiate il coraggio di dirlo chiaramente: affermate che l’allattamento al seno è un diritto per il bambino, e che la donna sceglie il latte artificiale o che non riesce ad allattare deve essere consapevole del fatto che sta ledendo un diritto del figlio, che lo sta rendendo uno sfigato e che insomma gli sta procurando una menomazione. Di quale entità, non si sa, ma il figlio è comunque menomato e sfigato. 
    Posso fare un paragone? Prendiamo il caso in cui io decida di non vaccinare mio figlio, lui si prende il morbillo e per una complicanza diventa sordo. E’ stata una mia scelta che ha avuto come conseguenza una menomazione. Così come se avessi un incidente stradale in cui mio figlio si fa male e rimane offeso,a seconda della dinamica dell’incidente posso sentirmi più o meno responsabile e incapace. Non menziono il parto cesareo perché lì c’è il disastro, decine di madri che si fustigano pubblicamente per non essere state capaci di partorire naturalmente. 
    Per assumersi la responsabilità di una scelta o di una non-scelta, vi chiederei per favore di stabilire delle proporzioni: qual è esattamente l’entità del danno inflitto al bambino? E’ come se lo tenessi in una stanza piena di fumo? E’ come se lo tenessi in una stanza con aria viziata? Come se lo facessi vivere in città industriale invece che in campagna? Un bambino non allattato al seno che conseguenze avrà? Qual è esattamente la sua sfiga? Perché non ho trovato ad oggi nessuno studio serio che abbia potuto provare al di là di ogni ragionevole dubbio la correlazione fra latte artificiale e minore salute o peggiore funzionamento dell’apparato digerente. Personalmente ho allattato felicemente al seno per 12 mesi e mia figlia si è ammalata di più e più spesso dei suoi coetanei allattati al biberon. Possiamo parlare quanto volete di “composizione naturale”, “buon senso” e “intuizione” ma al di là di questo non si riesce mai ad andare.
    (Il buona fine di settimana includeva il giovedì 😉

  7. Gloria guarda lo dico con molta amarezza sai. E’ così facile ma così facile parlare dal punto di vista di un bambino di 6 mesi. Ma guardate a che cosa succede poi, ai bambini di 1, 2,3, 4 5 anni che non sono stati allattati e le cui mamme si sono sentite ripetere che sono “di meno”. Meno sani, meno intelligenti, meno problematici… Che cosa sentono e come si comporteranno con questi figli le loro madri? A cui è stato detto o fatto capire che sono meno brave, meno competenti, meno mammifere, “meno”. Quelle che hanno meno problemi sono certamente quelle che hanno scelto di non allattare, riflessioni come queste scivoleranno loro addosso, ma quelle che ci hanno provato e si sentono in dovere di giustificarsi, rischiano di fare dei danni per dimostrare al mondo che i loro figli “vanno bene lo stesso”. Ripeto, ho provato in prima persona gli effetti di questa dinamica, la mia veemenza viene da questo. Se urto mi spiace. Ma ho avuto l’impressione che questo post sia stato scritto da chi ha ragionato in astratto, senza a guardare la concretezza delle esperienze di ciascuno. Buona fine settimana.

    1. @CloseTheDoor buon fine settimana? Ma è mercoledì…
      Non ho capito cos’è che suggerisci di fare… dire che tanto è lo stesso e di non preoccuparsi. Ma questo è semplicemente NON vero. Per cui suggerisci di trattare la gente per cretina perché non in grado di affrontare una situazione. Sì che questo è di grande aiuto, sia per la generazione dei nostri figli sia di quelle che verranno dopo (con gran sollazzo dell’industria).

    2. Onestamente credo che la maggior parte delle donne supera questo problema del sentirsi “meno” nell’arco di poco tempo, quando i figli crescono il non aver allattato passa rapidamente in secondo piano. Se invece questa dinamica che dici tu si instaura è forse perché la mamma ha bisogno di aiuto più in generale e deve superare alcune cose. Comunque, la pacca sulla spalla dicendo “dai su, è andata, vedrai che la prossima volta andrà meglio” è affettuosa ma onesta, quella che dice “dai, che vuoi che sia, è lo stesso, no?” mente e non aiuta.

  8. Marzia Meloni: se leggi il mio commento scoprirai che NON sono una madre che non ha allattato ma sono una figlia non allattata, che ha vissuto in prima persona gli effetti di queste campagne d’opinione. A parte il fatto che mi sfugge perché se anche non avessi allattato la mia opinione conterebbe di meno. Io quello che vedo è che voi potevate essere una voce in meno sul capitolo della colpevolizzazione, potevate essere una voce rassicurante, del tipo “anche se non hai allattato adesso puoi fare un’esperienza bellissima di autogestione con l’autosvezzamento”. No. Avete scelto di diventare una voce in più. E’ troppo facile dire che se le donne si sentono in dovere di giustificarsi non è colpa vostra. Avete scelto voi di essere una voce in più. E se per questo mi considerate un troll, pazienza. Si vede che la voce di un figlio non allattato per voi non conta nulla.

    1. Dai, non ci fermiamo al singolo post, però. Questo che tu dici “potevate essere una voce rassicurante, del tipo “anche se non hai allattato adesso puoi fare un’esperienza bellissima di autogestione con l’autosvezzamento” lo facciamo sempre e con profonda convinzione.

    2. @CloseTheDoor scusa, ma
      1) sei tu che hai introdotto la parola “troll” non io.
      2) sei tu che ha la fissa della colpevolizzazione. Se uno fa una determinata scelta, se ne deve prendere la responsabilità, per cui sentirsi in colpa non ha senso
      3) Se uno è impossibilitato a fare una determinata cosa, perché sentirsi in colpa? È come dire che siccome devo fare la dialisi, allora mi sento in colpa. Alcune cose sono al di fuori del nostro controllo, ma ciò non togli che chi ne sia affetto… sia “diversamenteo fortunato” (mi devo ricordare di aggiungere questo termine al post).
      Come dicevo prima, i pietismi non servono a nessuno e non aiutano nessuno, invece tu con il TUO messaggio, sì che rendi difficile affrontare un percorso come quello dell’allattamento a chi lo trova difficile non è sicuro se ne valga la pena… tanto lo sappiamo… è LA o LM è uguale no?

  9. Premesso che ogni donna che diventa madre ha diritto a formarsi una propria idea a riguardo (magari facendosi aiutare da guide autorevoli e formate in tema allattamento!!), trovo strano leggere di persone che vivono l’allattamento come una “forzatura” (di cosa??), oppure vedere che avremmo bisogno di evidenze scientifiche per considerare positivo allattare… ma la natura? i millenni trascorsi in cui le donne nutrivano i figli allattandoli per mesi (o anni)?? 
    mi sembra che a volte si perda un po’ la bussola… stiamo a farci tante paranoie sulla qualità della vita, sul ritorno ad uno stile naturale, cibi biologici, tutela dell’ambiente, sostenibilità ecc ecc… e poi sulla cosa più naturale del mondo ci sono critiche e dubbi. 
    guardando i nostri bimbi non possiamo non accorgerci di come la natura abbia già pensato a tutto e predisposto ogni cosa per la migliore evoluzione dei piccoli di uomo. tutto quello che viene considerato un ostacolo all’allattamento (o quasi tutto) è frutto di scelte sbagliate o carenze insite nell’organizzazione della società, che non permettono alla madre di vivere la maternità in modo consapevole, competente e senza impedimenti. non credo che per mia nonna allattare quattro figli mentre tirava avanti da sola la famiglia e lavorava nei campi fosse meno stancante e stressante di quanto lo sia oggi per una qualsiasi madre lavoratrice… e mi pare che anche lei non dormisse granchè 🙂 però sessant’anni fa non c’erano grandi alternative…
    trovo triste che dove vivo ci sia un “ritorno” all’allattamento al seno per motivi economici (conviene allattare o tirarsi il latte piuttosto che comprare LA). ma questo dice tutto su come viene vissuto da molte donne nella civilissima Lombardia… come un ripiego in periodo di crisi!

  10. A closethedors: sei un troll e si capisce dal modo in cui scrivi e da ciò che scrivi. Oppure sei l’ennesima madre che NON ha allattato e si sente giudicata per la sua scelta indifendibile dettata esclusivamente da superficialità, per non dire altro. Sei un troll perché tu difendi la tua tesi con una marea di opinioni (insomma, nessuno a scuola ti ha insegnato che una tesi si argomenta con dati provenienti dalla realtà e con fonti autorevoli)? Ergo…forse è chiaro: la tua fonte di guadagno proviene dalla distribuzione di LA e altri Baby food….come nel film “Thank you for smoking”….mi ricordi tanto quella che si occupava della vendita di alcolici… 😉

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